Natale 2023
Parola del Parroco
avete tra le mani questo numero di Cüntòmela, lo vedete curato e ben impaginato, ma dietro c’è una storia, che in breve vi vorrei raccontare.
Più di un mese fa la redazione – non immaginatevi quelle dei grandi giornali, si tratta di un piccolo ma vivace gruppo, generoso e a cui debbo tanta gratitudine – ebbene, con questo gruppetto si ragiona su quale messaggio vogliamo dare per questo numero natalizio, su cosa vogliamo puntare..
Molte le idee e tante le domande: comunicare la gioia di Dio che si è fatto Bambino, non scadere nel banale nel retorico (a Natale è facilissimo), non cercare semplicemente di piacere dimenticando il centro, e cioè cosa dice a noi oggi la nascita di Gesù.
La discussione, tra punti di vista diversi, si concentra sul fatto che spesso si fatica molto di più oggi di quanto non accadeva decenni fa, ad essere comunità. E questa considerazione prende forma pur non dimenticando tutto quanto accade di buono nel nostro tempo, e nemmeno immergendoci semplicemente e candidamente nella nostalgia del tempo passato che sempre ci dà conforto.
Nonostante ciò avvertiamo la fatica a sentirci comunità attenta, rispettosa, aperta, non divisiva.
Dopo la prima riunione di redazione, menabò alla mano, si passa ad assegnare i vari interventi. Chiari gli obbiettivi:
- informiamo le comunità degli appuntamenti e delle celebrazioni del Natale;
- guardiamo a ciò che vivremo e a ciò che abbiamo vissuto;
- riscopriamo le fondamenta della nostra fede e invitiamo alla riflessione sul cammino della Chiesa locale e universale;
- ripercorriamo eventi e appuntamenti facendo memoria di chi è stato accolto dentro questa Chiesa ed è entrato a far parte della comunità cristiana attraverso tappe e momenti gioiosi della vita;
- ricordiamo coloro che sono partiti da questo mondo per approdare alla vita eterna.
Tutto il materiale passa al buon Franco che, con tanta passione e tanta pazienza, sistema il materiale e accoglie tutti i vari suggerimenti e stravolgimenti dell’ultima ora, e credeteci, non sono pochi!
L’ultimo a consegnare di solito sono io. Non so se è perché dò la precedenza ad altre cose, o perché aspetto la giusta ispirazione... Spesso, durante la giornata, penso al messaggio che vorrei comunicare e condividere con voi. E poi faccio e rifaccio perché, dopo aver scritto, o mi pare di essere troppo scontato, o troppo lontano dal mistero del Natale o troppo poco concreto.
Mentre sono preso da mille ripensamenti, le bozze sono già pronte per l'editing e resta bianca quasi solo la pagina che spetta a me, mi viene passato un articolo preparato per questa edizione: lo leggo e lo trovo perfetto! Aderente al messaggio del Natale, colpisce subito nel segno e dà uno spunto molto concreto per fare in modo che davvero la gioia del Natale è condivisa quando abbiamo il coraggio di uscire da noi stessi come Gesù, che si è fatto uomo per noi e per la nostra salvezza. Questo è ciò che ci fa bene e questo è il segreto per farci essere comunità!
Non me ne voglia chi, ancora una volta, dovrà cambiare impaginazione, ma vorrei pubblicare proprio qui l’articolo di Antonia Piccinelli, classe 1927 che da diversi anni abita a Lozio ospite a Villa Mozart. Da lei e dalle sue parole lasciamoci provocare per vivere un santo Natale.
Siamo quasi arrivati al Santo Natale e alla fine di quest’anno 2023, anno difficilissimo per tutto il mondo. Il Santo Natale è la festa che celebra la nascita di Gesù, che ritorna con il mistero di Dio che “scende dalle stelle” per farsi uomo come noi.
Il Natale di quest’anno, con particolare forza, ci invita ad affrontare le difficoltà del momento, guardando avanti con fiducia e facendo ognuno la propria parte.
Siamo tutti nella stessa barca in un grande momento di burrasca. C’è bisogno di una nuova solidarietà che non si fermi alle sole parole, serve fermarsi e pensare a ciò che possiamo fare, ognuno nel suo piccolo, per aiutare i più bisognosi: quelli soli, abbandonati, anziani, profughi, provati dalle malattie e dalle guerre.
Gesù, Re dell’universo, ci ha insegnato che tutte le creature sono uguali, le distingue solo la bontà, tesoro immenso dato al povero e al ricco, ed è proprio la bontà e la carità che molti dovrebbero riscoprire e coltivare affinché il mondo sia migliore. Il Natale è sempre stato la festa della famiglia, ma molti hanno già dimenticato il suo vero significato ed è solo il giorno nel quale si fanno e si ricevono regali ma, non dobbiamo dimenticare che il regalo più prezioso che possiamo fare a qualcuno è il nostro tempo e la nostra attenzione.
Anche noi anziani di villa Mozart ci prepariamo a festeggiare il S. Natale nella nostra casa cercando di renderla più accogliente, luminosa e bella, con decorazioni fatte da noi e, nel contempo, non perdiamo di vista il nostro spirito: preghiamo, prepariamo letture e canti e cerchiamo di coltivare la bontà e l’amore attraverso gesti caritatevoli tra di noi.
Purtroppo abbiamo pochi volontari - e li ringraziamo moltissimo per il loro prezioso aiuto - che ci accompagnano nelle nostre attività. Sarebbe bello se tra voi lettori ci fosse qualche anima generosa, che potesse venire nella nostra residenza oltre che per aiutare la nostra animatrice e il personale assistenziale nel loro difficile operato, anche per dedicarci un po’ di compagnia, ascolto ed affetto. Riuscire a far sorridere una persona sofferente, anche solo per un momento, sarebbe motivo di gioia per tutti!
Ringraziando Dio per la sua infinita misericordia, inviamo a voi tutti i nostri più cari auguri di un buon Natale e un più sereno anno nuovo.
Antonia Picinelli
Classe 1927 ospite della RSA "Villa Mozart"
Grazie Antonia per la tua saggezza e la tua semplicità.
La gioia di incontrare Gesù Dio fatto bambino, ci dia la concretezza di servirlo con amore nei fratelli facendoci disponibili e attenti. Sulla stessa barca sballottata dalle onde delle avversità, teniamo il Signore Gesù come punto di riferimento.
Attraverso i sacramenti, la Confessione e la Comunione sentiamoci incontrati ed amati da Lui e con rinnovata gioia e fiducia andiamo verso i fratelli: lo scopriamo piccolo e umile ma capace di rinsaldare i legami tra di noi. Grazie a tutti voi!
Auguri di cuore di un santo Natale!
vostro don Paolo
Giorni della comunità
DOMENICA 6 AGOSTO FESTA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA Patrono di Sucinva di Lozio - Al mattino S. Messa e processione con la statua del Santo portata dagli Alpini di Lozio.
MERCOLEDÌ 9 AGOSTO FESTA DI SAN FERMO - Al mattino S. Messa presso la chiesetta di San Fermo presieduta da Card. Giovanni Battista Re.
GIORNATE EUCARISTICHE e SOLENNITÀ DELL'ASSUNTA
a BORNO 10/11/12 agosto
Al mattino S. Messa ed esposizione del santissimo. La sera S. Messa solenne e Benedizione.
a OSSIMO SUPERIORE 14 agosto
Esposizione Eucaristica e adorazione personale. Alla sera S. Messa e Benedizione.
a OSSIMO INFERIORE 16 agosto
Al mattino S. Messa in onore di San Rocco, adorazione eucaristica. La sera S. Messa e Benedizione.
LUNEDÌ 14 AGOSTO presso la chiesetta campestre di SAN FIORINO - Esposizione della preziosa “Icona della Crocifissione”e serata di musica sacra “Dies Natali Mariae” con la S. C. Laeti Cantores.
MARTEDÌ 15 AGOSTO FESTA DI S. MARIA ASSUNTA a Laveno di Lozio - Al mattino S. Messa solenne con “I musicanti” e processione Mariana con gli Alpini e le mamme di Laveno. Al pomeriggio momento di preghiera.
DOMENICA 10 SETTEMBRE Messa a Lova celebrata da don Giuseppe Maffi presso la cappella in occasione della festa liturgica che ricorda la Nascita della Beata Vergine Maria e del XX anniversario di questa cappella a lei dedicata.
MERCOLEDÌ 13 SETTEMBRE Al mattino S. Messa per l’inizio dell’Anno scolastico a Borno e Ossimo Inferiore.
DOMENICA 24 SETTEMBRE FESTA PATRONALE DEI SANTI COSMA E DAMIANO a Ossimo Inferiore - S. Messa solenne presieduta da don Mauro Zambetti, già curato a Ossimo Inferiore e attualmente parroco di Corteno Golgi e Santicolo, che ha festeggiato con le nostre comunità il suo 25° Anniversario di ordinazione sacerdotale.
DOMENICA 1 OTTOBRE Al mattino S. Messa con MANDATO AI CATECHISTI. Nel pomeriggio su richiesta dell’Associazione A.N.D.O.S. hanno suonato le campane di tutte le chiese della Valle Camonica per ricordare le vittime di tumore.
2 - 7 OTTOBRE SETTIMANA MARIANA E INIZIO DELL’ANNO PASTORALE Inizio del nuovo Anno Pastorale sotto la protezione di Maria. Nella S. Messa feriale è stata proposta una riflessione dedicata ad alcuni santuari mariani. Per tutto il mese di ottobre è stato proposto il Rosario.
MARTEDÌ 4 OTTOBRE “Festa di S. Francesco d’Assisi e Anniversario di Sedulzo” Al pomeriggio S. Messa alla Santella di Sedulzo in Borno.
VENERDÌ 13 OTTOBRE Presentazione alle comunità dell'altopiano della Lettera Pastorale del nostro vescovo, a cura del Vicario Episcopale Territoriale don Pietro Chiappa.
MARTEDÌ 17 OTTOBRE Su richiesta del Patriarca di Gerusalemme dei Latini Card. Pierbattista Pizzaballa, giornata di digiuno, astinenza e preghiera per la pace e la riconciliazione in Terra Santa.
DOMENICA 29 OTTOBRE ANNIVERSARIO DELLA DEDICAZIONE DELLE CHIESE PARROCCHIALI - Al mattino S. Messa a Borno con le coppie di sposi che hanno ricordato il loro Anniversario di matrimonio.
MARTEDÌ 1 NOVEMBRE GIORNATA MONDIALE DELLA SANTIFICAZIONE UNIVERSALE - S. Messe al cimitero, Ottavario e Commemorazione del 4 novembre.
DOMENICA 12 NOVEMBRE Consegna del Vangelo ai bambini del secondo anno.
SABATO 18 NOVEMBRE
Memoria di Santa Cecilia con il coro "Amici del Canto" e il Corpo Musicale "S. Cecilia" di Borno.
SABATO 2 DICEMBRE FESTA DI S. BARBARA a Ossimo Inferiore - Alla sera S. Messa solenne in onore di Santa Barbara. A seguire processione e rientro in Chiesa per la benedizione solenne.
DOMENICA 3 DICEMBRE GIORNATA DEL PANE BENEDETTO a sostegno della Caritas Diocesana.
La nostra fede
Luca Dalla Palma
Solo negli ultimi anni gli esegeti hanno riscoperto l’importanza e la bellezza del Vangelo secondo Marco, proprio perché nell’antichità questo scritto non fu molto utilizzato e commentato per via della sua brevità e per il suo contenuto del tutto simile ai vangeli di Matteo e Luca. Sant’Agostino lo ritenne addirittura “Breviator Mattei”, una sintesi del Vangelo di Matteo.
