Natale 2012
Quando ci ritroviamo vicino ad un camino o attorno ad un fuoco spesso si crea un’atmosfera che ci invita al raccoglimento, all’ascolto, all’amicizia. Le sole fiamme che illuminano l’oscurità, oltre ai volti, possono riscaldare anche i nostri cuori, rendendoli capaci di credere e aspirare al bene, al bello, al profondo.
Ricordando un’immagine del teologo tedesco Karl Rahner, nell’ultima intervista rilasciata al Corriere della Sera il card. Martini si chiedeva “come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far rinvigorire la fiamma dell’amore?”. L’interrogativo era rivolto alla Chiesa in generale ma, proprio per il fatto che tutti siamo Chiesa come fu riaffermato durante il Concilio Vaticano II cinquant’anni fa, la domanda riguarda anche la vita delle nostre comunità, delle nostre famiglie, di ciascuno di noi.
Preoccupazioni e accidenti quotidiani contribuiscono non poco ad assopire questa fiamma. Alcuni articoli di questo numero di Cüntòmela ci ricordano che siamo riusciti perfino a soffocare il vero significato del Natale, e di altre feste cristiane, sotto una coltre di meschini interessi.
Ma proprio come attorno al fuoco, su queste pagine desideriamo continuare a raccontarci ciò che accade e ciò che viviamo nelle nostre comunità. Facendo tesoro anche dell’Anno della Fede voluto da Papa Benedetto, ci auguriamo di riuscire a mantenere sempre acceso quel fuoco che Gesù è venuto a portare su questa terra, affinché i nostri cuori e le nostre vite sappiano ardere d’amore verso Dio e verso i fratelli.
A tutti Buon Natale!!!
La redazione
Su coloro che abitavano una terra tenebrosa una luce rifulse. (Is. 9,1)
Ci avviciniamo al Natale e qualcosa di misterioso ci attrae, espresso anche dalle parole del profeta Isaia che parlano di una luce che deve venire. La parola luce ha in sé una qualcosa di affascinante, che attira. Sarà perché il buio ci fa spesso paura. Sarà che la luce si vede da lontano e ci fa da punto di riferimento. Sarà che la luce ha in sé qualcosa che allude all’eternità. Sta di fatto che il richiamo della luce che il Natale porta con sé ci dà serenità, sicurezza, gioia e pace.
Così il passo del profeta Isaia ci è di grande consolazione perché ci annunciava una luce che doveva venire, che già stava per comparire e che è apparsa nella notte del mondo. Quella luce è Gesù. Il Vangelo ci racconta dei pastori a cui apparve la gloria di Dio che “li avvolse di luce” e l’evangelista Giovanni conferma quella cosa quando dice che dove compare la gloria di Dio, là si diffonde la luce del mondo, perché “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre”.
Ma la luce significa anche conoscenza, significa verità, in contrasto con il buio dell’ignoranza. Così la luce ci apre la via, ci illumina la strada del vivere. E poi se pensiamo al calore della luce essa richiama l’amore che vince l’odio. Pensiamo allora alla stalla di Betlemme, al bambino nella mangiatoia, a Gesù che mostra la sua gloria, la gloria dell’amore che cambia la vita di tutti coloro che l’accolgono.
Così là dove è spuntata la fede in quel bambino, è sbocciata anche la capacità di amare, la bontà verso gli altri, l’attenzione per chi è debole e soffre, il coraggio di offrire il perdono. Contro ogni violenza di questo mondo allora, Dio oppone nel Bambino Gesù la sua bontà e ci chiama a seguire quel bambino, come la luce che illumina il nostro difficile cammino.
Il vero splendore del Natale non è data dal gran numero di luci che brillano nelle strade, ma da quella luce che viene dal piccolo bambino nella mangiatoia. Lasciamo che questo splendore interiore si comunichi a noi, che accenda nel nostro cuore la fiammella dell’amore di Dio. Non permettiamo che questa fiammella luminosa si spenga nei venti freddi della mentalità di oggi. Custodiamo fedelmente questa fiammella e facciamone dono, per quanto è possibile, agli altri. Questo è ciò che desidera anche il nostro Papa Benedetto nell’anno della fede: doniamo a chi la cerca il bene e la luce della verità e offriamo anche a chi non sembra averne bisogno la mano tesa della carità. Sarà questo un bellissimo Natale luminoso e splendente di gioia.
Don Francesco
Un’esperienza stimolante di chiesa, una prova di confronto aperto, una visibilità di comunione percepita come futuro della chiesa. Questa può essere un’immagine, anche se parziale, del sinodo diocesano a cui ho partecipato nei giorni scorsi. Un’esperienza stimolante di chiesa perché nelle sessioni sinodali abbiamo avuto modo di sperimentare una modalità molto libera ed aperta di discutere e confrontarci sul tema delle Unità Pastorali, ma indirettamente anche su vari problemi e questioni che riguardano la vita delle nostre parrocchie.
Non opinioni appiattite sulla stessa linea predisposta nello schema iniziale, ma visioni ampie, provenienti da situazioni variegate, che ci hanno aiutato ad aprire lo sguardo oltre il ristretto confine delle nostre parrocchie e delle nostre zone pastorali ed a vedere attuati diversi approcci agli stessi problemi.
Una prova di confronto aperto, in certi momenti, spigoloso, ma sempre leale riguardo al desiderio che ognuno coltivava di vedere valorizzati gli aspetti pastorali più sentiti. Alcune votazioni preliminari non previste ma, richieste dalla necessità di maggiori chiarimenti, sono state il luogo del confronto di posizioni differenti circa la risposta da dare ai punti più controversi. Sempre però nella prospettiva di trovare la linea più adatta e condivisa da presentare al vescovo per la sua decisione finale sulle Unità Pastorali. Una comunione percepita come futuro della chiesa, espressa dal grande interesse che moltissimi sinodali hanno manifestato nel calore e nella passione dei loro interventi.
Ogni aspetto della vita veniva sentito come degno di essere oggetto di interesse di un’Unità Pastorale nascente. È stata comunione vera quella che abbiamo vissuto in questi giorni. È stata una “comunione in cammino” quella vissuta nella piccola chiesa del gruppo dei sinodali. È stata una comunione di condivisione e fraternità, verificata anche nei momenti informali del pranzo assieme o del parlare con i vicini di sedia in attesa dell’inizio dei lavori. È stata una comunione da riportare come metodo e stile nel lavoro serio per avviare le Unità Pastorali nelle nostre zone di provenienza.
Le questioni dibattute sono state tante e gli interventi hanno visto tutte le categorie di persone rappresentate, anche attraverso la parola di molti sinodali giovani. Lo schema di lavoro trattava gli argomenti partendo dalle premesse teologiche che evidenziavano come la comunione tra gli uomini e nella chiesa deriva dal Mistero stesso di Dio, fa parte della vocazione umana e trova in Gesù la sua forza e la sua piena rivelazione e realizzazione. Si ricordava che la chiesa è il luogo della comunione, ma anche che è al servizio della comunione ed al tempo stesso che la comunione non può essere mai scissa dalla missione che la chiesa deve svolgere, “ad intra e ad extra”.
Le U.P. sono al servizio di questo. Nel trattare poi la fisionomia delle U.P. e la struttura che dovranno assumere, sono emerse fondamentalmente le due forme più evidenti: l’U.P. guidata da un solo parroco con altri sacerdoti collaboratori e l’U.P. che ha un sacerdote coordinatore, nominato tra i parroci di più parrocchie. Le U.P. saranno erette poi con il criterio della gradualità e della flessibilità, tenendo conto degli aspetti geografici, culturali, storici, ambientali, sociali, di vicinanza, di numero di abitanti, di numero di parrocchie coinvolte. Compiti e funzioni saranno di progettare la pastorale comune tenendo conto delle esigenze richieste dalla pastorale liturgica, dalla missione di annuncio e catechesi, dai bisogni a cui risponde la carità, dalle problematiche sociali e dalle ricchezze presenti nelle singole parrocchie.
Le U.P. saranno regolate da organismi di comunione già esistenti nelle nostre parrocchie, il CPP, il CPAE, ed anche attraverso il CUP Consiglio di Unità Pastorale, che si occuperà della programmazione più ampia della pastorale che poi sarà declinata nelle varie parrocchie.
Da ultimo si è messo in luce la fase formale di erezione delle U.P. che vedrà un tempo di proposta, seguito dalla preparazione, dalla effettiva costituzione delle U.P. e da un tempo di accompagnamento. Alcuni nodi hanno richiesto votazioni specifiche. Riguardavano il rapporto tra U.P. e CPZ dove si è deciso che questo organismo andrà pian piano estinguendosi nella contemporanea costituzione di tutte le U.P. di una zona pastorale. Così si è voluto mettere in luce anche l’esigenza di specificare meglio i compiti del sacerdote coordinatore e gli ambiti impossibili da trascurare nel servizio svolto dall’U.P. e che riguardano l’oratorio, la catechesi, il sociale, la missione, la scuola, la carità, le migrazioni, ecc. Un chiarimento specifico l’ha dato il vescovo stesso sul concetto di “gruppo ministeriale” che egli ha fatto emergere come l’insieme di coloro che si affiancano al parroco e al coordinatore dell’U.P. nel concreto attuarsi del servizio pastorale tramite il ministero ordinato, istituito o di fatto.
Al termine delle quattro giornate la votazione finale ha consegnato al vescovo il testo che sintetizza tutto il lavoro del sinodo, in attesa del documento ufficiale del vescovo che sarà la base dell’istituzione effettiva di queste nuove realtà di comunione e di pastorale, aggiornata ai tempi, della nostra diocesi di Brescia.
Don Francesco
Questo titolo non è mio. “Le feste scippate” è il titolo di un libro pubblicato in questi ultimi mesi dal giornalista Mimmo Muolo. In esso si lamenta che alle principali feste cristiane sia stato pian piano rubato il loro originario senso religioso, per farle diventare qualcosa che non ha più nulla a che vedere con le celebrazioni cristiane. Nella presentazione a Roma del citato libro, il 13 novembre scorso, S.E. Mons. Rino Fisichella è arrivato a dire in merito che non si tratta di un semplice “scippo” ma di un vero “furto con scasso”, dovuto alla mancanza di trasmissione della fede. La perdita del senso cristiano delle nostre festività è certamente un segno che non può non suscitare preoccupazione, perché significa andare verso un impoverimento non soltanto religioso, ma anche umano, culturale e sociale. Dobbiamo riconoscere che nell’odierna società, caratterizzata dal secolarismo e dal consumismo, è in atto un progressivo fenomeno che porta all’oblio del sacro e che tende a svuotare le principali festività cristiane del loro contenuto religioso ed imporre una visione neopagana della vita.
Mi limito ad analizzare due feste: quella di Tutti i Santi, immediatamente seguita dal Giorno dei Morti, che abbiamo celebrato lo scorso mese, e quella del Natale ormai vicino. Per la solennità di Tutti i Santi è in atto il tentativo di sostituzione con Halloween, che viene – come afferma Mimmo Muolo – presentata come una “innocente carnevalata” per far divertire i più piccoli. In tal modo, invece, nella psicologia dei bambini si insinua l’idea di un al di là popolato di mostri, figure demoniache ed oscurità. Halloween è qualcosa di più pericoloso di una semplice carnevalata, perché mette l’accento sul gusto dell’orrido e soprattutto diffonde l’idea quanto mai distorta ed aberrante dell’al di là, contraria all’insegnamento cristiano.
La parola Halloween significa letteralmente “Vigilia di Ognissanti”. E questo ci indica che è del tutto falso fare risalire Halloween ad usanze celtiche per cercare di dare una giustificazione accettabile del suo strano ed oscuro contenuto. L’antropologa Cecilia Gatto Trocchi afferma che questa evocazione che Halloween fa di streghe, vampiri e spettri, è un vero e proprio processo di desacralizzazione, che un certo ambiente consumistico americano sta imponendo al mondo da vari anni. Halloween non solo porta a dimenticare i Santi per concentrare l’attenzione sulle zucche e sull’orrido, ma alimenta una visione negativa e buia della vita e di quanto ci attende dopo al morte. La festa di Tutti i Santi, invece apre un orizzonte di luce e di felicità. E la memoria dei nostri cari defunti ce li fa sentire ancora vicini, perché essi sono vivi in Dio. Noi, quindi, possiamo esprimere loro il nostro affetto e la nostra riconoscenza per quanto hanno rappresentato per noi; ed essi possono intercedere per noi presso Dio. In conclusione dobbiamo avere la coerenza di rifiutare i riti vuoti delle zucche e la loro festa fatta di orrore e di paura. Le maschere poi è meglio riservarle per il periodo del carnevale.
Anche per il Natale, che è una delle feste più belle e radicate nel cuore dei cristiani, si è trovato il surrogato: Babbo Natale. Certo il paffuto Babbo Natale non riesce a cancellare la grandiosità del Natale, ma mette in qualche modo in ombra il grande evento di Dio che si fa uomo e nasce come piccolo bambino.
Diventano invece assorbenti e dominanti i regali, i viaggi di vacanza, le crocere… Anche gli auguri natalizi, bellissima espressione di affetto e amicizia, tendono ad avere sempre meno riferimento alla nascita di Gesù, per ridursi ad un semplice augurio di “buone feste” invece di “Buon Natale”. Si presta meno attenzione al presepio, che in ogni casa si cercava di costruire. Non possiamo lasciarci rubare il Natale. Dobbiamo conservare il senso religioso di questa festività, che ricorda l’evento più alto e più importante della storia umana: l’ingresso nella tormentata storia umana dell’unigenito Figlio di Dio. In quel bambino, l’eternità è entrata nel tempo. Dio è venuto percorrere le nostre stesse strade. Quel Dio che i cieli non possono contenere si è fatto piccolo bambino ed è venuto a condividere la nostra condizione umana.
La novità inaudita del Natale non è tanto che Gesù sia venuto a noi come povero, invece che come ricco; come fragile bambino, invece che in potenza e maestà; come uomo dei dolori, invece che come uomo dei successi. La vera novità del Natale sta nel fatto che Dio è venuto a noi da vero uomo, per dare a noi, uomini e donne, la possibilità di diventare figli di Dio. Ritrovando il senso religioso del Natale, prendono di nuovo significato e splendore anche le tante cose belle che le feste natalizie portano con sé. È infatti significativo che possiamo addobbare la casa e le vie con richiami festosi e bei colori ed è sorgente di gioia che ci siano pranzi in famiglia, ecc…..
Natale è certamente tra i momenti più belli dell’anno, tra quelli che sono caratteristici della civiltà cristiana. Per tradizione vi è attorno al Natale una serie di espressioni gentili di amicizia, di cordialità, di solidarietà che toccano il cuore. Ma tutto questo deve essere collegato al senso religioso, perché il regalo più grande è quello che Dio ci fa con la nascita di Gesù bambino. Che il Natale di quest’anno, anche se segnato da tanti problemi e da pesanti preoccupazioni economiche, sia una grande festa della fede, che illumina la nostra vita e dà senso e valore alla nostra esistenza.
Card. Giovanni Battista Re
Caro Gesù, eccoci di nuovo a Natale. Sono più di 1600 anni che ricordiamo la Tua venuta su questa terra se è vero, come ci testimoniano varie fonti, che nei primi secoli i cristiani celebrassero solo la Pasqua come autentica e genuina manifestazione della loro fede in Te. Cosa ne pensi del modo in cui oggi molti uomini vivono il Tuo Natale?
È una ricorrenza che ormai tutti festeggiano, anche coloro che non credono, dimenticandosi spesso del Festeggiato. Quello che personalmente non sopporto più è la buffonata americana di Babbo Natale: non ha nulla a che vedere con Te, con ciò che ci hai donato, e se prima poteva essere una bella coreografia anche solo per fini commerciali, negli ultimi anni ha assunto forme grottesche e di pessimo gusto. Volendo sprecare un’immagine contenuta nel Vangelo di Giovanni, più che portare regali quelle orrende figure di plastica che in questo periodo vediamo appese ai muri e ai balconi di alcune case, sembrano e possono rappresentare proprio quei ladri e briganti che cercano di entrare nell’ovile per vie traverse, violando l’intimità delle realtà più vere e profonde.
Ma se tornassi davvero fra di noi non per il giudizio finale e per separare le pecore dalle capre come leggiamo nei Vangeli, ma in modo simile a quanto avvenne quella notte più di 2000 anni fa, in quale luogo inizieresti a riportare la tua luce? Rinasceresti in una delle nostre belle chiese piene di incenso, di suppellettili preziose e sempre meno affollate di fedeli, o i tuoi genitori sarebbero obbligati a trovare riparo in un tugurio di qualche periferia degradata? Forse sceglieresti qualche piccolo villaggio in Africa o in Asia e, magari, Maria e Giuseppe con Te in braccio sarebbero costretti di nuovo a fuggire dai capricci di uno dei tanti esaltati che si divertono a far tribolare la povera gente e vi ritrovereste, anziché a cavallo di un asino, su un gommone in mezzo al mare, condividendo la sorte di chi tenta di lasciarsi alle spalle guerre e miseria in cerca di un’esistenza migliore.
Per annunciarci la buona notizia che il regno di amore del Tuo e nostro Padre è già in mezzo a noi, faresti ricorso di nuovo alle parabole, a storie di vita quotidiana che spesso mettevano e mettono tuttora in crisi falsi perbenismo e meschini interessi, o ti adegueresti ai catechismi, ai sussidi che li spiegano, ai quaderni attivi e alle guide delle guide? Sai a volte trovo divertente che quando ci riuniamo come catechisti dei ragazzi, all’inizio proclamiamo a gran voce che l’annuncio della Tua Parola dev’essere soprattutto una testimonianza viva della nostra fede in Te, come fecero i tuoi primi discepoli. Una volta sbrigata tale formalità, però, ci immergiamo in discorsi ben più sostanziosi, finendo quasi sempre per lamentarci che non siamo riusciti a svolgere tutto il programma di catechesi secondo il progetto prefissato, che proprio la guida o il quaderno attivo non erano adeguati ai nostri ragazzi, che gli stessi ragazzi non sanno più ascoltare e stare attenti, che nelle famiglie non si respira più un clima di autentica fede. Sappiano vedere solo il bicchiere mezzo o completamente vuoto.
Riferendoci retoricamente ad una delle tue parabole, fingiamo di consolarci dicendo che l’importante è seminare, ma in fondo vorremmo vedere un maggior impegno e interesse, forse più secondo i nostri desideri che non secondo i Tuoi. E concludiamo non di rado queste lamentele, permettendoci di evidenziare come i genitori ormai non siano più capaci di educare i loro figli... come una volta quando, secondo certe anime pie, tutti erano più bravi e più buoni, tutto era più semplice e genuino. Forse sovente scordiamo che nemmeno Tu sei stato molto ascoltato quando eri su questa terra in carne e ossa se è vero che, ad un certo punto, non hai potuto fare a meno di constatare come molta gente ti cercava solo per riempirsi la pancia e hai chiesto a quei dodici che sembrava ti seguissero con convinzione e amicizia, se anche loro volessero andarsene.
A proposito di una volta, cosa pensi di questa continua nostalgia del passato che spinge molti di noi, come gli Ebrei durante l’esodo, a rimpiangere la pentola delle cipolle? Pure alcuni vescovi e diversi intellettuali cattolici (i nostri scribi moderni) di fronte ai tanti pasticci della nostra società sembrano saper invocare solo un illusorio ritorno al passato, ad una presunta “civiltà cristiana” che è stata disgregata dal secolarismo, dal relativismo e da altri ismo di cui si riempiono la bocca. Cosa dici ad esempio di tutto questo rigurgito di tradizionalismo (un altro ismo), soprattutto a livello liturgico, che aleggia nelle nostre chiese?
