Parrocchia san Giovanni Battista - Borno

Archivio Cüntómela

cuntomela Estate 2023

Estate 2023

Carissimi tutti,
Due Papi e due date indimenticabili
CONCILIO VATICANO II Primavera della Chiesa
La BIBBIA: il Vangelo di Matteo
Le virtù teologali: la CARITÀ
Egli fa scaturire sorgenti... in mezzo alle montagne
Sequela di Gesù: ristoro dello spirito
Abbiamo vissuto e celebrato
PELLEGRINAGGIO AD ASSISI “Andiamo, andiamo 24 piedi siamo”
PELLEGRINAGGIO A ROMA dei ragazzi e ragazze di II e III media
Festa patronale in onore di SAN GIOVANNI BATTISTA
IL PAPA A BORNO - L’attesa
SANT’ANNA tra ricordi ed emozioni
ORGANI DA CHIESA opere d'arte da conservare
“La festa granda de San Gervas” TRADIZIONI ANCORA SENTITE
C’è più gioia nel dare… anche in Brasile
Eppure il vento soffia ancora
Battesimi
Congratulazioni a...
Matrimoni...
101 anni !!!
Chiamati alla vita eterna


Cuntomela Estate 2023


Parola del Parroco

Carissimi tutti,

riporto qui di seguito il testo che fa da introduzione al tema del Grest preparato quest’anno dagli uffici per gli oratori dalle diocesi Lombarde dal titolo “tu x tutti. E chi è il mio prossimo?

Prendersi cura è un’azione concreta: lo stile del servizio – fatto di diverse attenzioni – è da scegliere ogni giorno ed è a questo che il progetto Cre-Grest 2023 desidera allenare. Tutti gli ambiti e i contesti di vita sono coinvolti: non importa che siano legati alla sfera privata oppure pubblica, a quella personale o istituzionale. E in ogni singolo atto, è sempre chiamato in causa il “tutto” di noi stessi: occhi, braccia, mani, gambe e cuore.
Ecco perché le relazioni e le esperienze diventeranno il terreno più fertile nel quale poterci sperimentare. Accompagniamo bambini, preadolescenti e adolescenti a comprendere che diventare grandi comporta diventare prossimi, prendere posizione e assumersi la responsabilità di un pezzo di mondo. Accettando che in questa scelta ne va di sé, del proprio modo di pensare, della propria libertà, della propria vita!
Detto in altre parole: avventuriamoci nella sperimentazione dell’«I CARE» che don Lorenzo Milani insegnava ai ragazzi di Barbiana, con coraggio e fiducia: se tutto riguarda tutti e ciascuno, allora potremo costruire un mondo più umano ed esperienze di comunità nelle quali ci si prende cura, gratuitamente, gli uni degli altri.
E allora, che questa estate ci alleni ad essere TuxTutti e ad interrogarci costantemente su chi sia nostro prossimo!!!

Perché condividere questo testo?

Credo sia un bellissimo messaggio non solo per i ragazzi ma per tutta la comunità in questo tempo d’estate, che sicuramente è di relax, di svago e di divertimento ma anche e sempre di crescita.

Spesso facciamo esperienza di prossimità e di attenzione agli altri nelle nostre comunità. Ce lo testimoniano i tanti volontari che mettono a disposizione tempo e risorse per gli altri sia in forme organizzate che per episodi specifici. Di fronte a momenti critici sembra scattare una solidarietà bella e genuina, dettata da una autentica compassione: patire insieme a chi soffre. Di fronte alle fatiche del periodo del Covid tante associazioni e singole persone si sono attivati con generosità. Così anche lo scorso anno durante l’alluvione a Niardo o questa primavera verso i paesi della Romagna colpiti dalle inondazioni o recentemente nei nostri paesi, in cui i danni della grandine hanno fatto scattare tanta solidarietà.

Dobbiamo davvero accorgerci che siamo legati gli uni agli altri, che non possiamo chiuderci in un “io” troppo autonomo ed egoistico: ne va della nostra felicità! La solidarietà poi amplifica il bene come quel “x” che sembra non essere soltanto preposizione, ma segno di moltiplicazione. E ancora quel “tutti”: cioè non soltanto i "nostri", quelli che fanno parte della nostra cerchia o ci sono simili e simpatici.

Le nostre comunità diventano belle quando si aprono alla solidarietà semplice, nascosta e generosa.

Il Grest è sicuramente stata una esperienza di allenamento nella solidarietà, in cui diversi ragazzi adolescenti e giovani si sono messi in gioco per i più piccoli, molti adulti hanno fatto esperienza di volontariato, le famiglie si sono fidate di un progetto educativo. Come in ogni allenamento non manca la fatica, la difficoltà a volte nello stare insieme, mettere le esigenze degli altri prima delle proprie, avere pazienza che non è sicuramente sempre facile. È stata però anche una esperienza divertente e gioiosa. Dà gioia quando stare insieme significa arricchirsi gli uni gli altri.

Ad ognuno allora auguro di vivere una grande estate perché illuminati da Dio, allenando anima e cuore, ciascuno possa trasformarsi in un "Tu X tutti"!

vostro don Paolo

Cuntomela Estate 2023


Per riflettere

Due Papi e due date indimenticabili

Card.
Giovanni Battista Re

Tra gli anniversari che ricorrono quest’anno vi sono il 60° anniversario della morte di San Giovanni XXIII (3 giugno 1963) e il 60° dell’elezione a Pontefice di San Paolo VI (21 giugno 1963).

Due Papi che hanno le loro radici in Lombardia: il primo in terra bergamasca e l’altro in terra bresciana. Due Papi molto differenti per temperamento, per formazione, per esperienze e per le famiglie di origine, ma due Papi grandi che hanno lasciato un segno nella storia. L’uno ha aperto il Concilio Vaticano II e l’altro lo ha guidato e chiuso come esperto timoniere.

Papa Giovanni XXIII suscitò nel mondo intero un’incontenibile simpatia per la sua bontà. Nativo di Sotto il Monte ha affascinato grandi e piccoli con la sua straordinaria bontà d’animo, manifestata anche compiendo gesti toccanti di affetto spontaneo, come quando la sera dell’apertura del Concilio disse alla gente in Piazza San Pietro di fare una carezza ai propri bambini, ritornando a casa, e di dire loro che era la “carezza del Papa”. L’umanità ha sete di bontà, di amore, di calore umano e quando trova questi valori vissuti con l’intensità che fu propria di Papa Roncalli, l’ammirazione e la simpatia erompono spontanee.

Con la sua calda umanità Angelo Roncalli – da Nunzio, da Patriarca di Venezia e poi da Papa – riuscì a risolvere molti problemi, perché il suo cuore buono apriva le porte al dialogo, al mutuo rispetto, alla sincerità e di conseguenza aiutava a trovare le giuste soluzioni. Puntava sulla componente di umanità e soleva dire: “In ogni uomo e in ogni donna vi è qualche cosa di buono”. Aveva fiducia non solo in Dio, ma anche negli uomini. Non era uomo che lanciava condanne, ma preferiva ricorrere alla “medicina della misericordia” e dell’incoraggiamento.

La bontà di Papa Roncalli ha avuto grande successo, anche perché era accompagnata da saggezza e da grande buon senso: era una bontà illuminata da una intelligenza che seppe sempre guardare lontano. In lui c’era grandezza di cuore, ma anche grandezza di idee. Egli cercò di avere rapporti di cordiale amicizia anche con persone lontane dalla Chiesa e dalla fede cristiana. Nella sua vita fu certamente un costruttore di ponti e di dialoghi.

La felice iniziativa del Concilio Vaticano II può essere considerata un grande ponte da lui gettato verso il mondo del nostro tempo per facilitare l’accoglienza del Vangelo ed avviare un processo di rinnovamento che fosse una crescita della fede in Dio e della vita cristiana.

Le radici della sua solida fede e della sua grande religiosità affondano nell’educazione in famiglia, nell’ambiente berga- masco del suo tempo e nel seminario della diocesi di Bergamo.

La grandezza della sua spiritualità è documentata dal Giornale dell’Anima, una specie di diario che egli iniziò a scrivere nel 1895, quando aveva 14 anni e che continuò a redigere per tutta la vita. Leggendolo si rimane impressionati di quanto intensa fosse la sua vita di preghiera e di unione con Dio, nonostante l’assorbente attività e gli impegni senza fine. Colpisce anche la sua fiducia in Dio, il suo abbandono alla Divina Provvidenza, nella convinzione che la storia ed i destini umani sono nelle mani di Dio e, quindi, in buone mani.

Cuntomela Estate 2023

Papa Montini è stato un grande maestro di profonda dottrina e un vero testimone che ha cercato di indicare a tutti, con la parola e con l’esempio, la strada che porta al cielo. Operò con instancabile sollecitudine per rendere la società più giusta, più fraterna, più solidale.

Uomo di profonda fede, aveva il senso di Dio che ama tutti e per tutti ha un posto nel suo cuore. La verità della paternità di Dio aveva fortemente acceso il suo pensiero e il suo cuore. Era convinto che nessun uomo e nessuna donna sono al mondo per caso o per errore: ognuno esiste perché Dio lo ha voluto e lo ha amato. Per ognuno Dio ha un disegno, e quello che conta nella vita è realizzare tale disegno.

Nel pensiero di Paolo VI, la centralità di Cristo, unico Maestro, doveva costituire il riferimento fondante della vita cristiana e il fulcro direttivo secondo cui attuare nella Chiesa il rinnovamento voluto dal Concilio. Ne era espressione anche il motto In nomine Domini, scelto quando fu ordinato Arcivescovo di Milano. A Cristo dedicò i suoi pensieri più appassionati.

Il grande amore per Cristo portò Paolo VI anche ad un tenero amore per la Beata Vergine Maria: un amore appreso e coltivato fin da fanciullo, quando frequentava il Santuario della Madonna delle Grazie di Brescia.

Fu un papa geniale. Nel pontificato di Paolo VI spiccano alcune iniziative e taluni gesti che rimarranno nella storia e che possono in qualche senso essere collocati nella categoria dei primati, perché furono compiuti per la prima volta da un Pontefice.

È vero che alcuni furono possibili grazie al progresso di quegli anni, ma ciò non annulla il merito di chi li ha compiuti per primo.

Egli fu il primo Papa a volare in aereo e il primo Papa a “tornare” in Palestina, da dove San Pietro era venuto. È un viaggio che è nato nel cuore del Papa. Nessuno lo aveva chiesto o suggerito. Fu un viaggio di alto valore simbolico, che esprimeva il suo mondo interiore, la sua spiritualità e la sua teologia.

Compiendolo appena sei mesi dopo l’elezione al pontificato e mentre era in corso il Concilio, egli volle indicare alla Chiesa la strada per ritrovare pienamente sé stessa ed orientarsi nella grande transizione in atto nella convivenza umana. La Chiesa, infatti, può essere autentica e compiere la sua missione soltanto se ricalca le orme di Cristo.

Quel viaggio fu il primo di una serie che i suoi Successori hanno reso lunga e feconda.

Fu il primo Papa che, con gesto significativo, volle rinunciare alla tiara, togliendosela pubblicamente dal capo il 13 novembre 1964 e donandola ai poveri. Voleva, con questo gesto, far intendere che l’autorità del Papa non va confusa con un potere di tipo politico-sociale.