Sappiamo che l’evangelista aveva un doppio nome: il suo nome ebraico era Giovanni, il suo nome latino era Marco e con questo nome fu conosciuto nella chiesa apostolica.
Nacque a Gerusalemme sotto l’imperatore Augusto nell’anno 25 d.C. circa e partecipò insieme al cugino Barnaba e a Saulo, divenuto Paolo, nel primo viaggio missionario a Cipro, ma per ragioni sconosciute egli tornò indietro per poi, in età matura intorno all’anno 50, ritentare l’avventura missionaria, ma Paolo si rifiutò di prenderselo di nuovo.
Dopo il martirio di Pietro a Roma nell’anno 67, non vi sono più notizie certe su Marco. La tradizione cristiana afferma che fu missionario in Egitto e fondò la chiesa d’Alessandria, della quale ne fu il primo vescovo.
Secondo Eusebio, uno dei padri della Chiesa, la sua morte avvenne proprio ad Alessandria dove venne ucciso facendo trascinare il suo corpo per la città.
Le notizie apprese dalla tradizione ci spiegano molte caratteristiche dello stile e del linguaggio di Marco. Risulta chiaro che non scrive nella sua lingua materna, poiché il suo vocabolario greco risulta povero e lo stile imperfetto. Avrebbe potuto scrivere nella lingua latina ma questa era conosciuta quasi esclusivamente a Roma in Italia, mentre il Vangelo doveva essere letto anche fuori da questi ambiti.
Da buon scrittore ha compensato la povertà lessicale e di stile, con una vivacità e freschezza circa i fatti raccontati, presentandoli con ricordi circostanziati, vivi e ricchi di particolari. Marco, come Pietro, insegna raccontando e facendo in modo da poter ricreare agli occhi del lettore, quadri di storie colti come immagini fotografiche. È un narratore popolare; ha il pregio della brevità e dell’essenzialità ecco il motivo del suo scritto così conciso e schematico.
È l’unico Vangelo che presenta un autentico titolo: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio (Mc 1,1), che designa il punto di partenza e la causa che ha determinato la stesura dell’opera. Il contenuto di Marco è infatti espresso con i termini uniti al nome di Gesù: Egli è il Cristo – Egli è il Figlio di Dio.
Il nucleo del messaggio consiste proprio nell’identificazione di Gesù con il , mandato da Dio e nel riconoscimento della sua qualità divina.
I due vertici del racconto di Marco coincidono su due professioni di fede che incontriamo nell’opera:
Il Vangelo ha quindi una struttura semplice divisa in 2 parti con una breve introduzione, conclusione ed epilogo.
Si presenta così:
Il testo marciano è incentrato su Cristo e sulla sequela a lui, per questo nel narrare le sue vicende terrene Marco usa un procedimento letterario tale da comunicare al lettore l’umanità del Cristo, usando termini che esprimono i sentimenti e le emozioni da Lui provate insieme anche ai personaggi presenti nello scritto. Mentre negli altri vangeli Gesù viene descritto signore delle varie situazioni, maestro autorevole e sicuro, Marco ne mostra il lato di fatica, di paura e sofferenza come un vero uomo che con la sua vita fatta di gesti e parole quotidiane è entrato nella storia quasi a rimarcare il fatto che Dio è fra noi, con noi, come noi.
Altra caratteristica è la predominanza delle azioni compiute da Gesù nei miracoli. Infatti per Marco questi gesti prodigiosi e straordinari, definiscono la persona del Messia assieme al suo dinamismo, aspetto ricorrente in tutta l’opera. Con Lui il Regno di Dio si è fatto vicino cioè è finalmente giunto (Mc 1,15), ed è nelle opere miracolose che si possono pregustare i segni di questa irruzione divina nelle vicende dell’uomo attraverso la potenza di Dio.
L’evangelista sottolinea la necessità di accoglienza che l’uomo deve compiere verso Cristo, per questo la sequela al discepolato diventa momento fondamentale per arrivare ad avere una fede matura e consapevole.
La nostra fede
Don Stefano
Sentiamo spesso nelle chiacchiere di paese, come i ragazzi e i genitori di oggi non siano molto prudenti nel viver determinate situazioni: pensiamo a chi si mette alla guida di un automobile ed è appena uscito da un locale senza reggersi in pieni, oppure a chi percorre le strade delle nostre montagne senza le adeguate misure di sicurezza e senza l’attrezzatura di base; pensiamo a tanti ragazzi che si affacciano alla vita sessuale senza riconoscere che si tratta di un momento prezioso e di intimità, banalizzandolo e facendolo scadere in azioni quasi insignificanti.
Sembra che il mondo non conosca più le virtù umane, quelle attitudini ferme, disposizioni stabili dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri pensieri, i nostri affetti, le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede.
La virtù della prudenza è una di queste modalità di agire evidenziata fin dall’antichità. Lo stesso Platone parla della prudenza come una virtù morale necessaria per il quieto vivere e per conservare una vita attenta e interiormente buona.
Lo studio teologico di questa virtù, porta a riconoscere in san Tommaso un attento annunciatore di una prudenza divina e infusa dall’alto, ma anche di una prudenza pratica che viene dall’intelletto, dal ragionamento, dal conoscere le conseguenze e le necessità delle situazioni che la richiedono. Egli ci offre una conoscenza pura di una delle quattro virtù cardinali che stanno a principio a tutto quello che fa riferimento al vivere umano.
La prudenza è la virtù morale più perfetta e necessaria. La sua opera si estende sulle altre virtù poiché, indica il giusto mezzo con il quale si evita di giungere all’eccesso o al difetto.
Per la prudenza esistono delle parti integranti ad essa connesse e cioè elementi che la arricchiscono e ci aiutano a capire la sua funzione nell’essere virtù essenziale.
Una prima caratteristica è la memoria del passato; non c’è nulla che orienti saggiamente il futuro se non il passato.
L’intelligenza presente è la seconda caratteristica, ovvero il saper discernere quello che si vive alla luce del fare buono o cattivo, del lecito o illecito, conveniente o sconveniente.
Per chiedere e accettare il consiglio dei sapienti occorre docilità, in effetti nessuno può pretendere di risolvere tutti i problemi da sé.
La solerzia e la sagacia sono la prontezza di spirito per risolvere da sé i casi più urgenti e per i quali non è possibile chiedere subito consiglio.
Per una adeguata riflessione occorre la ragione e per vedere da lontano occorre la provvidenza che consiste nel riflettere bene al fine a cui si tende e orientare i propri mezzi a questo fine. È questa la parte principale della prudenza operante.
Avere circospezione serve per giudicare se è conveniente o meno capire un determinato atto.
L’ultima di queste caratteristiche è la cautela o precauzione: contro gli impedimenti che potrebbero mettersi dinnanzi a ciò che dobbiamo compiere, come ad esempio evitare l’influsso delle cattive compagnie.
Per far si che la prudenza sia producente di bene, occorre che questi elementi siano considerati insieme, senza nulla togliere ad alcuno.
È la “auriga virtutum”, cioè “il cocchiere di ogni virtù”, essa dirige tutte le altre virtù indicando la loro regola e misura, e permette di compiere i giusti passi. Infatti l’uomo “accorto controlla i suoi passi” (Pro 14,15).
L’opposto della prudenza è l’imprudenza che si manifesta nell’essere precipitosi, nell’essere incostanti e astuti.
A noi interessa il dono della prudenza per operare al meglio nella nostra vita il bene.
La via della prudenza si presenta come una vera opportunità per compiere nella propria vita grandi imprese; il bene in questo senso è l’obiettivo più importante, perché riconoscendo quest’ultimo come filo conduttore, è possibile condurre una vita giusta, forte e coraggiosa. Con il dono della prudenza nulla si lascerebbe al caso, tutto sarebbe espressione di un pensiero curato e approfondito, specialmente nelle giovani generazioni, ma anche nei genitori e negli anziani.
L’augurio è quello di imparare a discernere, nella vita di tutti i giorni la quotidianità più concreta. È un arte che va appresa poco alla volta e che ci porta all’incontro autentico con Dio, Lui che è prudente e saggio nell’agire. Per questo la prudenza è un atteggiamento corrispondente anche a chi si sta interrogando sulla propria vocazione, sul proprio futuro, sulla propria vita interiore e per una vita più perfetta secondo il cuore di Dio.
Sarebbe bello che i nostri giovani e ragazzi si interrogassero così, con prudenza sulla loro vita presente e futura; è un augurio che vogliamo rivolgere a loro come comunità cristiana.
La nostra fede
LA PAGINA DEL SALMO
Per la nostra pagina, questa volta, ci mettiamo “alla scuola dei salmi”, la rubrica di Rocca, rivista quindicinale della Pro Civitate Christiana (Assisi). In essa ogni volta Lidia Maggi e Angelo Reginato, entrambi teologi e biblisti protestanti battisti, si pongono in dialogo su un salmo.
SALMO 33 (32)
1 Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
2 Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3 Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate,
4 perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5 Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra.
6 Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7 Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.
8 Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9 perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.
10 Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11 Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
12 Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
13 Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini;
14 dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
15 lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.
16 Il re non si salva per un grande esercito
né un prode scampa per il suo grande vigore.
17 Un'illusione è il cavallo per la vittoria,
e neppure un grande esercito può dare salvezza.
18 Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
19 per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
20 L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21 È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
22 Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
Lidia: un salmo di gioia, un salmo che svela il senso dell’intero libro: Sefer Tehillim, libro delle lodi, dell’esultanza stupita per un Dio che è vera presenza. Qui comprendiamo il significato della nominazione di queste composizioni poetiche: sono dette «salmi» perché «salmeggiano» la vita vissuta in compagnia di Dio; il libro viene chiamato anche «salterio» perché dà voce alla vita che esulta, che canta accompagnata dallo strumento omonimo, una specie di cetra a dieci corde. Nel nostro libro la vita si libera delle corde che la imbrigliano in definizioni astratte, dalle ingessature religiose. Qui la vita canta, danza, grida. È in preda ad un sacro furore: nulla appare alla stregua di fenomeni da descrivere; tutto viene gustato.
Angelo: e il canto non può essere unico: dev’essere continuamente rimodulato in un «cantico nuovo». Perché lo stupore non tollera il frasario dell’abitudine. E anche perché i motivi del canto sono molteplici. O meglio: a detta del salmista c’è un unico amore, ma si tratta di un amore polifonico, in senso letterale. Per lui, infatti, l’esultanza nasce a motivo della Parola del Signore. Il mistero del mondo non è muto: si mostra e parla. Ma il suo linguaggio si muove in molte direzioni, assolve differenti funzioni, abbraccia l’intero mondo.
Lidia: prima di dare ascolto alle diverse voci, vale la pena prestare attenzione allo stupore per la parola divina, motivo dell’esultanza del salmista. Nei racconti dei Chassidim, si legge di un futuro rabbi, ancora scolaro, incapace di seguire le lezioni. Ogni volta che il maestro leggeva nella Scrittura: «E Dio disse», Rabbi Sussja era subito rapito fuori di sé e gridava e si muoveva così selvaggiamente che disturbava e bisognava condurlo fuori. Allora se ne stava all’ingresso, batteva contro le pareti e gridava: «E Dio disse, e Dio disse...». Che Dio parli è già di per sé sorprendente. Cambia tutto se Dio viene inteso soltanto come un essere trascendente, anonimo e muto, disponibile alle innumerevoli proiezioni con cui gli umani plasmano il divino a propria immagine; oppure se Dio dice, ci rivela il suo mistero e il suo sogno.
