DonGiuseppe 2009
Nato ad Adrara San Rocco (BG)
il 25 – 07 – 1942
della Parrocchia di Artogne (BS)
Ordinato Sacerdote a Brescia
il 17 – 06 – 1967
da S.E. mons. Luigi Morstabilini
Nominato:
- Vicario parrocchiale di Darfo (1967 – 1978);
- Parroco di Gorzone (1978 – 1990);
- Parroco di Borno (1990 – 2009);
Il vescovo di Brescia
S.E. mons. Luciano Monari
lo nomina parroco di Darfo
dal 21 – 09 – 2009
Carissimo don Giuseppe,
in simili circostanze è difficile esprimere ciò che ognuno di noi avverte dentro di sé; ogni frase rischia di essere formalità, inutile incensazione come direbbe Lei, o esplicitazione di sentimenti che imbarazzano sia chi li esprime sia la persona verso cui sono rivolti.
Ma Cüntómela come Lei ben sa, visto che l'ha portata avanti per tutti questi anni con pazienza ed entusiasmo, è fatta di parole oltre che di immagini, alle quali Lei teneva particolarmente, per cui non potevamo evitare di servirci, ancora una volta, delle sue pagine per “ contarcela su”, ripensando al lungo tratto di strada che il Signore ci ha concesso di percorrere insieme.
Chiesa parrocchiale
Ovviamente dopo la S. Messa festiva, esperienza fondamentale nella vita di chi vuole dirsi cristiano, come Lei non mancava di ricordarci in ogni momento (opportuno e inopportuno direbbe S. Paolo), gli incontri del consiglio pastorale hanno scandito le tappe di questo lungo percorso, sono stati luogo e occasione in cui ognuno di noi ha potuto maturare cosa significhi porsi a servizio della comunità; a volte, le letture e le riflessioni sui documenti ecclesiali che Lei ci proponeva, provocavano in alcuni di noi qualche sbadiglio ma anche dubbi circa la nostra capacità di leggere personalmente tali testi e la fatica di tradurli in proposte concrete per la nostra comunità.
Lungi dall'essere incontri meramente formali, i nostri consigli pastorali di frequente si potevano paragonare ad una grande tavola, attorno alla quale la famiglia parrocchiale si ritrovava per pregare, proporre, discutere e far nascere nuove iniziative. Come in ogni vera famiglia in alcune occasioni, le discussioni potevano accendersi un po' troppo ma, da buon padre, Lei riusciva quasi sempre a far emergere gli spunti positivi, dichiarandosi persino contento che “finalmente il suo consiglio pastorale si fosse svegliato”.
Le iniziative proposte e realizzate in questi anni sono state molte e hanno spaziato dalle cosiddette opere materiali a quelle più propriamente pastorali e spirituali. A noi, però, questa netta distinzione non piace, perché solo il loro virtuoso intrecciarsi ci ha consentito, sotto la sua guida paterna, di essere e fare comunità.
Ci siamo sentiti comunità quando ci incontravamo in una bella chiesa, dalla facciata rimessa a nuovo e con un tetto robusto, non solo per celebrare l'Eucaristia e le altre funzioni liturgiche, ma anche in occasione del Triduo dei Morti, di fronte alla “Machina” restaurata (di cui lei non ha tardato ad innamorarsi), degli Esercizi spirituali nella vita corrente, della settimana della vita, che culminava con la Giornata della Vita e il lancio dei palloncini sul sagrato risistemato.
Ci siamo sentiti comunità quando nella nostra bella chiesa, abbiamo vissuto i giorni straordinari delle Missioni popolari, gli incontri di catechesi per gli adulti, il mandato per i catechisti dei ragazzi e per gli animatori dei centri di ascolto. Sempre in chiesa abbiamo accolto i nuovi nati al fonte battesimale che, come ultimo gesto di affetto per noi, lei ha voluto restituire alla sua originaria fisionomia; dopo un cammino che lei seguiva personalmente, abbiamo celebrato le prime Comunione le Cresime dei nostri ragazzi e dato l'ultimo saluto terreno ai nostri fratelli defunti, molti dei quali ancora giovani.
La sua cura e attenzione pastorale si è rivolta sempre anche alla cara comunità di Paline, dove celebrava con gioia, nella chiesa di S. Anna resa ancora più bella dopo il restauro, perché come lei diceva si respirava “un vero senso di famiglia”.
Mediante la ristrutturazione e la sistemazione di alcuni edifici minori (chiesetta di San Fiorino, dei Lazzaretti ecc.), Lei ci ha aiutato a recuperare tradizioni ormai dimenticate, come le rogazioni, e tutti quei segni (cappelle, nicchie, effigi) che possono e devono continuare ad essere un costante invito alla preghiera, a cogliere la presenza del “Sacro” nei luoghi del nostro paese e delle nostre montagne.
Ci siamo sentiti comunità quando, come consiglio pastorale, come catechisti e animatori o insieme ai gruppi di ragazzi, adolescenti e giovani, ci ritrovavamo per i ritiri presso la Casa delle Suore, completamente ristrutturata e funzionale, sia per i gruppi esterni che per noi di Borno; ritiri e incontri che di frequente, proprio come lei desiderava, terminavano con una cena in fraternità.
In tutti questi anni vissuti insieme abbiamo potuto concretamente constatare come Lei fosse la prima persona che si preoccupava degli ammalati, degli anziani, delle persone sole o in difficoltà.
Gli stessi viaggi-pellegrinaggio che ci ha proposto annualmente, oltre a permetterci di visitare luoghi che magari singolarmente non avremmo mai raggiunto (vedi la Terra Santa), si sono rivelati momenti di maggior conoscenza e comunione fra di noi, occasione per sperimentare, anche fisicamente, cosa significhi camminare insieme.
Ma la miglior sintesi fra le “cose pratiche”, come ama chiamarle Lei, e l'esperienza di preghiera, di ascolto, di formazione, rimarrà lo straordinario avvenimento vissuto nei mesi primaverili ed estivi di quell'ormai storico 1998. Di tale periodo ricorderemo sempre la trepidazione, la voglia di fare e di preparare, la preoccupazione che la macchina organizzativa non si inceppasse, le sue raccomandazioni a noi del consiglio di non divulgare troppo presto la grande notizia, quando era proprio Lei che non riusciva a trattenere né l'entusiasmo, né la notizia stessa.
La visita di Papa Giovanni Paolo II, in quella luminosa domenica 19 luglio 1998, il vissuto di quelle ore e la gratitudine per chi l'ha resa possibile rimarranno nel cuore e nella mente di tutti noi, ma immaginiamo che faranno sempre parte anche dei ricordi più preziosi della sua vita di sacerdote e parroco di Borno.
Nell'ormai lontano novembre 1990, in occasione del suo ingresso nella nostra comunità, sempre per “Cüntómela”, Lei scriveva: “Ecco, io vengo, o Signore, per fare la Tua volontà”.