Fu il primo Papa a recarsi all’ONU, dove si presentò come un pellegrino che da 2000 anni aveva un messaggio da consegnare a tutti i popoli: il Vangelo dell’amore, della giustizia e della pace, e finalmente, incontrando per la prima volta i rappresentanti di tutte le Nazioni, poteva procedere a tale consegna.

Paolo VI è anche il Papa che ha abolito la corte pontificia e ha voluto che il Vaticano e la Curia Romana avessero uno stile di vita più semplice e una impostazione più pastorale e più internazionale. A quanti presta- vano servizio nella Curia Romana chiese soprattutto esemplarità di vita e generosa dedizione al servizio della Chiesa e del mondo.

Compì inoltre gesti simbolici in favore della promozione della donna. Dichiarò Dottore della Chiesa per la prima volta due donne: Santa Caterina da Siena e Santa Teresa d’Avila. Nominò una donna australiana, la Prof.ssa Rosemary Goldie, Sotto Segretario dell’allora Segretariato per i Laici. Volle che nell’Aula dell’Assemblea del Concilio Vaticano II fossero presenti anche alcune donne come uditrici.

In un mondo povero di amore e solcato da ingiustizie e violenze di ogni genere, Paolo VI lavorò per instaurare una civiltà ispirata dall’amore, in cui la solidarietà e la collaborazione giungessero là dove la sola giustizia sociale, pur tanto importante, non poteva arrivare.

La civiltà dell’amore fu una sua luminosa intuizione, che in qualche senso riassumeva il cuore dei suoi insegnamenti e il vertice del suo magistero sociale, che vede nell’amore il principio ispiratore di una nuova socialità.

Se questa esortazione all’amore e alla fraternità fosse realmente attuata, cambierebbe il mondo, cambierebbe la storia; la vita diventerebbe più bella e serena per tutti: realizzerebbe il sogno di Dio.

L’impegno per la “civiltà del-l’amore”, da costruire nei cuori e nelle coscienze, è il messaggio che Papa Montini lancia anche a noi, invitandoci a far crescete la fraternità, la solidarietà e l’amore al prossimo, nella logica che Cristo ci ha insegnato col comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. E “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37-39).

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Per riflettere

CONCILIO VATICANO II Primavera della Chiesa

Don
Raffaele

La prima volta che ho sentito la parola “concilio ecumenico” ero alunno alle medie nel Seminario di Brescia negli anni '60. Il vicerettore e i prefetti ci accennarono di questo Concilio che la Chiesa voleva celebrare su invito di Papa Giovanni XXIII. Poi il Concilio si celebrò e alla televisione in seminario abbiamo potuto assistere all'apertura con le immagini di quella processione infinita di cardinali e vescovi da tutto il mondo, vestiti in tutte le fogge, e di quella assemblea in S. Pietro così vasta che nessuno poteva immaginare.

Negli anni della teologia abbiamo avuto occasione di leggere i documenti del Concilio. A parte la s. Messa non più in latino ma in lingua italiana e con il celebrante rivolto verso il popolo, quanta fatica abbiamo fatto per capire le grandi novità che il Concilio aveva introdotto e che dovevano orientare il cammino della Chiesa!

A ruota libera vi propongo alcune riflessioni su questa realtà che la Chiesa ha vissuto e che ha ancora frutti abbondanti da portare.

Anzitutto sottolineo che il protagonista assoluto e principale del Concilio, come della vita della Chiesa, è stato ed è lo Spirito Santo, la terza persona della santa Trinità, poco conosciuto: se ne parlava e se ne parla poco. Succede un po' come in un film importante dove il personaggio in primo piano non è l'attore o l'attrice celebre, ma il regista. Non compare ma è colui che realizza il capolavoro: se manca il regista difficilmente si potrà realizzare un buon film.

Nel 1959 questo benedetto Spirito Santo ha risvegliato la Chiesa che dormiva un buon sonno, persuasa che tutto andasse bene. E lo ha fatto servendosi di un Papa piuttosto anziano, scelto dai cardinali come Papa di passaggio in attesa di trovare quello giusto. Ritenuto un Papa robusto, sempre sorridente, un buon uomo, un bonaccione, un sempliciotto da mettere lì in attesa che morisse e che nel frattempo, come si è soliti dire, pensasse all'ordinaria amministrazione, Papa Giovanni, al secolo Angelo Roncalli. ha spalancato le porte (e anche le finestre) della Chiesa, facendo uscire l'aria viziata per consentire l’entrata di quella fresca, nuova, aria di primavera.

Il 25 gennaio 1959 nella Messa a san Paolo fuori le mura Papa Giovanni, al momento della predica, annunciava ai cardinali presenti e al popolo che aveva intenzione di celebrare un Concilio Ecumenico a Roma per risvegliare un po' la Chiesa.

Papa Giovanni si aspettava almeno un applauso, un minimo di entusiasmo dopo l'annuncio. Invece un silenzio glaciale e imbarazzato scese sui convenuti. Qualche cardinale pensava che il Papa o fosse ubriaco di buon mattino o fosse diventato pazzo. Iniziò la programmazione e non fu facile l'organizzazione: ospitare a Roma 2500 vescovi da tutto il mondo per alcuni mesi, comporre le varie commissioni, scegliere i capi delle stesse e soprattutto trovare il TEMA del Concilio.

Papa Giovanni chiese a tutti i vescovi del mondo che facessero giungere in Vaticano gli argomenti e i problemi che volevano fossero discussi nelle sedute del Concilio. Giunsero centinaia di proposte. Alcuni chiedevano che si discutesse sulla quantità di farina che doveva essere usata per confezionare in modo giusto le ostie per la messa, altri quanti gradi doveva avere il vino per la messa perché fosse valida.… Per fortuna giunsero anche richieste più serie sulla Chiesa, la dottrina, i vescovi.

Cuntomela Estate 2023

E qui entra in scena colui che avrebbe proseguito il Concilio e lo avrebbe concluso: il cardinale di Milano, mons Giovanbattista Montini che sarebbe succeduto a Papa Giovanni con il nome di Paolo VI. Un bergamasco e un bresciano, figlio di contadini uno, proveniente da una famiglia nobile l'altro, con doni e carismi diversi, hanno davvero spalancato le porte della Chiesa al mondo. Fu proprio il cardinale di Milano che suggerì come tema proprio la Chiesa:
- la Chiesa che guarda a se stessa e si scopre Popolo di Dio, guidato dallo Spirito Santo;
- la Chiesa nel rapporto con il mondo, non un mondo ideale ma il mondo reale con “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi” come troviamo scritto nella Gaudium et spes, uno dei principali documenti del Concilio.

Su questa scia furono accolte le proposte legate al tema principale.

Il Concilio fu una grande novità e, come sempre accade per le novità, portò a delle esagerazioni, addirittura a delle ribellioni contro la Chiesa. Come disse un teologo del tempo, qualcuno sulle ali dell'entusiasmo voleva celebrare già il Concilio Vaticano III, mentre altri volevano rimanere ben ancorati al Vaticano I, celebrato nel 1870. In questo confronto Papa Paolo VI si trovò quasi messo in croce, dovendo frenare chi correva troppo avanti e chi, ammalato di tradizionalismo, riteneva che il Concilio avesse rovinato la natura stessa della Chiesa.

Paolo VI guidò la Chiesa in questo frangente con mano sicura, non ascoltando le troppe critiche, pregando e confidando nello Spirito Santo. Definì il Concilio la nuova primavera della Chiesa ma si sa che la primavera può essere una stagione un po' capricciosa e instabile, che promette molti frutti con belle fioriture e poi possono capitare fenomeni imprevisti che ne distruggono i frutti… Primavera, stagione di grandi speranze ma anche di delusioni.

Cosa resta del Concilio? Quali frutti ha portato? Quali frutti dobbiamo aspettarci ancora?

Come sappiamo, la Chiesa va molto adagio, sembra non arrivi mai; ma la Chiesa, con la guida dello Spirito Santo, procede nella storia e nel tempo. Proviamo a farci questa semplice domanda: se la Chiesa non avesse celebrato il Concilio Ecumenico in che condizioni sarebbe oggi?

Non dimentichiamo che qualche anno dopo il Concilio, c'è stato lo tsunami del '68: una rivoluzione che ha spazzato il mondo intero e ha cambiato la storia, la nostra storia. È nato un mondo nuovo che ha prodotto alcune cose buone, ma ha distrutto l’idea di civiltà che c'era, ha costretto tutti a ripensare tante cose.

La Chiesa, un po' ammaccata e disorientata, si è messa in relazione con questo mondo nuovo che nasceva, ha saputo resistere e proporre qualcosa di nuovo. La Chiesa si è confrontata con questo mondo nuovo e ha capito che il Vangelo è sempre uguale ma doveva essere proposto in modo nuovo a un mondo che presentava altre esigenze e altre domande.

Anche adesso nella Chiesa e nelle nostre parrocchie non mancano i problemi. Pure noi sacerdoti siamo un po' delusi, un po' in difficoltà di fronte a questo mondo che sembra adorare perlopiù il dio denaro, la droga, il sesso, il successo, la politica come arrivismo....

I cristiani sembrano scomparsi, annegati nella zuppa del casale dove tutto fa brodo. Mi auguro che il Concilio sia riscoperto da tutti noi. Provate a chiedere ai nostri ragazzi o giovani cosa è un Concilio Ecumenico e quando è stato celebrato l'ultimo: morirete dalle risate di fronte alle risposte come sono rimasti inchiodati alle sedie i professori che hanno fatto l'ultimo esame di maturità...

Assodato che una delle riscoperte del Concilio Vaticano II è stata proprio la Chiesa non più vista come rigida gerarchia di potere, bensì come popolo di Dio, ci auguriamo che nelle nostre comunità si riscoprano sempre più i doni delle persone che credono, che si mettono al servizio degli altri e che guardano con fiducia e speranza al futuro. Sì, la Chiesa va adagio ma continua a vivere e a camminare verso quelle primavere che lo Spirito Santo non si stanca di far nascere.

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La nostra fede

La BIBBIA: il Vangelo di Matteo

Luca
Dalla Palma

Secondo la tradizione patristica, Matteo fu il primo a scrivere il Vangelo e lo compose in lingua ebraica; tuttavia gli studi biblici più recenti hanno dimostrato che in realtà il Vangelo di Marco è precedente e da esso Matteo ha attinto abbondantemente, servendosi anche di un’altra fonte ormai perduta, detta fonte Q, condivisa con Luca.

Si ritiene che l’Autore sia uno scriba giudeo che ha riconosciuto in Gesù il Messia che adempie le promesse antiche, l’Emmanuele, Dio con noi.

L’ambiente culturale in cui il Vangelo di Matteo è stato scritto sembra essere quello giudeo-ellenistico.

A differenza di Marco, Matteo non spiega i costumi ebraici, perché probabilmente i suoi lettori li conoscevano. Anche l’insistenza su discussioni e controversie riguardanti questioni legali tipicamente giudaiche fa pensare ad un ambiente vicino alla cultura giudaica. Tuttavia, poiché l’autore traduce in greco alcune parole ebraiche che inserisce nel testo, si può dedurre che i lettori a cui si rivolge ormai non abbiano più dimestichezza con l’ebraico.