Angelo: noi possiamo udire quella voce sconosciuta di Dio mediante le Scritture. Come ha scritto Bonhoeffer, «La Bibbia è la parola straniera di Dio. Solo se osiamo rimetterci alla Bibbia, come se qui realmente parlasse a noi quel Dio che ci ama e che non vuole lasciarci soli con le nostre domande, avremo gioia nella sua lettura. La Bibbia è la parola in cui Dio vuole farsi trovare da noi, il luogo che Dio ha scelto per incontrarci. Ogni altro luogo al di fuori della Bibbia è diventato per me troppo incerto. Temo di imbattermi solo in un sosia divinizzato di me stesso».
Ed è proprio la Bibbia, come mostra esemplarmente il Salterio, ad usare un registro polifonico, non monocorde.
Lidia: dovremo tornare su questo aspetto. A partire dal nostro salmo, che evidenzia le voci fondamentali del coro divino. Quella parola che accende l’entusiasmo è, innanzitutto, una parola retta, che dice la giustizia del mondo insieme alla benevolenza di Dio. Amore e giustizia, sempre insieme. E poi è una parola generativa, che ha messo al mondo il mondo, che ha fatto i cieli.
Angelo: è una parola che prova far fronte al negativo, arginando le acque, ponendo un limite agli oceani. Una parola che non scade a chiacchiera, che viene sentita come decisiva, facendo tremare l’intera costruzione della nostra personalità. E ancora: una parola performativa, che prosciuga quel mare che noi abbiamo posto tra il dire e il fare. Una parola che denuncia la vanità dei progetti dei potenti. Una parola che dura, che ha una sua consistenza, al di là delle mode del momento. Diventare uditori di questa parola è esperienza umanizzante ma anche una sfida ardua: come si passa dal sorridere delle tante parole al fare i salti di gioia per una parola finalmente vera, significativa? Il libro dei Salmi prova ad istruirci riaprendo i giochi dello stupore.
La Voce del Convento
Fra Giorgio Stancheris
Nell’antico convento-santuario della SS. Annunciata nuovi volti di frati rinnovano la fraternità che custodisce e vivifica questa speciale oasi spirituale. Dai tempi del fondatore del convento, il Beato Amedeo Menezes da Silva (1420-1482), tanti frati si sono avvicendati in questo luogo, per renderlo con le loro preghiere e con le celebrazioni delle divine liturgie una sorgente di grazia per quelli che vi salgono alla ricerca di Dio e per l’intera Valcamonica.
Per riagganciarci con quanto, qui, si è vissuto nel tempo, è bene ricordare un po’ di storia. Ai frati Amadeiti che occuparono il posto dal 1459, nel 1568 subentrarono i Frati Minori Osservanti. Dopo di loro nel 1601 vennero i frati Minori Riformati e vi rimasero ininterrottamente fino alla soppressione napoleonica del 1810.
Dopo questo forzato abbandono del convento, su richiesta della popolazione e del clero di Borno, nel 1843 si riapri la chiesa e lo stesso convento. Ad officiarlo furono chiamati i Frati Minori Cappuccini, ancor oggi presenti.
Tra i tanti religiosi che hanno vissuto o che sono passati nella fraternità della SS. Annunciata due, oltre al già citato B. Amedeo, meritano speciale ricordo: il venerabile P. Carlo da Abbiategrasso (1825-1859), di cui la Chiesa ha riconosciuto le “Virtù eroiche” nel 2021 e il Beato Innocenzo da Berzo (1844-1890), elevato agli onori degli altari dal Papa Giovanni XXIII (ora santo) nel 1961.
Venendo a noi, l’attuale fraternità è composta da: P. Giuseppe Panetta guardiano, P. Cesario Pesenti, P. Mario Bongio, P. Enrico Rapella e dai tre nuovi arrivati P. Maurizio Golino, P. Piergiacomo Boffelli e Fra Giorgio Stancheris.
A loro va l’augurio di un proficuo apostolato, a gloria di Dio, per il bene delle anime e affinché da questo insigne Santuario si irradi nel cuore dei fedeli e dei devoti che vi accorrono, come pure su tutta l’alpestre Valle Camuna la pace di Cristo Signore e la gioia del suo Vangelo.
Un devoto ebbe a scrivere: “... dall’alto dell’Annunciata sale una prece profumata, come volute d’incenso verso il ciel immenso”.
Con i Missionari
Per riflettere
Card.
Giovanni Battista Re
Tra le necessità del nostro tempo – che cerca la felicità, ma spesso per vie sbagliate – vi è anche quella di recuperare l’importanza e il valore del perdono di Dio nei nostri riguardi. Il cuore umano ne avverte profondamente il bisogno per placare l’inquietudine che ci toglie la serenità.
Il Natale, nel richiamarci ad una ripresa nella nostra vita di fede, ci induce a riflettere su quanto sia importante essere in pace con Dio, ottenendo il perdono dei nostri peccati mediante il ricorso al sacramento della Confessione.
Se vogliamo essere buoni cristiani, dobbiamo riscoprire il sacramento della Confessione, perché esso ci dà la possibilità di mettere a posto gli affari dell’anima e di riconquistare la riconciliazione con Dio, fonte di serenità e di gioia del cuore.
La Confessione, denominata anche il sacramento del perdono e della riconciliazione, è la tavola di salvezza che, dopo il naufragio del peccato, restaura i vincoli con Dio spezzati dalle nostre colpe e ci dà la possibilità di ricominciare una vita nuova.
L’uomo e la donna hanno la capacità di rifiutare Dio e il suo amore, ma Egli rimane sempre con le braccia aperte ad attenderci e ad accoglierci. Dio è un Padre che ci ama sempre.
Ci ama anche quando non corrispondiamo alle sue attese ed è sempre disponibile a perdonarci qualunque sia la nostra situazione, purché sinceramente gli chiediamo perdono. Il nostro Dio non è il freddo “motore immobile” di Aristotele, ma un Dio misericordioso, che ci vuol bene e che ci perdona perché ci ama.
Noi apparteniamo ad un’umanità peccatrice e continuamente abbiamo bisogno di essere perdonati, ma Dio non si stanca di perdonarci; anzi gioisce nel donarci il suo perdono. Per questo Fedor Dostoewskij diceva che “perdonare è il mestiere di Dio”. E Dante definisce Dio “Colui che volentier perdona” (Purgatorio III,119).
La misericordia è “la carta di identità di Dio”: non è una fra le tante sue proprietà, ma è quella che sta al centro come la più alta e più bella ed è collegata con tutte le altre. In particolare è collegata con l’onnipotenza, perché Dio manifesta la sua onnipotenza soprattutto perdonando.
Il Vangelo parla non soltanto di perdono e di misericordia da parte di Dio nei nostri riguardi, ma anche di festa e di gioia di Dio per il figlio che ritorna e che Lui abbraccia con affetto, perdonando sempre.
Quando Dostoewskij, ammalato e vicino alla morte, si trovò attorno al letto tutti i suoi figli, chiese alla figlia più giovane di leggere la parabola del Figliuol prodigo. Al termine della lettura di quella pagina del Vangelo, disse: vorrei che nella vita mai abbiate a dimenticare che “Dio perdona sempre e che gioisce nel perdonare”.
La misericordia di Dio è senza confini, ma rispetta la nostra libertà. Dio ci ha creati liberi di scegliere Lui o contro di Lui. Per avere pertanto il perdono di Dio dopo aver sbagliato, dobbiamo pentirci e passare per la via della Confessione.
L’amore di Dio che perdona si ferma alla porta di ogni cuore umano e vuole la nostra collaborazione: attende due atti liberi da parte dell’uomo e della donna: il pentimento del male compiuto e il proposito di correggerci e di riprendere il cammino sulla via del bene.
Il ricorso alla Confessione ci libera dai pesi che in fondo all’anima ci inquietano e ci ridona pace e gioia; è il sacramento che ci dà l’opportunità di un nuovo inizio, purché siamo disposti a cambiar vita e a chiedere nella preghiera l’aiuto di Dio.
La misericordia di Dio è infinita, è senza confini e cerca tutte le vie per venirci incontro e per salvarci.
Per la natura stessa del rapporto di amore che Dio vuole avere con ogni persona, la misericordia divina esige la cooperazione della libertà umana.
Senza il pentimento da parte nostra, la misericordia di Dio è come un grosso assegno che abbiamo in mano, ma che, se non andiamo a riscuoterlo, resta… un pezzo di carta.
Per volontà di Cristo, che ha affidato agli Apostoli e alla Chiesa la missione di rimettere i peccati, la Confessione è la via ordinaria per ottenere il perdono di Dio.
Il Natale è richiamo all’incontro con Dio, che ci attende per perdonarci e per donarci nella Confessione sacramentale la possibilità di ricominciare una vita nuova, così da poter pensare al nostro passato come a qualcosa di perdonato.
Per riflettere
Don Raffaele
“Carneade, chi era costui?” ruminava tra sé don Abbondio come racconta Alessandro Manzoni nel cap. 8° dei Promessi Sposi, mentre leggeva un piccolo libretto che parlava di questo filosofo greco quasi sconosciuto.
Analogamente oggi potremmo chiederci oggi: “SINODALITÀ, che roba è?” Credo se lo chiedano in tanti, perché è un termine che non fa parte della lingua del nostro quotidiano, ma sembra piuttosto riservata a persone speciali. Il termine deriva alla parola SINODO che in greco vuol dire camminare insieme, incontrarsi, confrontarsi.
Il mese di ottobre Papa Francesco ha convocato a Roma, dopo due anni di studio nelle Parrocchie e nelle Diocesi su questo tema, circa 400 persone – tra cui un bel gruppo di donne – per raccoglierne i risultati, analizzarne i suggerimenti, discutere per poi uscire con un documento che doni alla Chiesa tutta le linee guida per vivere questa sinodalità.
Il nostro Vescovo, come ogni anno, offre una breve lettera pastorale per aiutare la Diocesi ad approfondire la fede, rinnovare la speranza e vivere la carità. Il tema della sua riflessione per l’anno pastorale 2023/24 è, appunto, la sinodalità e ci offre alcune linee guida per aiutare il cammino delle nostre comunità nel solco di questa speciale attitudine voluta da Papa Francesco per la chiesa del terzo millennio.
Vediamole brevemente.
SINODALITÀ
Nell’introduzione il Vescovo ci ricorda che negli Atti degli Apostoli i cristiani sono coloro che appartengono alla via, la via del Signore, la via della salvezza. È un modo curioso e nuovo di indicare i cristiani, ma è vero: Gesù è venuto a portare al mondo una nuova via, una strada nuova sulla quale l'umanità è invitata a camminare: è la via del Regno di Dio! Certo, non basta stare insieme: una grande quantità di persone indica sì una folla, ma la folla non è un popolo. Il popolo è un insieme di persone in cammino, in movimento che insieme vanno verso una meta, un traguardo e mentre camminano si parlano, si ascoltano, si raccontano, si conoscono. È un popolo aperto, che accoglie tutti quelli che vogliono unirsi in questo cammino.
La Chiesa è da sempre in cammino, sulla strada tracciata da Gesù. Unità nella diversità, come di dice Luca negli Atti degli Apostoli parlando della prima comunità cristiana di Gerusalemme: assidui nell'ascolto della Parola, nel frequentare il Tempio, nello spezzare il Pane dell'Eucarestia nelle loro case. C'era tra loro una grande carità, si volevano bene.
INSIEME
La parola che esprime questa dimensione di cammino della Chiesa è come dicevamo all'inizio SINODO: camminare insieme, percorrere la strada uniti verso l'unica meta.