Grazie, don Giuseppe, per essere stato fedele per ben 19 anni a questa promessa, anche e soprattutto mediante la sua costante presenza e disponibilità verso chiunque bussasse alla sua porta; presenza e disponibilità che venivano alimentate dalla sua continua preghiera e dalla sua fede incrollabile. Grazie per l'amicizia e la fiducia che ha offerto a molti di noi.
Il Santo Padre Benedetto XVI ha proclamato “Anno sacerdotale” un periodo che per lei si sta rivelando non privo di difficoltà, sofferenze e sorprese. Ma confidando che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”, noi tutti ci auguriamo di cuore che il Signore le doni sempre tanta forza, tanto entusiasmo, tanta fede per continuare a fare la Sua volontà, aiutando anche le persone di Darfo ad essere e a sentirsi comunità.
Il consiglio pastorale
a nome di tutta la comunità
Ogni trasferimento di un sacerdote è sempre un insieme di gioia e di sofferenza, di ricordi e di progetti, di grazie e di auguri. Il trasferimento del sacerdote è come lo strappare una pianticella da un terreno per trapiantarla in un altro terreno. Ne soffre la pianta e ne soffre il terreno, anche se si è certi che così la pianta ritroverà nuova forza e il terreno sarà pronto ad accogliere la ricchezza di una nuova pianta.
D’altra parte il Sacerdote è al servizio di una Chiesa chiamata Diocesi e, ancor più da qualche decennio, sa che i confini del suo cuore di padre devono essere gli stessi confini di questa Chiesa e, se inviato, anche oltre.
Ho grande stima di don Giuseppe come pastore! Vedo in lui i tratti del prete bresciano in mezzo alla sua gente, che dà tutto per la sua gente e non si stanca di ritrovarsi coinvolto dalla vita della sua gente. Sempre con il chiaro orizzonte che a questi fratelli e figli devo portare il Vangelo, la Parola di Gesù di Nazareth che noi sappiamo essere il nostro Signore!
Sono quasi vent’anni che la parrocchia di Borno ha la presenza e il dono di don Giuseppe. Possiamo davvero pensare che la comunità cristiana di Borno sia diventata la famiglia di don Giuseppe. E a questa sua famiglia don Giuseppe ha dato la sua vita, ha offerto tutto ciò che è e che ha!
Posso immaginare quanti momenti, quante proposte e iniziative, quante sofferenze condivise, quanta Parola di Dio ascoltata insieme e quanti momenti sacramentali vissuti insieme!
La storia di Borno senz’altro è segnata da questo incontro e da questa dedizione! Anche perché conosciamo don Giuseppe, la sua tenacia, la sua insistenza, il suo non essere capace di mezze misure... A volte tutto questo può farlo sembrare duro ma poi si coglie, invece, come sia proprio questa la sua forza, il suo autentico modo di volere il bene della sua gente.
La storia continua! E don Giuseppe si rimette in cammino, non giovane, ma con un cuore grande e con un “sì” rinnovato al suo Signore e alla Chiesa.
Tra l’altro andrà, è vero, in una comunità cristiana che lo ha già conosciuto, pur se parecchi anni or sono, ma è mandato anche per iniziare a costruire un progetto nuovo; un progetto che, insieme a sacerdoti e laici che avrà vicino, guarderà al futuro e alla necessità di un incontrarsi, di un camminare insieme tra comunità cristiane.
In questi anni ho avuto modo di apprezzare e stimare la comunità cristiana di Borno: so che saprete dire grazie a don Giuseppe per questi anni condivisi con lui e saprete guardare avanti in forza di questi anni, pronti a rinnovare il bene che volete alla Chiesa, alla vostra parrocchia, e a ripartire con don Alberto e con il parroco che la Provvidenza vi donerà.
Buon cammino, don Giuseppe! Senz’altro in questo tempo io e te ci sentiamo ancora più vicini per il fatto che anch’io riprenderò il cammino, essendo chiamato a condividere la mia vita futura insieme ad una comunità cristiana.
Grazie, comunque, per il tuo modo di essere prete e per il tuo grande cuore. Grazie anche del rapporto che hai voluto con il tuo curato fatto di stima, di fraternità sacerdotale, di fiducia, di condivisione. Anche questo rimane come ricchezza per questa tua comunità di Borno.
Ti affidiamo al Buon Pastore! Lo facciamo con le parole del grande papa Paolo VI:
«Vieni, o Spirito, e dona ai tuoi sacerdoti
un cuore nuovo, sempre giovane.
Offri loro un cuore pronto ad amare Te
con la gioia e la profondità che solo Tu sai infondere.
Vieni e dona ai tuoi sacerdoti un cuore grande,
aperto alla tua parola,
chiuso ad ogni ambizione e competizione umana,
ma tutto pervaso dal senso della Tua Chiesa;
un cuore grande
capace di contenere tutta la Chiesa e il mondo;
un cuore grande e forte per amare tutti,
per servire tutti, per soffrire con tutti;
grande e forte per sostenere ogni prova e tentazione,
ogni stanchezza, ogni delusione e offesa;
un cuore grande e forte fino al sacrificio,
contento di compiere solo e sempre,
umilmente, fedelmente la Tua volontà». (Ordinazioni sacerdotali 1970)
Don Renato Musatti
(Vicario Zonale)
«Comunque non preoccuparti... non c’è problema!
Vogliamoci bene e tutto il resto andrà per il meglio»
Queste, caro don Giuseppe, sono le prime parole che lei mi ha rivolto in un piccolo bar vicino al Duomo di Brescia; era il nostro primo caffè insieme, dopo aver ricevuto da poco la mia nomina a Borno. Era una mattinata afosa di fine luglio e quelle parole mi avevano rassicurato perché le avevo intese non formali o di circostanza, ma fluite dal cuore.
Caro don Giuseppe il bene che lei quel giorno mi ha offerto, in questi quattro anni l’ho sperimentato. Da quel caffè, infatti, ne sono seguiti molti altri, le più delle volte “bollenti” come a lei piacciono e durante i quali abbiamo condiviso il nostro essere sacerdoti. Posso dire con sincerità di coscienza che non c’è stato mai un momento nel quale io non ho potuto beneficiare della sua paternità.
In questi giorni mi ha voluto offrire in regalo un bellissimo crocifisso. Lo ha fatto accompagnandolo con un biglietto nel quale lei, con semplici e belle parole, mi ha ricordato a Chi va il merito per questi quattro anni vissuti insieme in una autentica e, lo dico senza nessuna vanagloria, esemplare serenità, schiettezza e sincerità. Così mi ha scritto: «Un “grazie” al Signore che in tutto questo ci ha aiutato. “In nomine Domini”, con Lui tutto si realizza al meglio». È proprio vero, il ringraziamento innanzitutto và a Lui: è la Sua Misericordia che ci fa più buoni, più pazienti, più capaci di dialogo e di ascolto. Rimane pur vero che la Grazia agisce e lavora in un terreno preparato e ben disposto.