Come tutti gli aspetti della vita, anche la liturgia ha certamente bisogno di regole e norme che ci aiutino a vivere in armonia quella preghiera e quei gesti che ci hai raccomandato di fare in Tua memoria e che in tutti questi secoli innumerevoli sacerdoti hanno celebrato, rendendoti presente nell’Eucaristia. Tu stesso, dopo aver guarito un malato, gli raccomandavi di recarsi dal sacerdote per adempiere ciò che prescriveva la legge in fatto di culto. Ma pensando anche alle infinite discussioni che circolano in Internet sul tema, citando di nuovo il passo di Isaia forse non potresti fare a meno di constatare come anche noi, spesso, siamo un popolo che ti onora con le labbra, mentre il nostro cuore è lontano e invano Ti rendiamo culto insegnando solo precetti umani.
Sempre a proposito di norme e di leggi, se tornassi fra di noi mi piacerebbe proprio sapere come giudicheresti tutti i dogmi, i diritti canonici e le teologie che ci siamo costruiti nel corso dei secoli. Il magistero della Chiesa ci insegna, se non ho capito male, che la Tua stessa rivelazione di Dio è stata ed è in qualche modo arricchita o resa più comprensibile dal vissuto concreto delle comunità cristiane e dalle riflessioni teologiche che ne sono scaturite lungo la storia di questi 2000 anni; anni in cui la stessa Chiesa ha dovuto fissare appunto norme per correggere alcune visioni sbagliate (eresie) e continuare così a render ragione della fede e della speranza che sono in noi.
Tutto questo ha una sua logica e una sua funzione, ma Tu lo faresti rientrare nell’immagine dello scriba che non finisce mai di estrarre dal suo tesoro (la rivelazione) cose antiche e cose nuove (anche se oggi appaiono più gettonate e idolatrate quelle antiche) o, come ai farisei e agli scribi di quel tempo, diresti anche a noi che con i nostri dogmi e le nostre tradizioni rischiamo di annullare la Parola di Dio e offuscare la sua misericordia? Chissà se, ad esempio in modo analogo alla questione del sabato, non ricorderesti anche a noi che il matrimonio è fatto per l’uomo e non l’uomo per il matrimonio? Chissà se a quei vescovi e sacerdoti che attualmente appaiono forse un po’ troppo ossessionati dal legalismo di negare l’Eucaristia anche ai risposati che manifestano un’intensa dimensione di fede, non rimprovereresti di voler imporre a questi dei pesi che loro non muovono neppure con un dito.
Mi piacerebbe vedere anche se frequenteresti i salotti buoni, le nostre conferenze sulle radici cristiane di questo o quel paese e gli incontri delle dame della carità o sederesti più volentieri di nuovo a mensa con escort, mafiosi, trafficanti di droga, pedofili e banchieri. Sai io, spesso, considero questi ultimi alla stregua dei peggiori criminali. So che Tu hai raccomandato di non giudicare e hai detto che non è dall’esterno, dai sistemi e dalle strutture che nasce e si sviluppa il male, bensì dal cuore dell’uomo, di ogni singolo uomo. Tuttavia quando sento parlare di grandi gruppi finanziari ed economici che affamano o mandano in miseria intere popolazioni digitando semplici numeri sui loro computers non posso far a meno di avvertire una gran fame e sete di giustizia, pur se non mi sento beato.
Sarò impertinente e sicuramente parlo con troppa faciloneria di questioni profonde e che conosco solo per sentito dire, ma quando scorro le pagine della Bibbia – l’unico libro che, a mio avviso, val la pena di leggere, rileggere e leggere ancora – purtroppo mi viene da fantasticare che se Tu, caro Gesù, ritornassi su questa terra probabilmente saremmo proprio noi cristiani a condannarti di nuovo perché, come hai fatto in quel tempo, scuoteresti troppo le nostre teologie, i nostri dogmi, le nostre devozioni, i nostri piani pastorali per la nuova evangelizzazione, mettendo di nuovo a nudo ipocrisie e smanie di potere. Forse questa volta riusciresti ad evitare il calvario e la morte in croce non per nostra volontà, ma per quella di coloro che definiamo laicisti, non credenti, atei, e che probabilmente giudicherebbero fanatismo e grave violazione dei diritti umani voler mettere a morte un uomo come te.
Ma Tu una volta per tutte sulla croce ci sei finito davvero per mostrarci il Tuo amore infinito e salvarci da tutti i nostri guai. Per questo anche quest’anno la notte e il giorno di Natale, come le prime comunità non potremo far altro che festeggiare la Tua nascita celebrando la Pasqua, la Tua morte e risurrezione che proclamiamo in ogni Eucaristia, nell’attesa della Tua venuta definitiva.
Nel frattempo non stancarti mai di farci sentire la Tua presenza, mediante i modi che Tu solo conosci, nelle nostre vite, nelle nostre miserie, nelle nostre piccole o grandi sofferenze. Scusami per queste righe: so che Tu e Tuo Padre preferite che ci rivolgiamo a Voi nell’intimo della preghiera. Donaci sempre il Tuo Spirito che ci aiuta a credere, ad amare e a sperare in Te.
Ah, quasi dimenticavo di farti gli auguri: buon compleanno!
Franco
ICFR Comunioni e Cresime 2012
Perché si va dicendo che i ragazzi dopo aver ricevuto la Cresima non vanno più a Messa e non frequentano più il catechismo? Ebbene che ci si ricreda. E’ già passato un anno, (il 6 novembre 2011 ), da quando i ragazzi dell’ICFR, che oggi frequentano il secondo anno della scuola secondaria di primo grado, hanno ricevuto la loro Prima Santa Comunione e la Cresima. Il catechismo è frequentato con assiduità e diligenza da 26 ragazzi dei 28 dell’anno scorso ed insieme abbiamo voluto vivere questo loro anniversario trascorrendo una mezza giornata insieme. C’è stato un simpatico gustoso e abbondante pranzo conviviale a Casa delle Suore: un’ottima pasta pasticciata, un’invidiabile crostata ai frutti di bosco e due grossi salami dolci. Tutto è andato a ruba. Il tempo poi è stato dalla nostra parte e ci ha permesso di andare a piedi all ‘Eremo dei frati dell’Annunciata. Durante il cammino abbiamo sostato dinanzi alle cappellette o santelle che incontravamo per una breve preghiera che ci permetteva anche di riposarci un po’.
Dai frati c’è stata la possibilità di accostarsi al sacramento della confessione per partecipare alla Santa Messa celebrata da Don Simone, al termine della quale c’è stata la benedizione delle Bibbie personalizzate, con una cura da amanuense, dalla nostra brava catechista Deli.
Un frate dell’Annunciata ci ha illustrato un po’ i dipinti interni e ci ha parlato del Beato Innocenzo raccontando alcuni aneddoti che hanno attirato l’attenzione dei ragazzi che si sono mostrati interessati, maturi e seri. È seguito poi un momento di merenda e quindi i ragazzi sono tornati alle famiglie.
Da catechista mi è sembrata un’iniziativa significativa in quanto questi ragazzi stanno sfatando la convinzione che una volta ricevuta la Cresima non si va più né a Messa né a catechismo.
Ciò porta a considerare inoltre che non siamo soli, che c’è la presenza e la collaborazione da parte dei genitori che stanno dimostrando di credere nei valori cristiani e in quello che i nostri attenti, generosi ed instancabili Don con le Catechiste cercano di fare per il bene dei loro figli. Sapere che le famiglie sono vigili e presenti ci stimola a continuare con entusiasmo il nostro cammino catechistico, cercando di trovare forme di interesse ed iniziative che possano coinvolgere i ragazzi soddisfacendo le loro aspettative.
Sono convinta che la prima educatrice religiosa è proprio la famiglia, è là che nasce, vive, matura e quindi aleggia il profumo dell’amore e della fede che dall’interno si espande verso il prossimo. Beate le famiglie che vivono tale realtà: oggi è tanto difficile trovarne….
E’ bello vedere i ragazzi arrivare a Messa sorridenti, penso che vengano perché convinti, perché bisognosi di ascoltare la Parola del Signore e di parlare col loro amico Gesù attraverso la comunione. Mi piace credere che sia così. La Bibbia di cui si è fatto loro dono, serve ad aiutarli a capire proprio attraverso la Parola del Signore, essi ora devono essere testimoni di Gesù e dell’Amore che Lui ha tanto predicato: nella loro realtà di tutti i giorni, nella scuola, nella famiglia, nella comunità,
tra gli amici.
Una saggia ed onesta psicologa, anni or sono, (forse qualche genitore la ricorda) a tanti genitori ed adolescenti che non riuscivano a trovare soluzioni ai loro problemi soleva dire: ”Per molti dei quesiti che ponete a me, la risposta è nella Bibbia e nel Vangelo; lì troverete risposte e soluzioni, perché aprendo la Bibbia il Signore ci parla e ci viene in aiuto, ma per questo ci vuole fede, bisogna credere !!.” Queste parole le ho sempre portate scolpite nel mio cuore e mi hanno aiutato a saper cogliere la bellezza della vita e a far fronte ad ogni piccolo intoppo quotidiano. Ai miei ragazzi ho suggerito di prendere tra le mani questo Santo Libro quando si sentono o si sentiranno soli e di provare a stringerlo tra le mani , di chiudere gli occhi, quindi di invocare lo Spirito Santo e poi di aprirlo là dove la mano di Dio li guiderà.
Ci sono adulti che lo fanno, che lo sperimentano in continuazione e che ne traggono beneficio. Vi è mai capitato di andare in Chiesa e nell’ascoltare la Parola del Signore ricevere il messaggio per voi, o avere la risposta o la soluzione a qualche vostro problema? A me è capitato, e più volte, ed avevo l’impressione che il Signore mi avesse chiamata, che stesse lì ad aspettare proprio me per darmi il consiglio giusto, in poche parole per aiutarmi. Sono sensazioni molto forti e allora capisci che il Signore TI CERCA E TI AIUTA. Se solo noi stessimo più attenti al suo richiamo!!!
E’ l’anno della Fede; è un dono che abbiamo ricevuto già col sacramento del Battesimo: apriamo questo dono per scoprire l’immensità della Grazia che vi è dentro che ci permetterà di saper vivere illuminati dallo Spirito Santo ed allora….cerchiamo di essere più fiduciosi verso i giovani e le loro giovani famiglie. A questo proposito vorrei fare anche un caldo appello ai giovani: A.A.A. CERCASI GIOVANI VOLENTEROSI PIENI DI BUONA VOLONTA’ CHE VOGLIONO METTERE A DISPOSIZIONE DEI NOSTRI RAGAZZI UN PO’ DEL LORO TEMPO, DELLA LORO ALLEGRIA ED ENERGIA.
Il nostro Oratorio rischia di essere vecchio: la vecchiaia è saggezza ma non ha le forze giuste per coinvolgere e stare con i giovani. Sono da ammirare le persone “su d’età“ che si mettono a disposizione delle necessità dell’oratorio,ma….i giovani cercano i giovani ed hanno ragione.
Sono molto felice di tornare a scrivere su queste pagine dopo parecchio che non lo facevo. Torno con entusiasmo, anche se il compito che mi è stato affidato non è semplice: cercherò di fare del mio meglio. In occasione del 50° anniversario dell’Apertura del Concilio Vaticano II nei prossimi quattro numeri (compreso questo) tenterò di illustrare i contenuti principali dei documenti conciliari. Una cosa importante da tenere presente: io non potrò essere troppo esaustivo dato la gran mole di materiale che i padri conciliari ci hanno donato, quindi quello che scriverò potrà servire come piccola guida nella lettura personale dei documenti, invito che Papa Benedetto XVI in questi mesi ci ha rivolto più volte.
Prima di addentrarmi nell’argomento specifico, credo sia doveroso in questa prima parte del nostro percorso presentare in poche righe come si è svolto questo grande avvenimento che senza dubbio ha rivoluzionato la vita della Chiesa.
Il Concilio Vaticano II è il ventunesimo concilio ecumenico (1962-1965). Annunciato inaspettatamente da Giovanni XXIII il 25 Gennaio 1959 nella basilica di S. Paolo fuori le Mura e convocato a Roma il 25 dicembre 1961 Fu aperto l’11 ottobre 1962 nella basilica di S. Pietro, alla presenza del Papa e di 1540 padri conciliari. Il Concilio si avvalse della consulenza di oltre 200 teologi (periti). Gli osservatori delle Chiese o delle comunità ecclesiali non cattoliche furono all’inizio 35 e alla fine 93. In questo contesto ci basti ricordare che il Concilio ha vissuto quattro periodi e che alla morte di Giovanni XXIII (3 giugno 1963) il suo successore Paolo VI decise di continuare i lavori. L’8 dicembre 1965 fu lui a chiudere il Concilio, che nel corso delle sue 4 sessioni aveva elaborato e approvato 16 documenti.
Per cercare di rendere più chiaro il percorso che poi andrò a sviluppare li ho raggruppati in questa tabella.
tipo | nome del documento | oggetto |
COSTITUZIONE CONCILIARE | SACROSANCTUM CONCILIUM | SACRA LITURGIA |
COSTITUZIONE DOGMATICA | LUMEN GENTIUM | CHIESA |
COSTITUZIONE DOGMATICA | DEI VERBUM | DIVINA RIVELAZIONE |
COSTITUZIONE PASTORALE | GAUDIUM ET SPES | CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO |
DECRETO | CHRISTUS DOMINUS | UFFICIO PASTORALE DEI VESCOVI |
DECRETO | UNITATIS REDINTEGRATIO | ECUMENISMO |
DECRETO | ORIENTALIUM ECCLESIARUM | CHIESE ORIENTALI CATTOLOCHE |
DECRETO | PRESBYTERORUM ORDINIS | MINISTERO E SULLA VITA SACERDOTALE |
DECRETO | OPTATAM TOTIUS | FORMAZIONE SACERDOTALE |
DECRETO | PERFECTAE CARITATIS | RINNOVAMENTO DELLA VITA RELIGIOSA |
DECRETO | AD GENTES | ATTIVITÀ MISSIONARIA DELLA CHIESA |
DECRETO | APOSTOLICAM ACTUOSITATEM | APOSTOLATO DEI LAICI |
DECRETO | INTER MIRIFICA | STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SOCIALE |
DICHIARAZIONE | DIGNITATIS HUMANAE | LIBERTÀ RELIGIOSA |
DICHIARAZIONE | NOSTRA AETATE | RELAZIONI DELLA CHIESA CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE |
DICHIARAZIONE | GRAVISSIMUM EDUCATIONIS | SULL’EDUCAZIONE CRISTIANA |
In questo e nei prossimi articoli mi concentrerò sulle quattro costituzioni che rappresentano la “magna carta” del Concilio anche se non mancheranno alcuni riferimenti agli altri documenti.
In questo primo articolo vorrei presentarvi la “Sacrosanctum Concilium” perché appunto è stato il primo documento Conciliare pubblicato (il 4 dicembre 1963) e tratta la riforma della Sacra Liturgia. Leggendola si può facilmente riconoscere l’utilizzo di due stili diversi: l’inizio dei suoi sette capitoli è strutturato come una costituzione, mentre la seconda parte di ciascuno di essi vuole dare delle applicazioni pratiche ed assomiglia più ad un decreto.
Subito nel proemio i padri conciliari esprimono chiaramente la finalità della costituzione: portare i fedeli a una piena, cosciente e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che nell’intero documento viene ribadita addirittura una ventina di volte. Il capitolo primo sottolinea la visione cristocentrica della chiesa celebrante, cioè è Gesù Cristo il centro della liturgia; la nostra redenzione è avvenuta grazie al mistero pasquale di Cristo, fatto uomo, morto sulla croce e risorto. La liturgia ecclesiale perciò diventa “…opera di Cristo sacerdote e del suo corpo”. Da qui si conclude che la liturgia è “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù”, anche se l’azione ecclesiale implica la presenza in altri aspetti della vita. I Sacramenti sono l’argomento del secondo e del terzo capitolo: il mistero eucaristico viene definito il modello per eccellenza di tutti i Sacramenti perché in esso avviene la ripresentazione dell’offertaimmolazione vissuta da Cristo, perciò tutti dal ministro ai fedeli devono esserne partecipi assumendo l’atteggiamento di Cristo Mediatore. Solo cosi la partecipazione alla liturgia diventa conscia e il sacrificio della Messa diventa pienamente efficace. Lo stesso vale per gli altri sei Sacramenti, che conferiscono la grazia su intervento esplicito divino e portano frutto in proporzione all’effettiva partecipazione ecclesiale, è chiaro quindi che i Sacramenti si fondano su due elementi: la partecipazione e sull’istituzione da parte della Chiesa.
Anche senza approfondire credo sia importante ricordare la triplice finalità dei Sacramenti: santificazione degli uomini, edificazione del Corpo di Cristo e culto a Dio (per approfondire vi invito a leggere il numero 59 del documento).
Nei capitoli terzo e quarto si spiega il senso dell’Ufficio delle Letture e dell’Anno Liturgico, che si propongono la santificazione del tempo, rispettivamente del giorno e della notte, o delle stagioni dell’anno. Si parte dall’incarnazione di Cristo che ha introdotto in terra l’inno cantato a Dio nelle sedi celesti e che la Chiesa sin dai tempi apostolici eleva a Dio, ‘facendosi voce della sposa che parla allo sposo’: “l’Ufficio divino è voce della Chiesa, ossia di tutto il Corpo Mistico che loda pubblicamente Dio”.
L’ultima parte è dedicata alle arti che servono a creare il contesto per la celebrazione dei riti: la musica (capitolo 6) e l’arte (capitolo 7). Le normative su questo tema hanno lo scopo di ricercare una sobria bellezza nella liturgia piuttosto di una mera sontuosità. Non voglio dilungarmi ancora, vi rimando alla lettura integrale del documento per approfondire le applicazioni pratiche che in qualche modo hanno portato alle celebrazioni che oggi viviamo nelle nostre comunità.
Concludendo: la Sacrosanctum Concilium vuole che il culto non rimanga soltanto una faccenda che riguardi solo i preti o di pochi addetti, ma che coinvolga tutto il popolo di Dio.
Luca Dalla Palma
Tra le varie esperienze vissute in quest’estate alquanto animata, come servizio alla mia parrocchia di destinazione per quest’anno, ho avuto la possibilità di trascorrere qualche giorno in Emilia Romagna, all’insegna della solidarietà ai terremotati.
Siamo partiti in ventisei dalla neonata Unità Pastorale della Val Grigna, comprendente ora ben cinque parrocchie: Esine, Berzo, Bienno, Prestine e Plemo. Era la mattina del 5 agosto, quando un gruppo di automobili, adolescenti e genitori mi attendeva fremente per la partenza in direzione di San Felice Sul Panaro (MO). Ventuno erano i ragazzi che rappresentavano tutta l’U.P.… più o meno: due di Berzo e una di Bienno arricchivano l’omogeneità di quelli di Esine; ma l’Unità Pastorale era quasi completamente rappresentata; mentre eravamo quattro gli animatori, coordinati dal curato, don Pietro.
La proposta era nata come camposcuola per adolescenti, tanto che la mia idea originaria era sullo stile di quelli che facciamo anche noi a Malonno o ad Astrio; invece, successivamente, abbiamo pensato che sarebbe stata una bella cosa poterci dedicare anche agli altri: prestare servizio qualche giorno a chi ha bisogno e poi concludere con una vacanza al mare nel Lido di Spina.
Giunti così a San Felice, per una settimana abbiamo prestato servizio come animatori del Campo Estivo, durato fino ad allora già sei settimane: il nostro servizio era teso soprattutto ad affiancare gli animatori emiliani ormai esausti. Alloggiavamo nelle tende in un campo vicino, dove avevamo come appoggio una struttura prima adibita come asilo, ma ora ufficialmente non utilizzabile come tale; perciò da essa traevamo solo l’acqua e il materiale per la refezione e l’igiene personale.
Al campo, tra le varie attività e i giochi proposti, abbiamo anche avuto la possibilità di avvicinare i ragazzi e i bambini colpiti direttamente dal terremoto e che hanno vissuto di persona i terribili istanti in cui tutto sembra finire e non c’è nulla a cui aggrapparsi.