Quello che Papa Francesco desidera per il futuro dei cristiani è una Chiesa non fissa, non arroccata in difesa, ma una Chiesa che cammina nel mondo, in questo mondo sempre più scristianizzato. Secondo il Papa la sinodalità è il compito che attende la Chiesa negli anni a venire. Una Chiesa in uscita, aperta, accogliente, in dialogo, sempre ben disposta verso il mondo a volte non disponibile. Certo, l’atteggiamento sinodale richiede una grande conversione per diventare una comunità sempre più fraterna e accogliente e che si esprime nel servizio, nell'amore verso tutti perché, come dice Francesco, siamo tutti FRATELLI !!!
La Chiesa si presenta così, come una comunità di fratelli e sorelle che hanno un cuore solo e un'anima sola, che si sostengono a vicenda nel bisogno, che vivono il compito del “governare” mai come un’occasione per primeggiare. È lo stile dei redenti, che dà forma concreta ed efficace alla sinodalità.
I VOLTI DELLA SINODALITÀ
La Sinodalità ha varie facce. La Chiesa è una ma si esprime in tutta la realtà nella varietà. Vediamo questa varietà.
Chiesa in MISSIONE - La Chiesa sinodale è anzitutto una Chiesa sempre in missione. Quindi non impegnata a difendersi per restare immutata, ripiegata su se stessa. Una Chiesa che sia “lievito e sale dell'umanità”, come raccomanda Gesù prima di salire al cielo: andate e fate discepoli tutti i popoli! Una missione contraddistinta dall’umiltà, dalla gratuità, dall’amore verso il prossimo rivolto a tutti, nessuno escluso o scartato.
Chiesa FRATERNA - I cristiani della prima comunità di Gerusalemme si chiamavano fratelli! È il Cristo risorto che li rende fratelli, è per Lui che c'è la piena comunione tra Lui e i suoi. Gesù prega e dice: "Fa o Padre che siano una cosa sola" e "amatevi come io vi ho amato”. Una Chiesa sinodale è una Chiesa che vive la fraternità, dove non ci sono divisioni, discordie e gelosie. Una Chiesa non fraterna (pensiamo alle divisioni che ci sono tra i cristiani) è un grande scandalo!
Chiesa in ASCOLTO - Come dice Papa Francesco ascoltare è più che sentire. Ascoltare vuol dire mettersi di fronte all'altro, stimarlo, prendere tempo per lui. Perché nell'ascolto ognuno ha qualcosa da offrire e da ricevere. Ancora: per ascoltare veramente l'altro devo mettermi in ascolto di Dio, aprirmi al suo amore che Lui mi ha rivelato.
Chiesa ACCOGLIENTE - Le porte della Chiesa non devono avere cancelli o catenacci, non porte chiuse ma sempre spalancate, segno dell’ospitalità. La Chiesa è CASA che accoglie tutti, soprattutto i poveri e gli scartati, che pratica e vive le opere di misericordia; una casa dove c'è una ospitalità materiale e una spirituale che è preziosa, che cura le ferite dell'anima e della mente, che consola coloro che soffrono.
Chiesa CREATIVA - Una Chiesa capace di novità! L'abitudine, l'appiattimento, il restare legati al fatto che “si è sempre fatto così”, sono tutte cose nemiche della Chiesa. Una Chiesa sinodale è una Chiesa capace di respirare ogni giorno aria nuova. Una Chiesa che non si spaventa di fronte a un mondo che cambia, ma capace di accogliere il mondo e aiutare il mondo a respirare sempre l'aria del Vangelo.
Chiesa GENTILE - Gesù nel Vangelo si presenta come colui che è mite e umile di cuore. "Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro"! Come Gesù anche la Chiesa, più che rigorosa nei principi astratti, dovrebbe essere piena di tenerezza verso i poveri, i deboli e i peccatori. Nei Vangeli Gesù si presenta severo solo contro l'ipocrisia dei capi del popolo. Gentilezza, afferma il vescovo nella lettera, non è solo buona educazione: è bontà, è tenerezza, è accoglienza dell’altro. La Chiesa sinodale diventa l'ospedale da campo che si prende cura di tutti. Una Chiesa che è amabile e cordiale come Gesù.
Chiesa LEGGERA - La Chiesa possiede tante strutture frutto della fede e della generosità delle generazioni che ci hanno preceduto: cattedrali, chiese, cappelle, oratori, scuole materne e varie, ospedali, case di cura e di vacanze. Ci rendiamo conto che i tempi sono cambiati e che la gestione di tali strutture è sempre più difficile. Occorre rinunciare a tanti baracconi inutili e mettere le strutture rimaste al servizio della comunità e del Vangelo. Così avremo una Chiesa forse più povera, ma più leggera e in grado di testimoniare il Vangelo della povertà e del servizio.
Chiesa CORRESPONSABILE - La Chiesa del futuro sarà una Chiesa dove la responsabilità sarà condivisa e dove ciascuno potrà e dovrà dare il suo contributo al bene della propria comunità. La parrocchia non coincide con il parroco e anche dove non c'è il parroco continua ad esserci la Chiesa! Chiesa siamo tutti noi che abbiamo ricevuto il Battesimo e crediamo e celebriamo insieme l'Eucarestia. La Sinodalità richiede dunque la corresponsabilità, il camminare insieme ai sacerdoti verso la pienezza della salvezza. La corresponsabilità si esprime nel consiglio pastorale parrocchiale, in quello per gli affari economici e in tutti quei ministeri che sono servizio alla comunità, dall'essere catechisti al servizio del bar, dell'oratorio, delle pulizie…
Chiesa SANTIFICATA DALLA GRAZIA - La Chiesa è mistero di salvezza. La Chiesa unisce i confini del cielo e della terra, rivela la paternità di Dio, è un ovile aperto a tutta l'umanità che deve essere salvata. La Chiesa, edificata da Gesù, fondata sulla fede di Pietro è segno di salvezza per l’umanità di ogni tempo. Come affermiamo nel Credo la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica, santa perché santificata da Gesù, ma ogni giorno bisognosa del perdono, così come lo sperimentiamo anche per ognuno di noi.
Il nostro Vescovo conclude la lettera con alcune note sulla Chiesa che si mette di fronte al mondo di oggi. Essa si confronta e porta il suo messaggio in un mondo che di solito lo rifiuta.
Mi piace concludere con le stesse parole che il Vescovo pone al termine della sua lettera: “Il nostro desiderio è che la sinodalità sia sempre più lo stile della nostra esperienza di Chiesa. Il cammino che abbiamo cercato di compiere fino a questo momento ci ha chiaramente confermato il valore di questa scelta di fondo, che in realtà corrisponde alla chiamata dello Spirito. Ci aiuti lo Spirito stesso a proseguire su questa strada, con la consapevolezza e la gioia di essere tutti uomini e donne in cammino”.
Ci auguriamo un buon cammino sinodale, il Natale ci aspetta come DONO !
Per riflettere
Card.
Giovanni Battista Re
Ci stiamo lasciando alle spalle un anno duro per le tragiche guerre che ci sono nel mondo e per le loro dolorose conseguenze.
Abbiamo assistito anche ad episodi di una disumanità incredibile, come il recente spaventoso caso della povera Giulia.
Sorge la domanda: ma come è possibile che una relazione affettuosa termini in una tragedia che sbalordisce? E come un giovane può diventare così disumano?
Di certo influisce un contesto socio-culturale, alimentato dai mezzi di comunicazione, che corrode e cambia la coscienza comune, ma la ragione profonda è che nella società di oggi si sta dimenticando Dio e che al termine della nostra vita vi sarà il giudizio di Dio.
Lontano da Dio, l’uomo smarrisce se stesso. Senza Dio l’uomo e la donna non hanno più principi che illuminano il cammino della vita e che la guidano. Dove non c’è posto per Dio, l’uomo e la donna non sono più rispettati nella loro dignità e personalità. Senza Dio crolla il principio della razionalità e delle relazioni umane; crolla il fondamento dell’etica.
L’umanità senza Dio finisce per diventare disumana. Senza Dio l’uomo non realizza se stesso né migliora la società.
Paolo VI nell’Enciclica “Populorum progressio” ha scritto che l’uomo può costruire questa città terrena senza Dio, ma senza Dio l’uomo finisce per costruire questo mondo contro il vero bene dell’umanità.
Questo episodio terribilmente disumano e tragico deve intensificare l’impegno educativo nella famiglia, nella scuola, includendo sempre la formazione religiosa e attuando il grande insegnamento di Cristo: “Amatevi come io vi ho amato”.
Per riflettere
Franco Peci
Sono questi i sei punti della “Laudate Deum”, l’esortazione apostolica che papa Francesco ha indirizzato a tutte le persone di buona volontà, un documento non molto lungo – 73 paragrafi – annunciato dallo stesso pontefice come un aggiornamento della “Laudato si”.
Scorrendolo, più che un testo ecclesiale, si ha l’impressione di leggere un articolo tratto da una rivista scientifica con riferimenti economici e politici.
Con un linguaggio semplice e concreto, il Papa si fa eco di quanto in questi anni abbiamo potuto leggere, ascoltare e vedere su internet e in vari programmi televisivi sui cambiamenti climatici, ma anche di ciò che possiamo constatare nei nostri paesi di montagna con estati sempre più calde, con piogge e grandinate abbastanza violente, e inverni sempre più miti, con poche nevicate.
Si fa eco di quanto ci viene ripetuto dalla maggior parte degli studi scientifici circa l’innalzamento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, la frequenza di fenomeni atmosferici estremi e la preoccupazione di arrivare ad un “punto di rottura”, in cui non sarà più possibile riequilibrare le relazioni fra ambiente, vita e attività umane.
Ricordato che il troppo rapido cambiamento climatico non può essere imputato solo ai cicli naturali dei millenni (come vorrebbero sostenere alcune opinioni negazionistiche), papa Francesco denuncia il crescente paradigma tecnocratico che pensa «come se la realtà, il bene e la verità sbocciassero spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia… con l’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia».
Afferma che «il problema più grande è l’ideologia che sottende un’ossessione: accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio. Tutto ciò che esiste cessa di essere un dono da apprezzare, valorizzare e curare, e diventa uno schiavo, una vittima di qualsiasi capriccio della mente umana e delle sue capacità».
Invita perciò a ripensare il nostro uso del potere, a ripensare il nostro rapporto con l’ambiente, con la natura perché «siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati così che il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro».
Passa poi al “pungiglione etico” ribadendo che «la decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi. Con l’aiuto di questi meccanismi, quando si pensa di avviare un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti, gli abitanti della zona vengono illusi parlando del progresso locale che si potrà generare o delle opportunità economiche, occupazionali e di promozione umana che questo comporterà per i loro figli».
Notevole, a mio avviso, il passaggio sul multilateralismo. Se non ho capito male, dato che il problema evidentemente è globale, l’esortazione più che auspicare un’organizzazione o una qualche forma di autorità centrale – che alla fine potrebbe essere composta da quelle stesse élite economiche della crescita illimitata o rivelarsi inefficiente come l’ONU (parole mie) – propone una riconfigurazione del multilateralismo inteso come accordi fra stati, ma anche come istanze che emergono dal basso in tutto il mondo e che stanno generando (almeno così si spera) una nuova sensibilità nei confronti di chi è più debole e meno dotato di potere. Sempre a questo proposito il Papa ribadisce che «se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali».
Dopo aver ricordato luci ed ombre delle varie conferenze sul clima che si sono succedute negli ultimi decenni, Papa Francesco si rivolge ai fedeli cattolici.