Grazie don Giuseppe perché in questi quattro anni, non solo ho potuto apprezzare e sperimentare in lei una sincera passione per il Signore Gesù, ma mi ha anche regalato lo spazio e la possibilità di muovermi ed esprimermi liberamente nei miei primi passi da prete novello. A non tutti i curati è data questa possibilità.
Il mio ringraziamento è anche per la sua costante presenza in chiesa, nel confessionale, la fedeltà alla preghiera del breviario, la dedizione agli ammalati e i suggerimenti sulle cose più “pratiche”; ma soprattutto grazie per il suo buon cuore: tutto, anche ciò che riesce ora difficile esprimere con le parole, mi ha aiutato a riscoprire ogni giorno la preziosità della mia vita e della mia vocazione.
Ora il Signore ci chiede il sacrificio di intraprendere strade diverse e noi lo seguiamo perché siamo diventati preti proprio per questo: fare la Sua volontà. Lui non ci abbandona. Le auguro ogni bene, caro don Giuseppe, insieme all’impegno di ritrovarci ancora davanti ad una buona tazza di caffè bollente per continuare a condividere.
Grazie di cuore per tutto.
Aff.mo don Alberto
Caro don Giuseppe,
l'obbedienza che lega noi sacerdoti, tu al tuo Vescovo, il sottoscritto al suo Padre Provinciale, ha fatto sì che Ti giungesse “l'obbedienza” di lasciare la comunità parrocchiale di Borno per iniziare una nuova esperienza in quella di Darfo Boario Terme.
Un vecchio proverbio afferma: “Partire è un po' morire”, e forse anche per Te, caro don Giuseppe, sarà così perché è innegabile che, dopo tanti anni della Tua permanenza, a Borno non ci lasci un po' del tuo cuore, delle tue gioie, delle piccole e grandi croci che si incontrano nella nostra vita sacerdotale.
Certamente non potrai dimenticare certi amici, collaboratori, benefattori vivi e anche coloro che hanno già raggiunto la casa del Padre, che Ti sono stati al fianco in questi anni di vita parrocchiale.
Non potrai dimenticare, e questo è innegabile, il grande avvenimento della venuta nella Tua parrocchia di papa Giovanni Paolo II, che ha messo in movimento tutta la parrocchia e anche altre per conseguenza.
Non posso che ringraziarTi, caro don Giuseppe, perché hai sempre voluto bene al nostro “Fratasì de Bers”: hai diffuso la sua devozione; hai partecipato con gioia alla benedizione della nuova santella del Beato, preparata e dipinta dal signor Giuseppe Rivadossi, concelebrando con me la santa Messa; hai sempre voluto che la sua Rivista non mancasse mai nella Tua chiesa parrocchiale.
Tibi gratias” per tutto questo, caro don Giuseppe!
Insieme con me si unisce tutta la Fraternità cappuccina della Santissima Annunciata. Quando potevi venire a condividere con noi la mensa, era veramente un giorno di fraterna gioia; fra Giuseppe Botticchio, il nostro impareggiabile cuoco, ci preparava il pranzo delle grandi occasioni, creando così una vera e impareggiabile comunione fraterna.
Ti auguro che il nostro beato Innocenzo Ti aiuti sempre a svolgere il nuovo apostolato con quel fervore, attività e zelo che hai sempre manifestato in questi lunghi anni di sacerdozio.
AUGURI, caro Don Giuseppe!
Fra Serafico Lorenzi
e i Frati dell'Annunciata
Manila, 15-9-09
Carissimo Don Giuseppe,
ho sentito che presto lascerai Borno per continuare il tuo servizio al popolo di Dio nella parrocchia di Darfo. Sono sicuro che saranno tante le voci che ti esprimeranno il grazie per quello che sei stato per noi in tutti questi anni di instancabile lavoro a Borno. A queste voci voglio unire la mia come missionario, anche se il tempo che abbiamo passato insieme non è poi stato molto, dato che i miei soggiorni a Borno sono stati rari e brevi.
Altri ti ringrazieranno per tante cose che hanno apprezzato in te e nella tua azione pastorale, io ti voglio dire il mio grazie per una cosa che, come prete, ho sempre ammirato in te: la tua ostinata e fedele presenza nel confessionale sotto il pulpito.
Siccome anch'io vi ho passato alcune ore durante le mie visite a Borno, e so quello che avviene in quell'angolino, posso immaginare quanto hai potuto fare durante tutti questi anni: ascoltare, consolare, incoraggiare, sostenere la gente in nome di Dio. Siccome so che, come Gesù, hai un cuore più grande di molte leggi e regole, sono sicuro che tante persone si sono sentite capite e perdonate e sono uscite da quel confessionale in pace e con nuova speranza per continuare la lotta della vita. Sono sempre incontri vitali quelli che avvengono in confessionale, specialmente quando le persone vi incontrano un prete con il cuore di Cristo!
C'è anche un'altra cosa che ho apprezzato in te: il tuo non lasciare nulla di intentato per rendere possibile alla gente l'incontro con Gesù nell'Eucarestia. Durante le vacanze estive tanti angoli di Borno sono diventati luoghi di celebrazione. Ti ho visto missionario a Borno, pieno di coraggio e di iniziativa.
Quando ero più giovane, come tanti altri, pensavo che i miracoli fossero quegli avvenimenti straordinari che avvengono all'improvviso e molto raramente. Ora ormai non la penso più così perché, invece, considero reali miracoli quelle cose che sono eccezionali e inspiegabili umanamente nella loro durata nel tempo. Considero un reale miracolo della grazia di Dio il tuo servizio instancabile a Borno per tutti questi anni, senza mai mollare o perderti di coraggio, nonostante i problemi e le difficoltà. Hai permesso a Dio di conservarti entusiasta e giovane: un miracolo di durata, un miracolo di fedeltà! La gente di Borno lo ha percepito e, ne sono certo, sentirà la tua mancanza.
Un'ultima cosa non posso dimenticare: l'amore a noi missionari. So che non sei uno dai tanti complimenti o dalle tante parole, ma tutti noi abbiamo sempre sentito la grandezza del tuo cuore e la tua generosità. Grazie di cuore!
Per il futuro cammino che ti aspetta nella parrocchia di Darfo, ti auguro buona salute, prima di tutto, e che il fuoco, che Dio ti alimenta dentro, continui a bruciare: la gente apprezzerà e ne sarà riscaldata. Auguri!
Tuo Padre Giacomo
* * *
Santana, 13-9-2009
Carissimo don Giuseppe,
per me è stato come un colpo di fulmine la notizia del tuo trasferimento a Darfo. Mi è venuta una stretta al cuore, un senso di smarrimento.