Così, cercando, con un po’ di delicatezza e non poco timore, di chiedere a qualche ragazzo come ha vissuto questa esperienza, ho scoperto, con mia grande sorpresa, che molti erano desiderosi di raccontare la propria esperienza. Nella notte del 20 maggio scorso, la prima delle due più forti scosse ha svegliato tutti quanti nelle vie di San Felice: l’epicentro era a Mirandola, a pochi chilometri di distanza. Chi si è svegliato solo con il lampadario che tremava, chi con il letto che si muoveva e chi, racconta Emanuele, “con l’armadio difronte al letto che stava cascando proprio su di me, se non fosse stato per il comodino, che l’ha bloccato prima”. Insomma, la notte di quella domenica, le strade erano in tormento.
Dal mio punto di vista è stato curioso notare l’apertura che questi ragazzi hanno mostrato nei nostri confronti: non hanno cercato di difendersi come da un attacco di indiscreti, ma ci hanno confidato i loro sentimenti, ci hanno aperto i loro cuori, spinti dalla fiducia nella motivazione che ci ha spinti a fare tanta strada per incontrarli: la solidarietà e l’interesse per i propri fratelli in Cristo.
Mi auguro che, alla luce di questa esperienza e delle riflessioni che ha potuto suscitare, questo messaggio di solidarietà porti i suoi frutti in tutti coloro che esso può raggiungere.
Alex
L’Istituto Comprensivo di Borno, da alcuni anni, dedica parte del tempo scolastico alle attività di volontariato. Quattro sono i momenti che ci vedono impegnati: il progetto denominato “Un dolce Natale d’Amore”, gli auguri natalizi agli anziani, ai “nostri nonni” della Casa Albergo, la vendita delle arance a favore dell’AIRC, per la ricerca e la lotta contro il cancro ed infine la raccolta di tappi di plastica per l’Avis.
Anche per l’anno scolastico 2012/13 il gruppo “Volontariato-Scuola”, coadiuvato da tutti i docenti di ogni ordine e grado, ha proposto, valorizzato e realizzato in questa prima parte dell’anno uno dei quattro progetti che vedono partecipi le famiglie, gli alunni, gli insegnanti e tutto il personale della scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di I° grado di Borno e della scuola primaria di Ossimo Superiore, Inferiore e Lozio.
Che bello: tutto l’Altopiano del Sole coinvolto e impegnato nelle nostre attività di solidarietà! I motivi che spingono i docenti a credere nell’importanza dell’impegno sociale a scuola sono molteplici.
Come insegnanti ed educatori crediamo che la crescita e la formazione della personalità e del carattere dei nostri alunni non si realizzino solo attraverso i saperi scolastici, ma anche, e soprattutto, attraverso esperienze importanti e formative come la partecipazione alle attività di volontariato. Tra i vari obiettivi c’è quello di aiutare i nostri ragazzi a combattere la “cultura dell’indifferenza” poiché è impossibile fingere di non vedere, essere ciechi e distratti davanti a situazioni di povertà, malattia e forte disagio. Siamo fermamente convinti che aiutare il prossimo significhi farsi “compagni di cammino” di tutti, soprattutto dei più deboli e di tutti coloro che vivono nella tribolazione.
Il progetto “Un Dolce Natale d’Amore”, promosso e attuato proprio nel periodo dell’Avvento, ha voluto dare un sostegno economico all’associazione “Paolo Belli” di Bergamo, per la realizzazione della “Nuova Casa del Sole”, centro di ospitalità gratuita per ammalati emato-oncologici, che sorgerà vicino al nuovo ospedale Beato Giovanni XXIII, a Bergamo.
Abbiamo voluto valorizzare questo progetto perché sappiamo che, anche nelle nostre realtà locali, vi sono bambini, giovani e adulti con importanti problemi di salute a livello ematologico che usufruiscono di tali strutture di accoglienza per portare a termine le loro cure.
Per realizzare il nostro progetto abbiamo chiesto un aiuto economico alle famiglie dei nostri alunni proponendo l’acquisto, all’interno dell’Istituto, di prodotti dolciari, panettoni, biscotti, spongade e torroni, preparati dai panificatori e dalla pasticceria di Borno che, da diversi anni, accettano di sostenere le nostre iniziative. Parte della somma ricavata è servita a pagare le materie prime ai fornai, la somma restante è stata devoluta all’associazione.
Perché ai ragazzi risultasse più chiaro il significato del loro gesto di solidarietà, è stato organizzato in data 3 Dicembre un incontro con il Presidente dell’Associazione “Paolo Belli”. Il sig. Silvano Manzoni ha così illustrato agli alunni, in modo chiaro e delicato, l’operato ventennale dell’associazione a favore dei malati emato-oncologici e ha mostrato loro il progetto di costruzione della “Nuova casa del sole” rivolta all’accoglienza dei malati a cui l’intero Altopiano del Sole, con il suo piccolo contributo, partecipa. I ragazzi si sono così sentiti parte di un grande progetto d’amore e hanno compreso come da tanti piccoli gesti può scaturire un qualcosa d’immenso. Hanno inoltre conosciuto, attraverso le affettuose parole del suo allenatore (lo stesso sig. Manzoni) la figura di Paolo Belli, uno dei tanti “angeli” passati di corsa sulla Terra per lasciare, attraverso la loro breve vita, un segno ed un aiuto indelebili.
Inoltre, il 7 Dicembre, gli alunni delle classi prime della scuola secondaria di 1° grado, sono stati impegnati nella vendita di ulteriori prodotti, presso la piazza di Borno, per incrementare la somma di denaro che abbiamo donato alla costruzione della nuova struttura. I nostri giovani venditori sono riusciti, così, a coinvolgere anche gli abitanti del nostro paese, turisti inclusi.
Tali esperienze ci portano a riflettere e a trarre la seguente conclusione: grazie ai più piccoli, grazie ai nostri alunni, anche gli adulti, quelli a volte un po’ più distratti, si impegnano in una solidarietà sociale che “fa bene”, non solo a chi riceve, ma soprattutto a chi dona.
Giovanna Versaggio
Dal 31 agosto all’8 settembre si è tenuta la consueta vacanza al mare per gli adolescenti, presso la casa vacanze “La Perla” di Igea Marina. Sebbene per metà del periodo di soggiorno il tempo non ci abbia accompagnato con la sua clemenza, siamo riusciti comunque a divertirci e a trascorrere insieme alcuni giorni di relax. Come sempre non è mancata la giornata trascorsa a Mirabilandia e quest’anno, complice il tempo, abbiamo potuto fare una tappa a San Marino. Un grazie particolare agli animatori che ci hanno accompagnato e hanno saputo badare a cinquanta ragazzi e un grazie tutto particolare proprio a questi ultimi, che rendono sempre possibili queste belle esperienze, come potete constatare dalle foto che trovate in queste pagine. All’anno prossimo!!!
Sabato 6 e domenica 7 ottobre, all’inizio del nuovo anno catechistico, il nostro oratorio “Arcobaleno” ha vissuto due giornate di festa, con appuntamenti ormai entrati a buon diritto nella tradizione: la castagnata, la tombolata, la gara delle torte e i giochi per piccoli e grandi. A questo vanno aggiunti gli ottimi ravioli, confezionati da alcune mamme del paese, che hanno fatto leccare i baffi a tutti quelli che sono riusciti ad assaggiarli. Per quanti sono rimasti con l’acquolina in bocca l’appuntamento è per la prossima festa. Non fatevi scappare l’occasione. Un grazie sentito e con il cuore a tutti i volontari che hanno reso possibile lo svolgimento di questi due giorni e a tutti quelli che in vario modo hanno offerto qualcosa per la festa. GRAZIE!!!
17 ottobre 2012
Notizie... la prima è da giorni che non funziona l’internet per causa della CPU. Ora sembra che riceva e trasmetta. Io tiro avanti malamente, purtroppo le gambe non vogliono saperne di portare e trasportare questo povero stanco corpo. Con l’operazione della cataratta e della miopia ci vedo abbastanza bene, solo che a leggere mi stanco molto. Quanto all’enfisema polmonare è sotto controllo e così passo i giorni senza fare quasi più niente e questo mi secca: sono della famiglia Baisini, piuttosto nervosetto, e devo rassegnarmi e controllare il mio carattere.
Per il resto sto bene: sono servito da “sorella Francisca” che è così buona e brava. Sono 8 anni filati che mai un giorno ha smesso di servirmi: mi fa da infermiera, mi dà le medicine, cucina, fa le pulizie, il giardino, i pulcini, i miei animali, pesciolini, cane, gattina (operata) con una coda da scoiattolo e occhi azzurri, una disperata... e poi ancora tanto servizio.
Venire in Italia con le mie condizioni di salute? Neanche a pensarci e poi mi è scaduto il passaporto e per rinnovarlo dovrei andare a Recife, quattro Stati da attraversare e oltre 5 mila chilometri da fare. No, non me la sento. Ma vi ricordo tutti i giorni e con le fotografie diminuisce la nostalgia. Lasciamo il tempo al tempo.
Vi mando qualche fotografia del bel mondo in cui vivo, una poesia di bellezza, silenzio e pace. Vivo in un’oasi di pace e contemplazione. Ci vorrebbe solo un po’ di salute in più. Ciao, a risentirci, statemi bene e per tutti una preghiera, il ricordo e il mio affetto.
Padre Narciso
Manila, 28 agosto 2012
Carissimo Franco, Fabrizio e Fausto grazie del ricordo e della generosità con cui vi date da fare per sostenere noi missionari. Mia sorella Domenica mi ha comunicato che avete depositato 1000 Euro sul mio conto. Grazie di cuore.
I cicloni hanno fatto disastri anche quest’anno. Sono stati più estesi ma fortunatamente meno violenti, con meno distruzioni di case, riempite di fango, ma non abbattute. Il governo e gli aiuti internazionali sono stati abbastanza pronti ed efficaci. Anche noi abbiamo cercato di rispondere all’emergenza secondo le nostre povere possibilità, riservandoci di intervenire più tardi, se necessario, per risolvere i casi più disperati.
Mi accenni alle nuove sfide per la chiesa... Hai ragione, ci troviamo un po’ perduti anche perché ci mancano esperienze che offrano una risposta... Abbiamo una chiesa ancora tutta centrata attorno al prete e i preti invecchiano e vanno velocemente diminuendo. La strana cosa è che i laici, “figli e figlie di Dio” per il battesimo, non sembrano chiamati, autorizzati e aiutati a diventare “uomini-donne di Dio” mediatori di Dio per gli altri. Mi pare che il futuro sia nei laici, “uomini e donne di Dio”.
Mi chiedi se ho dei bisogni particolari. Io ho bisogno particolari, ma non sono di quelli che fanno colpo sul cuore della gente per cui diventa difficile proporlo ed ottenere una risposta. Io ho due case di formazione per futuri missionari: 20 studenti di teologia e 7 di filosofia e 2 padri che si preparano alla missione in Taiwan ed in Giappone. Gli studi di teologia, di filosofia e di lingue per queste 30 persone e le loro spese di vitto, alloggio e viaggi sono considerevoli e rappresentano una sfida molto seria, ma essi saranno il futuro della missione. Fino ad ora ce la siamo cavata, ma il futuro si presenta problematico.
Delle adozioni di 50 Euro al mese sarebbero una soluzione ideale, ma capisco che sono cosa difficile da proporre. Mi hai chiesto delle mie preoccupazioni e io ti ho confidato quello che mi preoccupa.
Carissimi Franco, Fabrizio e Fausto, vi sono immensamente grato di quello che già state facendo, per il resto ci penserà un po’ anche il buon Dio, cui le cose stanno a cuore più che a me.
Un abbraccio e ciao,
vostro P. Giacomo
Santana, 25 luglio 2012
Carissimi amici di Paline, domani è la festa dei nonni... la festa di Paline. Anche noi qui stiamo preparando la festa, perché Sant’Anna è la patrona della nostra città che, appunto, si chiama SANTANA. È un po’ più grande di Paline. La nostra città conta più di 100.000 abitanti ed è in riva al grande fiume, il più grande del mondo, Rio delle Amazzoni. Ho cercato di telefonare a Gabriella, ma il telefono non rispondeva. Cercherò di contattarla ancora. Un caro saluto a tutti. Ci vediamo il prossimo anno, quando farò 50 anni di Messa. Ciao.
Padre Defendente
Santana, 12 settembre 2012
Ciao, cari amici del GRUPPO MISSIONARIO.
In questi giorni ho ricevuto la comunicazione della vostra offerta, per me e per Padre Narciso. Vi ringrazio perché è una boccata di ossigeno in questi tempi di vacche magre... Ho subito inoltrato a Padre Narciso il corrispondente perché so che ne ha molto bisogno. Ci vuole però un po’ di tempo per sbrigare tutte le pratiche burocratiche del cambio, e allora ho pensato di mandare subito quanto dovuto al carissimo confratello missionario. Avrete visto cosa ha raccontato sul Cűntòmela dell’estate. Io qui mi arrangio, faccio quello che posso e tiro avanti mica male. Ho passato un periodo brutto, un po’ critico, ma poi mi sono ripreso lentamente. Speriamo di star meglio il prossimo anno, quando sarò di nuovo tra voi per celebrare i miei 50 anni di Messa. Speriamo in bene. A presto.
Frei Defendente
Santana, 17 ottobre 2012
Carissimi amici, stiamo vivendo il mese di ottobre, il mese missionario, e so che sarete curiosi di sapere cosa sto facendo. Nel lontano 1963 il giorno 20 ottobre ho ricevuto dalle mani del compianto Don Ernesto il Crocefisso di missionario. Dopo quasi mezzo secolo sto guardando indietro per vedere cosa ho fatto in tutti questi anni. Ringrazio il Signore per le tante cose fatte, e chiedo perdono per tutte le mie mancanze. Gli anni sono tanti e adesso sto pagando un po’ i peccati della mia gioventù. Mi chiederete: “Ma adesso cosa stai facendo”? Nulla di speciale. Sto vivendo la mia vita di buon frate a servizio dei poveri. MI chiamano FREI DOS POBRES, Frate dei poveri. Qui nella nostra parrocchia dedicata a San Pio da Pietrelcina, oltre tante altre iniziative, è nata la MINESTRA DEI POVERI. Tutti i lunedì alcune brave signore preparano la minestra in un grosso pentolone, e poi viene distribuita ai poveri. Ieri, 16 ottobre, era la giornata mondiale dedicata alla alimentazione. Qui anch’io nel mio piccolo insisto molto perché ci sia sempre questo spirito di condivisione, che qui in Brasile ha un bellissimo nome: PARTILHA! Un caro saluto a tutti e tanti auguri di BUONE FESTE. Ci vedremo il prossimo anno per celebrare le mie Nozze d’Oro sacerdotali.
Frei Defendente Rivadossi
Missionario Cappuccino
Il Natale è il periodo caldo e luminoso del dialogo, dell’accoglienza, della pace, della bellezza, della fede. È il desiderio di solidarietà, di fraternità, di speranza. Non dimentichiamo quanto ha fatto il nostro Papa Giovanni Paolo II riguardo alla verità, alla giustizia, al perdono. Sono questi i valori che danno un senso alla vita. LUI ha compreso le sofferenze che affliggono i “vecchi” e gli ammalati, perché anche LUI le ha vissute. Prendiamoci cura gli uni degli altri sia materialmente che spiritualmente, seminando fede con preghiere, esempi, buone parole. Ogni piccolo gesto verso un anziano sofferente è prezioso.
Se alziamo lo sguardo e osserviamo con tenerezza i nostri nonni, sapremo cogliere la bellezza che c’è in loro e la gioia di incontrarci. È il desiderio della vita nella loro solitudine. Cercano un sorriso, lo desiderano, lo vogliono. E noi sappiamo regalarglielo? Natale è gioia, la gioia che ci viene dalla grazia del Signore, dal suo amore. Natale è anche solidarietà, bontà, generosità verso chi ha bisogno. Non è diminuita la fede nei nostri nonni, perché chiedendo loro cosa pensano della nostra religione, mi sono sentita rispondere da M. che Gesù Cristo è nato, morto e risorto per la nostra salvezza e ha sofferto “forse” più di loro. Quanta saggezza! Per questo partecipano con entusiasmo e consapevolezza alla celebrazione della Santa Messa. E’ una prova d’amore nei confronti del Signore. Ogni sabato pomeriggio mi chiedono:”C’è la messa o il rosario?” Natale è accoglienza, condivisione, preghiera, coscienza, felicità, bellezza. Non viviamolo con indifferenza. Il Natale è anche qui, in Casa Albergo, e parla ad ogni cuore, parla di amicizia, di fraternità, di sentimenti buoni, di valori umani.
I nonni, proprio a Natale, hanno la sensazione di essere dimenticati, di rimanere troppo soli, perché nelle famiglie si festeggia con auguri e regali, con vacanze invernali, dimenticandosi sovente di chi soffre. Perché non ricordarsi dei genitori, dei parenti, degli amici qui ospitati?
Guardiamoci dentro. La solitudine renderebbe tristi anche noi. Papa Giovanni Paolo II nella sua “LETTERA AGLI ANZIANI” scriveva che onorare gli anziani comporta un triplice dovere verso di loro: accoglienza, assistenza, valorizzazione delle loro qualità. Se facciamo tutti un esame di coscienza, i nostri “vecchi” sono un problema o una risorsa? Sono valorizzati o dimenticati?
Il NONNO è portatore di un patrimonio di sapienza e di esperienza di cui anche noi possiamo fruire. Non perdiamo quindi l’occasione di avvicinarci a loro in Casa Albergo per dialogare ed ascoltare; stimiamoli, amiamoli, rispettiamoli. La speranza è un grande aiuto e sostegno nell’affrontare i problemi e le difficoltà di ogni giorno. Se li vediamo delusi e sfiduciati, come capita spesso, parliamo loro con convinzione esortandoli a sperare, ad accettare le tribolazioni e le sofferenze su esempio di GESU’ CRISTO.
Buon Natale a tutti.
Quando mi è stato chiesto di scrivere “alcune righe” sul volontariato e l’organizzazione in Casa Albergo, ho subito provato un po’ di imbarazzo. Non è semplice “frugare” nella struttura e studiare il personale. Non voglio essere presuntuosa, ma mi cimenterò.
La “malasanità” e la “mala assistenza” hanno fatto emergere un quadro poco edificante, direi incivile, riguardo ad alcune Case di Riposo con anziani costretti a subire maltrattamenti e umiliazioni di ogni sorta. Questa orribile realtà ha dato seguito a reazioni indignate anche tra la nostra popolazione che più volte si è chiesta e ha chiesto: “Cosa succede alla nostra Casa di Riposo? Viene rispettata la dignità degli ospiti?” Direi proprio di sì.
La paura di una “malassistenza” dipende sicuramente dalla constatazione che oggi più di ieri si ha la tendenza a guardare sempre al peggio per le tante manchevolezze e incapacità nei controlli continui. Di chi sono le responsabilità? Domanda senza risposta. Dobbiamo tutti fare una riflessione, ma è difficile valutare il lavoro degli operatori e giudicare un servizio che può sembrare inadeguato, ma che a mio avviso inadeguato non è.
Bisognerebbe aumentare la trasparenza e puntare sulla verifica e il rispetto delle regole con un controllo sistematico. I diritti dell’anziano vanno rispettati! I rapporti aperti e collaborativi della Casa Albergo con i volontari e con la comunità locale sono indice di trasparenza. Ritengo che da parte di noi volontari sia indispensabile più competenza, più collaborazione, più fiducia reciproca, più riservatezza.
Volendo interessare quindi l’opinione pubblica bornese ho cercato di seguire più da vicino e con assiduità i nostri anziani ospiti che hanno il diritto ad essere tutelati e curati al meglio con una assistenza adeguata e professionale. È difficile esprimere un giudizio sulla situazione-organizzazione, ma ci proverò.
Nella nostra Casa Albergo i volontari possono accedere liberamente per svolgere attività di socializzazione e intrattenimento ed essere anche un occhio attento e vigile all’interno della struttura, con discrezione e senza intralciare il lavoro degli operatori. La nostra potrebbe essere una presenza attenta e costante di monitoraggio. Ogni anziano è, prima di tutto, una persona con la propria storia, i propri affetti, i propri pensieri, le proprie preoccupazioni, ansie e gioie.