Partendo dalle pagine della Genesi sottolinea che la creazione è cosa buona, che le terre, secondo Lv 25,23, non avrebbero potuto essere vendute in quanto appartengono a Dio e gli uomini solo ospiti, e giunge ai Vangeli dove Gesù invita a contemplare i fiori dei campi e gli uccelli del cielo per cogliere quella bellezza e pienezza che Dio ci fa intuire anche mediante il creato. Invita quindi ogni famiglia, ognuno di noi a sforzarsi per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, creando così una nuova cultura.
Temo che ciò non basterà a trattenere le solite critiche da parte di un certo pensiero cattolico, che probabilmente bollerà anche questa esortazione come molto politica e poco o per niente spirituale. Ma sempre in quest’ultima parte papa Francesco ci ricorda che «la fede autentica non solo dà forza al cuore umano, ma trasforma la vita intera, trasfigura gli obiettivi personali, illumina il rapporto con gli altri e i legami con tutto il creato».
E questa, secondo me, è vera spiritualità che si fa (e deve farsi) politica, come lo è l’ultima battuta-ammonizione che troviamo alla fine: «“Lodate Dio” è il nome di questa lettera. Perché un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso».
Oratori dell'Altopiano
Don Stefano
Nell’agosto scorso il vescovo Pierantonio ha consegnato alla diocesi, e quindi a tutti i battezzati, laici e sacerdoti, il documento intitolato “i passi della fede”, lettera di presentazione della proposta di Iniziazione Cristiana per i bambini, ragazze e ragazzi.
All’inizio della lettera il vescovo sottolinea come la vita di fede dei ragazzi e dei bambini sia qualcosa di molto importante per le nostre comunità cristiane che comunicano la fede non solo agli adulti, ma a tutti, fin da piccoli, nel contesto dell’oratorio, a contatto con le famiglie e in altri ambiti della vita sociale contemporanea. Da sempre le nostre comunità adoperano le migliori energie per la crescita spirituale e umana delle giovani generazioni.
Negli ultimi vent’anni, continua il vescovo, la nostra diocesi di Brescia si è concentrata in abbondanza su questo impegno attraverso un processo di rinnovamento della catechesi tradizionale. A questo riguardo si è intrapreso un tempo di verifica durato due anni per riprendere i punti fondamentali su cui si è lavorato e i risultati raggiunti.
Si è aperto un tempo di ascolto a tutti i livelli e che ha abbracciato molte categorie di persone nelle comunità – genitori, sacerdoti, consacrati, catechisti – portando la loro opinione nei tavoli di ascolto.
Il frutto di questo intenso lavoro è la proposta che si estende in questa lettera, come modello da seguire e sul quale il vescovo e l’intera Chiesa Bresciana vogliono investire nel prossimi anni.
L’aspetto qualificante di questa proposta è il percorso di ispirazione antico catecumenale degli adulti, applicato ai ragazzi in una forma più esperienziale e non dando alla catechesi solo un peso dottrinale. "La vita cristiana deve essere sperimentata nella vita quotidiana di chi crede ed è testimone di Verità” sottolinea il Vescovo.
Il percorso proposto si articolerà in cinque anni nei quali il ragazzo o la ragazza potrà toccare con mano la vita della fede attraverso l’esperienza dei sacramenti, l’incontro con la figura di Gesù che è misericordioso come il Padre ed è luce sui nostri passi attraverso la sua Parola di Vita.
Negli Atti degli apostoli si può scorgere le dinamiche vive della comunità, le stesse che vogliamo consegnare ai ragazzi per il loro cammino: “Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati”. (Atti 2,42-47)
Tali dinamiche possiamo sintetizzarle così:
1. L’ascolto della Parola;
2. La preghiera;
3. La fraternità;
4. La celebrazione liturgica;
5. L’impegno per il servizio dei più poveri;
6. L’apertura missionaria.
Tutto questo, dice il vescovo, deve essere inteso come Iniziazione Cristiana dei nostri ragazzi.
Quello che si vuole proporre ora come cammino è in piena continuità con quello che si è vissuto negli ultimi vent’anni, nel pieno spirito di fiducia e nel comprendere che è opportuno dare piena concretezza ad un simile progetto.
Si è pensato di dare voce e azione a questo cammino attraverso i moduli o passi della fede, cioè ad alcune proposte di esperienza di fede concreta nell’essenza del cristiano. Il punto di incontro e l’attenzione del ragazzo si focalizzerà sulla figura di Gesù, sulla paternità di Dio e sulla vita dello Spirito per giungere all’Eucarestia.
La novità della proposta riguarderà i tempi della catechesi che potranno trovare nuove forme, coinvolgendo i ragazzi e le loro famiglie nei tempi forti dell’anno liturgico (Avvento e Quaresima), pur se come comunità l’incontro settimanale non verrà meno.
Anche la figura del catechista subirà un cambiamento significativo. Si parla di moduli, ovvero la preparazione da parte del catechista di un determinato aspetto esperienziale e dottrinale che, successivamente, verrà comunicato al ragazzo. Attraverso questo tipo di lavoro, predisposto dal catechista o dall’equipe di catechisti, verranno scanditi i tempi della catechesi. Con la pratica si potrà aiutare a capire sempre meglio come andrà svolto questo nuovo strumento di catechesi nelle nostre comunità. Il legame affettivo tra catechista e ragazzi è qualcosa di unico e perciò è veramente importante mantenerlo, affinché il percorso sia fruttuoso.
Il coinvolgimento dei genitori è rilevante in questo cammino come lo è stato negli ultimi vent’anni, senza scadere nell’obbligatorietà di partecipare agli incontri, ma come un invito armonioso, che si inserisce in un percorso di comunità attraverso i loro figli.
Di norma il cammino durerà cinque anni: dovrebbe iniziare a sei anni e concludersi a undici, con il tempo della fanciullezza. Per preadolescenti e adolescenti, poi, dovrebbe avviarsi un cammino nuovo, con caratteristiche specifiche e figure educative diverse.
Circa i moduli o passi si pensa ad una diversa scansione dei sacramenti. Su questo punto, sottolinea il vescovo, in questi anni si è vissuto un acceso confronto in diocesi e, alla luce di quello che è emerso dai consigli diocesani, si ritiene opportuno procedere in questa modalità:
Questo è in sintesi il percorso che le nostre comunità tra un paio di anni saranno chiamate ad attuare insieme alla Chiesa bresciana. Cerchiamo di accogliere questo modello come un tempo di grazia, un suggerimento e una metafora della vita, fiduciosi che anche in questo cammino, in questo percorso che si inserisce nella quotidianità di ogni giorno, saremo aiutati dallo Spirito di Dio.
Volontari dell'oratorio... di tutte le età.
Oratori dell'Altopiano
Don Stefano
Normalmente siamo abituati ad attribuire il risultato di una “grande estate” oratoriana, dove tanti ragazzi e adulti si incontrano e condividono alcuni aspetti della vita ludica e educativa dell’oratorio, alla sola conta dei partecipanti.
Del resto è sempre stato un punto essenziale nelle attività che vengono proposte dalla collettività il concentrarsi sui numeri; pensiamo ad una grande azienda che deve produrre notevoli quantità di oggetti e manufatti, non sempre avere molti operai certifica il risultato e la qualità del prodotto; l’efficacia e la cura la si ottiene anche con pochi operai ed è probabile che ci si orienti di più alla qualità che alla quantità.
È quello che gli educatori e chi ha partecipato alle iniziative dell’estate degli oratori ha cercato di condividere e di capire di fronte a numeri certamente alti per il contesto nel quale viviamo, ma anche alla qualità dell’offerta che viene presentata per le varie “stagioni” della vita.
È bello ricordare le principali iniziative, non per elogiare la quantità, ma per ricordarci che la via della santità passa dalla qualità delle proposte e delle azioni svolte nella vita quotidiana, anche quando siamo in vacanza da scuola e nel tempo delle vacanze.
L’estate 2023 è iniziata all’insegna della festa dell’oratorio e della comunità, tempo utile per stare assieme nella comunione attorno ad un buon piatto tipico della nostra terra, con musica e incontri di amicizia presso il pattinaggio. Le attività strettamente collegate ai ragazzi sono iniziate con il campo estivo presso la casa “4 matte” di Colere, una bella struttura che ha accolto i nostri ragazzi più piccoli per cinque giorni intensi di vita comune, con tema “Il pianeta del tesoro”.
Il centro dell’estate per un oratorio bresciano non può che essere il Cre-Grest atteso da tutti i ragazzi, piccoli e grandi, che si incontrano e sfidano in giochi a squadre, balli e momenti di condivisione e di preghiera, per scoprire che lo stare insieme aiuta tutti a progredire nel bene comune evangelico: “ama il prossimo come te stesso”. La figura di Robin Hood “difensore dei poveri”, ha accompagnato la riflessione conducendoci a incontrare Gesù, il salvatore del mondo!
Per i ragazzi pre-adolescenti l’appuntamento più atteso non può che essere il campo al mare, quest’anno a Misano Adriatico presso la casa delle suore Battistine. È stata una bella settimana, non di riposo, ma di emozioni, amicizie nuove e anche con qualche scontro; del resto queste esperienze ci insegnano che la vita non è solo divertimento, ma anche accompagnamento a diventare “grandi” insieme. Per questo, a volte, non ci si comprende facilmente, ma siamo chiamati a provarci con tutte le forze. Rimane una delle esperienze più belle e significative, per alcuni è la prima esperienza di una settimana lontano da casa senza genitori.
La nota dolente è la proposta per gli adolescenti: tre giorni di percorsi nella nostra Valle alla scoperta del cammino come metafora della vita. Sappiamo che per diventare “grandi” seriamente occorre buttarsi in nuove esperienze capaci di plasmare i nostri cuori, le nostre sicurezze e insicurezze: solo così si cresce e si costruisce il nostro futuro.
Purtroppo questa esperienza non ha ottenuto il risultato sperato: non vi è stata alcuna adesione. Noi come educatori ci abbiamo provato, sarà un esperienza che comunque non andrà nel dimenticatoio, probabilmente è opportuno aspettare tempi più adatti.
Traendo le somme, senza pensare né a soldi né a numeri, possiamo concludere che l’estate 2023 è stata una grande estate, ricca e piacevole, con alcune fatiche, ma anche diverse soddisfazioni che diventano un incoraggiamento per ripartire con un nuovo anno pastorale.
È vero che le ripartenze nel mondo contemporaneo non sono il nostro forte, che facciamo molta fatica a riprendere quello che ci siamo lasciati, ma è uno sforzo che dobbiamo fare per il nostro futuro, senza lasciare il passato e ricordando che il presente è ora e possiamo viverlo insieme come comunità, riscoprendo la comunità anche dagli oratori che possediamo. Il nuovo tempo che viviamo è questo e in questo siamo chiamati ad impegnarci con le nostre mani e con le nostre forze, ricordandoci che questa forza viene da Dio che guida le nostre azioni e le nostre esperienze per giungere alla bellezza, alla pienezza della vita.
Un nostro obiettivo in questo anno è l’apertura dell’oratorio di Borno e di Ossimo Inf, con iniziative non solo di catechesi, ma anche di carità, di fraternità e di ascolto della Parola.
Alcune persone si sono rese disponibili per questi servizi comunitari molto importanti: le ringraziamo fin da ora per il loro prezioso aiuto, senza di loro non ci sarebbe l’oratorio e la comunità cristiana dell’Altopiano del sole.
Un altro obiettivo sono gli incontri programmati per i ragazzi pre-adolescenti e adolescenti scanditi da momenti di riflessione, di divertimento e speriamo anche un po’ di preghiera per arrivare al cuore del messaggio bello del Vangelo.