Borno perde il suo pastore che per tanti anni, con molta saggezza, ha guidato questo gregge. Io, pur essendo lontano, mi sento una pecorella di questo gregge.
Voglio ringraziare il Signore che ci ha dato per tutti questi anni questo santo sacerdote, un po' burbero, ma dal cuore grande. Voglio ringraziare don Giuseppe per tutte le Giornate missionarie che mi ha permesso di fare, dal 1992 al 2006. Voglio ringraziarlo sopratutto per il suo esempio di sacerdote, di parroco, per il suo zelo per il bene delle anime.
A don Giuseppe auguro molti anni di vita e di apostolato, sempre a servizio del Regno di Dio.
Che San Giuseppe e San Gerolamo diano sempre uno sguardo là dal cielo, perché il cammino da seguire sia sempre verso la giusta meta.
Con Sentimenti di nostalgia e di "magone".
Padre Defendente
Quante volte, don Giuseppe, noi suore Dorotee nelle nostre conversazioni e nelle nostre preghiere abbiamo ringraziato il Signore per il tratto di strada fatto collaborando con Lei e condividendo il comune ideale di “portare Gesù ai fratelli e creare comunione”.
Ci siamo sentite da Lei accolte, amate e valorizzate per quello che siamo. Abbiamo intuito la sua stima per la vita religiosa che, nella Chiesa, vuol continuare ad essere “segno dell'amore e della tenerezza di Dio per il suo popolo, e profezia dei beni futuri”.
Lei desiderava che la nostra presenza nelle varie attività parrocchiali, incarnasse questo segno di tenerezza e di comunione. La sua testimonianza di amore al sacerdozio e allo zelo apostolico, è stata per noi un costante e fraterno richiamo a vivere, con fedeltà e fervore, la nostra consacrazione e il nostro specifico carisma di suore Dorotee: “l'animazione cristiana della gioventù in spirito di amicizia evangelica”.
Per noi Lei è stato senz'altro un sicuro punto di riferimento. Quando avevamo delle incertezze, ci rassicurava dicendoci: “Tutto quello che fate, va bene!”.
In Lei don Giuseppe abbiamo avuto l'esempio di un vero Pastore che veglia con amore il suo gregge e al quale dedica con generosità tutte le sue energie. Era bello osservarlo al mattino presto seduto sul suo sgabello in preghiera, mentre affidava al suo Signore le gioie e le preoccupazioni del suo ministero pastorale. Quanto ci ha fatto bene constatare la sua capacità di vivere e lavorare con il suo curato, che tanto stima e apprezza.
Sappiamo anche quanto il suo buon cuore avesse una predilezione speciale per i bambini; essi, che captano al volo queste cose, corrispondevano e lo amavano davvero. Condivideva con noi la gioia e la preoccupazione per l'educazione dei bambini, sapendo che, attraverso loro, cercavamo di essere vicine anche alle famiglie giovani della comunità.
Partecipava con gioia ai vari momenti di festa, dove i piccolo esprimevano il “loro sapere”. Ricorda, Don, le ricorrenze di S. Dorotea partecipate da “mezza Borno”? Era bello vedere i bambini darsi da fare per animare la Messa, dove venivano presentate le mele e le rose rosse; le stesse che, secondo la tradizione, erano state mandata da S. Dorotea, per mano degli angeli, al suo carnefice per rassicurarlo del suo perdono.
Le mele, una volta benedette, venivano offerte a tutti i presenti, mentre Lei, don Giuseppe, coglieva l'occasione per spiegare che Dorotea significa “dono di Dio”, ricordando alle suore che “così devono essere anche loro”.
Ci piace pure ricordare il pranzo con gli stessi bambini nella festa di san Giuseppe: era proprio come il “Pastore buono” circondato dall'affetto e dalla tenerezza giocosa delle pecorelle più belle e più delicate del suo ovile.
I ricordi e i sentimenti sono molti e difficilmente si possono esprimere in parole.
Don Giuseppe, Le rivolgiamo il nostro grazie riconoscente e affettuoso, affidandolo al Signore nella preghiera. Sicuramente Lui sa quello che Lei è stato anche per noi suore Dorotee e non mancherà di ricompensarla abbondantemente, come solo Lui può e sa può fare.
Buon apostolato nella sua nuova comunità parrocchiale.
suor Ida e suor Vincenzina
* * *
Ogni giorno possiamo donare e ricevere un saluto, un abbraccio, un sorriso; piccoli gesti che ai cuori più sensibili portare gioia e calore, anche nei giorni meno lieti.
Carissimo don Giuseppe, questa momento è molto triste per noi, visto che ci lascia. Ogni separazione è sempre un dispiacere. Sappiamo benissimo che Lei si è molto interessato e dato da fare perché noi venissimo qui a Borno, per far compagnia agli ospiti di Casa Albergo; e una volta arrivate, ci ha donato sempre il suo aiuto.
Appena abbiamo saputo del suo trasferimento, ci siamo sentite orfane. Non abbiamo parole per esprimere il nostro dispiacere. La ringraziamo dal profondo del nostro cuore, anche a nome della nostra congregazione. Stia sicuro che la nostra preghiera sarà sempre con Lei, affinché lo Spirito Santo non le faccia mai mancare i suoi doni e la Madonna la sua protezione quotidiana.
Il Signore le doni un cuore forte, pronto e disposto a superare ogni difficoltà, ogni debolezza, ogni stanchezza. Le auguriamo buon lavoro nella vigna del Signore per i nuovi incarichi ricevuti, buona fortuna, e soprattutto buona salute.
Grazie don Giuseppe, grazie di tutto.
Le suore della carità di Casa Albergo
* * *
Reverendo e caro don Giuseppe,
in questo anno sacerdotale la Provvidenza Divina le ha affidato una nuova parrocchia: Darfo.
La sua partenza da Borno, anche per noi Suore Orsoline, è un sacrificio, che vogliamo offrire a Dio perché il suo compito pastorale a Darfo porti frutti di bene e di santità.
Caro don Giuseppe, per diciannove anni è stato un vero pastore in mezzo a noi: l’abbiamo sentito come un fratello maggiore, pieno di vita e di gioia rendendo così vive le celebrazioni liturgiche anche con il canto.
Grazie per la serenità e l’ottimismo che sempre ha trasmesso con la parola del Vangelo a noi e alle nostre ospiti in vacanza.
Le auguriamo di continuare la sua missione pastorale con entusiasmo e con forza, certo della presenza del Signore e sostenuto anche dalla nostra preghiera.
Con riconoscenza e affetto.
Le Suore Orsoline
È con tristezza che, a nome di tutta l'Amministrazione Comunale, porgo il saluto a don Giuseppe che lascia la nostra comunità per accogliere il nuovo mandato che S.E. Mons. Luciano Monari, Vescovo di Brescia, gli ha affidato.