Nella nostra Casa di Riposo la persona anziana viene messa in condizione di conservare la propria dignità umana, anche quando non è più totalmente autonoma o autosufficiente. Il 18 dicembre 2011 c’è stata l’inaugurazione della nostra Casa Albergo. Sono terminati i lavori di ampliamento e ristrutturazione. Nonostante i disagi la struttura ha continuato a funzionare grazie agli operatori dipendenti e ai volontari che hanno dovuto sopportare gli inevitabili disguidi arrecati dall’impresa di costruzione.
Gli ospiti e le loro famiglie sono stati esemplari nel sopportare e convivere con i disagi e gli inconvenienti che i lavori di cantiere hanno provocato. Ora è una bella struttura, moderna, luminosa, grande, accogliente ed ospitale con personale qualificato a livello professionale e umano. È disposta su due piani e un seminterrato. Al pianoterra sono collocati un nucleo abitativo, la reception, gli uffici amministrativi, l’infermeria, una sala polifunzionale ed un soggiorno. Al primo piano è ubicato un nucleo abitativo. Al piano interrato si trovano la cucina, la palestra, la lavanderia, la stireria, i magazzini, i locali tecnici, la chiesa e la camera mortuaria.
Complessivamente la struttura ospita una sessantina di persone non completamente autosufficienti; le camere sono predisposte per accogliere uno o due anziani. La giornata dell’ospite inizia con la sveglia, l’igiene quotidiana, la colazione, la terapia, la riabilitazione motoria. Naturalmente l’anziano è libero di scegliere le attività a cui desidera partecipare.
La giornata prosegue con il pranzo, il riposo pomeridiano facoltativo, le attività di animazione, momenti per le visite dei parenti, la lettura di giornali e riviste o il riposo in stanza con la tv. Garantita è la celebrazione della Santa Messa da parte dei sacerdoti della parrocchia nei giorni di lunedì, mercoledì e sabato. Il servizio cucina assicura la preparazione giornaliera dei pasti con la possibilità di scelta tra i diversi alimenti, salvo i casi di dieta prescritta dal medico.
Viene garantito il servizio medico, infermieristico 24 ore su 24, il servizio giornaliero del fisioterapista per la riabilitazione motoria, ginnastica attiva e passiva, cyclette, pedana motoria, etc.., il servizio assistenziale per soddisfare i bisogni primari dell’ospite, il servizio dell’animatore con attività diverse (tombola, lavori manuali, pittura, giochi di società,..) per far socializzare gli ospiti che vengono coinvolti nello svolgimento di varie occupazioni per organizzare feste di compleanno, feste tradizionali come Natale, Carnevale, Pasqua…
Nella nostra Casa è in uso la tecarterapia che è una tecnica che stimola energia dall’interno dei tessuti biologici, attivando i processi riparativi e antinfiammatori. Dà buoni risultati nelle lesioni muscolari, traumi distorsivi, postumi di fratture, deficit articolari, cervicalgia, lombo sciatalgia, … Una seduta con la tecar ha la durata media di circa mezz’ora per un numero di 6/10 sedute. Tutte le fasi del trattamento avvengono sempre sotto il controllo di un operatore fisioterapista. Non ha controindicazioni né effetti collaterali.
Oltre all’assistenza sanitaria i nostri anziani hanno bisogno di svago. Essendo diverse le problematiche, anche le proposte sono differenti. L’animatrice è un vulcano di idee e di iniziative. Le attività vengono svolte in sala di animazione (sala polifunzionale) al pomeriggio:
- Alleniamo la mente con cruciverba, scopri la parola.
- Tombola per la coordinazione oculo-manuale.
- Terapia occupazionale con attività manuali motivate e attività di orientamento.
- Giochi di gruppo: oca, carte per tenere in esercizio la mente.
- Lettura del giornale e conversazione (Avvenire, Famiglia Cristiana, Giornale di Brescia).
- Cura dell’aspetto estetico e ginnastica di gruppo con esercizi e giochi molto semplici per la stimolazione sensoriale.
Mentre alcuni anziani partecipano, fanno scherzi e si mettono in mostra, altri si chiudono a riccio e si scoraggiano. Le attività sono perciò pensate per condividere momenti a cui ognuno degli ospiti contribuisce secondo le proprie inclinazioni e capacità con continuità. Vengono incrementate le motivazioni incentivando la partecipazione e stimolando la creatività. Il personale e le volontarie che lavorano in Casa Albergo non li abbandonano mai.
Le giornate dei nostri ospiti sono piene e anche chi non ha frequenti visite dei parenti è comunque occupato: si prega, si parla molto, si sta in compagnia. Importantissima è la socializzazione. Chi cura è spesso sottoposto a pressioni, a continue richieste di accudimento e attenzione, per cui è comprensibile lo stato di stress e di difficoltà nell’intervenire subito. Quante volte mi sono imbattuta in “ragazze” del personale stravolte dalla fatica, dalla preoccupazione, dagli impegni da affrontare, dal disagio; molte comunque dotate di un naturale ottimismo, di capacità di sopportazione e, soprattutto, di tanto senso dell’umorismo.
In seguito a questa mia esperienza riesco a capire le difficoltà del personale a venire incontro e soddisfare “bene e subito” le continue richieste degli ospiti. A loro tutta la mia comprensione e solidarietà.
Voglio evidenziare che i nostri nonni sono quindi generalmente accuditi con passione, ma voglio rivolgere un invito a personale e volontariato: “Dimostriamo sempre coraggio e umanità nei gesti, nella parola, nelle manifestazioni amorevoli, perché l’amore è contagioso e capace di capire gli stati d’animo dei nostri anziani. Infondiamo loro coraggio.
Fermiamoci un attimo di più, sediamoci con calma e ascoltiamoli. Sorrisi scambiati e mani nelle mani devono continuare. Non perdiamo ciò che è bello, grande, valido. In loro c’è il sorriso dell’amore, della gratitudine, della voglia di stare insieme.” I frutti che si raccolgono da questa esperienza sono tanti. Le amicizie che si creano sono grandi e meravigliose e ci fanno sentire utili e importanti. È proprio bello condividere e confrontarsi.
I nostri “vecchi” sono esseri con reazioni diverse di fronte alla sofferenza. Noi volontari dobbiamo innanzitutto saperci far coinvolgere e poi saper coinvolgere, anche se il tempo che dedichiamo loro è ancora troppo poco. L’anziano è una risorsa, dobbiamo stare dentro la sua sofferenza, aiutarlo al massimo del nostro impegno, alleviarne i dolori per quanto è nelle nostre possibilità con la parola, l’ascolto, l’aiuto psicologico, senza pretendere di rimuovere sempre ed a ogni costo la sofferenza e il dolore.
Siamo “solo” dei volontari senza una formazione professionale, dobbiamo accettare i nostri limiti, ma continuare a sentirci utili e pronti. Grazie per la disponibilità, per l’aiuto, per il dialogo e per i gesti di carità che offrite ai nostri nonni. Sono loro che guardano a noi con fiducia e speranza.
Una volontaria
Nota informativa sulle opere di manutenzione ed adeguamento funzionale e sugli adempimenti dovuti per il patrimonio Parrocchiale.
Si diceva, sull’ultimo numero del Bollettino Parrocchiale (anche se sarebbe più giusto dire “Bollettino dell’Unità Pastorale”), che anche gli immobili di proprietà delle Parrocchie hanno bisogno di manutenzioni, di adeguamenti funzionali e di aggiornamenti, in relazione alle nuove disposizioni normative sopravvenute. Si da quindi conto degli ultimi lavori ed adempimenti effettuati e delle relative spese, nonché di alcune iniziative che sono già avviate, di altre che si stanno valutando o che sarebbero ancora necessarie.
Ringraziamo di vero cuore la comunità di Paline che ha generosamente sostenuto i lavori svolti nella Chiesetta di S. Anna con un contributo di € 7.000.
Chiesetta di S. Anna in Paline. Sono stati finalmente, e giustamente, realizzati, dopo anni di attesa, i lavori di installazione del riscaldamento presso la Chiesetta Sussidiaria di Sant’Anna, a Paline. Ottenute le necessarie autorizzazioni da parte della Soprintendenza ed espletate le gare di appalto dei lavori, nel periodo di fine estate, sono state realizzate le opere murarie e di impiantistica necessarie. Il nuovo riscaldamento è stato realizzato con ventilconvettori ad aria, e la produzione di calore avviene con una Caldaia murale funzionante a Gas. Per realizzare la distribuzione, si è scelto un sistema non invasivo, che limitasse al massimo le demolizioni interne e le manomissioni di apparati di decoro e/o delle pavimentazioni esistenti, prevedendo un condotto interrato esterno (meno dannoso), con derivazione degli attacchi per i corpi radianti, limitate a modesti fori passanti nelle murature. In occasione della formazione del vano caldaia, all’interno della Sagrestia, si è anche provveduto alla formazione di un piccolo servizio igienico, dotato di lavello e punto di presa per acqua calda e fredda, utili e funzionali anche per le opere di pulizia della Chiesetta. Per il funzionamento del nuovo sistema impiantistico, si è reso necessario aumentare la potenza di energia elettrica e derivare l’alimentazione del Gas-propano dal vicino contenitore interrato, già in uso per la Ex scuola. Si soddisfa così una sentita, e più volte segnalata, esigenza di adeguamento funzionale per lo spazio di culto, che viene abitualmente frequentato dalla gente della frazione e non solo. La chiesetta di Sant’Anna, già piacevole e comoda, viene ad essere quindi più accogliente anche nella stagione invernale e si presta ancor meglio alle funzioni liturgiche che vi si celebrano, recando vanto ed orgoglio alla gente di Paline, che ha voluto l’opera e ha contribuito alla sua formazione.
Altre opere in programma. Si accennava più sopra, di alcune iniziative in corso per la manutenzione di strutture di proprietà parrocchiale e di altre in programma, anche se ancora non compiutamente definite; in sintesi si tratta delle seguenti opere:
– Colonne del portico di Sant’Antonio. Si tratta del Restauro Conservativo delle colonne in arenaria di “Sarnico”, che reggono il portichetto settecentesco della Chiesa di Sant’Antonio. Come evidente e noto a tutti, le colonne ed i basamenti versano in uno stato di notevole degrado materico dovuto alla delicatezza della “pietra di Sarnico” che, in quella posizione particolarmente esposta, è facilmente soggetta all’aggressione delle intemperie. E’ stato predisposto un Progetto esecutivo/scientifico di Restauro, da parte di Restauratore delle Pietre accreditato e riconosciuto, che è stato trasmesso, tramite la Curia Diocesana, alla Soprintendenza di Brescia per le opportune approvazioni. Si pensa che i lavori potranno essere realizzati nella prossima primavera/estate.
– Facciata della Parrocchiale. Anche quest’opera, e questa necessità di intervento, sono assolutamente evidenti e sotto gli occhi di tutti. L’elegante ed imponente facciata della nostra Parrocchiale, essendo esposta ad Ovest, è particolarmente soggetta alle intemperie ed ai nubifragi che la flagellano in modo molto evidente e degradante; bisogna inoltre tener conto che l’ultimo intervento manutentivo della stessa facciata (e di tutte le facciate), è stato realizzato nell’estate del 1991 (oltre 20 anni fa) e, in quell’occasione, si trattò di poco più di una semplice ripresa dei tinteggi. Ora sono necessari interventi di maggiore incidenza ed efficacia manutentiva, per consolidare le stratificazioni di intonaco, riprendere la ricchezza delle modanature di decoro, proteggere (per quanto possibile) l’articolato compositivo del prospetto e restituire all’organismo tutto la dignità e la coerente piacevolezza estetica dello splendido esempio di architettura settecentesca. Con la Soprintendenza, si stanno valutando le metodologie di intervento più idonee e si stanno studiando le stratificazioni degli intonaci, la composizione delle malte originali e delle pellicole pittoriche sovrapposte, al fine di poter predisporre di un progetto esecutivo di Restauro Conservativo rigoroso ed efficace, oltre che scientificamente ineccepibile.
Altre cose, e tante, restano ancora da fare, ma l’attenzione non viene meno: dipende molto anche dalle sollecitazioni insorgenti, ma soprattutto dalle iniziative e dalle strategie Pastorali che saremo capaci, con i nostri Sacerdoti, di pensare, organizzare e realizzare.
Pare utile quindi, a tal proposito, proporre alla riflessione di tutti, alcune operazioni che non sono importanti solo per i risvolti pratici ed economici che ne derivano, ma soprattutto per l’impegno e l’entusiasmo Pastorale, la capacità di coinvolgimento e l’attenzione che comportano e che saremo in grado di suscitare intorno a queste iniziative.
Intanto ci sono due scadenze significative ed importanti per la nostra Comunità Parrocchiale:
Anno 2013 – Il prossimo anno ricorre il 15° anniversario delle venuta di Papa Giovanni Paolo II a Borno, per la recita dell’Angelus del 19 luglio 1998: l’evento, straordinario ed irripetibile, resterà come segno perpetuo della Grazia Divina nella storia della Chiesa di Borno, ed è il caso di ricordarlo e celebrarlo con qualche iniziativa “speciale” e magari anche con qualche “segno” che resti anche nei tempi a venire.
Anno 2018 – In quella data ricorre il Primo Millennio (1018- 2018) della nostra Chiesa Parrocchiale. Che il Sagrato fosse un luogo di culto anche prima dell’Era Cristiana, è indubbio; che ci fosse sul posto, anche in precedenza, una chiesa Cristiana è altrettanto certo, ma solo al 1018 risale un documento scritto, che dà certezza dell’esistenza di una chiesa, nel luogo dell’attuale Parrocchiale. In seguito sarà più volte sostituita ed ingrandita, fino a giungere a quella attuale, costruita tra il 1771 ed il 1781.
Sogni. Alcune infine, sono tenute (per ora) nello scomparto dei “sogni”, come il Completamento dell’Oratorio e il pieno recupero del Cinema “Pineta”, che cammina spedito verso i 60 anni di esistenza: se Don Ernesto e i bornesi di allora ce l’hanno fatta (60 anni fa) a costruirlo... noi che facciamo? Lo lasciamo cadere?
Adempimenti normativi necessari. Posto che gli edifici di culto (Chiese), l’Oratorio, la “Casa delle Suore”, ecc., hanno tutte le Autorizzazioni e le registrazioni necessarie, per disposizione legislativa generale si rende necessario adeguare anche il patrimonio non finalizzato alle attività istituzionali della Parrocchia, in un giusto e corretto rapporto tra lo Stato (laico, per definizione) e la Chiesa Cattolica. Si è quindi provveduto alla regolarizzazione Catastale degli immobili rurali (cascine) in parte già definite ed in parte in corso di completamento, che riguardano essenzialmente i seguenti beni:
- Cascine in Località “Pisano”, già ai mappali nn.1075-1091;
- Cascina in Località “Sigaline-Brés”, già ai mappali nn.1033-1048;
- Casello in Loc. “Bellotti” – Vigne, in Comune di Piancogno, al mappale n. 1161.
Impegni di spesa sostenuti. Per dovere di chiarezza e per opportuna conoscenza, in relazione alle opere indicate nell’articolo del precedente Bollettino e per quanto sopra esposto, si dà conto delle spese sostenute per i lavori.
N. Descrizione dei Lavori | Importo | IVA | Totale |
01 - Sistemazione Tetto e facciate Casa in via Gorizia | 28.600,00 | 6.006,00 | 34.606,00 |
02 - Recupero involto sotto S. Antonio | 8.500,00 | 1.785,00 | 10.285,00 |
03 - Manutenzioni straordinarie dell’Oratorio | 2.500,00 | 525,00 | 3.025,00 |
04 - Sistemazione tetto, campanile e facciate della Chiesetta di S. Antonio | 13.800,00 | 2.898,00 | 16.698,00 |
05 - Spese tecniche per tutte le opere di cui sopra | 600,00 | 155,04 | 755,04 |
06 - Riscaldamento della Chiesa di S. Anna in Paline | 14.190,00 | 2.979,90 | 17.169,90 |
06 - Altre opere di completamento per Paline | 500,00 | 105,00 | 605,00 |
07 - Spese Tecniche per Chiesetta di Paline | 1.200,00 | 310,08 | 1.510,08 |
08 - Spese Tecniche per Accatastamenti vari | 2.600,00 | 771,84 | 3.371,84 |
Sommano in Totale per la spese sostenute | 72.490,00 | 15.535,86 | 88.025,86 |
NOTA – Gli importi indicati comprendono le varie tipologie di lavori (edili, impiantistici, ecc.) realizzati negli interventi in elenco. Agli atti di archivio, restano in dettaglio le descrizioni tipologiche dei singoli lavori e gli importi specifici che hanno costruito la somma finale indicata per ciascun cantiere.
Mario Gheza – per il C.P.A.E.
Per noi sarà sempre san Fiorino ma la denominazione varia alquanto col trascorrere del tempo: Florino, Fiorino, Floriano, Fiorano.
ERRATA CORRIGE - Prima di addentrarci nella descrizione della struttura architettonica della chiesetta e delle opere pittoriche in essa contenute, sarà opportuno puntualizzare alcune questioni. A tutt’oggi non mi risulta che siano stati fatti grandi studi o pubblicazioni sulla chiesa. Pertanto prenderemo come base della nostra introduzione quanto contenuto nel volume: A. Bertolini e G. Panazza, Arte in Val Camonica, vol. I, BIM - Ed Grafo.
L’invocazione all’esterno - A sinistra del grande portale d’ingresso, compare ad affresco l’icona di san Fiorino col suo stendardo; sopra c’è, ancora abbastanza leggibile per la maggior parte, un’invocazione latina: “S. FLORIAN… CUM SOCIIS TUIS INTERCEDE PRO NOBIS” Gli Autori citati sopra hanno completato la parte mancante nel seguente modo: “S. FLORIANUS”: ciò presupporrebbe che l’insieme dell’invocazione suonasse in questo modo: “S.(ANCTUS) FLORIANUS”; in realtà, trattandosi di un vocativo appartenente alla seconda declinazione latina, dovrebbe essere “SANCTE FLORIANE”. Anche perché, calcolando gli spazi a disposizione tra una parola e l’altra, FLORIANUS proprio non ci sta!
I SASSI E L’ORIGINE DELLA CHIESETTA
Il primo sasso - Sulle origini della chiesetta pare giocare un ruolo importante un sasso: tra l’altro proprio una pietra angolare, inserita nello spigolo a Nord/Est. Pare proprio che non ci siano dubbi che si tratti di un manufatto di lavorazione di epoca romana. È stata avanzata l’ipotesi che il sasso provenga da un sacello preesistente in loco, dedicato a qualche divinità pagana. Intanto, date le dimensioni delle modanature, doveva trattarsi di un edificio di notevoli dimensioni; allora una prima domanda sorge spontanea: “Perché in quella zona avrebbe dovuto esserci una costruzione imponente?” Questo argomento rinvia però ad un quesito anteriore: “Quali motivazioni c’erano per costruire un sacello in quella zona?” E’ noto, infatti, che gli edifici sacri da sempre sorgono con motivazioni precise: soprattutto su alture grandi o piccole, in prossimità di sorgenti, lungo importanti vie di comunicazione… Ora non pare proprio che la località di san Fiorino presenti qualcuno di questi requisiti. Ma c’è un altro sasso che potrebbe e dovrebbe far procedere con i piedi di piombo sulle ipotesi legate alla pietra romana.