Piano piano cercheremo di creare una piccola commissione degli oratori dell’altopiano come aiuto ai sacerdoti e alla comunità per l’organizzazione e la promozione delle attività educa- tive.
Si tratta di un bel programma vivo e che già da ora è in azione, speriamo di poterlo migliorare sempre di più anche con il vostro aiuto nella comunità cristiana.
Federico
La settimana di vita comunitaria è stata una bella esperienza che mi ha permesso di crescere e passare tempo con gli altri. Durante la settimana sono state svolte diverse attività, come uscite, visione di film e molti altri momenti di condivisione.
Nonostante io stesso non ci sia sempre stato perché avevo molti impegni, sono riuscito a divertirmi ugualmente.
I momenti più belli sono stati quelli in cui ho passato del tempo con gli altri, soprattutto con i miei amici, con cui ho legato molto in questa settimana. Ho avuto la possibilità di arricchirmi come persona e di imparare da loro. Questa settimana è stata anche un’opportunità di conoscere persone, con cui solitamente non parlavo.
In conclusione è stata una bella esperienza, ricca di bei momenti che non vedo l’ora di rifare.
Dalle comunità - BORNO
Il pittore di origini egiziane Hassan El Banna ha regalato alla parrocchia di Borno tre delle sue opere esposte alla mostra tenutasi quest'estate a Borno "Sulle tracce delle mille e una notte", proposta dall'Amministrazione comunale.
Vi hanno trovato posto, oltre ai dipinti sui racconti di questa celebre, antica raccolta orientale e ad alcune sculture di Nadia Valentini, diversi quadri sulla vita di Gesù, ritenuto per il mondo musulmano l'ultimo dei profeti prima di Maometto.
Hassan è molto legato a Borno che frequenta fin dagli anni 70. Quello delle tre opere sulla Nascita, la Fuga dall'Egitto e il Battesimo di Gesù è un dono che suggella in modo essenziale e profondo questo legame di cui la parrocchia è onorata e grata.
Dalle comunità - BORNO
Nei mesi scorsi si sono conclusi con l'intervento di messa in sicurezza e restauro della scala di accesso al sagrato. Il complesso dei lavori iniziati nel 2020 hanno visto coinvolti la chiesa parrocchiale (facciate e capriate con un intervento di alta ingegneria di cui vi abbiamo dato conto su queste pagine nei numeri scorsi) e la chiesa dei disciplini.
Faceva parte del progetto anche la scala di accesso al sagrato. E benché essa necessitasse urgentemente dell'intervento soprattutto di messa in sicurezza a motivo dei gradini particolarmente sconessi e dell'acroterio di destra pericolante, i tempi di intervento si sono dilatati per la vicinanza al nostro amatissimo ippocastano e del suo apparato radicale a cui bisognava approcciarsi con debita cura e solo dopo i pareri e le indicazioni di periti botanici.
Solo dopo attenta analisi si è proceduto con l'intervento di rimozione dei gradini, la creazione di opportune pendenze per agevolare il defluire delle acque piovane, la pulitura e riposizionamento della scalinata e la ricollocazione in sicurezza dell'acroterio di destra avvenuta in estate. Infine, nelle scorse settimane, si è proceduto alle stuccature finali ed ora la gradinata è tornata sicura e al suo antico splendore.
Dalle comunità - OSSIMO SUP.
Sara Saviori
Originario d’Egitto, dove visse da eremita per oltre vent’anni, S. Antonio Abate viene ricordato nella tradizione come il patrono degli animali e ogni anno viene celebrato con festività legate al mondo contadino.
Anche la parrocchia di Ossimo Superiore non è da meno: siamo infatti tra gli anni settanta e ottanta quando, l’allora parroco don Francesco Naboni, propone di festeggiare la ricorrenza di S. Antonio Abate con una festa che coinvolga tutta la popolazione con i propri animali domestici.
Ossimo Superiore in quegli anni era una piccola comunità di contadini e allevatori, fondata sul lavoro dei campi, sull’agricoltura e sull’allevamento, e non poteva che accogliere con entusiasmo la proposta di un raduno di tutti gli animali con i mezzi agricoli, di una Santa Messa seguita da una processione per le vie del paese e dalla benedizione solenne sul sagrato della chiesa rivolta ad animali, mezzi agricoli e campi. Veniva poi distribuito il sale benedetto, tanto amato da mucche, capre e cavalli, e delle immaginette raffiguranti il Santo che venivano appese alle porte delle stalle. Negli anni novanta fu realizzato anche un adesivo raffigurante il campanile della chiesa parrocchiale che poteva essere attaccato ai trattori o ai mezzi agricoli.
Tutto questo si svolgeva naturalmente il 17 gennaio, o la domenica più vicina a questa data, giorno in cui si celebra la ricorrenza del Santo.
La tradizione voleva poi che la festa si concludesse con una ricca lotteria con in palio prevalentemente prodotti agricoli e, come primo premio, il “maialino di S. Antonio”.
Chissà se l’usanza di proporre un primo premio così particolare derivava da un’antica consuetudine diffusa in molti paesi italiani.
Pare, infatti, che un porcellino venisse allevato da tutta la comunità, fosse libero di scorrazzare per il paese e tutti contribuissero a mantenerlo.
Il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate, veniva macellato e delle sue carni beneficiavano le persone più povere del paese, nonché il prete che avrebbe pregato tutto l’anno per la sua comunità.
Sicuramente però il maialino era un premio molto ambito perché in quegli anni quasi tutte le famiglie allevavano il maiale per poi poterlo macellare ed avere così delle scorte di cibo per l’inverno. Forse adesso sarebbe un grosso inconveniente, ma allora vincere un maialino era una vera fortuna!
Negli anni ottanta la festa era davvero molto sentita, tutti si radunavano con i propri animali davanti alla chiesa per partire in processione e ricevere poi la benedizione. C’era chi portava il carro (‘l bross) trainato dalla mucca, chi andava con qualche pecora o capretta, chi in sella al proprio cavallo o con un asinello… Poi non mancavano animali da cortile, conigli, cani e gatti. Insomma, ogni famiglia aveva almeno quattro o cinque animali da portare in processione. E le strade del paese si riempivano di simpatici muggiti, belati e suoni di campanacci.
Oggi gli animali in paese sono molti meno e sono quasi tutti animali da compagnia come cani e gatti, ma negli ultimi anni stiamo assistendo ad una riscoperta della vita contadina: sono parecchie le famiglie a Ossimo Superiore che stanno iniziando ad allevare asinelli, galline, capre o pecore… e non mancano nemmeno le mucche!
Per la prossima festa di S. Antonio saranno tutti invitati con i loro amici animali e, ovviamente, con i mezzi agricoli che utilizzano nel lavoro dei campi, per ricevere la tradizionale benedizione sul sagrato della chiesa parrocchiale. Chissà se riusciremo ad eguagliare le feste di s. Antonio che organizzavano i nostri predecessori!
Dalle comunità - OSSIMO SUP.
Giulio Pedretti
Associazione Organistica
Valle Camonica
Se la Vallecamonica è stata da noi definita “la Valle degli organi” di non minore importanza a questo riguardo è il comprensorio Ossimo-Borno-Lozio, assai ricco di strumenti e tutti di un certo pregio, a dimostrazione (se ce ne fosse bisogno) di una diffusa agiatezza, nel periodo trattato, di questo ramo laterale della Valle.
Oggi trattiamo di quello che (a torto) viene considerato come lo strumento minore della triade restaurata e funzionante: quello di Ossimo Superiore, che in realtà rappresenta la situazione tipica di strumenti via via adattati alle mutate esigenze di estetica sonora e meccanica.
La prima notizia storica si ha nel 1787 quando Francesco Bossi realizza uno strumento riutilizzando anche canneggio di precedenti opere, di cui non si ha precisa contezza. Le origini della famiglia organaria Bossi si perdono letteralmente nella notte dei tempi essendo in attività (e tuttora operativa in una delle sue sterminate ramificazioni) da mezzo millennio. I loro strumenti sono apprezzati per il ripieno cristallino, per la solidità della meccanica, per la qualità generale del suono. Si può dire che la comunità di Ossimo non badò a spese.
Nel 1805 e 1810 Giovanni Bossi (figlio di Francesco) interviene a ricostruire lo strumento gravemente danneggiato da un fulmine.
Gli anni passano ed a fine ottocento le esigenze organistiche, da tempo orientate all’esecuzione di musiche operistiche (a Bienno durante la messa si suonava “la donna è mobile”), richiedono un radicale intervento.
Entra in scena Giovanni Manzoni, bergamasco, uscito dalla bottega dei Bossi (le sue meccaniche sono quasi indistinguibili da questi) ma che come disposizione fonica sposa la corrente serassiana.
Dopo un breve periodo in società con Pietro Perolini di Villa d’Ogna si mette in proprio nei primi anni ’70 dell’ottocento. Nel 1880 approda in Valle, ed in breve tempo realizza l’organo doppio di Borno, quello di Laveno, interviene sul Callido di Ossimo inferiore, sullo strumento di Capo di Ponte e su diverse altre installazioni. Rilascia numerosi accurati preventivi, il più significativo dei quali è quello sull’organo del duomo di Breno di cui individua perfettamente i motivi dell’essere asmatico, non viene ascoltato, i lavori sono affidati ad altri ed oggi quello strumento è ancora asmatico.
Nel 1891 realizza a Bienno l’ultimo suo strumento in Valle, che rappresenta la sintesi fra il glorioso periodo rinascimentale e l’arrembante tardo romantico. Uno splendido biglietto d’addio.
Arrivano tempi bui e progressivamente lo strumento di Ossimo sup. viene mutilato ed umiliato da organari incapaci; si arriva al punto di verniciare le canne di colori diversi a seconda delle famiglie di registri!
Nel 2015 si procede al restauro in modo da riportarlo alle condizioni del 1881. La disposizione dei registri ci racconta che Manzoni rispettò la struttura fonica bossiana settecentesca, infatti vi troviamo colori tipici e non comuni come la Sesquialtera ed il Flauto in XII pur essendovi già l’Ottavino...
Tutto bene dunque?
Per quanto riguarda lo stato della meccanica e della struttura in genere sì, ma non si può negare che nulla dell’impronta bossiana e del Manzoni sia rimasto: invece della conosciuta intonazione rotonda e luminosa di Giovanni Manzoni ci troviamo ora di fronte ad una aspra e tagliente tipica degli organi classici francesi.
Però qui entriamo nel campo delle preferenze personali e nella irrisolta questione sul rispetto di ciò che residua al momento in cui si debba intervenire con restauri.
E qui, per questo, l’intervento dell’Associazione si interrompe, lasciando ad ognuno rispettosamente le proprie convinzioni.
Dalle comunità - OSSIMO SUP.
Brescia, 18 maggio 2023
Ascensione di Gesù
"Mentre li benediceva, si stacco da loro
e veniva portato su, in cielo" (Lc 24,51)
Carissime sorelle,
proprio nel giovedì dell'Ascensione suor Ezia, lasciandoci tutte sorprese, è salita al cielo: ha voluto andarci in compagnia di Gesù. Mi piace immaginarla mentre sale in cielo unita a Gesù e con lo stesso gesto: “li benediceva”.
Sì, noi giustamente diciamo che ci è spiaciuto non poterci quasi accorgere, non poterla salutare, non poterla vedere nemmeno dopo la sistemazione nella bara, ma lei sì, ci aveva presenti tutti: parenti, nipoti, suore, comunità, le persone conosciute, quelle del suo paese, le missioni per cui sempre pregava... e salendo al cielo benediceva tutti! Con il suo desiderio iniziato da tempo e che continua nel tempo, per sempre.