Matteo descrive la storia di Gesù come compimento della promessa di Dio al suo popolo e a tutte le nazioni.

La chiesa di cui egli si fa portavoce sa di essere radicata nella tradizione biblica di Israele; tuttavia, seguendo Gesù Cristo, percorre un cammino che la distingue dal modo giudaico di vivere la religiosità ed ha chiara la missione di dover portare al mondo pagano l’annuncio evangelico, vivendo un’apertura universalistica, anche se l’ambiente culturale che la circonda è spesso ostile o indifferente.

In base a questi dati gli studiosi propongono la Siria come territorio in cui il Vangelo di Matteo sarebbe sorto, probabilmente nella città di Antiochia. Quanto al tempo, dato il forte contrasto con il giudaismo e il giudizio sulla caduta di Gerusalemme (cf. Mt 22,7), si ipotizza sia stato ultimato fra gli anni 70 e 80 d.C.

In sintesi, la Struttura del Vangelo è composta, oltre che dall’introduzione e conclusione, da cinque grandi parti in cui si possono individuare fatti e parole:
- Introduzione: la nascita del Messia (1-2)
- I Parte (3-7) fatti: inizio del ministero (3-4); parole: discorso della montagna (5-7).
- II Parte (8-10) fatti: i miracoli (8-9); parole: discorso missionario (10).
- III Parte (11-133) fatti: l’opposizione al Messia (11-12); parole: discorso parabolico (13).
- IV Parte (14-18):fatti: la fondazione della chiesa di Gesù (14-17); parole: discorso ecclesiale (18).
- V Parte (19-25) fatti: lo scontro diretto con Israele (19-23); parole: discorso escatologico (24-25).
- Compimento: morte-risurrezione del Messia (26-28).

Un’altra importante peculiarità di Matteo consiste nel fatto che il corpo del Vangelo è strutturato intorno a cinque grandi Discorsi e alcuni studiosi pensano a un voluto riferimento al Pentateuco, i cinque libri della Legge nell’Antico Testamento; così Matteo presenterebbe il suo Vangelo come la nuova Torah (Legge) e Gesù come l’unico e autorevole maestro a cui far riferimento per conoscere la volontà di Dio.

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L’organica raccolta dei loghia (detti) che formano questi lunghi discorsi si riconosce perché alla fine di ciascuno si ripete per cinque volte una formula analoga: «Quando Gesù ebbe terminato tutti questi discorsi, disse ai suoi discepoli...» (26,1).

Seguendo questo indizio testuale si possono individuare:
1) discorso programmatico (5-7)
2) discorso missionario (10)
3) discorso parabolico (13)
4) discorso ecclesiale (18)
5) discorso escatologico (24-25).

Per esprimere la realtà del Regno Matteo, si serve delle parabole; è degno di nota il fatto che delle circa 40 parabole raccolte dalle labbra di Gesù nei Vangeli, egli ne racconta 20, delle quali 10 si ritrovano anche negli altri sinottici, mentre 10 gli sono proprie.

Le parabole originali di Matteo sono:
- la zizzania e il buon grano (13,24-30);
- il tesoro nascosto in un campo (13,44);
- la perla preziosa trovata da un mercante esperto (13,45.46);
- la rete che raccoglie ogni genere di pesci (13,47-50);
- il servo spietato che non sa perdonare (18,23-35);
- il padrone generoso verso i suoi operai (20,1-16);
- i due figli diversi (21,28-32);
- l’ospite senza l’abito di nozze (22,11-13);
- le dieci ragazze invitate a nozze (25,1-13);
- il giudizio finale (25,31-46).

Ben quattro di queste dieci parabole originali si trovano nel capitolo 13, che è la raccolta più organica e più ricca di tutto il Vangelo; sette di esse sono appunto chiamate “parabole del Regno”, perché servono a illustrare in modo particolare il mistero del Regno dei cieli nel suo agire storico nel mondo.

L’idea chiave di tutto il Vangelo di Matteo è la certezza che nella persona di Gesù il Dio di Israele è con l’umanità. Gesù ricapitola l’Antico Testamento e in lui si realizzano le attese dei profeti. Gesù è chiaramente presentato da Matteo in un ruolo divino: è il Figlio del Dio vivente, il Messia.

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La nostra fede

Le virtù teologali: la CARITÀ

Don
Stefano

Il primo riferimento che abitualmente una persona constata quando siete parlare di Carità è un gruppo che nelle parrocchie è conosciuto con il nome di CARITAS e si prende cura della persone che non hanno capacità economica soddisfacente come extracomunitari e famiglie in difficoltà che non riescono a sostenere le spese alimentari e di prima necessità. Di queste realtà il nostro territorio è molto ricco, basti pensare alle molteplici realtà presenti nelle nostre comunità dell’Altopiano, come il Progetto Cicogna, l’Ottavo giorno, le volontarie della casa di riposo. È bello ricordare queste realtà ogni qual volta si parli di Carità, per arrivare ad essa e per ricordarci che l’amore e l’amare sono il percorso comune dei battezzati che dovrebbero intraprendere per una vita più ricca, efficace e intessuta di valori cristiani autentici, quelli che provengono da Gesù stesso, dalla sua Parola di vita.

Ed è proprio dalla Parola che possiamo cercare di proporre una riflessione che ci aiuti a ricordare sempre di più la carità come virtù fondante e principale della vita cristiana.

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.
Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!
(1Cor 13).

Le parole di san Paolo nella lettera alla comunità di Corinto permettono di contemplare la grandezza e l’importanza della parola carità. In essa è racchiuso non solo l’amore per gli altri, ma in particolare l’amore di Dio per l’umanità.

Nell’Antico Testamento il concetto di carità si avvale di un altro termine che ne è sinonimo: Rahum che significa “misericordioso” riservato quasi esclusivamente a Dio. L’amore di Dio per il suo popolo è sancito dall’alleanza promessa ad Abramo, padre della fede, e con la fuga dall’Egitto per la terra che Lui ha indicato, una terra dove scorre latte e miele e dove sarà messa in pratica la carità reciproca. Essere pronti a perdonare, nonostante le difficoltà e le incertezze, è il messaggio che nell’Antico Testamento si riscontra, perché Dio è misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di grande benignità.

È sempre presente un amore profondo di Dio verso l’uomo che si fida di lui, e viceversa troviamo anche tracce dell’amore dell’uomo verso Dio che si esprime nell’osservare i suoi comandamenti. È un amore messo sempre alla prova per sapere se chi ama l’Eterno, lo ama sopra ogni cosa, perché ha salvato il suo popolo.

L’amare il prossimo da parte dell’uomo è definito dal precetto dell’amore: esplicitamente nell’Antico Testamento si conoscono tutte le sfumature dell’amore verso i poveri e i bisognosi, gli ammalati e i sofferenti. L’amore per il prossimo viene esaltato dal Cantico dei Cantici il quale, allegoricamente, esprime anche l’amore di Dio per il suo popolo.

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Nel Nuovo Testamento il concetto di amore è ripreso in tre significati:
- philéin, in riferimento ad un amore disinteressato che prende a cuore l’uomo amico.
- Eran che deriva dal sostantivo “Eros” e indicava essenzialmente l’amore passionale, l’amore-desiderio per tutto quello che poteva essere posseduto.
- Agapan usato con significati piuttosto vaghi fra i quali, il più caratteristico, è quello di prediligere, preferire, tenere qualcuno in maggiore considerazione di un altro cioè “mostrare affetto”.

È in quest’ultima accezione che il Nuovo Testamento prende in considerazione l’amore particolare di Dio che si irradia sull’uomo umile per innalzarlo al di sopra degli altri.

La Carità nella terminologia biblica si presenta come un’opportunità per chi vuole seguire la strada indicata da Gesù. Agapé (amore) è indicato accanto alla persona alla quale lo si riferisce, come nel Vangelo di Gv 5,42 “amore verso Dio” o “l’amore di Dio Padre verso il Figlio” (Gv 17,26). Charitas, nella maggior parte dei casi, viene utilizzato quando agapé non ha un oggetto determinato e acquista, in qualche modo, un senso tecnico cristiano: “Dio è amore” (1Gv 4,16).

Se volessimo esprimere in una sola idea quello che distingue la carità cristiana dalla filantropia dell’umanesimo e dalla religioni non cristiane, potremmo dire che la caratteristica distintiva è Cristo stesso. Egli ne è la fonte, il centro ed il fine ultimo. È grazie a Lui che il cristiano può amare di questo amore disinteressato ogni uomo, ogni donna e... “amarli sino alla fine” Gv 13,1-11.

Il carattere universale della carità è un messaggio aperto a tutti, perché essa è la realtà fondamentale per la vita pienamente umana e cristiana e crede ogni cosa! La carità è per sua natura universale in quanto Dio ama tutti e, nel suo amore paterno, ci fa uno in Lui. Si distingue dall’amore umanamente inteso perché esso è per sua natura limitato e possessivo, mentre la carità ha per sua caratteristica l’universalità. Con autorità Gesù ci ha rivelato e mostrato che Dio Padre ama tutti, partendo dagli ultimi e dai bisognosi.

Essendo la strada privilegiata per la vita eterna, la carità è la via che viene da Dio e va a Lui, è il cammino della vera conoscenza; se conosciamo l’amore per Dio, non potremo sbagliare il vero amore per i fratelli.

Per concludere la carità è l’atteggiamento modello da seguire per ogni vita spirituale. In principio ci permette di dissociarci da ogni tipo di egoismo e ci spinge ad amare il mondo, inteso come famiglia umana, al di sopra di ogni altro bene, perché l’amore è da Dio e non può realizzarsi se non in Lui. Per questo diventa azione efficace, concreta di carità verso il prossimo. Pensiamo a tutte quelle opere di carità che si trovano nel mondo e che ci permettono di toccare con mano l’aiuto verso i poveri, i bisognosi, gli emarginati, ma anche a chi non ha lavoro ed è nello sconforto.

La carità non può vivere senza le opere, occorre ricordarsi che la vita evangelica ha per primo obiettivo quello di rimboccarsi le maniche per Dio e per gli altri nella concretezza della vita, lì dove vivo e dove scorre la storia che Dio ha riservato per me.

L’invito che possiamo cogliere da questa riflessione è quello di farci anche noi prossimi perché Dio ama chi dona con gioia il suo tempo, le sue forze e le sue energie per costruire il Regno dei cieli. Se il cristiano si prende a cuore questa modalità di vita concreta, la carità diviene la modalità credibile del messaggio cristiano, altrimenti il rischio è quello dell’impoverimento di azioni, gesti e preghiera che tolgono spazio alla crescita della carità operosa.

Pregare è la modalità primaria per imbastire un percorso all’insegna della carità di Dio, ricordandosi che pregare è parlare con Dio. Essere capaci di amara come vuole Dio è la più grande di tutte le virtù insieme alla speranza e alla fede ricevuta nel Battesimo.