Il secondo sasso - Nella cornice del grande portale dell’attuale facciata rivolta ad Est è inserito un piedritto che presenta una caratteristica unica per Borno e piuttosto rara anche in Valle. In quello di sinistra, posto alla base, è evidente, infatti, una scanalatura, che risulta molto bene anche nella documentazione fotografica a sinistra. Mentre la profonda scanalatura è stata annotata da Bertolini/Panazza, non ne è stata rilevata l’importanza al fine di eventuali datazioni della chiesetta, anche se i due piedritti sono stati assegnati all’epoca romana; datazione sulla quale mi permetto di esprimere molti dubbi! Il masso scanalato non viene sicuramente da un precedente sacello costruito in questa zona. Il piccolo solco segnala che questo manufatto era collocato in un portale, situato in una zona soggetta a frequenti inondazioni; esso però doveva essere rivolto a fronte di un altro sasso con identica scanalatura. In occasione di esondazione di corsi d’acqua s’infilavano delle tavole nelle scanalature dei due piedritti per evitare l’ingresso dell’acqua, o almeno della sabbia e della ghiaia, nei cortili e negli ambienti a piano terra delle case. Nella documentazione fotografica qui a destra compare un piedritto ancora nella posizione originaria, in un portale di Erbanno, situato in una zona soggetta alle esondazioni del torrente Budre. Nel portale pure l’altra scanalatura di fronte è evidentissima, anche se qui non documentata fotograficamente.
Conclusioni della prima parte - Il piedritto è stato sicuramente portato in zona da persone che non sapevano nemmeno più a che cosa serviva; non è possibile che lo sia stato anche il primo sasso? Se così fosse, cadrebbe l’ipotesi che prima dell’attuale costruzione ce ne fosse un’altra d’epoca romana? Sarebbe veramente importante che si praticasse qualche scavo per verificare la presenza di altri resti di precedenti costruzioni: un sasso è veramente poco e potrebbe essere stato portato da chissà dove!
Le prime datazioni nei documenti scritti Date certe relative alla chiesetta: nel 1410 risulta tra le dipendenze della pieve di Cividate; nel 1456 una bolla pontificia istituisce un beneficio curaziale; nel 1532 la chiesetta è inserita nel catalogo queriniano… Queste notizie sono ricavate dall’opera citata i cui autori mettevano in risalto che, al momento del loro studio, la chiesa era in “…uno stato di conservazione deplorevole”! Questa situazione non ha permesso loro di venire a conoscenza di alcune datazioni emerse in seguito ad un minimo lavoro di pulizia degli affreschi.
La datazione dei primi affreschi La chiesetta attuale è il risultato di una prima parte, quella verso la valle che prende il nome del Santo, e di un’altra aggiunta in epoca successiva; per ora ci interessano solo i dipinti più antichi che si trovano evidentemente nella prima parte della costruzione, immediatamente alla sinistra della porticina d’ingresso. Il primo affresco in alto rappresenta una Crocifissione; essa fu datata dai due Autori prima al secolo XV ma poi, in una nota, prendendo atto che era stata messa in luce da don Domenico Baisotti nel 1966, la datarono al secolo successivo, senza però specificare le motivazioni di questo cambiamento. Sotto è posta una Madonna in trono con Bambino e san Fiorino, pure assegnata al secolo XV per il suo stile goticheggiante della corrente internazionale. Di questo dipinto oggi conosciamo la data, che compare ben due volte, una nel libro retto dalla Vergine con la mano sinistra e l’altra nella parte alta del dipinto: 1504. E’ opportuno ricordare che nelle periferie gli stili che caratterizzano le arti mutano in ritardo rispetto ai centri urbani, pertanto non c’è da meravigliarsi dell’arretratezza esecutiva dei due riquadri. La Madonna in trono inoltre avrebbe anche l’autore di nome BETINUS DE REGULETIS DE BURNO il quale annota anche il giorno e il mese dell’esecuzione dell’opera: 23 maggio. Di questo personaggio non si hanno altre notizie. Questo fatto è considerato straordinario dagli storici dell’arte: è rarissimo, infatti, che in dipinti dell’epoca compaiano contemporaneamente il nome del pittore, il suo luogo di nascita e la data di esecuzione di un’opera che si trova nel paese natale dell’artista! Si presupporrebbe che i nativi del luogo lo conoscessero e che, pertanto, non ci fosse bisogno che egli specificasse DE BURNO! In conclusione possiamo affermare con tutta tranquillità che le due opere devono essere coeve oppure la Crocifissione posteriore: non si comprenderebbe, infatti, perché uno avrebbe dipinto un affresco in alto, in posizione molto scomoda e che richiedeva un ponteggio, se fosse stata libera la parte inferiore della parete! Pertanto le opere sono da ascrivere ambedue all’inizio del secolo XVI.
Francesco Inversini
La Fondazione Scuola Cattolica di Valle Camonica, costituitasi il 23 gennaio 2012, vuole essere il segno e l’espressione dell’attenzione educativa della comunità cristiana della Valle Camonica: ne esprime lo stile di servizio che la contraddistingue nei confronti delle persone, dei ragazzi e delle loro famiglie, delle comunità parrocchiali e del territorio.
Raccoglie l’esperienza educativa che la scuola Santa Dorotea di Cemmo ha acquisito nel tempo facendo proprio il carisma della Beata Cocchetti, fondatrice dell’Istituto.
Vuole realizzare un raccordo fecondo con gli organismi diocesani preposti all’educazione dei giovani e con le altre agenzie educative, ecclesiastiche e non, operanti in Valle Camonica. Gli Enti Fondatori sono: la Diocesi di Brescia, la Cooperativa Vincenzo Foppa, l’ Istituto Suore di Santa Dorotea di Cemmo, la Finanziaria di Valle Camonica spa, la Fondazione Alma Tovini Domus, la Fondazione Tassara, la Fondazione Camunitas, le Parrocchie di Edolo, Breno, Cogno, Pisogne, Lovere.
La Fondazione ha come scopo primario la promozione culturale e morale della gioventù della Valle Camonica, da perseguirsi mediante attività che manifestino la passione e la tradizione educativa proprie della Chiesa Cattolica, creando e sviluppando iniziative in campo didattico, educativo e formativo, secondo gli indirizzi pedagogici più aggiornati e qualificanti. La Fondazione al fine di realizzare i suoi progetti educativi il 1 settembre 2012 è diventata il nuovo Ente Gestore dell’Istituto scolastico Santa Dorotea e del Centro di Formazione Professionale Suore Dorotee di Cemmo, oggi C.F.P. Padre Marcolini. Inoltre la presenza della parrocchia di Cogno quale socio fondatore della Fondazione, ha consentito di creare una “filiera” che, partendo dalla scuola primaria giunge sino all’istruzione superiore, in quanto la suddetta parrocchie è ente Gestore della scuola primaria Maria Ausiliatrice.
L’Istituto Santa Dorotea comprende la scuola Secondaria di Primo Grado, il Liceo Linguistico a potenziamento giuridico-internazionale, il Liceo Scientifico a potenziamento economico, il Liceo Scientifico a potenziamento Linguistico ed il Liceo Scientifico a potenziamento informatico.
Il Centro di Formazione Professionale nell’anno scolastico 2013-14 amplierà la propria offerta formativa aggiungendo alle tre qualifiche oggi attive (operatore del legno, operatore elettrico, profilo energie rinnovabili, operatore amministrativo segretariale), ulteriori tre qualifiche (operatore manutentore di immobili, operatore termoidraulico, operatore amministrativo segretariale profilo paghe –contributi).
Alla rinnovata offerta formativa si accompagna la presa di coscienza rispetto alla crisi economica che ha colpito anche il nostro territorio e questo trova traduzione immediata nello sforza della Fondazione a garantire un accesso universale al percorso di istruzione e formazione. Quanto sopra si concretizza nella gratuità nell’offerta formativa del C.F.P. e nella predisposizione di un mix di incentivi economici per gli studenti meritevoli che si avvicinano ai quattro percorsi liceali, in particolare verranno istituite borse di studio e particolari scontistiche volte a ridurre sensibilmente la retta per gli studenti provenienti dalle scuole secondarie di primo grado.
Nella congiuntura storica nella quale prevale la convinzione che la Fede sia un elemento da ascrivere esclusivamente alla sfera personale e un imperante cultura nichilista ha prodotto un’avversione all’educazione cattolica, la sfida educativa alla quale tutti i cattolici, religiosi e laici, sono chiamati rende urgente l’obiettivo di costruire la comunità educante di Valle Camonica.
Religiosi o laici chiamati al perseguimento del suddetto obiettivo devono guardare con fiducia alla Fondazione Scuola Cattolica di Valle Camonica mettendo da parte i dubbi e le ruggini del passato, in quanto il successo di questo progetto dipende dall’impegno che tutti profonderemo per promuovere il messaggio e l’attività.
In conclusione non posso che augurare buon lavoro a tutti coloro che sono impegnati sul tema dell’educazione cattolica.
Per qualsiasi informazione e per visitare la nostra scuola si può chiamare allo 0364/ 331016.
Dott. Luca Masneri
(Amministratore Delegato
Fondazione Scuola Cattolica di Valle Camonica)
Demostene, oratore ateniese e uomo politico, strenuo difensore della libertà di Atene contro l’espansione macedone, ha scritto che “le piccole opportunità sono spesso all’origine di grandi imprese” per sottolineare che è sempre sorprendente constatare la modestia, se non la banalità, di circostanze decisive che determinano la storia di un uomo o la storia dell’umanità.
Dovremmo prestare più attenzione a questa contraddizione. Essa ci insegna che lo straordinario non è da ricercare nel “palazzo del principe” o nel risultato delle lotterie, ma che possiamo scoprirlo nell’ordinario della vita quotidiana, all’angolo della strada. La fortunata sequenza di piccole opportunità può condurre ad eventi più importanti, proprio come i piccoli ruscelli concorrono a formare i grandi fiumi. Anche la scelta di dove fare le nostre vacanze può approdare a questo risultato, soprattutto perché abbiamo più tempo per riflettere, lasciando in disparte un poco le grida di chi vorrebbe decidere per noi, proponendoci orizzonti fantasiosi, che hanno la durata di un attimo. Non è poi da dimenticare mai, nella nostra nobile storia di donatori di sangue, chi continua a realizzarsi, anche in questi mesi, con una dignitosa presenza, correndo con il pensiero a chi, non molto lontano da noi, soffre ed invoca un aiuto, pure il più modesto, per continuare a coltivare una speranza di rinascita.
a cura di Moretti Carlo
Parrocchia di Borno
Gaffuri REBECCA
di Stefano e Marsigaglia Anna
Oroz EDOARDO
di Robert e Morelli Piera
Cilluffo ALESSANDRO
di Filippo e Feriti Katia
Re DAVIDE
di Marco e Schiavon Silvia
Marsigalia AMNERIS
di Paolo e Bottichio Rosalba
Romellini EMMA
di Daniele e Giovanna Menolfi
Moscardi PIETRO e GIOVANNI
di Antonio e Paola Zamboni di Tione (Tn)
Fabio Zerla
e Adriana Andreoli
Borno, 21 liglio 2012
Annibale Andreoli
e Miriam Mora
Malonno, 21 liglio 2012
Filippo Franzoni
e Delia Sanzogni
Borno, 5 agosto 2012
Andrea Bignotti
e Claudia Bidasio
Borno, 1 settembre 2012
Roberto Gheza
e Cristina Baccanelli
Borno, 1 settembre 2012
Fedrighi Pietro
7 giu. 1941
17 lug. 2012
Andreoli Francesco
11 ott. 1935
28 lug. 2012
Suardi Ester
16 lug. 1935
2 ago. 2012
Faccioni Natale
4 ago. 1933
30 ago. 2012
Rigali Lucia
19 giu. 1924
5 set. 2012
Staffoni Gianfranco
30 mar. 1955
10 set. 2012
Magnolini Pietro
20 lug. 1946
26 set. 2012
Corbelli Annunciata
8 ott. 1929
15 ago. 2012
Naboni Attilia
14 giu. 1932
13 ott. 2012
Ottelli Giovan Maria
19 feb. 1972
15 ott. 2012
Baisotti Margherita
8 mag. 1922
26 ott. 2012
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
“Non c’era posto per loro”, dicono i vangeli nella narrazione del Natale di Gesù. Stiamo per iniziare il tempo di Avvento, caratterizzato dall’attesa per la venuta di Gesù, ma già da quasi un mese nei negozi sono presenti i segni caratteristici del Natale, luci addobbi e delizie per la gola. Il mondo del commercio non disdegna di parlare di Natale quando permette di realizzare denaro, ma quando si tratta del vero Natale allora si chiudono le porte ai presepi nelle scuole e negli asili statali per non urtare la sensibilità di chi professa altre religioni o di chi non ne professa alcuna, non c’è tempo per partecipare ai momenti di preghiera e di pensare a preparare un cuore degno di essere abitato da Gesù, anche se si sa che è Lui che nasce, è suo il Natale.
Dunque ancora oggi vale la considerazione del vangelo, “Non c’era posto per loro” e nel prologo di Giovanni, “la luce viene nel mondo ma il mondo non l’ha accolta”. Giovanni Papini un uomo non credente, uno scrittore, convertito al cristianesimo, ha scritto una magnifica storia di Cristo pubblicata in più edizioni dai primi anni del 1900, contro l’idea nata in quel tempo e diffusa in seguito, che portava all’esaltazione dell’uomo come ultimo riferimento di verità e di arbitrio sul bene e sul male, e a credere solo a ciò che si vede e si può dimostrare con la ragione. L’ultima ristampa risale al 2007 e Papa Benedetto l’ha infatti avallata e definita un’opera degna di considerazione. Nelle prime pagine Papini descrive il luogo dove Gesù ha trovato accoglienza, la lercia, lurida e puzzolente stalla dove abitano gli animali, non certo bella e carina come la si ritrae nei nostri presepi, ma poi passa a descrivere il mondo e dice: “Il mondo non è forse un’immensa stalla dove gli uomini inghiottono e stercano? Le cose più belle, più pure e più divine non le cambiano forse per infernale alchimia in escrementi? Poi si sdraiano sui mucchi di letame e chiamano ciò “godere la vita”.
Sulla terra porcile dove tutti gli abbellimenti e i profumi non possono nascondere lo stabbio, è apparso una notte Gesù, partorito da una Vergine senza macchia, di nulla armato se non di innocenza”. Sono parole pesanti e cariche di negatività potremmo dire a una prima impressione, ma se poi ci pensiamo un attimo… cosa si propone al posto della Festa dei Santi? Che cosa si propone per famiglia al posto del modello della Sacra Famiglia e del progetto divino del matrimonio? E dopo aver ricevuto i Sacramenti come continua la nostra vita cristiana di fede? Come si considera l’amore a differenza dell’Amore di Dio? Che valore si dà alla vita nascente, e nell’anzianità al confronto della sacralità della vita dono di Dio? Quale visione abbiamo dell’essere umano in tutte le sue potenzialità, rispetto a come Dio stesso ci ha creato e ci considera? Che senso diamo alla nostra vita?
Potremmo continuare con altre domande, comunque vediamo che questo atteggiamento di chiusura a Gesù, trasforma tutto in peggio anche le relazioni personali rischiano di essere una chiusura verso i nostri fratelli, si moltiplicano le azioni di violenza sui bambini, sui giovani, sugli anziani o comunque su chi è più debole e non sa difendersi, liti e divisioni, giudizi che emarginano e discriminano, divisioni delle famiglie. Si rimane indifferenti verso chi vive in ogni genere di bisogno. Non si perdona a chi sbaglia, e magari vorrebbe riconciliarsi.
Come sarà allora il prossimo Natale? Si narra che un saggio anziano sapeva dare risposte intelligenti ad ogni quesito gli si rivolgesse. Un giovane allora, per metterlo alla prova, gli si presentò tenendo un piccolo canarino chiuso in una mano, e domandò al saggio: “ho nascosto in una mano un canarino, per te, è vivo o morto?”
Naturalmente il giovane aveva già pensato a come smentire il saggio, perché se gli avesse risposto che fosse vivo, lo avrebbe stretto per farlo morire e così l’avrebbe presentato morto, al contrario se avesse risposto che fosse morto, l’avrebbe mostrato vivo. Allora il saggio che aveva già capito l’intento del giovane, rispose: “Il canarino è come lo vuoi tu!”
Come sarà allora il prossimo Natale? Stiamo alla risposta del saggio: Il Natale sarà come lo vorremo noi! Non si tratta di dire no ai segni esteriori di festa, ma di renderli un segno della vera gioia che portiamo nell’accogliere il Salvatore, unendo a questi momenti anche la contemplazione del Vangelo, e il riportare nella vita quotidiana gli stessi sentimenti e atteggiamenti di chi ha preparato il Natale di Gesù. Nel tempo di Avvento contempliamo Maria, Giuseppe, Giovanni il Battista, e poi anche Elisabetta e Zaccaria, i pastori, i santi re magi, tutti rivolti a Gesù, il vero protagonista del Natale, che rende protagonisti tutti gli uomini allo stesso modo. Egli nasce per tutti, buoni e cattivi, senza esclusioni e differenze. Cogliamo allora ogni occasione che la nostre Parrocchie offrono per preparaci a celebrare un vero Natale, facciamo posto nella nostra vita e nei nostri cuori alla “Luce vera quella che illumina ogni uomo”, e auguriamo che si sentano dire “non c’era posto per loro” a tutto il male, all’indifferenza verso Dio e i fratelli, all’odio, e all’invidia.
Don Mauro
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
Siamo i cresimandi di Ossimo Inferiore, da tempo ci stiamo preparando con i nostri sacerdoti e catechisti a ricevere il Sacramento della Cresima. Questa è l’ultima tappa che percorriamo prima di fare la scelta di confermare la nostra decisione di continuare a seguire Gesù, vivendo da buoni cristiani.
Durante quest’anno avremo occasione di approfondire il dono che stiamo per ricevere, lo Spirito Santo con i suoi sette doni, indispensabili per la vita di fede, e quindi per continuare a fare scelte che siano secondo la volontà di Dio. I nostri catechisti con i sacerdoti. da anni si stanno impegnando per aiutarci in questo, e noi li ringraziamo, e con l’aiuto indispensabile dei nostri genitori che sono i nostri primi catechisti, aiutati dai padrini e dalle madrine ci auguriamo di continuare a far crescere il dono della fede che abbiamo ricevuto nel Battesimo.
Chiediamo però anche l’aiuto di tutta la comunità parrocchiale per avere un sostegno e una testimonianza che rafforzi la nostra convinzione che solo con Gesù potremo avere una vera gioia e una vera libertà per il nostro avvenire, confidiamo quindi anche nella vostra preghiera.
I Cresimandi di III Media
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
Siamo i chierichetti di Ossimo inferiore, contenti di aver detto di sì a Gesù che attraverso i nostri sacerdoti e catechisti, ci ha invitati a servirlo all’altare.
Il nostro impegno è importante perché stando davanti all’assemblea dobbiamo essere di buon esempio, servendo con ordine, ma anche pregando e cantando con entusiasmo. Siamo un gruppo composto da ragazzi e bambini maschi e femmine, e desideriamo invitare anche altri a venire con noi.
Ogni quindici giorni di venerdì alle 16,30 ci incontriamo per imparare insieme tutto quello che è necessario per diventare dei buoni chierichetti, e anche per divertirci insieme. Facciamo anche una gara a punti che ci vengono assegnati ogni volta che serviamo alla Messa, anche se noi veniamo volentieri, ma così facendo a gara siamo ancora più invogliati a servire.
I chierichetti di Ossimo Inf.
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
Da settembre gli animatori del grest con un gruppo di genitori di Ossimo guidati da don Mauro stanno collaborando ad una iniziativa che propone alcune attività ogni sabato all’oratorio di Ossimo inferiore con la partecipazione di numerosi bambini e ragazzi.
Anche gli animatori e educatori del grest, si sono proposti di animare un sabato sera la mese da realizzare durante l’anno. La prima serata organizzata è stato sabato sera, il 17 novembre. A questa serata hanno partecipato numerosi bambini e genitori che con il il loro entusiasmo hanno contribuito alla buona riuscita del debutto dell’iniziativa. La serata è stata incentrata sulla musica leggera, tramite il karaoke. portando i partecipanti al superamento della classica vergogna e paura del pubblico.
Oltre che ad una finalità di svago e divertimento abbiamo pensato che questa iniziativa dovesse necessariamente avere anche un fine educativo: portare i bambini all’apprendimento spontaneo di comportamenti base dello “stare insieme”.