Proprio nel momento dell’ "arrivederci" si coglie il grande dono che un sacerdote rappresenta per la sua comunità.
Ribadendo la sua incondizionata disponibilità, come molti anni fa al momento dell'Ordinazione, don Giuseppe ha reso testimonianza della sua scelta sacerdotale, proprio come è scritto in un passo del Concilio Vaticano II: “i sacerdoti sono stati presi fra gli uomini e costituiti in favore degli uomini stessi nelle cose che si riferiscono a Dio, per offrire doni e sacrifici: essi vivono in mezzo agli uomini e costituiti come fratelli in mezzo ai fratelli”.
Ancora una volta don Giuseppe è stato esempio di fede. L'essere stato chiamato a servire e guidare un più ampio e complesso contesto parrocchiale, rende merito al suo operato di parroco e sacerdote.
In questi lunghi e nel contempo brevi 19 anni, don Giuseppe ha espresso chiare virtù, nella consapevolezza di agire sempre nel nome di Dio, soprattutto verso gli ammalati, i poveri e i più deboli. È entrato nelle case con discrezione, ma quando necessario anche con autorità e concretezza, e in non poche situazioni familiari lacerate è stato capace di ricucire ed anche di risolvere tanti problemi. Da educatore ha diffuso la sua vita di fede, prima ancora della sua cultura religiosa; da parroco ha guidato spiritualmente tutta la nostra gente.
Per questo tutta la comunità ecclesiale e civile è grata a don Giuseppe per l'impegno profuso nell'opera svolta durante 19 anni di ministero sacerdotale in mezzo a noi, per il cammino fatto insieme, per i valori umani, sociali e cristiani proposti che ci guideranno nel nostro percorso futuro.
A noi che abbiamo la responsabilità di amministrare, l'obbligo di guardare avanti, stimolati proprio da quei valori che ci sono stati testimoniati.
È dunque con sentimenti di rispettoso affetto e gratitudine che, a nome di tutta la collettività che rappresento, Le esprimo, caro Don Giuseppe, voti augurali per la nuova missione pastorale, affinché il Suo ministero sacerdotale possa essere fecondo di bene anche nella nuova parrocchia, assicurandole che per quanto ha fatto i bornesi La ricorderanno per sempre con affetto, stima e gratitudine.
Antonella Rivadossi
Molti ricordi mi legano a don Beppe, in particolare due: ha celebrato le mie nozze quando era parroco a Gorzone, poi l’ho ritrovato quando papa Giovanni Paolo II ha sostato in questo bell'altopiano. In quest'ultima occasione gli avevo chiesto e ottenuto uno spazio privilegiato per gli ospiti della RSA di Pisogne.
Un anno fa, quando ho iniziato a lavorare nella RSA di Borno, ritrovarlo è stato un piacere. Sapere che era così legato ai nostri residenti e preoccupato di volere il meglio per loro, mi ha stimolato a fare bene il mio lavoro.
Le sue osservazioni sono state guida preziosa e spero di non averlo deluso. Un legame particolare lo lega ai nostri residenti e, anche se a volte i suoi modi schivi possono passare per insofferenza, in realtà li conosce tutti personalmente e non ne trascura alcuno. Non si sottrae mai ai suoi doveri ed è attento a tutti.
Grazie don Beppe per le attenzioni che ci ha riservato, sappiamo di occupare un posto importante nel suo cuore.
A nome mio personale, di tutti gli ospiti, del personale dipendente e della dirigenza, Le auguriamo ogni bene, perché possa a lungo continuare con entusiasmo la sua missione.
Maria Rosa Bertolini (direttrice RSA Borno)
Caro don Giuseppe,
a nome di tutti i chierichetti ti scriviamo per ringraziarti degli insegnamenti che ci hai dato in questi lunghissimi 19 anni. Grazie a te abbiamo imparato molte cose, tra le quali: servire la messa, i funerali, i battesimi e i matrimoni.
Hai insegnato a tutti noi l'importanza di pregare e lodare il Signore. A volte sei stato un po' nervoso, ma poi abbiamo capito che eri molto buono e generoso. Dopo i funerali ci pcrtavi al bar. Ti ricordi le battaglie con le bustine vuote dello zucchero? ...e che merende!
Ci dispiace molto della tua partenza e speriamo di rivederti presto!
Con tanto affetto e un vero grazie che viene dai nostri cuori.
I tuoi chierichetti
don Alberto (2005 - ...)
don Bruno (2002 - 2005)
don Angelo (1994 - 2002)
don Marco (1991 - 1994)
don Giovanni (1984 - 1991)
Caro don Giuseppe,
a nome delle volontarie del Gruppo Caritas, di tutti gli anziani e mio personale Le esprimo il grazie più vivo e sentito per il bene che ha svolto nella nostra comunità.
Quando l'abbiamo accolta 19 anni fa, eravamo tutti un po' più giovani ed in salute, quindi maggiormente efficienti ed entusiasti.
Le siamo riconoscenti per l'attenzione che ha avuto per il nostro gruppo, aiutandoci nella scelta e nella preparazione dei doni natalizi che offrivamo agli anziani residenti sul territorio, sia presso la R.S.A. che nelle loro abitazioni.
A questi faceva visita, specialmente in occasione del primo venerdì del mese, portando loro l'Eucaristia.
Anche a coloro che si trovano in Casa Albergo ha fatto un regalo speciale: l'aver riportato le Suore perché chi ha dovuto lasciare la propria casa ed i parenti, potesse trovare in loro delle persone buone, disponibili e di aiuto per la malattia e la solitudine.
Perciò, don Giuseppe, Le facciamo tanti auguri perché nella nuova parrocchia svolga il suo apostolato nel miglior modo possibile e Le assicuriamo che sarà sempre presente nella nostra preghiera e nel ricordo mio personale.
Maestra Mariuccia
Caro don Giuseppe,
abbiamo sempre temuto questo momento e cioè che lei venisse trasferito in un'altra parrocchia! E sì, caro il nostro don Camillo (non si offenda) con la sua aria burbera che vuole nascondere un cuore buono e generoso, ha deciso di abbandonarci, ma ci lascia un mare o, meglio, montagne di insegnamenti.
Lei ha cercato di dare tutto se stesso, infaticabile, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, per 19 anni; da buon pastore ha tenuto a bada le sue pecorelle, contandole, cercando di far entrare nell'ovile le ribelli o le disobbedienti, e da bravo operaio o, meglio, muratore ha posto pietra su pietra per rendere più solida la spiritualità della sua comunità bornese, a cui lei si sente legato.
Ha cercato di andare avanti senza mai dare segni di stanchezza, è stato per noi un padre (lei che si rammaricava di non avere dei figli suoi, stia pur sicuro che sta lasciando tanti orfani che la cercheranno e la rimpiangeranno); un padre spirituale, specie nelle Confessioni, dove la sua maschera burbera cadeva e appariva il buon pastore che parlava con la voce di Dio, arrivando a toccare i cuori con saggi consigli ed incoraggiamenti. Iperattivo e innovativo ha vivacizzato il nostro Oratorio, coadiuvato dai tanti bravi curati che la Curia le ha affidato, pretendendo che tutto riuscisse al meglio.