Cuntomela Estate 2023


La nostra fede

Egli fa scaturire sorgenti... in mezzo alle montagne

LA PAGINA DEL SALMO

Tratto ancora da "I canti nuovi", volume dedicato ai salmi con le traduzioni e le preghiere di D. M. Turoldo e i commenti di G. Ravasi, questo inno alla creazione pensiamo sia particolarmente significativo in questo periodo estivo. In molti, abitanti e turisti, abbiamo forse più occasioni per immergerci nei prati e nelle pinete che ci circondano, ed essere grati per tutto ciò che possiamo respirare e contemplare.

Altissimo, onnipotente, bon Signore,
tue so le laude, la gloria e l'onore
e onne benedizione.
A te solo, Altissimo, se confano
e nullo omo è digno te mentovare,
Laudate sie, mi Signore,
cun tutte le tue creature...

(dal «Cantico delle creature» di S. Francesco

Salmo 104

1 Anima mia, da’ lode al Signore:
quanto sei grande, Signore mio Dio,
tue vesti sono magnificenza e splendore.
2 Egli come di un manto si avvolge di luce,
egli come una tenda dispiega i cieli.
3 Egli sulle acque innalza le sue dimore,
egli fa delle nubi il suo cocchio regale,
egli sulle ali del vento avanza.
4 Egli i venti scatena come suoi messaggeri,
suoi ministri il fuoco e la fiamma.
5 Egli ha fissato le basi alla terra,
perché non vacilli in eterno, per sempre.
6 L’avevi avvolta come di un manto
dentro le acque dell’abisso:
fin sopra le montagne
si levavano le acque.
7 Le mise in fuga la sua minaccia,
al fragore del tuono si trassero atterrite.
8 Salivano sui monti scendevano le valli,
lungo gli alvei da te fissati.
9 Un confine hai posto a tutte le acque
che mai più varcheranno,
e mai torneranno a sommerger la terra.
10 Egli fa scaturire sorgenti
e scorrere fiumi giù per le valli
e in mezzo alle montagne.
11 Ivi a bere vanno gli animali dei campi
e la zebra vi spezza la sete.
12 Sopra le lor sponde fan nido gli uccelli
e tra le fronde compongono canti.
13 Egli irriga i monti dalle alte sue stanze:
dal frutto delle opere tue tu pasci la terra.
14 L’erba fai crescere per tutti gli armenti
e vegetali per la vita di ogni mortale;
perché raccolga pane da tutta la terra.
15 E vino che allieta il cuore dell’uomo,
e olio che fa brillare il suo volto,
e pane ancora a irrobustirne il vigore.
16 E alberi di Dio sazi e robusti,
i cedri del Libano piantati da lui!
17 Là i volatili fanno il lor nido
e in mezzo ai cipressi
ove la cicogna ha la sua casa.
18 Per i camosci ci son le montagne,
le rocce sono rifugio agli iraci.
19 Ha posto la luna a segnar le stagioni
e il sole che sa l’ora del suo tramonto.
20 Tu apri alle tenebre e sale la notte,
e già per le selve è tutto un vagare d’animali.
21 Escono leoni in cerca di preda
e chiedono cibo a Dio ruggendo.
22 Rispunta il sole ed essi scompaiono,
tutti ritornano nelle loro tane.
23 Allora esce l’uomo e si avvia al lavoro,
alla fatica che avrà fino a sera.
24 Quante le cose che hai fatto, Signore,
e con quale sapienza le hai fatte:
di tue creature è piena la terra!
25 Ecco il gran mare spazioso e profondo:
è un agitarsi laggiù senza fine
d’infiniti e svariati viventi:
26 lo solcano navi e il grande Leviatan
che tu per gioco hai plasmato.
27 Tutti aspettano da te alimento,
che tu li nutra a tempo opportuno.
28 Tu lo provvedi ed essi lo accolgono:
tu apri la mano
e ciascuno di loro si sazia di beni.
29 Ma se appena tu distogli il tuo volto
subito il panico li piglia:
se togli loro il tuo spirito
subito periscono e tornano polvere.
30 Il tuo spirito mandi e sono creati
e rinnovi la faccia alla terra.
31 Sia eterna la gloria del Signore,
egli goda in eterno della sua creazione.
32 Egli la guarda e la terra trema,
tocca i monti e prendono fuoco.
33 Fin che vita mi duri,
a Dio voglio cantare;
inni comporre al mio Dio
finché avrò vita.
34 Salga il mio carme fino al suo cuore
e questa sia la mia gioia in Dio.
35 Sia mondata la terra
da tutti i profanatori:
dissolti tutti gli empi!
Anima mia, al Signore da lode.

Cuntomela Estate 2023

Secondo alcuni studiosi questo splendido cantico del Creatore e delle creature rivelerebbe qualche punto di contatto con l’Inno ad Aton del famoso faraone Akhnaton (XIV sec. a.C.), che aveva riformato la religione egizia sulla base di un certo monoteismo solare (Aton era appunto il disco solare). Certo è che la prosa del nostro poeta è diversa perché il sole non è divino ma è solo uno dei tanti segni dello splendore di Dio nel cosmo. Affascinato dalle meraviglie disseminate nel creato, il poeta parte dal cielo nel quale si accende una grandiosa teofania (vv. 1-4), contempla la terra e le acque in tensione (vv. 5-9), passa alle innumerevoli manifestazioni della vita, generata dall’acqua sulla terra, germogliata in forme animali e vegetali, esplosa nella sazietà delle creature (vv. 10-18). Si giunge, così, al mistero del tempo scandito dal sole e dalla luna, dalla vita notturna delle belve e da quella diurna dell’uomo (vv. 1 9-24). Il mare non è più il mostro caotico che tenta di demolire il creato, ma è un pullulare di navi e di pesci tra i quali danza anche il mostro Leviatan ridotto ora a una simpatica balena (vv. 25-26). Su tutto si stende lo spirito creatore di Dio che dà vita e sazietà e che, dall’alto del suo cielo, contempla pieno di gioia il suo capolavoro (vv. 27-34). E perché tutto canti la lode al Signore è necessario che il mondo sia purificato da tutti i profanatori e da tutti gli empi (v. 35).

Preghiera
Padre, che hai fatto tutte le cose
in numero, peso e misura,
e in ogni creatura hai infuso
un raggio della tua bellezza,
e hai affidato all'uomo
il dono dell’intelligenza,
e hai posto tuo Figlio per fine
di tutta la creazione,
manda sempre il tuo Spirito
che continui a ornare i cieli,
e a fare nuova la vita,
fino a quando ogni essere
potrà goderne la pienezza.
Amen

Cuntomela Estate 2023


La Voce del Convento

Sequela di Gesù: ristoro dello spirito

“Venite a me, voi tutti
che siete stanchi e oppressi,
e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi
e imparate da me,
che sono mite e umile di cuore,
e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce
e il mio peso leggero”.


Padre
Piero

Qualcuno potrebbe pensare alla sequela di Gesù come un tempo di “vacanza” e in parte lo è, sebbene si abbia necessità anche di un tempo di riposo corporeo e mentale.

Affaticati dalle nostre abitudini sbagliate, dai nostri errori, dalla nostra poca capacità di amare, ci troviamo ad essere oggetto di amore da parte di Gesù, di Dio. Egli sa quanto ci pesi la nostra povertà nell’amore e desidera aiutarci e sostenerci. Non ci rimprovera per questa inadempienza, ma ci offre il modo di superarla: “Venite a me… che sono mite e umile di cuore.”

Papa Francesco ha fatto di questa mitezza e umiltà di cuore il fondamento dei suoi pronunciamenti ed ha voluto e vuole offrire a questa umanità ferita nell’amore la possibilità di una rinascita, di una guarigione che non deriva dal rimproverare, ma dall’offrire Gesù mite e umile di cuore come luogo di misericordia.

Forse il tempo estivo può essere un tempo opportuno per lasciarsi amare da Gesù, per avvicinarci un po’ di più alla Sua carità. ”Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. Il meglio di ogni vacanza è proprio l’avvicinarsi a Lui, frequentare un po’ di più la sua Parola, il suo sguardo, la sua Presenza nell’Eucarestia o nello Spirito Santo che é già in noi.

Riposarsi fisicamente invocando lo Spirito Santo, respirando la Sua presenza. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?

Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?

Cuntomela Estate 2023


Giorni della comunità

Abbiamo vissuto e celebrato

Lunedì 10 aprile - Ossimo Superiore
S. Messa solenne in onore della Beata Vergine Maria a seguire processione con la Banda “S. Cecilia” e rinnovo del Voto al Cuore Immacolato di Maria in piazza Roma.

Domenica 16 aprile Prime Confessioni

Elena Andreoli
Lucia Arici
Valentina Arici
Asia Belingheri
Andrea Bettineschi
Martina Bison
Eva Cominelli
Alessia Dabeni
Giovanni Farisè
Guglielmo Fiora
Letizia Fiora
Andrea Gheza Lorenzo Gheza
Pietro Gheza
Andrea Marsigalia
Aurora Orosz
Nicola Rigali
Diego Santi
Martina Beltracchi
Leonardo Cherubini
Davide Miorini
Riccardo Cesare Villardi
Sebastian Zendra

Cuntomela Estate 2023

Domenica 30 aprile Prime Confessioni a Lozio

Federico Baffelli
Sofia Bonadei
Cristian Garattini
Martina Toninelli

Santo Rosario del mese di maggio
la sera presso le Santelle o le famiglie in tutto l’Altopiano.

Sabato 6 maggio Ossimo Inferiore
Santa Messa presieduta da don Lino Zani, per celebrare il suo ritorno dalla Missione in Brasile.

Cuntomela Estate 2023

Domenica 21 maggio Prime Comunioni e Cresime

Diana Andreoli
Matilde Bertola
Sofia Bianchi
Aron Bonfadini
Mattia Cottarelli
Greta Crosani
Ottavio Dorigon Puccini
Benedetta Fedrighi
Davide Gheza
Amneris Marsigalia
Davide Re
Lucas Rivadossi
Emma Romellini
Michele Salvati
Filippo Tilola
Achille Andreoli
Leone Castellini
Riccardo Fiora
Mattia Franzoni
Eva Isonni
Alex Latikaynen
Stefano Miorini
Eleonora Mora
Luca Sarna
Linda Sorlini
Rebecca Vielmi
Francesco Zani
Federica Zerla

Cuntomela Estate 2023

22 - 26 maggio
Santa Messa e Rogazioni a Borno
Lunedì 22 maggio, chiesetta alla Dassa Benedizione alle Acque.
Martedì 23 maggio, chiesa di Santa Barbara Benedizione al Paese.
Mercoledì 24 maggio, chiesa di San Fiorino Benedizione alla Campagna.
Giovedì 25 maggio, chiesa di Paline Benedizione ai Prati e ai Pascoli.
Venerdì 26 maggio, alla Santella della Rocca Benedizione alle Famiglie.

Domenica 28 maggio
Pellegrinaggio ad Ardesio
I pellegrini del nostro altopiano hanno raggiunto a piedi il santuario celebrando il S. Rosario e la S. Messa, hanno affidato tutte le nostre comunità alla protezione della Madonna.

Mercoledì 31 maggio
Visitazione della Beata Vergine Maria - Ritrovo presso la Santella al ponte della Rocca, cammino verso l’Annunciata recitando il s. Rosario. A seguire s. Messa al santuario per concludere il mese di maggio con tutte le parrocchie dell’Unità Pastorale e con le comunità di Cogno e Piamborno.