Nella prima serata abbiamo voluto raggiungere proprio questi obiettivi, servendoci della musica e del canto: il rispetto per chi involontariamente commette un errore, per chi non è proprio “il migliore dei cantanti”, soprattutto l’obbiettivo di arrivare ad un’unione forte per incoraggiare il proprio amico e prossimo che deve affrontare la fatica di crescere nella vita, ovvero vincere la paura del pubblico e di tutti coloro che erroneamente giudicano.
Con grande soddisfazione possiamo dire che abbiamo raggiunto questi obiettivi, terminando la serata con grande gioia e felicità. La prossima serata animata, in programma sarà sabato 15 dicembre, dove sicuramente ci impegneremo per continuare questa iniziativa con gli obiettivi preposti.
Per gli animatori del grest Matteo Casarotti
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
Quest’estate alcuni giovanissimi di Ossimo con anche alcuni amici di Borno hanno condotto il Grest per i ragazzi dal lunedì 9 al venerdì 27 luglio 2012. Sono stati giorni di convivialità, di convivenza, di nuove amicizie, di mutua conoscenza, di stima reciproca, di giochi fatti insieme, di gioia, di gite, con l’accompagnamento delle mamme e dei papà dei ragazzi. Durante il Grest, abbiamo sempre trovato un momento di silenzio per pregare insieme. Ringrazio di cuore tutte le persone che ci hanno dato una mano per portare a compimento questo Grest 2012. Spero che gli animatori e le persone che ci hanno sostenuto con le loro preghiere, la loro presenza, i loro consigli, e il loro contributo di ogni genere siano pronti a rifare quella bellissima esperienza a luglio del prossimo anno.
Don Ilario Berri
In oratorio ad Ossimo Inferiore
Il seminarista Alex e Luciana
In preghiera nella Chiesa d'Idro
Messa di chiusura del Grest
I ragazzi del Grest, il parroco Don Francesco, Don Mauro e don Ilario
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
Macapà agosto 2012
Carissimi, in risposta ad una provocazione del mio Parroco di Ossimo che diceva “cercasi notizie di don Lino” dopo parecchio, eccovene alcune, da “la mia Lombardia”, con i suoi 23.000 km2 e 19.000 abitanti. Ai bravi in matematica lascio fare la percentuale di ab/km2. Quindi guai a chi di voi si lagna… dove il Vescovo (ma i santi preti direbbero, e con ragione, “dove il Buon Dio”) mi ha mandato. Io, per ora, sto annaspando per cercare di arrivarci ad essere “santo”… ma le düra. La salute, graças a Deus, regge… e regge bene, nonostante, e in barba, alle mie gambe… Siamo ormai a 4 mesi di presenza. Nessuno mi ha bastonato, anzi… quindi non lamentiamoci!
Non sono ancora riuscito a visitare tutta la parrocchia e perché non è piccola, e perché solo ora le piogge hanno smesso di fare da padrone, ma anche, e questo fa male, perché se non ti cercano non ci vai e se ci vai non trovi nessuno. Io lo dico sempre al Grande Capo: “la cesa le la tò: ranget”. Vi garantisco, per esperienza diretta, che da questa parte ci sente bene…
Ci sono dei bei desafios/sfide, ma interessanti. Anche perché chi comanda, sulle strade di H2O è sempre la marea; qualche volta, ha imparato dagli umani, fa i capricci, ma arriva sempre e ti fa andare. Anche nella Chiesa c’è una tal marea, che di capricci non ne fa [me l’hanno insegnato i bimbi di Sucinva disegnando la città della Bibbia, con il fiume potente dello Spirito Santo] che anche se ti sballotta ti fa arrivare comunque. Sono rientrato, dal 10 agosto, ieri notte (17) dalla visita alla comunità più lontana: SUCURIJÚ [sucurì = è anaconda, jù=grossa/grande, non è certo]! Villaggio acquatico di pescatori: 1 Km di ponte che lo percorre e tanti ponticelli per accedere alle case. Tutto rigorosamente in legno: la chiesa, carina e pulita, e le case ed anche i cessi, né belli, né puliti. Si vive di pesca (dal fiume/oceano che s’intersecano) buona ed abbondante; speciale è il “baccalà dell’amazzonia” buono come “l bertagnì de Betå”.
Il cemento solo per i due depositi d’acqua piovana (la sola potabile) costruiti, uno, 30 anni fa da un prete italiano del PIME, e che resiste ancora, l’altro una decina d’anni, già screpolato e che fa acqua, costruito dal governo. Ma guarda che novità. Era la festa della Comunità “Maria de Nazaré”, come mancare?
Lavoro da prete poco: DFN = dolce far niente. Elicotteri in assetto di battaglia (= zanzare): un’infinità… per non stare in ozio! Quanti Km? Non so! Ore di barca: 12h + 14h (la differenza è colpa della marea)… Mare, cielo; freddo di notte e stracaldo e sete di giorno (immaginate quello che non passano quei poveri dei gommoni lì da voi).
M’avevan detto che avrei buttato budella e stomaco all’oceano e magari anche l’anima, ma per ora se la tiene ben stretta il mio angelo custode. È troppo presto, fa’ penitenza, mi ha detto… ma, fantastico: tutto a posto! Che nostalgia, però, d’una doccia fredda e abbondante e di un bicchierotto d’acqua fresca dalla spina.
Alla fine, nonostante il DFN, è andato tutto bene… Rientrato meno stanco che la giornataccia di S. Lorenzo in un villaggio di minatori d’oro (Lourenço=Lorenzo). 70+70 km di asfalto e 100+100 km di sterrato su e giù dopo una notte di pioggia. Il Toyota Hillus ha retto bene [ha solo 6 mesi di vita e 10.000km] ma ha retto bene anche l’autista [coi suoi 64 anni suonati e 1.500.000 km guidati] ed ora senza ‘l burghi’. E’ stata una bella giornata da prete, di quelle che ti riempiono e non si dimenticano…
Domenica, giorno dell’Assunta, si riparte con il corso di formazione dei catechisti; la presenza è d’obbligo…il resto lo lasciamo fare ai laici…è andato abbastanza bene, anche se c’erano poche persone… In compenso a CALÇOENE, la pioggia, sabato e domenica, non si è fatta viva: strano, ma stavolta vero. Penso proprio di aver scritto troppo, quindi un ciao a tutti e un’Ave Maria perché la Sedes Sapientiae tenga una mano sulla testa camuna di questo prete fidei donum che, dall’Altopiano del Sole, sta vivendo a 8-10 metri sul livello del mare, dove il sole è di quelli… che scottano. M’han detto che da voi incomincia l’estate… caldo caldo, perché non piove… ve ne manderò un po’ appena arriva la Banda larga di Internet dalla Francia: previsione il 30 febbraio del prossimo anno… allora sarà più facile comunicare… Da ultimo. Vi scrivo da Macapà, la capitale… spero che arrivi. Chiedo scusa se la lettera è un po’ per tutti, ma fatela diventare personale…
Aquele abraço. Don Lino
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
NOTIZIE STORICHE - L’importanza della zona in epoca preistorica è documentata dai numerosi ritrovamenti di statue-stele, massi istoriati, incisioni, terracotte, frecce di selce, pietre figurate, nell’accurato lavoro di scavi condotti dal prof. Francesco Fedele sulla collina di Anvoia, nel comune di Ossimo, dove è stata messa in luce una area sacra risalente a 4500 anni fa. Molto materiale importantissimo, ancora da studiare e catalogare, che per ora non ha una sua giusta collocazione, nella scuola elementare del Paese, dove su richiesta può essere visionato. Interessante meta di un itinerario didattico per conoscere e conservare la memoria collettiva delle comunità di Ossimo, Borno e Lozio è il museo Etnografico di Valle Camonica, che ha sede nella vecchia casa parrocchiale in Ossimo Superiore.
Il campanile della chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano di Ossimo Inferiore si staglia poderoso sul variegato fondale delle montagne camune, rappresentando un insostituibile elemento del panorama circostante e un suggestivo e gradevole riferimento per chi transita lungo la Media Valle.
Nel suo impianto originario rimonta al tardo Seicento: è probabile che la sua costruzione sia da assegnarsi a maestri muratori intelvesi, molto attivi in quegli anni nell’area valligiana, assistiti da manodopera locale. Nel 1683, all’epoca della rettoria di don Giulio Cesare Federici di Esine (1706), in sedia dal 1679 al 1685, venne dato avvio all’erezione del campanile (come risulta anche dalla data incisa sulla base), per sostituire la modesta torre campanaria esistente di fianco alla chiesa, allora assai più piccola e dipendente dalla parrocchiale di Ossimo Superiore.
Negli anni seguenti l’opera venne portata avanti, compatibilmente con le disponibilità finanziarie della vicinia locale, nel quadro di un ripensamento generale dei volumi e delle funzioni all’interno dell’edificio di culto. Infatti, nel 1730 il tagliapietre comasco Domenico Tettamanti (1685 c. Lovere 1760) venne incaricato di demolire quasi integralmente la chiesa per fare posto ad un tempio più spazioso ed efficiente.
Durante il lungo periodo di governo del rettore don Antonio Maria Franzoni (Ossimo Inferiore 1730-1802), in carica per quasi mezzo secolo, dal 1755 alla morte si addivenne al definitivo perfezionamento del campanile. Il 22 giugno 1777 il tagliapietre “milanese” Giovan Battista Gelpi, originario di Schignano (nel comasco), assunse l’impegno con i presidenti della fabbrica della chiesa di “tagliar le pietre occorrenti” per realizzare il “finimento” del campanile.
Allestito il cantiere e preparati i materiali, il campanile iniziò l’opera nel 1780, portando felicemente a conclusione l’impresa nel 1782, con la collaborazione di una decina di aiuti e manovali del posto. Da allora ad oggi si è proceduto solo, al bisogno, a qualche restauro e alla sostituzione di campane.
2. DEGRADI - Prima dei lavori di restauro il campanile si trovava in un discreto stato di conservazione, ad eccezione del torre campanaria. I degradi presenti sulle facciate esterne dell’immobile erano per la maggior parte dovuti al dilavamento, all’umidità di risalita e agli eventi atmosferici, infatti un fulmine nell’anno 2005 aveva causato la rottura del capitello NordOvest e di parte di cornicione.
Sulla sommità del campanile lato nord-ovest, a seguito di un fulmine, era ben visibile la rottura del capitello, del sovrastante cornicione e lo spostamento di un elemento architettonico presente sopra la copertura, in pericolo di caduta. Su tutte le facciate erano evidenti le presenza di “erbe infestanti”. Alla base, per circa 5 mt., vi era la presenza di crosta nera, dovuta principalmente all’umidità di risalita, nel centro delle facciate del campanile vi è un’evidente degrado degli intonaci.
3. INTERVENTO ESEGUITO - L’intervento di restauro è finalizzato alla pulitura disinfestazione consolidamento dei materiali originali e all’ integrazione compatibile delle parti mancanti.
Per il materiale lapideo:
1. pulitura delle facciate attraverso una prima rimozione dei depositi superficiali coerenti, concrezioni, incrostazioni e macchie mediante irrorazione con impianto di nebulizzazione di sola acqua o per aria e acqua, pennelli morbidi e spugne sintetiche;
2. pulitura attraverso impacchi di ammonio e bicarbonato per la rimozione delle patine superficiali di sporco;
3. disinfestazione da attacchi biologici mediante impregnazione a spruzzo di sostanza biocidi; trattamento biocida disinfettante tramite applicazione di soluzione di Benzalconio Cloruro e risciacquo finale;
4. stuccatura delle lacune con malta a base di calce naturale NHL 3.5 e inerte selezionato della stessa granulometria di quella esistente;
5. ricostruzione dei capitelli mancanti con l’ausilio di dima in polistirolo (misure dettagliate prese, vista l’assenza del capitello, dalla cella campanaria) accuratamente riempita con materiale a base di calce naturale, inerte e resina con l’aggiunta di terre nere dello stesso colore della pietra adiacente (arenaria di Ossimo), utilizzando perni in acciaio per l’ancoraggio;
6. consolidamento di modeste porzioni di cornicioni, con smontaggio degli elementi danneggiati e ricollocazione con fissaggio con perni in acciaio e malta di calce previa foratura della muratura in pietra.
Per gli elementi in ferro:
1. Pulitura tramite spazzole in ferro a grammatura di diversa dimensione delle parti in ferro;
2. trattamento per l’arresto dell’ossidazione con convertitore di ruggine e successiva stesura protettiva superficiale.
Per la copertura:
1. ripasso generale della copertura attraverso una riparazione dell’assito di tavole in abete, rifacimento di guaina isolante esistente e della copertura in rame compresa la parziale sostituzione della lattoneria; sono stati accuratamente restaurati ed ancorati i quattro vasi di pietra, compreso il capitello che regge la croce, in “granito”.
2. realizzazione di linea vita secondo la normativa UNI-EN 795, scala in acciaio certificata collocata all’interno della cella campanaria e punti di fissaggio sulla copertura con accesso dalla botola esistente;
3. realizzazione di parafulmine atto a preservare il campanile e l’intera chiesa.
Il tecnico: Arch. Gaioni Valentina
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
Nello scorso mese di ottobre sono tornato per alcune settimane a casa in Congo. Colgo l’occasione del bollettino parrocchiale per presentarvi brevemente il mio paese e alcune foto prese al volo, nella campagna africana. Nome ufficiale della mia nazione è République du Congo. La capitale è Brazzaville. La superficie 342.000 km2.
Gli abitanti sono circa 6.000.000. La popolazione urbana è il 61% del totale. Le principali religioni sono: il cristianesimo 60%. Le religioni tradizionali 39%. L’Islam 0,1%.
Il 70 % della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Il tasso di mortalità 127%. L’alfabetizzazione copre 80% della popolazione. Circa la politica: la forma di governo è presidenziale. Il capo dello Stato e primo ministro è un Generale che governa da 30 anni. Le principali ricchezze del paese sono: petrolio, diamanti, legno. L’agricoltura invece si fa ancora a mano.
Don Ilario
Una bambina con addosso sua sorellina. Sulla testa un vaso con i piatti lavati nel fiume.
Durante la Messa in un villaggio
Dopo la celebrazione eucaristica
Comunità parrocchiale di OSSIMO INFERIORE
Si avvicina il Santo Natale e anche quest’anno sta per concludersi, ma con viva soddisfazione e con lo spirito che da sempre noi Alpini ci mettiamo nelle iniziative da noi organizzate e nelle collaborazioni con altre realtà associative e/o Istituzioni, vogliamo anche stavolta augurare a tutta la gente dell’Altopiano Serene Festività e lo facciamo aprendoci alla Comunità con spirito di aggregazione; queste le nostre iniziative di fine anno.
Anche noi Alpini di Ossimo Inferiore così come altre Associazioni del Paese abbiamo molto volentieri rinnovato la nostra collaborazione per la buona riuscita della Processione di Santa Barbara del 2 dicembre a cui la gente dei nostri Paesi è particolarmente devota.
Merito dell’ottima organizzazione e del coordinamento affidato al Sindaco ed all’Amministrazione Comunale; da sottolineare poi l’impegno del Presidente della Biblioteca Civica di Ossimo Mancini Teresa e dei suoi collaboratori, che ha portato più che mai al risultato maggiormente atteso e cioè al coinvolgimento ed alla partecipazione attiva dei bambini delle Scuole ai quali è stata spiegata la vita della Santa e ciò che la Stessa rappresentava per i nostri cari nonni “minatori”.
Tramandando alle nuove generazioni questa devozione ed il significato di questa tradizionale processione dimostriamo rispetto e gratitudine verso chi ci ha preceduto affinché non ci si scordi mai dei loro sacrifici e della loro Fede. Si avvicina inoltre Santa Lucia e anche quest’anno noi del Gruppo ci siamo preoccupati di fare in modo che transitasse, durante il suo lungo cammino in compagnia del fedele asinello, anche da Ossimo per rallegrare tutti i bambini delle Scuole consegnando loro un dono. E allora aspettiamo tutti i bambini presso la nostra sede mercoledì 12 dicembre alle ore 16 in attesa dell’arrivo dell’amata Santa Lucia e per trascorrere un piacevole momento in compagnia. L’unica cosa che S. Lucia raccomanda ai bimbi è di continuare ad essere buoni e di volersi sempre bene.
Ed infine tutta la popolazione è invitata presso la Sede del Gruppo al termine della tradizionale Messa di mezzanotte della Vigilia di Natale. Ci scambieremo gli Auguri allietati da una tazza di vin brulè, una fetta di panettone, un brindisi con lo spumante o per i palati più tradizionalisti brodo e gallina bollita; ma soprattutto un abbraccio comunitario per rafforzare il nostro sincero augurio rivolto a tutti e per continuare ad essere uniti!
Buone Feste
Il Gruppo Alpini di Ossimo Inferiore
Parrocchia di Ossimo Inf.
Vielmi REBECCA
di Adamo e Isonni Giulia
Zani FRANCESCO
di Alessio e Squaratti Elena
Isonni EVA
di Daniele e Franzoni Piera
Rigali Bortolo Albano
11 mag. 1946 + 23 ago. 2012
Isonni Angelo
2 set. 1956 + 16 set. 2012
Franzoni Maurizio
29 giu. 1966 + 24 set. 2012
Comunità parrocchiale di OSSIMO SUPERIORE
«Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo» Es 19,8.
«Le chiese che ci hanno lasciato i nostri nonni sono quasi vuote. I giovani, e anche tanti adulti, non vogliono più intendere parlare di Dio. Dio, la Chiesa... non fanno più presa sugli uomini di questo tempo».
Questa situazione grave e pregiudizievole preoccupa Benedetto XVI. Per questo, il Papa ha deciso che l'Anno pastorale 2012-2013 sia l'Anno della Fede. Il suo obiettivo è di farci «Riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l'entusiasmo nel comunicare la fede». Di farci riappropriare della nostra fede, quasi “spenta o assopita”. Di farci «riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata». Di incoraggiarci a rendere pubblica la professione del Credo.
La proposta di un anno dedicato al rinnovamento spirituale e ad una nuova evangelizzazione, è un invito ad un'autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. (Benedetto XVI, Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio, Porta Fidei, 11 ottobre 2012).
Cos'è la fede? La fede non è una favola o una cosa per vecchi... non è un'ipotesi, una teoria o una riflessione... La fede è «... l'incontro con una Persona». La fede è l'incontro con Gesù. «Abbiamo trovato il Messia... Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè e la Legge, disse Andrea a suo fratello Simon Pietro... e lo condussero a Gesù» (Gv 1,4142). La fede è il riconoscimento del mistero del Verbo incarnato e profonda adesione a quel mistero. È l'incontro con Gesù, il figlio di Dio nato da Maria Vergine,vissuto in Palestina, morto e risorto, che ora siede alla destra del Padre e verrà per giudicare i vivi e i morti. «In Lui trova compimento ogni travaglio ed anelito delcuore umano. La gioia dell'amore, la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti all'offesa ricevuta e la vittoria della vita dinanzi al vuoto della morte, tutto trova compimento nel mistero della sua Incarnazione, del suo farsi uomo, del condividere con noi la debolezza umana per trasformarla con la potenza della sua Risurrezione».
Scrive ancora papa Benedetto XVI: «la fede... è la presa di posizione dell'uomo dinanzi all'insieme della realtà». La fede è «l'atto con cui decidiamo di affidarci totalmente a Dio, in piena libertà... decidiamo di stare con il Signore per vivere con Lui. La fede è acconsentire, obbedire a Dio. È fare la volontà di Dio come hanno fatto Abramo, Maria, San Francesco d'Assisi, Madre Teresa, Beato Papa Giovanni Paolo II e tanti altri Santi. La fede vuol dire lasciare che Dio plasmi la nostra esistenza. È l'irruzione di Dio nel cuore dell'uomo.