Dal 1981 suor Ezia era della comunità di Casa Angeli, per tanti anni nel servizio alle sorelle malate fatto di mille attenzioni, rispondeva ai desideri, si faceva parrucchiera, tagliava le unghie, aveva cura della biancheria... tutto svolgeva con amore e con una precisione tutta sua.
Un'ischemia sopraggiunta l'aveva costretta, dopo un tempo ospedaliero, a rientrare nella stessa comunità, ma in carrozzella e come sorella malata! Che dolore e che fatica accettare la nuova situazione, lei sempre stata in movimento e pronta ad offrire aiuto alle altre.
Graduale l'accettazione nella fede, graduale il ritorno alla serenità, graduale il poter offrire ancora qualche servizio come il preparare i tavoli del refettorio muovendosi sulla carrozzella, fino a quando è stato possibile. L'amore generoso e grato, mosso dalla fede, suor Ezia lo aveva imparato in famiglia.
Era nata a Lograto nel 1934, nel battesimo era stata chiamata Agnese. Era la più piccola in famiglia, era molto amata dai genitori e dai tre fratelli e dalle due sorelle. A 19 anni era entrata a Cemmo il 7 ottobre, giorno della Beata Vergine del Rosario, per diventare suora dorotea di Cemmo in una famiglia più numerosa.
Quasi tutte noi suore l'abbiamo conosciuta e tanto avremmo da raccontare.
suor Ezia Festa
al battesimo Agnese
Nata a Lograto il 17 febbraio 1934:
Vive il tempo dello juniorato in alcune comunità dell'Istituto:
Successivamente svolge il suo servizio in alcune Comunità dedite all'accoglienza:
Dal 1 gennaio 2015 al 18 maggio 2023 è a Brescia presso Casa Angeli essendo lei bisognosa di essere assistita per il declinare progressivo della sua salute.
La chiamata del Signore alla vita senza fine è improvvisa. Colta da arresto cardiaco muore verso le ore 12:30 di giovedì 18 maggio 2023. Il funerale viene celebrato da Monsignor Giovanni Palamini, vicario per la Vita Consacrata della diocesi di Brescia, sabato 20 maggio alle ore 10:30 a Lograto, sua parrocchia di origine. È tumulata a Cemmo nella cappella dell'istituto.
Ci sono però tre sue caratteristiche particolari che la identificano e che sono legate tra loro: la preghiera, l'amicizia e il donare.
Ci sono però tre sue caratteristiche particolari che la identificano e che sono legate tra loro: la preghiera, l'amicizia e il donare.
Anzitutto la preghiera. È sempre stata il cuore della vita di suor Ezia, ma in questi ultimi anni di infermità che s'aggravava, essa è diventata non solo più intensa, ma anche sempre più estesa. Pregava quasi in continuazione, aiutata da una radiolina dedicata alla preghiera del Rosario che le permetteva di pregare e, contemporaneamente, fare quei lavoretti a maglia che le piacevano tanto.
Il primo Rosario della giornata era per la Chiesa, il Papa, i sacerdoti, il secondo per i governanti e per la pace, il terzo per il suo Istituto, il quarto per gli amici, il quinto per i defunti. Spesso c'era anche il sesto Rosario e così via...
Riservava sempre il quinto mistero della luce, quello dedicato all'Eucaristia, come ringraziamento della comunione che riceveva quasi sempre nella sua camera. Affidava a Maria il grazie per il mistero grande del corpo di Cristo.
La sua preghiera era densa di nomi e di volti che ricordava ad uno ad uno, ed è qui che la preghiera si intrecciava con l'amicizia.
Pregava per le persone amiche conosciute da tanto tempo – ad esempio per la gente di Ossimo Superiore dove è stata all'inizio della sua vita religiosa – pregava per le persone che man mano incontrava e conosceva nelle loro situazioni e necessità e che, di conseguenza, entravano nel suo pensiero, nel suo ricordo.
Questi amici li teneva collegati nella preghiera, ma non solo. Suor Ezia usava molto anche il telefono: ricorrenze, anniversari, eventi lieti o tristi, la vedevano attenta a farsi presente. E gli amici si facevano presenti a lei. Riceveva molte visite, non solo dai suoi numerosi nipoti e pronipoti che portava in cuore e ai quali non tralasciava di raccomandare esplicitamente la vita cristiana, ma da tante altre persone legate da un'amicizia/parentela spirituale.
Da queste persone riceveva anche dei doni: la ricarica del cellulare, strumento che considerava prezioso per il suo apostolato, le batterie per la radiolina, la cioccolata svizzera, la lana per poter lavorare...
A proposito del lavoro a maglia, ultimamente faceva quasi esclusivamente cuffiette, babbucce per piedini di neonati, copertine da culla. Credo che tutte le operatrici sanitarie di Casa Angeli o le nostre collaboratrici che hanno avuto dei bimbi nella propria famiglia o in famiglie amiche, in questi ultimi anni abbiano avuto in dono qualcosa di questo genere.
Godeva, guardando la bellezza dei suoi piccoli manufatti, li immaginava indossati da bellissimi bambini, pensava alla gioia delle mamme che spesso non conosceva.
Godeva nel donare. Al riguardo aveva una caratteristica particolarissima: come riceveva qualcosa in dono, subito pensava a chi lo avrebbe potuto regalare. Non tratteneva nulla per sé.
Queste sue caratteristiche sono rimaste vive anche in questi ultimi tempi in cui la sordità sempre in crescita, l'avrebbe portata all'isolamento. Non potendo più ascoltare la radiolina, o la Messa dalla sua camera, aveva chiesto di poter partecipare alla Messa in presenza in Cappella, per seguire almeno con gli occhi la celebrazione Eucaristica che tanto amava.
Ultimamente diceva e sentiva che sarebbe morta presto! Lo diceva con serenità. Era diventata molto sorda, ma sentiva... sentiva ciò che non si sente con le orecchie, probabilmente con la sua bella voce che tutte ricordiamo, il suo cuore cantava: “Tu Dio che conosci il nome mio, fa che ascoltando la tua voce io ricordi dove porta la mia strada nella vita, all'incontro con Te”.
Ed è partita con Lui, velocemente e benedicendo tutti noi!
Con affetto la ricordiamo con le altre nostre sorelle in cielo.
Suor Vincenzina Zagon
Madre Generale
Dalle comunità - OSSIMO SUP.
Eleonora Bonizzoni
Salutando 7 bambini avventurieri nella Scuola Primaria e accogliendo 2 piccole new entry, il portone della Scuola Materna Sacro Cuore si è aperto su questo nuovo anno scolastico 2023-24 con 16 bambini!
In questi anni il calo delle nascite non sta certo facilitando la popolosità degli asili, ma siamo contenti del numero con cui la Maestra Daniela, coadiuvata da Jessica, potrà condurre anche quest’anno i bambini in un anno scolastico di grande crescita e scoperta.
Le attività non sono solo legate ad una ricca e stimolante quotidianità, ma si dispiegano anche in attività extra-ordinarie e di significativo interesse per i bimbi.
Ad ottobre, grazie alla collaborazione con la Proloco, i nostri giovani apprendisti hanno potuto partecipare alle attività legate al Lo Pan Ner. Con “le mani in pasta”, letteralmente, tutti i bambini hanno lavorato la farina, setacciandola e impastandola, poi stendendo e tagliando il loro prodotto, fino alla produzione di ottime tagliatelle “made asilo”.
Dopo anni faticosi in cui la pandemia e i suoi strascichi hanno messo in ginocchio le occasioni di apertura delle porte alla condivisione di momenti con le famiglie, quest’anno si è potuto tornare a vivere insieme ai nonni un momento di festa e scambio di auguri, abbracci e sorrisi. Momenti semplici, ma preziosi e memorabili per i nostri bimbi e i loro nonni.
Alla fine del mese di ottobre, attorno alla consueta ricorrenza delle feste dei Santi e dei Morti, la determinazione e la cooperazione hanno vinto sul meteo avverso, permettendo il realizzarsi dell’immancabile Castagnata. Un appuntamento che unisce l’ammirevole impegno di alcune famiglie e la collaborazione di Alpini e Proloco, alla partecipazione sempre sentita e graditissima della popolazione. La gratitudine per il sostegno al nostro asilo, che passa in primis attraverso castagne ottime, torte caserecce, strinù, patatine e spiedo meritevoli, va detta e ribadita anche qui. Il contributo di tutti è davvero prezioso per i nostri bambini e per la possibilità di investire nei progetti che li vedono destinatari di importanti occasioni di crescita e corretto sviluppo delle loro uniche potenzialità.
Tra le altre esperienze che le risorse ricavate potranno finanziare, nel corso del 2024 partirà un progetto di screening logopedico. Un’opportunità importante e utile per i nostri piccoli in evoluzione.
Nella direzione di apertura al territorio che la scuola materna sostine, quest’anno anche l’attività di religione cattolica, sempre seguita da Don Stefano, si arricchisce di uscite alla scoperta delle realtà nei dintorni. Il mese di novembre ha già visto una prima avventura alla conoscenza dei frati del vicino convento dell’Annunciata.
Ormai prossimi all’Avvento e al Natale tutti i bambini e le maestre si stanno preparando per una recita che condivideranno in un caloroso scambio di auguri con le famiglie! Un’altra bella occasione di vicinanza, conoscenza e… Festa!
Stiamo definendo i dettagli della modalità, per fare in modo che già a gennaio le porte dell’asilo siano aperte ai bimbi interessati all’iscrizione per l'anno successivo. Vi daremo certamente informazioni più precise su come potervi incontrare.
Buon Natale e Buone Feste da tutti i piccoli abitanti dell’Asilo Sacro Cuore!
Dalle comunità - LOZIO
Il 1° dicembre ad Innsbruck una delegazione del gruppo di lavoro ha presentato la Valle di Lozio alla giuria riunitasi per valutare la candidatura a Villaggio degli Alpinisti.
Attraverso una presentazione multimediale, i referenti hanno quindi illustrato il nostro territorio, non solo per quanto riguarda le tante bellezze naturali presenti, ma anche e soprattutto per sottolineare la necessità di un rilancio sostenibile della nostra Valle.
Obiettivo della candidatura, infatti, la volontà di far tornare a Lozio persone, attività e residenti promuovendo un’idea di montagna da vivere e tutelare, non da deturpare e sfruttare.
Buona fortuna Lozio!
Comunità in viaggio
Carla Odelli
Il Molise, terra di emigranti, è una regione che non ha mai destato la mia curiosità di conoscenza, ma avendo questa possibilità non me la lascio scappare. È stato molto bello incontrarci con partecipanti provenienti da altri paesi, con i quali è stato facile fare amicizia e condividere questo tour.
Prima tappa LORETO. Siamo nelle Marche, in provincia di Ancona, cittadina famosa per la BASILICA DELLA SANTA CASA DI MARIA, importante e antico luogo di pellegrinaggio mariano del mondo cattolico.
La tradizione narra che la traslazione della SANTA CASA DI NAZARETH a Loreto sia stata opera degli angeli in seguito all’invasione della Palestina da parte dei musulmani. È un santuario di architettura gotica-rinascimentale. La Madonna di Loreto è nera. Qui celebrazione della Santa Messa.
Ora è doveroso un grazie a Francesco e Silvia che hanno, fuori programma, pensato di portarci a visitare l’ABBAZIA DI SAN GIOVANNI IN VENERE a Fossacesia in Abruzzo. Che spettacolo! È un complesso monastico edificato sopra un tempio pagano. La chiesa, molto bella all’esterno, è internamente un po’ spoglia. Il giardino è curato minuziosamente dai frati. La cripta, decorata da suggestivi affreschi, ha colonne di epoca romana appartenenti all’antico tempio di Venere.