Domenica 11 giugno a Borno
Processione del “Corpus Domini” - dopo la s. messa delle ore 17, abbiamo portato Gesù Eucarestia per le vie del paese in mezzo alla gente, aiutati dagli Alpini e dalla Banda “S. Cecilia”.

Cuntomela Estate 2023

2 - 3 - 4 giugno Festa dell'Oratorio

Giovedì 15 giugno
Anniversario di ordinazione di don Raffaele, don Lino e dei loro compagni (1974)

Cuntomela Estate 2023

Domenica 18 giugno a Ossimo Superiore
Festa Patronale dei Ss. Gervasio e Protasio - ore 11.00 s. Messa solenne presieduta da don Lino Zani, al termine Concerto di Campane.

Sabato 24 giugno a Borno
Festa Patronale “Natività di San Giovanni Battista” - ore 17.00 s. Messa solenne presieduta da don Angelo Corti.

Domenica 25 giugno a Sommaprada di Lozio

ore 9.45 s. Messa e processione con la statua di san Giovanni Battista

Sabato 1 luglio
Pellegrinaggio alla Madonnina di Colere
ore 19.00 ritrovo a Paline per un momento di preghiera e partenza a piedi per il santuario, incontro al Dezzo con la comunità di Colere.
ore 21.30 celebrazione Mariana presso il santuario.

Domenica 2 luglio a Villa di Lozio
Festa Patronale dei Ss. Pietro e Paolo “San Piro” - ore 11.00 s. Messa Solenne, a seguire processione per le vie di Villa con la statua di s. Pietro.

Cuntomela Estate 2023

Domenica 16 luglio a Borno
Palio “S. Martino” - ore 9.15 s. Messa in lingua latina sul sagrato presieduta da S.E. Giovanni Battista Re.

Mercoledì 19 luglioa Borno
Serata di ricordi e testimonianze nel 25° della visita di Papa Giovanni Paolo II alla presenza di S.E. Giovanni Battista Re.

21 - 26 luglio
Festa di Sant’Anna a Paline di Borno
venerdì 21 luglio ore 20 s. Messa in suffragio di tutti i defunti, presieduta da don Mattia Magoni
Sabato 22 luglio ore 20 s. Messa presieduta da S. E. Giovanni Battista Re, a seguire processione con la statua di Sant’Anna.
domenica 23 luglio ore 9 s. Messa presieduta da mons. Tino Clementi.
mercoledì 26 luglio “Sant’Anna e Gioacchino” ore 20 s. Messa presieduta da mons. Carlo Mazza, vescovo emerito di Fidenza.

Domenica 23 luglio a Lozio
Festa di S. Cristina - ore 10.00 s. Messa

Giovedì 27 luglio a Ossimo Superiore
Santa Messa per gli Alpini che sono "andati avanti" alla chiesetta di San Carlo. Momento musicale a cura del coro “Amici del Canto”.

Domenica 30 luglio a Lozio
Festa Patronale dei Ss. Nazaro e Celso e Festa dell’Anziano - ore 11.00 s. Messa animata dal coro “I Musicanti”

31 luglio 2 agosto
Perdono d’Assisi e Festa del Beato Innocenzo presso il Santuario dell’Annunciata
Lunedì 31 luglio ore 20.30 s. Messa presieduta dal nostro arciprete don Paolo Gregorini.
Mercoledì 2 agosto - ore 16 s. Messa presieduta da S.E. Giovanni Battista Re.

Cuntomela Estate 2023


Oratori dell'Altopiano

PELLEGRINAGGIO AD ASSISI
“Andiamo, andiamo 24 piedi siamo”

Alessandro G.
Francesco A.

… in realtà i nostri piedi erano più numerosi!

Nelle giornate dal 23 al 25 aprile noi ragazzi di prima media, che l'anno scorso abbiamo ricevuto la Santa Cresima e la Santa Comunione, siamo andati in pellegrinaggio ad Assisi, dove ci siamo ritrovati con molti nostri coetanei della Valle Camonica. È stata un'esperienza che ci ha inebriato gli occhi e il cuore: la città ha un assetto medievale, ci sono i resti delle mura difensive e diverse porte che anticamente consentivano l’ingresso alla città, vicoli stretti, bellissimi panorami.

Abbiamo visitato diverse chiese romaniche come la cattedrale di San Ruffino, le basiliche di San Francesco, Santa Chiara e Santa Maria degli Angeli dove abbiamo ammirato la Porziuncola, anticamente una piccola chiesina, restaurata dallo stesso S. Francesco che vi fondò l’Ordine dei Frati Minori.

Andare ad Assisi con i nostri compagni di classe, accompagnati dal nostro don Stefano, dalle catechiste Ivana, Franca, Anna e dalla maestra Antonella (che è venuta a dare una mano visto che siamo un po’ “vivaci”) è stata un'esperienza unica, basata sulla spiritualità, ma anche sull’amicizia e la condivisione. Abbiamo fatto il pieno di emozioni e sentimenti che ci hanno fatto sentire più “gruppo”.

Siamo stati insieme per tre giorni e abbiamo condiviso la quotidianità e dei bei momenti, alcuni spensierati e giocosi, altri seri e di riflessione, il tutto guidato dalla preghiera.

Ci siamo divertiti e avvicinati, ci siamo conosciuti meglio, comprendendo che non è semplice andare tutti d’accordo ma che è possibile se ci si rispetta l’un l’altro e si dà ascolto a chi ci guida.

Abbiamo imparato molto, e uno dei messaggi più belli che rimane nel nostro cuore è che Gesù è l’amico che non ci abbandona mai… È’ l’amico di cui non si può fare a meno una volta che lo si è incontrato.

Questa esperienza si è rivelata unica, meravigliosa, fantastica…

Grazie a chi ci ha dato l’opportunità di viverla.

Cuntomela Estate 2023


Oratori dell'Altopiano

PELLEGRINAGGIO A ROMA
dei ragazzi e ragazze di II e III media

Matteo
Nicola
Riccardo

Nei giorni 10, 11 e 12 aprile 2023 insieme ad altre parrocchie della Valle Camonica, siamo stati a Roma e in vaticano in pellegrinaggio.

Siamo partiti la mattina del 10 aprile, accolti dal nostro curato don Stefano e dalle catechiste. Insieme a noi sull'autobus c'erano anche i ragazzi della parrocchia di Piamborno, accompagnati da don Cristian, suor Daniela e le loro catechiste.

Il viaggio è durato circa 8 ore e durante il tragitto ci siamo fermati all’autogrill per fare colazione e per pranzare.

Arrivati a Roma abbiamo iniziato a visitare la città e le sue più importanti basiliche, enormi chiese magnificamente affrescate e decorate.

Finita la visita, verso l’ora di cena, ci siamo diretti all’albergo dove alloggiavamo, che distava circa un'ora dal centro di Roma; ci siamo divisi nelle camere, abbiamo cenato, giocato insieme e infine siamo andati a riposare.

Il giorno seguente ci siamo svegliati presto attorno alle 7:00, dopo colazione siamo partiti per il centro storico di Roma. È stato meraviglioso vedere opere d’arte, palazzi, chiese e piazze incantevoli.

Nel pomeriggio ci siamo diretti in Vaticano, dove siamo stati accolti dal Cardinale Giovanni Battista Re, nativo di Borno, che ci ha condotto in basilica, dove insieme al nostro curato ed altri preti abbiamo celebrato la santa Messa. Successivamente abbiamo visitato l’interno della basilica.

Come la sera precedente, siamo tornati in hotel, abbiamo cenato e infine siamo andati a dormire.

L'ultima giornata è iniziava presto, alle 6:30, perché alle 9 sarebbe iniziata l'udienza con Papa Francesco e quindi intorno alle 7:30 siamo dovuti partire dall'hotel.

Purtroppo, a causa del traffico non abbiamo potuto partecipare all'udienza, ma, nonostante ciò, non ci siamo demoralizzati e abbiamo continuato la mattinata tra alcuni acquisti dell’ultimo minuto e uno spuntino.

Infine siamo partiti da Roma per rientrare a Borno. Purtroppo al ritorno siamo rimasti bloccati in autostrada per molto tempo, ma per fortuna siamo riusciti a raggiungere l'autogrill in tempo per la cena. Alle 11 circa siamo arrivati a Borno.

È stata un'esperienza davvero divertente, bella, spirituale e educativa. Ci è piaciuto molto visitare Roma e scoprire monumenti che non conoscevamo e che non avevamo mai visitato. Durante la gita abbiamo anche fatto amicizia con i ragazzi delle altre parrocchie e ci siamo divertiti insieme a loro.

In conclusione, è stata una gita speciale e ricca di emozioni e per questa esperienza dobbiamo ringraziare il nostro don Stefano e tutti gli accompagnatori catechisti.

Cuntomela Estate 2023


Dalle comunità - BORNO

Festa patronale in onore di SAN GIOVANNI BATTISTA

Don Angelo
Corti
Curato a Borno
dal 1994 al 2002

Cari amici,
vogliamo guardare a San Giovanni Battista Patrono della nostra comunità di Borno, vogliamo guardare a lui per poter accendere nel cielo nebuloso dei nostri tempi quattro stelle che hanno il potere di orientare il nostro cammino di vita cristiana in un mondo scristianizzato.

La prima stella che si accende è la stella dell’umiltà… infatti Giovanni Battista afferma: «Lui deve crescere; io, invece diminuire».

Nella sua logica di pensiero e di azione pone davanti a se la grandezza e la superiorità di Gesù, il Messia tanto atteso e che lui ha indicato presente in mezzo al popolo. Giovanni Battista a Gesù, si rapporta con umiltà e vive il rapporto corretto e di vita tra il Creatore e la creatura. Giovanni Battista non si sostituisce al Messia, anzi si trova in fastidio di fronte a ciò che nelle acque del Giordano Gesù stesso gli chiede di fare. «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Se questa prospettiva la applichiamo al nostro pensiero e alla nostra azione, l’altro viene sempre prima del nostro io. Solo in questa prospettiva di vita possiamo farci prossimo e vivere per gli altri. Allora il nostro prossimo non sarà mai un avversario o un concorrente da sfidare, ma un fratello da servire e amare nella dimensione del dono e della gioia.

L’umiltà genera il vero amore, genera il vero servizio, genera il vero umanesimo nel quale la finalità del fare non sarà mai il proprio interesse e il proprio prestigio, ma la crescita e il benessere che porta gioia e serenità nel cuore delle persone.

La provvidenza, tempo fa, ci ha regalato un Papa che è stato proclamato Beato: Papa Giovanni Paolo I che per soli 33 giorni ci ha sorriso dal Soglio di Pietro. Il Beato Giovanni Paolo I ha fatto dell’umiltà la stella della sua vita vivendo ogni incarico nello spirito del servizio e della dedizione a Dio, alla Chiesa e all’uomo. Ha dato corpo alle parole di sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti: «Tutto per la maggior gloria di Dio e degli uomini».