Perché credere? L'uomo, senza Dio, è perduto. Credere è l'atteggiamento responsabile dell'uomo, consapevole dell'amore di Dio, che gli fa dono della terra e di tutto ciò che contiene. L'uomo non ha fatto niente per esistere. Egli ha trovato tutto già fatto, prima di lui. Tutto il creato lo precede, ed è al suo servizio. L'uomo è ospite di Dio sulla terra. Egli non è né l'origine, né l'autore della sua vita, della sua psiche, della sua mente, del suo spirito. Il credente è l'uomo che riconosce la sua condizione di creatura plasmata ad immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,26-27; Gn 2,7).
La fede aiuta l'uomo a cambiare, ad adottare un nuovo stile di vita, più sereno, più schietto, più cristallino... La fede è come una terapia per purificare le nostre coscienze, i nostri desideri, le nostre passioni e le nostre speranze. Noi ci appoggiamo a Gesù, per contrastare le bassezze morali, le abiezioni, le indegnità... che minano i cuori e la civiltà del benessere.
La fede aiuta a recuperare un equilibrio morale. L'incontro con Gesù è la sola risposta alle inquietudini, alle trepidazioni, alle angosce del cuore umano. Senza Dio, non ci realizziamo completamente. Noi crediamo in Dio per poter costruire delle vere famiglie; per attuare una civiltà di giustizia, di pace, di fratellanza e di bontà.
Infine, la fede ci prepara a raggiungere Gesù nel paradiso, nostra ultima destinazione.
La Fede è responsabilità ecclesiale e sociale: la testimonianza Papa Benedetto dice: «Così anche la Fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. La Fede senza la carità è sterile e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balìa costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l'una permetta all'altra di attuare il cammino». In quest'anno della fede, il Papa stimola i credenti a promuovere la giustizia sociale, a lottare per la promozione umana. Il Papa insiste sulla testimonianza dei cristiani, come argomento per convincere i non credenti: «Ciò di cui il mondo oggi ha bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine». Egli richiede una coerenza nel credere. I cristiani debbono vivere secondo la loro professione di fede, secondo il Vangelo.
Infine, la fede ha due dimensioni: l'invisibile, l'interiore, il cuore dell'uomo; e il visibile, la sua attuazione sociale. Per aiutare i cristiani a riscoprire e approfondire la fede, per la loro formazione, il Papa consiglia la lettura del Catechismo della Chiesa Cattolica, la preghiera costante, e l'intensificazione della celebrazione eucaristica, che è «il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia».
Don Ilario Berri
Comunità parrocchiale di OSSIMO SUPERIORE
Buon giorno a tutti voi! Siamo un gruppo di ragazzi che hanno ricevuto, l’hanno scorso, i Sacramenti della Cresima e Prima Comunione, Asia, Diana, Isabelle, Giulia, Nicolò, Omar, Francesco, Alessandro e Andrea.
Abbiamo ripreso il nostro cammino di crescita nella fede, con un po’ di fatica, perché vediamo che altri ragazzi più grandi di noi hanno già abbandonato questo proposito, e anche perché è un cammino impegnativo. Ci incontriamo ogni pomeriggio del venerdì alle 15,00, per un ora, per confrontarci tra noi e con l’aiuto dei catechisti Roberta e don Mauro, cerchiamo di comprendere il valore dei doni che Dio ci ha dato attraverso i sacramenti che abbiamo ricevuto, per comportarci nella vita quotidiana da buoni cristiani.
In questo periodo stiamo analizzando la prima comunità di cristiani di Antiochia, e abbiamo fatto emergere insieme gli atteggiamenti e i valori che ritenevano importanti da mettere in pratica, e che hanno fatto riconoscere ai pagani la loro identità cristiana. Infatti il testo degli Atti degli Apostoli dice che per la prima volta, coloro che appartenevano alla comunità cristiana di Antiochia, furono chiamati cristiani.
Questo lo stiamo facendo proprio perché il nostro gruppo porta il nome di Antiochia, infatti anche noi avendo ricevuto i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, siamo chiamati a vivere gli stessi atteggiamenti che il primo gruppo di Antiochia ha imparato da Gesù. Oltre questo, quando capita l’occasione cerchiamo di fare qualche iniziativa insieme. Per esempio, un giorno siamo andati con i bambini della scuola materna, a Casa Albergo, a Borno per animare un pomeriggio agli anziani che sono ospitati in quella struttura. Abbiamo imparato insieme alcune canzoni di musica leggera, degli anni 70-80, e le abbiamo eseguite per loro. I nonni ci hanno ringraziato per averli rallegrati e averli visitati, e le signore della Caritas per riconoscenza ci hanno offerto dei dolci molto buoni.
Il nostro cammino ora prosegue, e guardando al Natale ormai sempre più vicino, ci porterà a far tesoro anche di questo tempo così importante per la nostra crescita umana e cristiana.
Comunità parrocchiale di OSSIMO SUPERIORE
Noi chierichetti abbiamo un compito importante, servire Gesù presente nell’ Eucarestia, e lo facciamo con tanta gioia e generosità. Siamo a volte un po’ vivaci quando siamo sull’altare, ma siamo sicuri che Gesù ci capisce e ci scusa. Il venerdì ogni quindici giorni, alle 16,30 in oratorio, ci incontriamo per stare insieme e imparare tante cose importanti per svolgere con ordine il nostro servizio, e ci sforziamo di essere di buon esempio quando serviamo la Messa, per animare bene la celebrazione con il canto e la preghiera. In questo periodo stiamo facendo una gara a punti, che ci stimola ad essere ancora più generosi nel servire il Signore, ma sappiamo però che il vero premio è Lui.
Vorremmo invitare anche altri bambini e ragazzi a venire con noi, per far crescere il nostro gruppo perché in più si è, meglio è. Vorremmo anche ringraziare il nostro Parroco don Francesco e i sacerdoti suoi collaboratori che ci stimano, ci vogliono tanto bene e sono contenti che ci siamo.
Comunità parrocchiale di OSSIMO SUPERIORE
Dopo aver annunciato alla parrocchia nel mese di maggio la possibilità di accedere a fondi per il restauro del nostro organo Manzoni, nel mese di agosto abbiamo avuto l’autorizzazione allo smontaggio e all’inizio dei lavori che verranno completati dal noto ed apprezzato restauratore Barthelemy Formentelli, valente organaro e cembalaro. Vorrei perciò presentarvi brevemente i lavori che verranno eseguiti sullo strumento e fare un breve cenno sui principi ispiratori di questo nostra impegnativa opera.
L’DEA DEL RESTAURO DELL’ORGANO - Per iniziare questa presentazione vorrei citare la frase di un famoso architetto, Ernesto Rogers, il quale scriveva che ”conservare o costruire sono momenti di un medesimo atto di coscienza, poiché l’uno e l’altro sono sottoposti ad un medesimo metodo. Conservare non ha senso se non è inteso nel significato di attualizzazione del passato, e costruire non ha senso se non è inteso come continuazione del processo storico”. E’ con questo pensiero quindi che da diverso tempo come Consiglio Pastorale abbiamo intrapreso, con non pochi sforzi, un cammino orientato al recupero e alla conservazione dell’importante patrimonio artistico, culturale e di fede lasciatoci in eredità.
Il restauro di questo strumento è quindi parte integrante e direi quasi “conclusiva” di un più ampio progetto che ha visto, negli anni scorsi, la sistemazione interna dell’edificio sacro con diversi interventi conservativi, come per esempio la sistemazione dell’impianto elettrico e di illuminazione, la posa della vetrata artistica dei santi patroni. Soprattutto il rifacimento del riscaldamento a pavimento, già ottimale per resa termica, porta benefici a tutte le strutture artistiche della chiesa e all’organo che, essendo fatto di materiali sensibili alle brusche variazioni di temperatura (come legno, pelli, metalli vari) risente in maniera particolarmente negativa della presenza di sistemi radianti ad aria e termoconvettori. Per questo già da diversi anni, con l’aiuto della popolazione e delle associazioni operanti sul territorio, lo sforzo è stato indirizzato alla tutela e valorizzazione dei beni ricevuti per consegnarli degnamente alle future generazioni insieme ad un bagaglio di ricordi, sacrifici e ideali delle persone che qui hanno vissuto, lavorato e pregato all’interno di queste sacre mura. La musica occupa da sempre una parte importante nella vita di ogni comunità religiosa e i nostri antenati avevano ben assodata questa certezza, tanto da spingerli a realizzare all’interno delle chiese strumenti musicali come l’organo, emerso nel tempo come via privilegiata per l’accompagnamento della preghiera e della lode a Dio. Con la sua presenza imponente ed eppure discreta l’organo è così diventato parte integrante dell’architettura delle chiese stesse, fino a farle divenire il luogo ideale per l’ascolto intenso e meditativo della musica.
PRIME NOTIZIE SULL’ORGANO - Nella nostra Chiesa, che risale al XVII sec. è custodito un antico organo a canne. La chiesa possedeva un organo probabilmente già dalle sue origini o poco dopo. Lo si deduce dal fatto che la cassa che lo contiene attualmente risulta ricavata all’interno delle spesse mura che sostengono la volta a botte del presbiterio.
Lo strumento è posto in cantoria “cornu epistolae” in apposito vano murario. L’apertura con arco a tutto sesto presenta fregi e fattezze in stile settecentesco. Conosciamo purtroppo ancora poco delle vicende legate alla sua costruzione e agli interventi successivi. Vi sono però due interessanti elementi certi che ci raccontano la sua storia: il primo riguarda una documentazione ritrovata nell’archivio parrocchiale dove è conservato il contratto originale datato 1881 con il quale la Fabbriceria incaricò l’Organaro Giovanni Manzoni di Bergamo per un progetto di restauro e ampliamento. Infatti leggendo tale documento si evince chiaramente che si interveniva levando tutte la canne presenti e con “diligente pilitura”.
Il secondo importante documento risulta invece griffato a mo’ di testimonianza storica sulla canna in piombo del DO 25 del registro Flauto. A seguito di una ispezione a campione nel corso di un sopralluogo effettuato nel 1999 in sede di preventivo, viene ritrovata la canna con la seguente segnatura incisa: “8 bre 1805 questo organo fu riparato da GIO Bossi di Bergamo nell’occasione che fu rovinato e quasi distrutto dal fulmine e di 8 bre 1810 fu nuovamente da me ricolocato nell’occasione che fufatta di nuova la cassa dell’organo”.
L’organo sul quale intervenne il Manzoni nel 1881 potrebbe identificarsi, con la paternità dell’organaro Bossi (1742-1816) come potrebbe avere origine anche più antica. Solo durante il restauro sarà forse possibile avere una più completa memoria.
DECISIONE IN MERITO A CHI AFFIDARE I LAVORI DI RESTAURO - Nel mese di Dicembre 2010 sono stati presi contatti con la Curia Diocesana di Brescia, presso l’Ufficio per i Beni Ecclesiastici ed in particolare con la Sottocommissione Tecnica per gli organi, a seguito dei quali vi è stato inoltre un sopralluogo allo strumento. Parallelamente si sono interpellate alcune Ditte ritenute all’altezza di affrontare il lavoro. E’ stato scelto, fra i preventivi richiesti e pervenuti, quello elaborato dall’artigiano Formentelli. La scelta è caduta su di lui per alcune ragioni: in primis perché è considerato uno tra i più valenti organari, non solo nazionali. Ha inoltre costruito e ristrutturato centinaia di organi, sia in Italia che all’estero, ma anche perché la ditta opera con l’utilizzo di manodopera specializzata e produce tutto all’interno del proprio laboratorio, comprese le canne e tutte le parti che, qualora troppo deteriorate o non più utilizzabili vengono ricostruite secondo il sistema della “lavorazione all’identica” (cioè non con proprio timbro o impronta, ma ad imitazione di quelle dello strumento su cui si interviene). Tra l’altro nel corso del 2009/2010 l’organaro ha portato a termine il restauro di un altro prezioso strumento: l’organo del veneziano Callido nella chiesa Parrocchiale di Ossimo Inferiore. Da ultimo si tratta di un camuno, in quanto originario della nostra valle e precisamente di Ono San Pietro.
PROCEDIMENTO DEI LAVORI DI RESTAURO - Essendo le condizioni dello strumento in stato di alto degrado, così come per l’organo di Ossimo Inferiore, non è stato possibile intervenire sul posto, cioè lavorando direttamente in chiesta. Troppe erano le alterazioni, le manomissioni e i danneggiamenti riguardanti il materiale fonico, le canne di metallo, di legno, i comandi dei registri, tastiera e pedaliera, somiere e i due grossi mantici presenti dietro la stanza dell’organo: perciò tutto è stato accuratamente smontato e portato in laboratorio. Qui si procederà alla verifica di tutto il materiale che è stato rilevato e catalogato durante lo smontaggio e si inizierà con la disinfestazione e il trattamento antitarlo per poi procedere al recupero delle parti danneggiate con l’utilizzo di legni tradizionali a stagionatura naturale. Verrà utilizzato collante di origine naturale, a caldo. Le parti che trasportano l’aria verranno impellate con pelli di agnello o montone conciati all’allume con gomma lacca e cera microcristallina. Saranno utilizzati chiodi forgiati, stagno e piombo di prima fusione. Verranno inoltre ricostruite su schema originale le quasi 150 canne mancanti, asportate da ignoti nel corso degli anni, così come verranno ripristinate le diverse manomissioni e alterazioni eseguite in epoca più recente da contemporanei. Sembra infatti che nel 1952 si sia proceduto a ricostruire la pedaliera, sia stato applicato un elettroventilatore assai rumoroso e soprattutto, asportando almeno due file di canne e strumenti da concerto come ad esempio i Campanelli soprani alle tastiere, il registro di Corno inglese, nonché alcune canne del registro di Ripieno che abbiamo trovato smontate all’interno dello strumento, schiacciate ed inserite in un sacchetto di plastica. Il restauro durerà circa 2 anni. Il precedente organo aveva avuto il suo battesimo ufficiale dopo il restauro/ampliamento nella Pasqua dell’anno 1881: pertanto se le cose procedono nel modo giusto ci piacerebbe che tornasse a risuonare nella nostra Chiesa nella Pasqua del 2014, dopo 135 anni di onorato servizio liturgico.
IL LATO ECONOMICO DEL RESTAURO - L’opera che ci apprestiamo a realizzare ammonta ad una spesa complessiva di circa 82.000 Euro a cui aggiungere l’IVA; pertanto l’intervento complessivo è di circa 100.000 Euro. Fortunatamente ci sono stati accordati alcuni contributi a fondo perduto e parte a finanziamento agevolato. Alla Parrocchia sono stati aggiudicati contributi inerenti il Fondo di Rotazione Regionale della Regione Lombardia, con finanziamento complessivo di 58.000 Euro, di cui circa 15 mila a fondo perduto e gli altri da restituire negli anni. Un ulteriore contributo è stato concesso dalla CEI, attraverso la Curia Diocesana di Brescia, per circa 28.000 Euro.
Un ringraziamento doveroso lo dobbiamo per le offerte che alcuni privati hanno già cominciato a donare in questi mesi e che ci hanno consentito di predisporre lo smontaggio in tempo per l’accesso ai contributi del fondo di rotazione. Un grazie va anche ai volontari che hanno prestato assistenza durante lo smontaggio ed ai ragazzi che questa estate hanno proposto un concerto in chiesa per aiutare la nostra raccolta fondi. Un ringraziamento infine a tutti coloro che ci vorranno sostenere nei mesi a venire, così da vedere presto risplendere l’opera iniziata e sentire risuonare le note che hanno allietato per tanti anni i nostri antenati.
Luca Bardoni
Comunità parrocchiale di OSSIMO SUPERIORE
Domenica 7 ottobre a Ossimo Superiore si è svolta l’annuale festa del Gruppo Alpini. È stata questa un’occasione importante per riscoprire i valori che caratterizzano lo spirito alpino: aiuto reciproco, sacrificio, disponibilità incondizionata, forza e semplicità,qualità tutte riassumibili nel concetto tipico di alpinità.
Come tutti gli anni la festa ha avuto inizio in Piazza Roma dove si sono ritrovati, alle 9.30, gli alpini del paese, i gruppi valligiani invitati, 20 in tutto con i propri gagliardetti, la popolazione ossimese, la Banda S. Cecilia di Borno e le autorità comunali. Tra gli ospiti abbiamo avuto l’onore di avere il presidente della Sezione Vallecamonica Sig. Giacomo Cappellini e il consigliere provinciale del gruppo alpini Sig. Mazzoli. Il ritrovo è stato allietato dalle musiche della banda e dal rinfresco offerto dal Bar Taverna di Roberto e Romana.
Alle 10.30 si è formato il corteo che, con la banda in testa, seguita da sindaco, vicesindaco e presidente della sezione Vallecamonica, dai rappresentanti dei gruppi alpini valligiani, dai membri del gruppo alpini di Ossimo Superiore e dalla popolazione presente si è incamminato verso il colle S. Carlo. La prima tappa è stata all’Area della Memoria, sita ai piedi del colle di S. Carlo. L’alzabandiera, con il sottofondo dell’inno di Mameli suonato dalla banda, hanno fatto da cornice al consueto omaggio floreale deposto dalla Madrina del Gruppo e dall’alpino più anziano di Ossimo Superiore.
Al termine della breve cerimonia, nella chiesetta di S. Carlo, si è tenuta la S. Messa celebrata dal parroco. Don Francesco, durante l’omelia, ha menzionato i valori alpini ricordando l’importanza di trasmetterli anche alle nuove generazioni, le quali sono ormai distanti da essi non svolgendo più il servizio di leva. Al termine della S. Messa il corteo, sempre mantenendo l’ordine sopra menzionato, si è diretto verso il monumento dei caduti per la deposizione della corona di alloro. Qui è stato rilevante l’intervento del presidente Cappellini che ha ribadito il valore e l’integrità che da sempre il corpo degli alpini ha dimostrato di possedere. Il sindaco Cristian Farisè ha invece colto l’occasione per ringraziare il Gruppo Alpini per la disponibilità da sempre manifestata, sottolineando soprattutto l’importanza del lavoro di volontariato che i membri hanno svolto durante l’estate per il mantenimento e la messa in sicurezza di alcune zone del territorio comunale.
Dopo la cerimonia tutti gli ospiti e gran parte della popolazione presente hanno proseguito i festeggiamenti pranzando presso la sede del centro anziani. Anche quest’anno il direttivo e il gruppo alpini di Ossimo Superiore si sono detti soddisfatti per l’ottima riuscita della festa e per la partecipazione e il calore dimostrati dalla popolazione e dai gruppi invitati.
Parrocchia di Ossimo Sup.
Pessoni Giovanni
Milano
Bottichio Francesco
8 ott. 1945 + 23 lug. 2012
Maggiori Andrea
13 nov. 1926 + 19 ott. 2012
Zerla Mario
19 gen. 1943 + 23 nov. 2012
Bottichio Rosa
2 gen. 1912 + 1 dic. 2012
Le comunità parrocchiali di LOZIO
La commemorazione dei fedeli defunti al 2 novembre ebbe origine nel sec. X nel monastero benedettino di Cluny. Papa Benedetto XV, al tempo della prima guerra mondiale, giunse a concedere a ogni sacerdote la facoltà di celebrare «tre messe» in questo giorno. «La liturgia cristiana dei funerali è una celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore. Nelle esequie la Chiesa prega che i suoi figli, incorporati per il battesimo a Cristo morto e risorto, passino con lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la risurrezione dei morti». Nella nostra vita noi pensiamo di non avere mai abbastanza: viviamo protesi verso un continuo «domani», dal quale ci attendiamo sempre «di più»: più amore, più felicità, più benessere. Viviamo sospinti dalla speranza. Ma in fondo a tutto il nostro stordirci di vita e di speranza si annida, sempre in agguato, il pensiero della morte: un pensiero a cui è molto difficile abituarci, che si vorrebbe spesso scacciare. Eppure la morte è la compagna di tutta la nostra esistenza: addii e malattie, dolori e delusioni ne sono come i segni premonitori.