Perfezionista, pignolo, puntiglioso, caparbiamente ha realizzato ciò che poteva rendere migliore e santa la sua Borno, coinvolgendo sempre più il maggior numero di persone. Ci ha dimostrato che per lei non esistono ostacoli insormontabili, né difficoltà, mettendo in secondo piano anche la sua stessa salute.
Tutto ciò che ha fatto non andrà perduto, né tanto meno dimenticato. Lei ci lascia un'impronta profonda nei cuori e nel paese. I 19 anni passati insieme, lavorando fianco a fianco, fanno parte della nostra vita e, lasciandoci, una parte dei nostri cuori va via con Lei.
Proviamo quasi un sentimento di abbandono e vorremmo dirle tante cose, ma come sempre, con le lacrime agli occhi, non riusciamo che a dirle GRAZIE, grazie, mille volte grazie, anzi (19 anni x 365) 6935 GRAZIE per ogni giorno vissuto con noi catechisti. Non ci dimenticheremo le raccomandazioni che ci faceva di ricordare ai nostri bambini e ragazzi di non trascurare mai la partecipazione alla Santa Messa domenicale, più importante del catechismo stesso, tanto da poterlo sostituire in occasione contemporanea di un funerale. “Il più bel catechismo è la Santa Messa”, amava esclamare.
Stia pur sicuro che faremo tesoro di questo suo costante invito che lei faceva durante le Sante messe a tutta la comunità bornese, perché, come ripete lei, la Santa Messa deve essere il centro della vita stessa e quindi di tutti, dai bambini, agli adulti e agli anziani.
Grazie perché si è voluto circondare anche di persone semplici e umili; ha cercato di coinvolgere tutti, dandoci incarichi di responsabilità e facendoci capire che noi dobbiamo, prima individualmente come catechisti e poi come comunità, essere esempi viventi di veri cristiani, convinti e praticanti.
Nel ripercorrere i 19 anni di lavoro a fianco a lei come catechisti, abbiamo ricordato, fra risate e calde lacrime, soprattutto il suo meraviglioso rapporto con i bambini e i ragazzi che si accostavano a ricevere i Sacramenti della Confessione, della Comunione e della Cresima, il suo premuroso interessamento e le sue frequenti presenze per prepararli al meglio a ricevere questi doni della Grazia.
Rimarranno nella nostra mente e nel nostro cuore il clima di tensione che sapeva creare in tutti (ragazzi, catechisti e persino genitori), le minacce di non ammettere ai sacramenti tutti coloro che fossero risultati impreparati e quindi meritevoli di bocciatura, insieme naturalmente ai catechisti che non erano stati in grado di preparare i propri ragazzi come voleva o, meglio, pretendeva lei. Come potremmo dimenticare quel suo sogghigno malizioso-bonario quando i ragazzi non riuscivano a trovare la risposta giusta alle sue domande di catechismo che, seppur semplici, nascondevano qualche doppio senso o interpretazione.
Tutti soffrivamo, ma arrivato il giorno fatidico la sofferenza e la tensione si trasformavano in gioia, in soddisfazione perché tutto si era svolto con serietà e convinzione, ed era bello vedere lei che raggiava felicità perché aveva vinto la sua battaglia di voler testardamente trasmettere il vero significato e valore dei Sacramenti non solo agli interessati coinvolti, ma anche a tutta la comunità presente in quel momento.
Anche a noi catechisti ha dato e fatto tanto. Prima di tutto ha voluto che fossimo delle persone disponibili a saper trasmettere ai ragazzi valori sani e veri mediante la nostra semplice e tutt'altro impeccabile vita quotidiana; poi ci ha permesso di fare corsi di formazione, di aggiornamento, mettendoci a disposizione tutto il materiale necessario ad accrescere la nostra formazione, le nostre conoscenze e il nostro sapere cristiano.
Caro don Giuseppe non si può fare tutta la lista di cose fatte in 19 anni; non ci resta che ripetere che non ci stancheremo mai di dirle GRAZIE.
I catechisti
Diciannove anni! Diciannove anni che il nostro don Giuseppe è in quel dell'altopiano, e gran parte di noi adolescenti è cresciuta con lui, nel vero senso della parola. E crescendo lo abbiamo sempre tenuto come punto di riferimento, per tutti noi.
Onnipresente in ogni fotografia di battesimi, comunioni e cresime, è sempre stato disponibile ad ascoltare le problematiche anche dei più giovani; crediamo che dentro di sé sia più giovincello che in età pensionabile, anche se l'anagrafe dice il contrario... ma evitiamo di ricordaglielo.
A volte si mostrava un po' burbero e austero, quasi al punto da intimorire. Mitica quella volta in cui stavamo rimettendo in sesto Sant'Antonio, nell'inverno scorso, e i giovani lavoratori del gruppo adolescenti temevano particolarmente il giudizio del parroco, certi che qualcosa non sarebbe andato bene. Tutto sommato, invece, non si lamentò molto!
Nessuno mai voleva andare per primo a confessarsi da lui, anche perché, poi, gli altri ti chiedevano: “Eh, ma ti ha confessato due volte?” Superato l'imbarazzo iniziale, però, ci si accorgeva che non era così male, anzi, ti metteva a tuo agio e non ti faceva per niente pesare le cose.
Credo che si potrebbe scrivere un intero libro su certi aneddoti e sulle sue gag successe dietro le “quinte”, degne di don Camillo. Era un giovanotto pronto a nuove esperienze e conoscenze, uno di noi insomma. Sarò davvero dura trovarne uno così!
Grazie di tutto!
Gli adolescenti
I nostri adolescenti quest'estate al mare
Carissimo don Giuseppe, ci mancherai tanto. Quando ci interrogavi a catechismo dicevi che chi non rispondeva veniva bocciato... noi sapevamo che scherzavi! Torna presto a trovarci. Grazie di cuore! - (L.)
Don Giuseppe mi è simpatico. - (C.)
Caro don Giuseppe, Ti voglio ringraziare per tutto quello che hai fatto per me. Tra i momenti più belli che ho passato con Te ricorderò il giorno della Prima Comunione. È stato un momento magico, e ho ricevuto Gesù con tanto amore. Ti voglio tanto bene! Grazie! - (M.)
Caro don Giuseppe, grazie per le Messe che hai celebrato, per il Grest, i giochi e il Catechismo che hai organizzato. Grazie per avermi insegnato a fare il chierichetto e per avermi dato più punti sulla tessera. Ti saluto. - (G.)
Caro don Giuseppe, mi dispiace che tu vada via. Speriamo che il prossimo parroco sia bravo come te. Andiamo sempre a Messa come ci hai detto tu e diremo una preghiera anche per te. - (M.)