La seconda stella che si accende è la stella della ricerca… si legge nel Vangelo che Giovanni Battista è perplesso per quanto sente dire di Gesù, il suo modo di parlare e di fare non rispecchia il Messia che lui aveva preannunciato e indicato presente in mezzo a loro. Giovanni, dal carcere manda a dire a Gesù:«Sei Tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

Giovanni Battista ci insegna a non chiuderci nei nostri schemi e nelle nostre pseudo certezze, ma ad avere il coraggio di metterci in discussione attraverso il dialogo e il confronto. Ciò che genera in lui dei dubbi non lo porta a chiudersi, ma va alla ricerca della vera identità e a questa identità – diversa dai suoi pensieri – aderisce con tutto se stesso.

Nel piccolo e nel grande, tante divisioni e rotture sono causate dalla chiusura in se stessi e dalla poca volontà a mettersi in cammino di ricerca per incontrare la diversità di pensiero e di azione. L’amore alla verità si trasforma in cammino di ricerca e di incontro di ciò che è vero, puro e bello. Giovanni il Battista ha saputo fare questo. È uscito da se stesso, è andato verso la diversità e una volta riconosciuta vera, l’ha abbracciata fino a consumare tutto se stesso per questo amore. Il gusto e la bellezza della ricerca: mai fermarsi a ciò che si vede, a ciò che si sente e a ciò che ci dà comoda sicurezza, ma sempre siamo chiamati a camminare verso la fonte e il culmine di ogni ricerca che è Gesù Cristo.

Cuntomela Estate 2023

La terza stella che si accende è la stella della morale… il Vangelo ci narra uno dei momenti nei quali Giovanni Battista accende questa stella, proprio quando si trova faccia a faccia con Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello». In questo coraggioso richiamo Giovanni Battista ci insegna ad applicare alla vita la morale e non il moralismo.

Alla situazione di Erode, Giovanni Battista pone in evidenza la posizione morale nella quale si trova Erode e non aggiunge altro. Pone la sua coscienza di fronte a se stesso e a quello che sta facendo. Gesù stesso nel Vangelo, nel suo rapporto con i peccatori, non ha parole di condanna, ma di comprensione e di fiducia, portando le persone a riconoscere la propria povertà e fragilità.

La morale ci ricorda che al termine della nostra vita ci presenteremo davanti a Dio con tutto il nostro vissuto frutto di piena e totale libertà. La Chiesa, proponendo la via della morale, ci ricorda che davanti a Dio saremo da soli e a Lui spiegheremo il perché delle nostre scelte e decisioni. Il moralismo è quando le troppe parole, regole e prescrizioni si sostituiscono alla decisione personale di scegliere a preferire il bene al male.

A causa delle troppe parole e delle troppe prescrizioni, in tanti casi abbiamo trasformato la morale in moralismo e questo a scapito della serenità e del libero arbitrio. La morale si trasforma in moralismo quando mi sostituisco alla coscienza erronea e impedisco alla persona seppur nell’errore di poter agire assumendosi tutte le sue responsabilità. La via della morale trasmette serenità e senso di responsabilità, diversamente il moralismo umilia, mortifica e spegne la fiammella fioca che ci può essere ancora accesa in ogni coscienza.

La quarta stella che si accende è la stella della missione e dedizione… La missione di Giovanni Battista si sintetizza nel preparare il cuore della gente ad accogliere il Messia e al momento opportuno indicarne la presenza in mezzo a loro: «Ecco l’Agnello di Dio». Indicare con la propria vita l’importanza della luce della fede, del sapore della carità e la bellezza della speranza nel vivere il tempo come dono di Dio.

Indicare la strada giusta ai propri figli e a quanti vivono e abitano il nostro tempo. Indicare al mondo la cultura della vita che si identifica nell’accoglienza dell’Agnello di Dio nelle proprie scelte. Indicare il senso del nascere, del vivere e del morire nel rapportarsi alla propria vita non da padroni ma amministratori e collaboratori di Dio nel mondo.

La missione di Giovanni Battista diventa la missione di ogni cristiano ad essere luce che illumina il senso pieno della vita, sale che da sapore al tempo evitando il pericolo del logorio e dell’abituarsi a tutto senza più stupirci di ciò che ci circonda; infine indicare al mondo che al termine del nostro cammino terreno non ci sta la fine di tutto, ma l’incontro con il Dio della vita che ci ha preparato un posto tra le sue braccia paterne e misericordiose.

Chiediamo a Giovanni Battista che ci aiuti a far brillare nel cielo della nostra quotidianità queste quattro meravigliose stelle che hanno il potere di trasformare il cuore e la mente.

Cuntomela Estate 2023


Cuntomela Estate 2023 Cuntomela Estate 2023 Cuntomela Estate 2023 Cuntomela Estate 2023


Dalle comunità - BORNO

IL PAPA A BORNO - L’attesa

Don Giuseppe
Maffi
Parroco a Borno
dal 1990 al 2009

Quando don Paolo mi ha telefonato per chiedermi se potevo essere presente insieme a don Angelo per una serata in cui ricordare la visita di Giovanni Paolo II a Borno avvenuta venticinque anni fa, sono stato molto contento di accettare l’invito. Sempre in quella telefonata don Paolo mi ha detto che dovevo anch’io fare un intervento nel corso della serata. “Cosa devo dire… Non saprei… Dammi un tema, uno spunto.”, ho ribattuto. E don Paolo mi ha suggerito di parlare dell’attesa di questo grande evento.

Nella vita tutti abbiamo sempre fretta! Ormai non sappiamo più contare i giorni, non sappiamo più attendere, aspettare. Ma senza l’attesa rischiamo di sprecare tante energie, di sbagliare tante cose, di non gustare più con gradualità tutto quello che la vita ci propone.

Quanta fretta anche quando non serve! Quanto fastidio ci dà l’attesa. Ma l’attesa è sempre un’esperienza preziosa. Il tempo non riguarda solo il presente, non è solo “ora e subito”; il tempo è profondità, è memoria del passato, senza la quale non può esserci apertura, slancio verso il futuro. Ci vuole tempo, bisogna saper attendere per sognare, per immaginare cose grandi e incamminarci verso di esse.

Il tempo, anche quando è inteso come occasione propizia e non solo come uno scorrere cronologico, ha comunque un prima, un durante e un dopo. Un grande avvenimento come la visita del papa a Borno, non poteva riuscire bene, non poteva maturare ed evolvere nella giusta direzione senza il necessario tempo dell’attesa.

Ovviamente questa, come tutte le attese, portava con sé il batticuore, l’incertezza, la paura che le cose non andassero bene, anche solo la banale preoccupazione di fare una brutta figura…

Se è vero che ci sono attese di cose materiali e attese che vanno oltre le strette esigenze quotidiane, attese umane e attese divine, con la visita di San Giovanni Paolo II le due tipologie si sono fuse e con-fuse molto bene. Il papa, ci insegnavano a catechismo, è il vicario di Cristo in terra, ci fa sentire la presenza di Dio qui sulla terra! A parte certe visioni forse troppo misticheggianti, di solito è nell’incontro con la realtà, nell’incontro con le persone che possiamo sentire, che possiamo scorgere quel di più che ci fa alzare gli occhi al cielo.

Cuntomela Estate 2023

La vita, per chi crede, è una attesa di Dio. La stessa Bibbia ci parla di questo con varie e diverse espressioni. La famosa parabole delle vergine ci offre due diversi modelli di attesa, due diversi comportamenti: da una parte le vergini sagge, quelle previdenti, consapevoli, responsabili, che sanno rimanere sveglie nell’attesa dello sposo; dall’altra parte quelle stolte, simbolo delle persone che prendono tutto un po’ così come viene, senza crearsi troppi problemi, ma anche senza vivere grandi passioni, grandi entusiasmi, senza appunto avere grandi attese.

Tornando al tempo nelle Confessioni sant’Agostino scriveva: “Un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro, né passato esistono. È sbagliato dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Sarebbe più esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente e presente del futuro. Il presente del passato è la memoria, il presente del presente è la visione, il presente del futuro è l’attesa…”.

Rendiamo dunque presente il passato!

Borno ha atteso il Papa nella preghiera e nel lavoro, tanto lavoro. Ricordo che alcuni mi dissero: “Se dovesse venire ancora il Papa, tre mesi prima la mandiamo in ferie alle Maldive…” Prendendo spunto da un altro brano del Vangelo in quelle settimane di attesa ci siamo sentiti tutti indaffarati e presi da molte preoccupazioni come Marta, per accogliere l’ospite che doveva arrivare. Ma quando papa Giovanni Paolo II finalmente fu fra noi, in quella domenica 19 luglio 1998 tutti ci siamo sentiti come Maria. Chi seduto, chi in piedi, in piazza o sul sagrato, tutti abbiamo vissuto con gioia quell’incontro e ascoltato lieti quelle parole: “Cari bornesi, amate la vostra fede… non sprecate la vita. Ricordate che si vive una volta sola!”.

Se dopo venticinque anni ci siamo ritrovati a farne memoria, vuol dire che l’attesa, i preparativi e la visita del Papa sono andate bene e hanno lasciato indelebili ricordi in ognuno di noi.

Con un doveroso grazie a chi ha pensato e promosso questo straordinario incontro.

Cuntomela Estate 2023


Dalle comunità - BORNO

SANT’ANNA tra ricordi ed emozioni

Fabio
Fedrighi

Quando penso alla piccola comunità di Paline, dove sono cresciuto e ho vissuto parte della mia vita, uno dei ricordi più cari che porto con me è il suono delle campane della chiesetta di Sant’Anna. In particolare, ricordo, quando da bambino, la domenica mattina alle sette e trenta in punto, nonno Fiorino le suonava per la messa delle 8.30. La porta della mia camera si apriva e mamma ci svegliava per la colazione e per prepararci alla messa. Ricordo la gran fatica e le lamentele da parte nostra.

Da bambino abbandonare il lettuccio caldo non era mai facile.

Questo “rito” mi ha accompagnato per anni: la camminata tutti insieme per raggiungere la chiesa; la sosta sul sagrato in attesa del prete; le chiacchiere tra compaesani; la preghiera a Sant’Anna una volta entrati; la mia curiosità nel guardare la statua di Sant’Anna con accanto la piccola Maria e capire se nel libro, tenuto tra le mani quest’ultima, ci fosse scritto qualcosa. Tutto questo definiva i ritmi domenicali delle famiglie della mia piccola comunità e nel contempo creava quel senso di identità e di appartenenza fondamentali per noi esseri umani.

Il giorno che però attendevo con più trepidazione era quello della festa di Sant’Anna a luglio. Per chi nasce e cresce a Paline questa è la giornata di Festa con la f maiuscola, la più importante. Aspettavo con ansia l’arrivo dei cugini e degli amici che rientravano al paesello per la festa, come molti altri nati e cresciuti qui ma costretti ad emigrare per lavoro. Il ricordo va subito alla piazzetta e al sagrato pieni di gente.

Da chierichetto vivevo la messa da una posizione “privilegiata”; osservavo le diverse persone e vedevo nei loro occhi la devozione per la Santa, il desiderio di chiedere protezione e di affidarle le preghiere personali. Tutti erano presenti, persino i più restii che, durante l’anno, vedevi poco a messa. Il senso di appartenenza era forte e lo si percepiva.