La morte: un mistero - La morte resta per l’uomo un mistero profondo. Un mistero che anche i non credenti circondano di rispetto. Essere cristiani cambia qualcosa nel modo di considerare la morte e di affrontarla? Qual è l’atteggiamento del cristiano di fronte alla domanda, che la morte pone continuamente, sul senso ultimo dell’esistenza umana? La risposta si trova nella profondità della nostra fede. La morte per il cristiano non è il risultato di un gioco tragico e ineluttabile da affrontare con freddezza e cinismo. La morte del cristiano si colloca nel solco della morte di Cristo: è un calice amaro da bere fino in fondo perché frutto del peccato; ma è pure volontà amorosa del Padre, che ci aspetta al di là della soglia a braccia aperte: una morte che è una vittoria vestita di sconfitta; una morte che è essenzialmente non-morte: vita, gloria, risurrezione. Come tutto questo avvenga di preciso non lo possiamo sapere. Non è dell’uomo misurare l’immensità delle promesse e del dono di Dio. Il commiato dei fedeli è accompagnato dalla celebrazione eucaristica che è ricordo della morte di Gesù in croce e pegno della sua risurrezione. Uno dei prefazi rivela un accento di umana soavità e di divina certezza: «In Cristo rifulge a noi la speranza della beata risurrezione, e se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo».
A faccia a faccia con Cristo - La morte del cristiano non è un momento al termine del suo cammino terreno, un punto staccato dal resto detta vita. La vita terrena è preparazione a quella celeste, stiamo in essa come bambini nel seno materno: la nostra vita terrena è un periodo di formazione, di lotte, di prime scelte. Con la morte l’uomo si trova di fronte a tutto ciò che costituisce l’oggetto delle sue aspirazioni più profonde: si troverà di fronte a Cristo e sarà la scelta definitiva, costruita con tutte le scelte parziali di questa vita. Cristo ci attende con le braccia aperte: l’uomo che sceglie di porsi contro Cristo, sarà tormentato in eterno dal ricordo di quello stesso amore che ha rifiutato. L’uomo che si decide per Cristo troverà in quell’amore la gioia piena e definitiva.
«L’eterno riposo dona loro, o Signore» - Possiamo fare qualcosa per i defunti. Essi non sono lontani da noi: appartengono tutti alla comunità degli uomini e alla Chiesa, sia quelli che sono morti nell’abbraccio di Dio, come pure tutti coloro dei quali solo il Signore ha conosciuto la fede. La preghiera per i defunti è una tradizione della Chiesa. In ogni persona infatti, anche se morta in stato di grazia, può sussistere tanta imperfezione, tanto da purificare dell’antico egoismo! Tutto questo avviene nella morte. Morire significa morire al male. E’ il battesimo di morte con Cristo, nel quale trova compimento il battesimo d’acqua. Questa morte vista dall’altro lato — così crede la Chiesa — può essere una purificazione, il definitivo e totale ritorno alla luce di Dio. Quanto tempo durerà? Non siamo in grado di determinare né tempo né luogo né come. Ma, partendo dal nostro punto di vista umano, c’è un tempo durante il quale noi consideriamo qualcuno come «trapassato» e lo aiutiamo con la nostra preghiera.
Le comunità parrocchiali di LOZIO
Martedì 13 novembre gli alunni della scuola dell’infanzia di Lozio sono stati a visitare la caserma dei vigili del fuoco a Boario Terme. È stata per loro un’occasione di approfondimento delle tematiche del soccorso e della sicurezza già affrontate nel mese di ottobre in occasione di un incontro con il gruppo dell’unità cinofila della protezione civile di Pisogne, che si è svolto presso la scuola dell’infanzia di Ossimo Superiore.
La visita è avvenuta in mattinata: appena arrivati alla caserma la squadra di turno, composta da sei vigili del fuoco, ha accolto i bambini nel cortile e li ha accompagnati all’interno della caserma, nell’ufficio dove ricevono le chiamate di soccorso e dirigono gli interventi. Qui un membro della squadra ha tenuto una breve lezione spiegando ai bambini chi sono i vigili del fuoco e in cosa consiste il loro lavoro.
In seguito i bambini sono stati accompagnati nella stanza adiacente e lì hanno potuto osservare come i pompieri si preparano per gli interventi : due di loro hanno mostrato come si agisce in caso di chiamate urgenti: la sirena è suonata a tutto volume e i pompieri sono scesi dal palo (“proprio come fanno nei cartoni!” ha commentato un bambino).
Poi finalmente la parte tanto attesa: il garage dei camion! I vigili del fuoco hanno mostrato i diversi mezzi che usano per le uscite, uno più grande e uno più piccolo a seconda della tipologia di intervento richiesta. Hanno spiegato l’utilità e la maniera di utilizzo degli attrezzi presenti a bordo: la pompa per spegnere il fuoco, quella per aspirare l’acqua, le forbici che servono per tagliare la carrozzeria delle macchine nel caso che durante un incidente qualcuno resti intrappolato dentro.
In seguito hanno spiegato quali sono gli abiti specifici da indossare per proteggersi dal fuoco: pantaloni e giacca ignifughi, stivaloni, uno speciale passamontagna per riparare il viso e un casco con la visiera. Cosa più importante i guanti,per non scottarsi le mani, e delle bombole con la mascherina per non respirare il fumo. Terminata la parte teorica i bambini hanno assistito, o meglio, sperimentato, quella pratica: tutti a bordo del camion, assieme alla maestra e a due vigili del fuoco, hanno “viaggiato” nel cortile a sirene spiegate, assaporando l’emozione di un vero intervento.
Infine è stata la volta della scala, quella per gli interventi ai piani alti dei palazzi: i bambini più coraggiosi, a gruppetti di tre o quattro, sono saliti sul cestello, accompagnati da un pompiere e dalla maestra o dall’autista del pulmino, e sono stati sollevati a mezz’aria. La fortuna ha voluto che della squadra che li ha accolti facesse parte il vigile del fuoco proprietario di Asso, un cane addestrato per soccorrere le persone in pericolo. I bambini hanno così avuto l’opportunità di osservarlo mentre eseguiva i comandi che gli venivano impartiti e di vederlo impegnato nella ricerca di un vigile del fuoco che si era nascosto per l’occasione.
Alle 11.30 la visita si è conclusa e felici e soddisfatti i bambini sono tornati a scuola per il pranzo. È stata per loro un’esperienza indimenticabile e soprattutto un’occasione di apprendimento efficace e divertente, che gli ha permesso di conoscere da vicino una realtà finora nota solo attraverso la tv e sperimentata nei loro giochi.
la maestra Sara
Le comunità parrocchiali di LOZIO
Ecco come, Il 25 dicembre 2011, ore 20,30, le mamme, i papà, i giovani della valle di Lozio hanno lodato, onorato e glorificato la nascita del Signore. Essi lo hanno fatto vivendo al modo loro, imitando ciò che accaduto 2000 anni fa a Betlemme: UN PRESEPE VIVENTE. Era da anni che non si faceva più. Però lo hanno rifatto bene. Tutti i partecipanti per dimostrare la loro fede in Dio, hanno affrontato un vento freddo che soffiava forte quella notte di natale 2011. L'asino impaurito ci ha fatto qualche scherzi. Ma tutto è andato come previsto.
Vorrei fare le congratulazioni a tutte le persone si sono impegnate a preparare quell'evento. È proprio così che deve essere il nostro fervore in quest'anno della fede. Questa è una bella testimonianza per noi. Senza fede, siamo come il fiore che, la mattina fiorisce e la sera svanisce. Che Dio vi sia sempre vicino giorno e notte.
Don Ilario Berri
Le comunità parrocchiali di LOZIO
Abbiamo celebrato da pochi giorni la solennità di tutti i Santi, una ricorrenza liturgica che noi spesso colleghiamo più facilmente ai defunti che alla nostra comune vocazione alla santità. Eppure questa ricorrenza annuale si ripromette proprio di ricordare che la meta a cui aspirare è il cielo, è il paradiso, ma che quella meta è raggiungibile se noi la prepariamo qui, nella vita quotidiana.
Allora i Santi sono per noi dei modelli, ma anche dei compagni di viaggio. Lo ha ribadito anche il Santo Padre, il Papa Benedetto, in una della udienze concesse a Castelgandolfo, quando ebbe a dire “Ognuno dovrebbe avere qualche santo che gli sia famigliare, per sentirlo vicino con la preghiera e l’intercessione, ma anche per imitarlo. Siate certi che diventeranno buone guide per amare ancora di più il Signore e validi aiuti per la vostra crescita, umana e cristiana”.
Il Papa pure ha un santo a cui è legato e lo ha ricordato ai pellegrini. “Come sapete, anch’io sono legato in modo speciale ad alcune figure di santi. Tra questi oltre a S. Giuseppe e a S. Benedetto, di cui porto il nome, e ad altri santi, c’è S. Agostino, che ho avuto il grande dono di conoscere, per così dire da vicino, attraverso lo studio e la preghiera e che è diventato un buon compagno di viaggio nella mia vita e nel mio ministero”.
S. Agostino è certamente un grande santo per la profondità del suo pensiero e per la sapienza dei suoi scritti, ma anche per la sua esperienza di vita che lo ha portato da pagano a cercare Dio e ad incontrarlo ricevendo il Battesimo da adulto, dalle mani di S. Ambrogio, vescovo di Milano. Un segno grande per tutta la chiesa e per coloro che come lui non si lasciano acquietare dai piaceri del mondo e nemmeno disperare dalle difficoltà della vita, ma restano aperti e in ricerca, così che diventa possibile anche per il Signore toccarli nel cuore e provocare in loro la risposta.
Per tanti poi S. Francesco d’Assisi è ancora più affascinante e lo è anche per me che ne porto il nome. Viviamo un tempo lontano ed un mondo diverso dal suo tempo e dal suo mondo, ma l’approccio alla vita nella semplicità e sobrietà nell’uso dei beni, la fiducia “senza ma” e “senza se” nel Vangelo, l’obbedienza senza condizioni alla Chiesa ed ai suoi pastori, anche oggi esercitano ancora una forte attrazione in tante persone ed anche in me, perché sono valori per molti versi difficili da vivere, che sanno ancora dare la certezza che la proposta del Signore è concreta e realizzabile per ogni uomo, come anche la risposta che a lui si può e si deve liberamente dare.
Cercare di vivere così non è dunque impossibile, soprattutto perché i santi hanno già provato e sono stati felici delle loro scelte. Così anche per noi, con loro, compagni di viaggio, sarà realizzabile il sogno di raggiungere quella meta di felicità piena, che una vita buona e felice in terra, in attesa di quella senza fine in Paradiso.
Don Francesco
Le comunità parrocchiali di LOZIO
Carissimi, approfitto di quest’ora per scrivervi. Sono le 5 del mattino del giorno di Ognissanti, senza un filo d’aria (ecco perché le 5h…). Nonostante il ventilatore, che tutta notte ti rompe, si dorme poco ed è meglio alzarsi e fare qualcosa, non con le mani. Come da foto, si vede che sto bene, vado in bicicletta. Non sono un Gimondi, non ho la bici di Pantani e nemmeno le gambe di qualche campione, ma ancora riesco a stare in sella.
Qui la bici è il mezzo più usato, perfino il bici stop, o il bicitaxi! W l’ecologia (non gli ecologisti, però!). A destra si vede un pezzo della chiesa parrocchiale: non è brutta, anche se non si assomiglia alle nostre ed è solo bicromatica, anche dentro: bianca e azzurra. L’ho vista strapiena solo il 14 ottobre, festa del CIRIO DI NAZARE’ (non ci si scappa: la Madonna è ancora l’unica a chiamare a sé certe persone che di cristiano hanno ormai solo il certificato di battesimo… ma Le la ga rua!).
Quel giorno messa campale alle 6.30h: si stava bene, ma quando è finita la processione verso le 11 il caldo era insopportabile: pota, oltre al sole c’era l’effetto stalla di più di 4000 fedeli, abbastanza devoti, cantando “O’ Virgem mãe amorosa, fonte de amor e de fé, dá-nos a bênção bondosa, Senhora de Nazaré” (facile… non necessita di traduzione!). Ciò che chiama maggiormente l’attenzione è stata la quantità di giovani (molti viados) scalzi, mano nella mano a pagar promesse, senza dubbio un po’ più devoti del parroco, che ha percorso i 5 km a piedi, anche lui devotamente.
In tutte le feste a cui ho partecipato in questi mesi, devo dire che è stata quella dove ho visto più partecipazione alla parte religiosa che a quella sociale (mangiare e bere)… Beh, la sera, a margine, c’è stata anche la festa dei “pipistrelli/vampiri”… indicibile: tutto rigorosamente in nero, anche le luci, le ali , etc etc… Il nome, però era in inglese.
A sinistra si intravede un pezzo della mia magione. Non ho mai contato le stanze perché sono troppe e mi stancherei, sul serio. Perfino la rampa per lavare la macchina. Tutto rigorosamente con le “ferade”. Erano belle… ora hanno voluto imitare quel bel colore, di moda in Italia: Ruggine… Beh anche loro hanno preso la famosa tintarella!!!
Oggi qui non è festa, ma domani festa grande con tanto di visita al cimitero, fiori, candele, Messa: tenterò di benedire le tombe: sarà un po’ una gincana, ma ci proverò. Per l’occasione mi sposterò quasi da una parte all’altra della mia Longobardia: 70+65+65+70 i km ad essere percorsi, però non c’è il traffico del lago d’Iseo, riva bergamasca. Stavolta mi va bene perché sono diminuiti i Km di sterrato: solo una cinquantina, ma dà sperimentare il mal di mare.
Claro che oggi non posso non ricordarmi dei nostri morti e dei nostri cimiteri, strapieni. Sarà come il Cirio di Nazarè ad Amapà. Ma voglio vederci un po’ più in là: diceva Tertulliano, nei primi secoli di cristianesimo: “La fiducia dei cristiani è la resurrezione dei morti; credere in essa è essere cristiani”… è un po’ complicato quel “CREDERE” , ma ci possiamo provare, perciò buttiamoci senza paura nelle mani misericordiose di Dio: lui non ci frega. A tutti un grande abbraccio e um beijo . Un ricordo, e visitando i cimiteri dite un “requiem aetarnam” per i morti anche a nome mio.
Ciao a tutti.
Don Lino
Le comunità parrocchiali di LOZIO
Che onore e che bello! Il nostro nuovo Parroco Don Francesco è riuscito a trovare il tempo di accompagnare i fedeli di Lozio, uniti a quelli di Ossimo ed alcuni di Borno, in pellegrinaggio al Santuario “Madonna della Corona” a Spiazzi in provincia di Verona. E’ un santuario sospeso tra il cielo e la terra, tra le rocce del Monte Baldo, un abisso spaventoso aperto sul vuoto, potenza della natura, un luogo ideale per percepire la nullità dell’uomo, la grandezza del creato e la potenza del Creatore.
Giunti a Spiazzi in pullman alcuni hanno preso la navetta e altri hanno percorso a piedi il cammino della “Via Crucis” lungo la strada che porta al Santruario (circa 1 km). Arrivati si rimane senza parole per il suo fascino naturale e religioso e si entra subito in comunione spirituale con i tanti fedeli che hanno raggiunto il Santuario per testimoniare il proprio amore a Colei che ha donato al mondo il Salvatore. Si racconta che nel 1522 la scultura della Madonna qui venerata sarebbe stata miracolosamente traslata per intervento angelico dall’isola di Rodi, e successivamente collocata sull’altare maggiore del Santuario.
Veramente commuovente è stata la S. Messa celebrata dal vescovo e per la Corale l’Eco della Concarena, anima del pellegrinaggio, è stato emozionante accompagnare la funzione con canti che si ergevano fra quelle rocce creando un’armonia incredibile. Un po’ più dura è stata la risalita dal santuario ma ci ha preparato al pranzo che ci attendeva in un ristorante di Peschiera. Dopo aver offerto un canto più spiritoso al gentil personale del ristorante siamo partiti per il rientro. I più giovani avevano proposto a Don Francesco una sosta notturna a Gardaland ma lui invece ci ha condotto alle Fontanelle di Montichiari in provincia di Brescia dove dal 1946 al 1982 la Madonna si dice sia apparsa ad una donna di nome Pierina Gilli.
La statua della Madonna qui raffigurata è bellissima! Il luogo, seppure in estrema semplicità, infonde un’atmosfera di grande venerazione per la Madonna Rosa Mistica. I canti della corale e delle voci più forti dei pellegrini ci hanno accompagnato nel ritorno ed ognuno di noi ha portato a casa il ricordo di una bellissima giornata che ci ha arricchito l’anima.
Clelia
Le comunità parrocchiali di LOZIO
Ricordare per non dimenticare
Per quasi un anno e mezzo fu sottoposto a lavoro forzato presso una fabbrica che riparava locomotive. Dalla Germania tornò a piedi fino a Brescia dove gli fu offerto un passaggio in auto fino a Malegno.
Partito militare giovane e forte, ormai uomo di 85 kg, tornò a casa il primo maggio 1945 che ne pesava 46! La sorella Domenica stentò a riconoscerlo.
Sono trascorsi ormai tanti anni ma il suo ricordo vivo di quel periodo non è tanto per la libertà negata o per le 14 ore di lavoro forzato ma per la gran fame patita! e dal quel giorno non è rimasto mai un avanzo nel suo piatto. Si sposò con Caterina una bella giovane del paese e la vita lo ripagò. Lasciò il lavoro della miniera ad Aosta perché vinse il concorso per essere assunto dal Comune di Lozio come Guardia-Messo Comunale, una vera fortuna, anche in quegli anni, non dover lasciare il paese per andare a lavorare.
Ancora oggi si vanta di essere andato in pensione con 43 anni contributivi. Lavorò con passione, a casa di mio nonno il Comune era la seconda famiglia, dice che ai tempi non teneva conto delle ore lavorative, non faceva le ferie e la sua competenza spaziava dall’anagrafe o dai ruoli a fare l’idraulico quando il bruciatore delle scuole si fermava o lo spala-neve quando nevicava tanto. Ebbe tre figli, Antonia che però morì piccola di bronco-polmonite, Gian Pietro e Clelia mia mamma.
A 82 anni quando in paese a Laveno nessuno più si rese disponibile a suonare le campane della Parrocchiale lui si prese questo impegno come volontario che, preciso e puntuale, continua a fare tutt’oggi all’età di 89 anni in discreta salute, dopo aver abbandonato le vecchie corde per i tasti del telecomando.
Tanti valori mi ha trasmesso mio nonno ma quello più rilevante è che ognuno deve fare il proprio dovere ed è con commozione ed infinito orgoglio che il 25.10.2012 ha stretto fra le sue mani la Medaglia d’Onore per la deportazione e l’internamento nei campi di concentramento nel corso del secondo conflitto mondiale, conferita con Decreto del Presidente della Repubblica a mano del Sig. Prefetto dott.sa Narcisa Brassesco alla presenza della Amministrazione Provinciale e del comune Capoluogo, dei sindaci dei Comuni della Provincia, dei vertici locali, delle Forze dell’Ordine, delle Associazioni d’arma, dei giornalisti, del sindaco Antonio Giorgi del Comune di Lozio e circondato da noi famigliari nel ricordo della nonna Caterina che da poco ci ha lasciati dopo aver vissuto con lui 62 anni di matrimonio.
Tutto questo vuole essere una testimonianza del valore e della dignità di migliaia di Italiani, per ricordare per non dimenticare, per consegnare a noi giovani generazioni una storia, una vita ed un esempio di coscienza morale e sociale. Mario c’era ed ha sofferto, ora però grazie a Dio è qui a raccontarlo per non permettere che accada più.
Alessia
Parrocchia di S. Nazzaro - Lozio
Annalisa Ballarini e Paolo Toninelli
Laveno, 1 settembre 2012
Canossi Mario
27 feb. 1927 + 25 luglio 2012
Gennaro Antonio
16 gnn. 1935 + 3 ago. 2012
Mora Maria
6 lug. 1928 + 29 nov. 2012
Canossi Ida
21 mag. 1925 + 5 ott. 2012
Ducoli Francesco
1 dic. 1930 + 22 set. 2012
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