Caro don Giuseppe, mi dispiace molto che tu debba partire, perchè sei stato tu a battezzarmi. Però mi prometti che se non verrò io a salutarti lo farai tu? Spero che ti troverai bene nella nuova parrocchia e che tu sia felice perchè ci vedremo pochissimo. Ancora non ci credo che tu, proprio tu debba partire perchè eri così simpatico e spiritoso, facevi Messe molto lunghe ma simpatiche e facevano capire molto ai bambini e agli adulti e anche agli anziani. Ti saluto e ti auguro i migliori auguri. Questi saluti provengono dal mio cuore. P.S.: Anche se non farai più Messe a Paline ti invito a fare colazione gratis al mio ristorante. - (A.)
Quando vado in chiesa don Giuseppe mi saluta con un sorriso. - (C.)
Caro don Giuseppe, mi dispiace che devi andare via, perchè eri un don tanto bravo. Nella mia preghiera ti ricorderò sempre. Grazie per i momenti trascorsi con te. A volte, durante il catechismo ci interrogavi, ci "imbrogliavi" con le tue domande e a chi non rispondeva dicevi che veniva bocciato. Sei stato un amico anche per i malati ai quali hai donato gioia, allegria e felicità. Spero tornerai presto a trovarci. Grazie! Ti voglio bene. Con affetto. - (L.)
Caro don Giuseppe, sono molto dispiaciuto che tu vada via. Mi ricordo che quando ero piccola ti chiamavo sempre San Giuseppe. Ti auguro di star bene nel nuovo paese e di trovare dei bambini che ti vogliano bene quanto noi!!! Ci vediamo per il battesimo del mio cuginetto. A presto. - (G.)
Grazie don Giuseppe per avermi battezzato. Dirò una preghiera a Gesù perchè tu possa stare bene nella nuova parrocchia. Tanti saluti. - (M.)
Caro don Giuseppe, per Borno e anche per me sei stato un bravo parroco e mi dispiace che tu vada via però vorrei che anche a Darfo ti trovi bene come qui. Don Giuseppe ti saluto e un grazie per aver celebrato molte Messe per noi. A me piaceva quando tu ridevi e non mi piaceva quando ti arrabbiavi. Spero tu venga ancora a trovarci. E un bacio e un abbraccio grandissimo. Con affetto. - (I.)
Caro don Giuseppe, mi dispiace moltissimo che tu vada via. Ti ringrazio per quello che mi hai insegnato e continuerò ad andare a Messa ogni domenica. Un bacio. - (F.)
Caro don Giuseppe, mi dispiace che tu vada via, pregherò per te, io spero che tu starai bene anche in un'altra parrocchia. Un bacione. - (P.)
Carissimo don Giuseppe,
domenica 6 settembre, partecipando alla Santa Messa, abbiamo sentito proprio da lei la triste notizia del trasferimento. Dopo diciannove anni a Borno, per lei è giunta l’ora di cambiare parrocchia.
Il sacerdote che ci ha battezzato e ha fatto sì che ricevessimo la prima Comunione, ora sta per andarsene.
Quante Messe, quanti funerali, quanti Battesimi, quante Comunioni e quanti Matrimoni ha celebrato per Borno!
La ricorderemo soprattutto perché conta tutte le persone presenti alla Santa Messa e sorride solo quando la chiesa è piena; non bisogna assolutamente disturbarla durante il sonnellino pomeridiano; bisogna invece incollarsi ai muri quando passa in macchina, perché ama il pericolo.
Urla “ortolani!” ai chierichetti quando disturbano, però è molto bravo nell’organizzare viaggi interessantissimi.
Un’iniziativa molto bella è stata la ristrutturazione della “casa vecchia delle suore”, perché adesso questo edificio viene utilizzato come ritrovo per noi ragazzi.
Anche se ci dispiace, dobbiamo salutarla. Lei ha un carattere forte, perciò crediamo che ben presto si troverà bene nella sua nuova parrocchia. La ringraziamo per tutto quello che ha fatto per noi bornesi e ci auguriamo che tutte le belle esperienze vissute insieme, diventino per lei ricordi graditi.
La abbracciamo con tanto affetto e le auguriamo ogni bene.
Classe III A - scuola media Borno
Carissimo Don Giuseppe,
noi ragazzi della classe terza B della scuola media di Borno desidereremmo salutarLa e ringraziarLa per questi anni trascorsi insieme.
Noi tutti siamo nati durante il Suo sacerdozio, gran parte di noi è stata battezzata da Lei, il nostro percorso spirituale è iniziato ed è arrivato fino a qui insieme a Lei. Proprio per questo ci sembrerà molto strano e, a tratti, assai triste continuare questo nostro cammino con un'altra guida.
Senz’altro resteranno per noi insostituibili ed indimenticabili i suoi “interrogatori” durante le prediche, che ci obbligavano, o per vergogna o per paura di sbagliare, a nasconderci tra i banchi o dietro ai catechisti; le sue inconfondibili “soffiate di naso” durante le messe; le Sue sbirciate al di sopra degli occhiali buffamente portati sulla punta del naso… Il Suo sguardo a metà tra l’inquisitorio e l’affettuoso rimarrà impresso nei nostri cuori. Ma, soprattutto, resteranno insostituibili ed indimenticabili i Suoi insegnamenti che ci aiuteranno nella nostra vita futura.
Durante l’estate appena trascorsa, al campo scuola di Astrio, è stato per noi piacevole e di sollievo rivederLa, anche se dal lontano elicottero, dopo settimane di assenza e malattia.
Le auguriamo sinceramente di trovare nella Sua nuova parrocchia un ambiente caloroso ed accogliente, nel quale, siamo certi, saprà operare nel migliore dei modi come ha fatto qui in vent’anni.
Sempre ci ricorderemo del Suo carattere simile per noi ad un “ferrerorocher”: spinoso fuori e morbido dentro…
Con grande affetto
I Suoi ragazzi della terza B
Diciannove anni fa noi giovani di oggi eravamo ancora bambini e avevamo capito, dal fermento dei grandi, che stava accadendo qualche cosa di importante che avrebbe cambiato le sorti della nostra Comunità. Si vociferava (e qui a Borno sappiamo come si vocifera...) dell'arrivo di un parroco nuovo, un certo don Giuseppe Maffi: un nome un programma!
L'11 novembre 1990 tutti noi eravamo in fibrillazione, pieni di curiosità, in attesa di questo nuovo super-eroe e... immaginate cosa possiamo aver pensato quando è apparso sulla scalinata del sagrato un uomo comune, dotato però di un grande naso!!!
Ben presto ci siamo resi conto che dietro al grande naso, era nascosto un vero tesoro!