A distanza di anni, devo dire che, questo desiderio di comunità non è venuto meno. Tutti tornano in occasione delle celebrazioni. Sant’Anna richiama a sé vicini e lontani che si uniscono e si riconoscono in questa piccola comunità. Lei e la chiesetta ne sono il simbolo e la forza. Ogni volta che ritorno al paesello è piacevole sentire echeggiare le campane e pensare che infondo sono queste piccole cose che donano gioia.

Cuntomela Estate 2023


Dalle comunità - OSSIMO INF.

ORGANI DA CHIESA
opere d'arte da conservare

Giulio
Pedretti

Quando si visita una chiesa si viene attratti dai dipinti (se di buona qualità), dalle opere lignee, dall’architettura interna. Quasi mai dall’organo che pure è presente in quasi tutti questi edifici, e questo nonostante spesso sia l’opera più notevole e (detto banalmente) più preziosa fra le presenti.

In realtà l’organo è una meravigliosa macchina per produrre musica, e la sua presenza non si limita alla facciata, ma si estende anche in profondità con centinaia, a volte migliaia di canne di ogni dimensione e forma che sono in grado di imitare gli strumenti di una orchestra.

Per accompagnare le funzioni basterebbero pochi registri e dimensioni assai contenute, dunque perché hanno dimensioni tre-quattro volte il necessario?

Dobbiamo tornare indietro di due o tre secoli. In quel periodo, specialmente nei paesi più piccoli, rappresentavano l’unico modo di ascoltare musica, e questo era talmente sentito che nell’ottocento durante le funzioni si eseguivano brani d’opera lirica. A Bienno durante la comunione si suonava “la donna è mobile”.

La Vallecamonica è ricca di strumenti, un centinaio malcontati, anche nei paesi più piccoli. Il paradosso è che sono generalmente ben tenuti o addirittura restaurati recentemente, ma restano muti per mancanza di organisti che li sappiano animare. Questi antichi strumenti richiedono una tecnica particolare in quanto totalmente meccanici e con marchingegni geniali che ne moltiplicano le possibilità e ne complicano l’uso. Trattandosi di vere e proprie opere d’arte vanno conservati, periodicamente manutenuti, beneficati di concerti che ne facciano conoscere le caratteristiche. Nessuno penserebbe di non intervenire se una chiesa avesse il tetto pericolante o se una tela dipinta mostrasse segni di decadenza, e questo deve valere anche per questi strumenti. Se siamo un po’ freddi in questa epoca confusa, è probabile che le prossime generazioni abbiano a ringraziarci d’aver conservato quanto a nostra volta abbiamo ricevuto in eredità dalle precedenti. Il territorio della valle di Lozio - Ossimo - Borno è ricco di strumenti di pregio, alcuni appena ripristinati (Ossimo Inferiore e Superiore) altri ancora in discrete condizioni ma che meriterebbero una manutenzione straordinaria (Borno) e purtroppo alcuni totalmente abbandonati (Villa di Lozio e San Nazaro) nonostante presentino un notevole interesse.

Per cercare di smuovere le acque si è costituita quest’anno l’Associazione Organistica Valle Camonica che ha già promosso molte iniziative, l’ultima delle quali è un tour di 4 concerti ad Angone - Ossimo Inferiore - Fraine - Pontedilegno. In ognuna delle tappe i docenti del conservatorio di Darfo Marco Ruggeri (organo) e Lina Uninskyte (violino) eseguono le 4 stagioni di Vivaldi, trascritte per violino solo ed organo.

Anche la tappa di Ossimo Inferiore (domenica 9 luglio 2023) si è svolta fra l’entusiasmo dei numerosi partecipanti. Come ogni concerto ha suonato anche un allievo di Conservatorio, in rappresentanza delle nuove leve.

Tutte le notizie su questa associazione ed anche i video li trovate visitando www.aovc.it

Cuntomela Estate 2023


Dalle comunità - OSSIMO SUP.

“La festa granda de San Gervas”
TRADIZIONI ANCORA SENTITE

Sara
Saviori

Domenica 18 giugno la comunità di Ossimo Superiore ha festeggiato l’annuale ricorrenza dei Santi Gervasio e Protasio, i patroni della parrocchia.

Sono ormai lontani gli anni in cui la festa era davvero sentita. Era “la festa granda de San Gervas” e non importava quando cadeva, se di domenica o durante un giorno feriale, qualsiasi giorno fosse e nonostante fosse probabilmente il periodo dell’anno più laborioso per la nostra comunità rurale perché erano tutti impegnati nella fienagione, tutto il paese si fermava perché si doveva “fare festa”. Era una festa senza troppe pretese, semplice e sobria come si confaceva alla gente contadina di allora. Non c’erano banchetti per le vie del paese, addobbi o pranzi…

Semplicemente tutta la comunità si fermava, il lavoro dei campi era sospeso e gli animali per qualche ora potevano aspettare. Si toglieva dall’armadio il vestito della festa e si andava a Messa, a onorare il ricordo dei SS. Patroni ai quali la Chiesa Parrocchiale è dedicata.

Finita la S. Messa ognuno tornava alle proprie faccende, ai campi, ai prati e agli animali, felice per aver onorato la memoria dei due santi che proteggono da secoli la nostra comunità.

Durante i decenni scorsi questa tradizione purtroppo si è un po’ spenta e la festa non è più stata celebrata con lo stesso fervore di allora. Certamente i tempi sono cambiati, la vita frenetica di oggi ci porta ad avere tempi diversi e priorità differenti che distolgono l’attenzione da queste piccole grandi tradizioni.

Negli ultimi anni si è cercato però di riportare alla memoria la festa dei nostri patroni, cercando di ricreare il clima di comunità che negli anni passati caratterizzava la parrocchia.

Cuntomela Estate 2023

Ed è così che ormai da alcuni anni la domenica più vicina al 19 giugno, assieme alla S. Messa, viene organizzato il pranzo comunitario presso il Centro Anziani di Ossimo Superiore e la festa diviene un’occasione perché la comunità possa ritrovarsi tutta insieme.

Ogni anno si cerca di arricchire la festa con qualcosa in più: nello specifico quest’anno la strada che porta alla chiesa parrocchiale è stata addobbata con fiori di carta di diversi colori e il sagrato con fiori rossi, colore simbolo dei martiri.

Un bel contributo quest’anno è stato portato dai bambini della scuola Materna Parrocchiale Sacro Cuore che, dopo aver conosciuto le due figure dei martiri Gervasio e Protasio attraverso il racconto di don Stefano e dalla maestra Daniela, hanno colorato le immagini dei due protagonisti e le hanno appese in chiesa dove tutti hanno potuto ammirarle.

Dopo la S. Messa presieduta da don Lino Zani, la festa è proseguita con un concerto di campane e con l’ormai consueto pranzo comunitario.

A seguire, nel cortile parrocchiale, i bambini hanno potuto divertirsi con alcuni giochi organizzati per loro, altra novità molto apprezzata della festa di quest’anno.

Ecco allora che, seppur con uno stallo di alcuni anni, la festa è stata ripristinata e il bilancio non può che essere positivo.

Ogni anno la partecipazione della comunità è sempre maggiore, sintomo che le tradizioni sono ancora sentite e il desiderio di viverle è ancora vivo in tutti noi.

Cuntomela Estate 2023


Con i Missionari

C’è più gioia nel dare… anche in Brasile

Contagem, 22 luglio 2023

Suor Ester
Zerla

Carissimi don Paolo
e amici tutti di Borno,
nel giorno dedicato alla memoria di santa Maria Maddalena eccomi a voi con questo scritto. Come state? Spero bene.

Vi penso già in vacanza o preparandovi al meritato riposo annuale. A questo proposito mi ricordo delle parole di Gesù: “imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete riposo!” Quando il cuore è in pace perché è umile e mite, in buona armonia con tutti, anche il corpo riposa sereno e recupera tutte le forze spese nel lavoro.

La parrocchia, invece, la immagino in piena attività con il Grest e tutte le iniziative estive che rallegrano la comunità rendendola più viva, fraterna e accogliente.

Che santa Maria Maddalena interceda per tutti noi in questo tempo estivo, affinché nel riposo il nostro cuore si converta e si purifichi sempre di più, permettendo all’amore di Gesù di crescere in noi e di aprire i nostri occhi alle meraviglie che Egli compie nella nostra vita, per gioirne e ringraziarlo e anche per vedere le necessità dei nostri fratelli e sorelle vicini e lontani e fare tutto quello che possiamo per aiutare.

Cuntomela Estate 2023

Io sto bene, sono sempre in Contagem di Belo Horizonte nello stato di Minas Gerais (Brasile). Noi qui siamo in inverno e il freddo, anche se non è come quello italiano, mette a dura prova chi è povero e senza tetto. Sono molti i “moradores de rua”: quelli che vivono per strada e molte le famiglie povere che vanno nelle diverse parrocchie a chiedere aiuto alimentare e coperte.

Grazie a Dio la Chiesa locale, soprattutto attraverso l‘Associazione San Vincenzo de Paoli (i Vincenziani) molto diffusa e attiva qui in Brasile, si dà molto da fare con varie iniziative come i centri di accoglienza per dormire e lavarsi, le mense, l'assistenza sanitaria, le visite e l'assistenza alle famiglie, la distribuzione di alimenti, vestiario e medicine.

Anche qui nella parrocchia dove lavoro ci sono i Vincenziani che prestano servizio e tante famiglie sensibili che offrono la “cesta bàsica”: un pacco con gli alimenti base (riso, fagioli, olio, farina di manioca, sale, zucchero e caffè) sufficienti per un mese, per aiutare i poveri, e anche vestiti usati.

Così anche noi riusciamo a soccorrere i molti che bussano alla nostra porta ogni giorno e a partecipare di quella gioia di cui parlano gli Atti degli apostoli: “C'è più gioia nel dare che nel ricevere”.

Questa gioia noi qui la sperimentiamo ogni giorno nel-l’incontro con i poveri che ci arricchiscono della loro presenza, del loro affetto, della loro fede e del loro volto luminoso che ci rivela quello di Gesù. Sono certa che anche in Italia come qui ci sono tanti poveri, penso soprattutto ai migranti e non solo. Che il nostro cuore si apra a tutti nella certezza che stiamo accogliendo Gesù, il nostro più grande tesoro!!!

Se Dio vuole ci vedremo l’anno prossimo. Uniti nella preghiera e con cuore riconoscente vi abbraccio con affetto

Cuntomela Estate 2023


Di tutto un po'

Eppure il vento soffia ancora

Franco
Peci

Provando a digitare in rete le due parole, canzoni e ecologia, i motori di ricerca propongono elenchi di canzoni abbastanza recenti che io non conoscevo.

Fra queste ho ascoltato le molto melodiche Sorella terra – in cui Laura Pausini cita oceano, deserti e ghiacciai… “terra ferita a morte dall’inciviltà. Le tue foreste sono il mio respiro, sai, e non è più terrestre l'emozione che mi dai” – e Madre terra di Francesco Renga (cantata con i Tazenda), un’invocazione-preghiera forse più bella nella musica che nel testo.

Anche Piero Pelù con Picnic all’inferno si è confrontato con il tema ecologico, ma il brano risulta più uno spot verso Greta Thumberg, l’attivista svedese definita “piccola guerriera scesa dalla luna”.