Per noi giovani don Giuseppe, negli anni, si è rivelato come il nonno di Heidi: all'apparenza burbero, ma a suo modo attento e premuroso verso tutti. Ha stuzzicato le nostre coscienze con parole sagge, simpaticamente accompagnate dalle sue “cattiverie” che non voleva dire, ma che puntualmente gli “scappavano” prima della fine dell'omelia, e dal suo immancabile “eccetera”.
Come un custode diligente ci ha sempre tenuto d'occhio; ci ha saputo indicare la strada da percorrere e chissà quante preghiere ha detto per noi, o ha chiesto alle sue nonne, quando abbiamo fatto finta di non ascoltarlo!!!
Insomma don Giuseppe, uomo, prete, nonno, super-eroe, custode e quant'altro possiamo dire di lui, ha fatto per noi la cosa più bella: il Don!!
La tua missione nella nostra comunità volge ormai al termine e noi, giovani di oggi e bambini di ieri, non possiamo che dirti GRAZIE per averci voluto bene e aver sempre creduto in noi!!!
I nostri amici di Darfo sono fortunati!
Due giovani
Il Vescovo Luciano con alcuni seminaristi e il nostro Alex
Caro don Giuseppe,
la ringrazio ancora una volta per le sue numerose attenzioni durante questi anni, soprattutto per il suo interesse alla mia vocazione e al mio cammino spirituale in seminario (don Giorgio mi ha detto che anche quest’anno è stato il primo parroco a mandargli la lettera accompagnatoria). La sua parola schietta e sincera, il suo carattere deciso e forte mi hanno aiutato a cambiare molte cose in me.
È stato lei che diciassette anni fa mi ha battezzato nelle chiesa parrocchiale di Borno, in cui ha prestato servizio per diciannove anni; mi ha accolto nel gruppo del piccolo clero e mi ha insegnato ad essere sempre pronto nel servizio parrocchiale; da lei ho la prima confessione e la prima comunione; ha concelebrato e ha assistito alla mia cresima e mi ha presentato alla mia comunità parrocchiale la sera prima della mia partenza per il seminario, per poi accompagnarmi per tre lunghi anni.
Di tutto questo le sono grato e riconoscente e le auguro un felice e buon ritorno a Darfo, questa volta in qualità di parroco: sono certo che sarà di nuovo ben accolto.
Le auguro anche che la sua salute si ristabilisca presto e ritorni al suo vigore e alla sua forza.
La ricordo nella preghiera.
Alex
Celebrazione del 15° anniversario come parroco di Borno
In quattro e quattro otto (ovviamente stiamo parlando di anni) abbiamo deciso di sposarci. E adesso che si fa?
Primo passo: il corso pre-matrimoniale. Vai in canonica, informati su chi tiene gli incontri e quando... e, sorpresa, scopriamo che sarà proprio il nostro don Giuseppe a farci da guida. Conoscendo il personaggio pensavamo fosse piuttosto più dura; in realtà dopo il primo incontro abbiamo constatato che ci sbagliavamo: era terribilmente dura!
Per sette sabati, e non dico settanta volte sette, abbiamo riflettuto su diversi temi quali:
- La chiamata al matrimonio.
- Il sacramento del matrimonio.
- La famiglia nella società e nella chiesa.
- Paternità e maternità responsabili.
- Sessualità e amore.
- La spiritualità della coppia.
- Istruttoria matrimoniale.
Durante questi incontri il nostro folto gruppo di novelli sposi ha scoperto, oltre al sacerdote, anche un uomo con cui confrontarsi apertamente su vari livelli.
Beh, diciamo pure che le discussioni non sono mancate, si sa che è difficile pensarla tutti allo stesso modo; ma il Don, intrattenendoci con argomentazioni che spesso ci hanno lasciato a bocca aperta, ha sempre avuto l’ultima parola.
“Ricordatevi che la casa in cui il divano è consumato, è la dimora di una famiglia felice”. Questa frase, da lui simpaticamente detta, è restata impressa a fuoco nella nostra memoria, riportandoci a uno dei principi fondamentali del matrimonio: la condivisione della quotidianità.
Ringraziamo don Giuseppe per averci accompagnato nel nostro cammino di preparazione cristiana al matrimonio, augurandogli che nella sua nuova comunità continui ad essere una guida spirituale per tante altre coppie di giovani sposi.
Due coppie di giovani sposi
Quando ci è stato chiesto di scrivere un breve pensiero per don Giuseppe, in occasione del suo saluto alla nostra comunità parrocchiale, sono ritornati subito alla mente moltissimi episodi che, in questi vent'anni di collaborazione, hanno caratterizzato il nostro rapporto umano ed hanno concorso a determinare le modalità attuative del nostro servizio liturgico in parrocchia.
Essendo, tuttavia, convinti del fatto che l'importanza della presenza di un sacerdote sia da ricercare non solo negli aspetti umani e nei ricordi personali, da serbare gelosamente nel cuore, ma soprattutto in quanto quel sacerdote abbia contribuito, sotto vari aspetti, a far fruttificare l'immenso dono della fede che ciascuno di noi ha ricevuto, riteniamo maggiormente significativo ricordare come don Giuseppe abbia mostrato sempre grande attenzione, oseremmo dire passione, per il servizio musicale liturgico e per la musica sacra in generale.
Come affermato recentemente anche dal Santo Padre, dove non c'è profondo interesse per la musica sacra è perché, prima ancora, non esiste nessuna attenzione alla liturgia. La musica, quella sacra in particolare, ha spesso la capacità di toccare la gente in un modo non possibile con la sola parola. Aggirando le barriere culturali e portando il messaggio di Nostro Signore dritto al cuore, essa risulta essere, ancora oggi, un potentissimo strumento di evangelizzazione.
Nei suoi anni tra noi, don Giuseppe ha sempre dimostrato di considerare l'aspetto musicale una delle componenti fondamentali della celebrazione eucaristica, ha sempre incoraggiato la trattazione di un repertorio sacro di musica polifonica per la solennizzazione delle festività religiose ed ha sempre cercato di testimoniare, pur nella complessità degli equilibri che un parroco deve mantenere nella gestione delle diverse vitalità che compongono una comunità, l'amore per le antiche tradizioni religiose della nostra parrocchia, anche a livello musicale.
In questo momento di saluto quindi, ringraziando il Signore per il dono dell'apostolato di don Giuseppe tra noi, speriamo vivamente di incontrare sul nostro cammino un nuovo parroco che sappia apprezzare, in pari modo, il servizio liturgico della musica sacra ed auguriamo, di tutto cuore, a don Giuseppe di trovare a Darfo l'amore, il rispetto e la gratitudine che Borno ha sempre saputo dimostrare e donare ai suoi sacerdoti.
Damiano e Lorenzo
Durante il periodo di permanenza a Borno don Giuseppe ha celebrato:
436 Battesimi - 502 Comunioni - 543 Cresime - 206 Matrimoni - 570 Funerali
×