Più interessanti a livello di denuncia sociale mi sono sembrati i brani Mal di terra e La vita vale: nella prima, con un motivo ben ritmato e un po’ arabeggiante nella melodia, l’inconfondibile voce di Giorgia canta: “Benvenuti in questa età, dove tutto è lecito, e la terra supplica pietà al nostro sguardo gelido… Benvenuti in questa età, qui si vende l'anima e anche l'acqua supplica pietà al nostro cuore sterile.

Nella seconda, con il suo solito rap giocoso, Jovanotti ricorda che “la conoscenza e la tecnologia a molte strade hanno aperto la via. Il commercio è uno strumento di libertà, ma nel rispetto dei diritti e della dignità, della diversità e dell'ambiente”, e nel ritornello insiste nell’affermare che “Noi dobbiamo convincerli che la vita vale, una vita soltanto più di una multinazionale. Noi dobbiamo convincerli che la strada buona, è il rispetto totale dei diritti di una persona.”

Specialmente in questa, ma anche in quella cantata da Giorgia, a me sembra che possiamo scorgere quell’idea di ecologia integrale cara a papa Francesco. Nelle sue encicliche, infatti, sottolinea come la sete di potere e di profitto economico provoca non solo gravi danni all’ambiente, ma anche pesanti disarmonie e disuguaglianze fra le persone, fra le élite sempre più ricche e ristrette, e i poveri sempre più tanti e sempre più poveri.

Già intorno al 1990, se non ricordo male, il curato di allora, don Giovanni, mi aveva fatto leggere un libro, sintesi o premessa, sempre se non ricordo male, ad un incontro ecclesiale a Basilea che aveva come tema “Pace, giustizia e salvaguardia del creato”. Non solo negli ultimi anni, quindi, nella Chiesa è maturata una certa sensibilità ecologica che evidenzia come ambiente naturale, animali, rapporti umani, tutto è in relazione, tutto è connesso come si usa dire oggi. Il rispetto del creato è anche rispetto degli uomini (magari partendo dai più poveri) e viceversa.

In questa prospettiva mi è piaciuta molto Il gigante, un buon pezzo rock in cui i Rio insieme alla voce grintosa di Fiorella Mannoia constatano che “Passa il gigante calpesta l'erba di tutto il mondo. Passa il gigante sulle città si porta via lo sfondo.” e chiedono ad ognuno di noi “Tu come stai, quale mondo vuoi? Io voglio un posto migliore. Tu dove stai, di che pianeta sei? Questo ha bisogno d'amore!”.

Tornando ai risultati sfornati da Google, fra gli elenchi proposti nei primi siti troviamo anche canzoni vecchie e, perciò, a me più famigliari.

La prima incontrata è Il ragazzo della via Gluck dove A. Celentano contrappone la corsa a piedi nudi nei campi alla vita del centro dove lui respira il cemento, inneggiando ad una presunta quanto retorica vita naturale. A questa preferisco la tipica e intelligente ironia di Giorgio Gaber che, più o meno negli stessi anni, pure lui per contrappunto, cantava “Com'è bella la città, com'è grande la città, com'è viva la città, com'è allegra la città”.

Scorrendo ancora gli elenchi incontriamo forse la più nota, purtroppo, canzone di Sergio Endrigo che, fra diverse sue belle canzoni, ha musicato una filastrocca di Gianni Rodari, ricordandoci che “per fare tutto ci vuole un fiore”.

Cuntomela Estate 2023

E finalmente è saltata fuori quella che io considero la canzone italiana ecologica per eccellenza. Pierangelo Bertoli è uno dei cantautori che mi hanno sempre fatto compagnia. Con i suoi pezzi folk-rock esprimeva chiaramente, “A muso duro”, ciò che pensava; non risparmiava niente a nessuno, partendo da chi ha pretese di padrone ai bigotti di ogni sorta, ma rimaneva sempre aperto alla speranza non in un mondo fatato, ma in un mondo migliore. Anche in Eppure soffia afferma con tristezza che “La chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi… Il falso progresso ha voluto provare una bomba… Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale. Ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale. Ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario, e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario”. Ma nel ritornello non rinuncia ad osservare che “Eppure il vento soffia ancora. Spruzza l'acqua alle navi sulla prora. E sussurra canzoni tra le foglie, bacia i fiori, li bacia e non li coglie”.

Un’altra canzone che mi è sempre piaciuta è Ricordati di Chico dedicata dai Nomadi a Chico Mendes, politico e ambientalista brasiliano ucciso nel 1988, che lottava per gli indios e contro la deforestazione selvaggia dell’Amazzonia. Anch’essa propone l’intreccio fra ambiente naturale e diritti dell’uomo: “Ma salvare le foreste vuol dire salvare l'uomo, perché l'uomo non può vivere tra acciaio e cemento. Non ci sarà mai pace, mai vero amore, finché l'uomo non imparerà a rispettare la vita”.

Negli elenchi di canzoni a tema ecologico non ho trovato un brano a me molto caro e proposto all’epoca dagli stessi Nomadi che nei primi anni della loro lunga carriera hanno interpretato molte canzoni di Francesco Guccini. Già in due suoi pezzi – Noi non ci saremo e L’atomica cinese – il cantautore modenese aveva affrontato la terribile prospettiva di una ipotetica catastrofe nucleare; prospettiva purtroppo ritornata d’attualità in questi mesi.

Ma “la polvere rossa che si alzava lontano e il sole brillava di luce non vera” suggeriscono come la catastrofe ambientale (in questo caso già avvenuta) faccia da sfondo anche a quel vecchio che... diceva guardando lontano: "Immagina questo coperto di grano. Immagina i frutti, immagina i fiori e pensa alle voci e pensa ai colori”. In particolare de Il vecchio e il bambino mi ha sempre commosso il finale: “Mi piaccion le fiabe, raccontane altre…”.

Penso che sommersi ogni giorno da cattive notizie, da polemiche sterili e spesso rancorose, rivolte a scovare il colpevole da lapidare o l’eroe da innalzare, abbiamo più che mai bisogno di immaginare, di sognare e raccontarci cose belle, cose buone. Non per far finta che il male non esista o ripeterci scioccamente che tutto andrà bene, ma per sentire e credere davvero che comunque quel vento soffia ancora… lo Spirito narrato nelle prime battute della Genesi (ovviamente la versione biblica, non quella goliardica cantata dallo stesso Guccini).

Citando anche Tu sei, una recente e bella canzone liturgica che don Stefano e Annalisa ci propongono al termine della messa, è quel vento forte della vita che soffierà sulle nostre vele rendendoci capaci di amore, capaci di godere della creazione e di prenderci cura delle creature.

Cuntomela Estate 2023


Nomi e Volti

Battesimi

Borno ___

Gabriel Nathan Franzoni
di Filippo e Delia Sanzogni
Borno 26 dicembre 2022

Davide Zorzi
di Gianluca e Laura Richini
Borno 16 aprile 2023

Cuntomela Estate 2023

Elias Bresciani Luise
di Luca e Roberta Luise
Borno 14 maggio 2023

Rachele Santi
di Roberto e Valentina Laratro
Borno 4 giugno 2023

Christopher Re
di Stefano e Maristella Rognoni
Borno 4 giugno 2023

Francesco Simoni Spada
di Eugenio ed Elisa Spada
Borno 11 giugno 2023

Cuntomela Estate 2023

Ambra Morandini
di Alberto e Paola Bettineschi
Borno 25 giugno 2023

Jasmine Helèna Politi
di Pietro e Anastasia Rizzo
Borno 2 luglio 2023

Melissa Martinelli
di Marco e Simona Gheza
Borno 9 luglio 2023

Lozio ___

Lucrezia Micaela Brandini
di Alessandro e Sonia Sozzi
Villa di Lozio 23 aprile 2023

Cuntomela Estate 2023


Nomi e Volti

Congratulazioni a...

Veronica Giacomelli per la laurea in Tecniche di Laboratorio Biomediche (6-4-2023)

Elisa Bonetti per la laurea in Scienze dei beni culturali (25-7-2023)

Cuntomela Estate 2023


Nomi e Volti

Matrimoni...

Laura Maria Odelli e Andrea Ramazzini - Borno 20 maggio 2023

Valentina Pezzotti e Luca Re - Borno 27 maggio 2023

Cuntomela Estate 2023


101 anni !!!

Quest'anno ha oltrepassato un secolo. Tanti auguri a Maria Franzoni di Ossimo Inferiore che con figli, nipoti e pronipoti il 21 maggio ha festeggiato i suoi 101 anni.



100 anni !!!

Tanti auguri a Bortolina Venturelli di Borno - 21 aprile

Cuntomela Estate 2023


Nomi e Volti

Chiamati alla vita eterna

Borno ___

Liliana Ceselin
15 nov 1939
31 mar 2023

Alcide Baisotti
1 gen 1953
6 apr 2023

Giacomina Sarna
30 nov 1938
18 apr 2023

Elia Rivadossi
13 dic 1943
24 apr 2023

Fiorino Avanzini
6 mar 1941
27 apr 2023

Liliana Miorini
23 feb 1955
1 mag 2023
(a Bienno)

Franca Fiora
5 dic 1963
5 mag 2023

Emilio Fiora
1 mag 1951
20 mag 2023

Cuntomela Estate 2023

Giovanni Rivadossi
28 apr 1944
1 giu 2023

Fausto Franzoni
8 set 1970
5 giu 2023

Matilde Timi
29 mag 1926
23 giu 2023

Guglielmina Franzoni
16 mar 1948
9 lug 2023

Caterina Fedrighi
14 set 1957
16 lug 2023

Angelo Venturelli
23 set 1938
16 lug 2023

Attilio Richini
19 set 1932
27 lug 2023

Cuntomela Estate 2023

Ossimo Inf. ___

Luigi Franzoni
18 ago 1935
2 apr 2023

Domenica Franzoni
14 ott 1935
12 apr 2023

Giovanni Isonni
12 nov 1948
16 apr 2023

Pina Siciliano
31 mag 1953
23 apr 2023

Beniamino Maggiori
27 giu 1939
10 mag 2023

Bianca Maggiori
30 mar 1950
18 mag 2023

Livio Maurizio Pina
26 set 1960
29 lug 2023

Cuntomela Estate 2023

Ossimo Sup. ___

Anna Zerla
11 mag 1950
28 apr 2023

Mauro Sebastiano Tore
26 mar 1954
29 apr 2023

Francesca Zerla
1 mag 1949
8 lug 2023


Lozio ___

Luigina Ballarini
1 mar 1940
17 apr 2023

Mauro Gnaccarini
27 gen 1937
22 mag 2023

Alfonso Canossi
28 dic 1962
2 giu 2023

Carmelina Ballarini
21 nov 1937
10 lug 2023

Cuntomela Estate 2023


Cuntomela Estate 2023 Cuntomela Estate 2023 Cuntomela Estate 2023

Cüntómela
Estate 2023

machina del triduo
"Machina" del Triduo dei Defunti

Frugando nel Sacco
Frugando nel Sacco

casa delle suoreCasa vacanze a Borno

casa sant`anna a palineCasa vacanze a Paline

casa vacanze a lozioCasa vacanze a Villa di Lozio

Chiesa  di s. Antonio Borno
Chiesa di s. Antonio


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