Proseguiamo per SAN SALVO dove soggiorneremo. È un comune in provincia di Chieti, in Abruzzo, sulla costa adriatica, al confine con il Molise.
Tappa ad AGNONE, in Molise. Qui incontriamo la guida Patrizia che ci accompagnerà per tutto il tour; è molto preparata e coinvolgente, appassionata al suo lavoro e al suo paese, capace di rendere partecipe il gruppo, catturando la nostra attenzione.
Agnone è un comune della provincia di Isernia, antica città sannita. Ospita la PONTIFICIA FONDERIA DI CAMPANE MARINELLI, il più antico stabilimento al mondo per la fusione delle campane autorizzato ad usare lo Stemma pontifico; fondato nel 1040 il museo è patrimonio culturale, la più antica impresa a conduzione famigliare. Abbiamo visitato il museo storico della campana situato accanto all’antichissima fonderia. Ha destato il nostro interesse la relazione fatta da un appassionato dello stabilimento. Visita quindi interessantissima.
Ci rechiamo poi ad un laboratorio artigianale di formaggi con relativa degustazione e acquisto di scamorze, trecce, caciocavallo dalla crosta color nocciola e la forma a pera, le cui origini risalgono alla magna grecia e sono legate alla transumanza.
Da qui trasferimento a TRIVENTO, piccolo paese molisano diventato la “capitale mondiale dell’uncinetto”. È un bellissimo borgo medievale. Il centro storico è posto in cima ad un monte intorno al quale si sono sviluppate le costruzioni in pietra. Ci si presenta la SCALINATA DI SAN NICOLA, una delle opere architettoniche più conosciuta: è una scalinata a tre corsie e conta 365 gradini, uno per ogni giorno dell’anno.
Mi sono subito scoraggiata perché troppo pigra, ma ce l’ho fatta! Collega il centro storico alla piazza e prende il nome dalla chiesa di S. Nicola che si raggiunge alla fine della scalinata costruita in pietra calcarea bianca. Visita alla cattedrale pontificia dedicata ai santi Nazario, Celso e Vittore, patroni della città. La chiesa ha origine romaniche con un portale costruito in pietra finemente intagliata e gli stipiti ornati di colonnine. La cripta di San Casto nella cattedrale è uno dei luoghi più affascinanti per i suoi valori religiosi e per la ricchezza dei suoi elementi architettonici. La volta è a crociera con archi a tutto sesto che poggiano su 16 colonne in pietra che sostengono capitelli dalle decorazioni di diversa fattura.
30 agosto: trasferimento a FERRAZZANO in provincia di Campobasso. È un borgo in cui le case sembrano abbracciarsi strette per far fronte al freddo e al vento dell’inverno. Sorge sopra un alto colle ed è chiuso come una fortezza inespugnabile. Il castello CARAFA, di proprietà, e i resti delle imponenti mura fortificate testimoniano il passato medievale del paese.
Visita alla chiesa di SANTA MARIA ASSUNTA con un bellissimo pulpito.
Proseguiamo per Campobasso, capoluogo del Molise, pittoresco abitato dominato dal CASTELLO MONFORTE, una fortezza eretta su una collina con fossato. È il simbolo della città e monumento nazionale. Visita alle chiese di Santa Maria Maggiore, San Bartolomeo, San Giorgio, patrono della città.
Da qui partenza per la visita di ORATINO, uno dei borghi più belli d’Italia con vicoli caratteristici dalla pavimentazione in pietra, opera degli scalpellini molto famosi in paese; da ammirare i portali, i balconi e le balaustre. Gli interni delle chiese sono opera di fabbri, scalpellini, doratori, vetrai e pittori locali. Dal belvedere si gode una vista mozzafiato sulla vallata.
Giungiamo a GUGLIONESI considerata la stella del Molise; è un piccolo borgo politicamente in estinzione. Abbiamo ammirato la chiesa di SAN NICOLA DI BARI, edificio imponente in pietra arenaria e la sua cripta.
Procediamo per LARINO importante per la diocesi-basilica di SANTA MARIA ASSUNTA, dove il nostro caro Don ha celebrato a santa Messa.
Ci spostiamo poi a TERMOLI, secondo comune più popoloso della regione. È l’unico porto del Molise, centro peschereccio, turistico e industriale. Visita al duomo-chiesa vescovile di SANTA MARIA DELLA PURIFICAZIONE in stile romanico con maestoso portone attorniato da sette arcate decorate da bassorilievi.
Interessante il CASTELLO SVEVO costruito durante la dominazione normanna, edificato esclusivamente con pietra arenaria e calcarea; è una vera e propria fortezza sul mare. Ha quattro torrette e una torre centrale, oggi diventata stazione metereologica dell’aeronautica militare.
Siamo ormai giunti alla fine del nostro tour. Salutiamo SAN SALVO e partiamo per VASTO, in provincia di Chieti.
Cambio di guida. Antonio ci ha fatto godere il centro storico con monumenti, piazze, resti romani ma soprattutto chiese: S.ANTONIO DI PADOVA, SAN NICOLA DEGLI SCHIAVONI, SAN GIUSEPPE (cattedrale dell’arcidiocesi in stile neo-gotico), SANTA MARIA MAGGIORE dove è conservata la “Sacra Spina”. Bellissimo il palazzo D’AVALOS, meraviglia dell’Abruzzo e le torri del castello, fortezze difensive. Incantevole la costa dei TRABOCCHI, storiche macchine da pesca.
Grazie Don Paolo per averci arricchito le giornate con la partecipazione alla Santa Messa. Grazie a Francesco e Silvia per aver soddisfatto sempre le nostre esigenze.
Al prossimo tour!
Comunità in viaggio
Carla Odelli
Siamo un buon gruppo di parrocchiani entusiasti di visitare Crema e le sue chiese.
Prima tappa la basilica di SANTA MARIA DELLA CROCE, chiesa di una bellezza indescrivibile, un impatto per me straordinario già ammirando l'esterno. È un santuario rinascimentale ottagonale.
Le origini al culto della Madonna riguardano un delitto avvenuto il 3 aprile 1490. Il 13 febbraio 1489 Caterina Degli Uberti sposa il Contaglio, un pregiudicato bergamasco bandito dalla provincia che tace la sua condizione di fuggiasco. Tra il Contaglio e i famigliari di Caterina nascono contrasti per questioni di pagamento della dote. Il 2 aprile 1490 convinse Caterina a seguirlo per tornare nel bergamasco a visitare i genitori di lui. Giunto all’interno del bosco del Novelletto infierì sulla donna colpendola con la spada, conservata ora nel Santuario, in maniera violenta amputandole pure la mano destra. La spada si spezzò. Il Contaglio fuggì portando via ciò che la moglie aveva con sé e non si seppe più nulla di lui.
Caterina agonizzante chiese aiuto alla Madonna affinché le venissero impartiti i sacramenti. Le apparve una donna vestita poveramente; le emorragie si fermarono e Maria accompagnò Caterina presso una cascina di contadini che le prestarono le prime cure.
Trasportata il giorno seguente a Crema, venne visitata da un medico e interrogata da un magistrato; un prete le somministrò i sacramenti, le emorragie ripresero e Caterina spirò. Sul luogo del delitto fu posta una Croce in legno.
Qualche tempo dopo un ragazzo, afflitto da gravi problemi a un piede, condotto al Novelletto, pregò la Madonna e riprese a camminare.
Questo miracolo richiamò una folla numerosa. Da qui altre guarigioni miracolose. Si parla anche di un prodigio luminoso: attorno al sole apparve un cerchio che parve cadere per tre volte verso la terra.
A progettare il Santuario fu Giovanni Battagio, allievo del Bramante. Affidato il Santuario ai Carmelitani Scalzi ci fu la costruzione di un imponente convento e l’aggiunta del campanile. È una costruzione a croce greca, circolare all’esterno e ottagonale all’interno. L’edifico è in mattoni a vista; il campanile è addossato alla chiesa.
L’interno è spettacolare: tabernacolo in bronzo dorato, cappelle semicircolari, lo scurolo con le statue di Caterina e della Madonna, decorazioni raffiguranti Maria con il Bambino, gli Apostoli, busti che riproducono i dottori della chiesa. Sul soffitto le scene dell’apparizione a Caterina degli Uberti con la mano destra amputata, in atteggiamento di invocazione alla Madonna e la spada del Contaglio.
Sulla cupola vi sono le scene che rappresentano il TRIONFO DELLA CROCE: la passione di Gesù. In questo splendido santuario, don Paolo ha celebrato la Santa Messa con don Raffaele.
Pranzo luculliano alla CASA DEL PELLEGRINO, a lato della Basilica.
Quindi visita alla città di Crema con la guida e don Luigi. Siamo entrati dalla porta SERIO-GARIBALDI, una delle quattro porte che si aprivano nella cinta rinascimentale che cingeva quasi per intero la città.
Visita alla chiesa di don Luigi; in stile barocco, è la più antica della città, eretta durante la dominazione veneta. Imponente la facciata seicentesca, opera di Francesco Richino. L’interno ha la volta decorata a stucchi e quattro cappelle.
Si arriva al Duomo, cattedrale di SANTA MARIA ASSUNTA, stile gotico-lombardo. È il principale e più antico luogo di culto cattolico della città, sede vescovile. Spettacolare la Cappella del CROCIFISSO in legno di pioppo nero.
Lungo il percorso la guida ci ha fatto ammirare i vari palazzi: PALAZZO COMUNALE in stile veneziano con un bel porticato, PALAZZO VESCOVILE, PALAZZO MARAZZI, PALAZZO DONATI, PALAZZO TERNI-BONDENTI, PALAZZO BENZONI[…] Il palazzo Terni-Bondenti è una dimora storica privata di Crema, è rivestito in cotto.
La sala PIETRO DA CEMMO si trova all’interno del CENTRO CULTRALE SANT’AGOSTINO. Siamo entrati nella sala dell’antico refettorio del convento interamente affrescato nel 1507 da Pietro da Cemmo e dai suoi allievi con grandi scene della crocifissione e dell’Ultima Cena, rappresentazioni di Santi, Beati e Dottori Agostiniani. Attualmente la sala viene utilizzata come spazio per le conferenze.
Tutto spettacolare: Crema è stata per me una vera sorpresa, poco conosciuta, ma molto interessante.
Visita conclusa si torna in Valcamonica. Grazie di cuore agli organizzatori del pellegrinaggio.
Nomi e Volti
Gioele Bianchi
di Daniele e Jessica Sanzogni - Borno 5 agosto 2023
Giulia Bigatti
di Federico e Chiara Magnolini - Borno 13 agosto 2023
Samuele Ricci
di Nicola e Pamela Ghirardi - Borno 20 agosto 2023
Leonardo Melucci
di Cristian e Roberta Beretta - Borno 17 settembre 2023
Enea Zerla
di Eric e Laura Filippini - Borno 1 ottobre 2023
Damiano Morelli
di Ugo e Maria Gheza - Borno 28 ottobre 2023
Pietro Re
di Mattia e Valentina Zorzi - Borno 12 novembre 2023
Camilla Martini
di Giorgio e Noemi Bonetti - Ossimo sup. 24 settembre 2023
Lorenzo e Anna Bardoni
di Luca e Monica Nodari - Ossimo sup. 3 settembre 2023
Marika Franzoni
di Fabio e Fabiana Morelli - Ossimo inf. 24 settembre 2023
Leonardo Gavazzi
di Francesco e Claudia Rinaldi - Ossimo inf. 1 ottobre 2023
Nomi e Volti
Rossana Bonadei e Ruben Rigali
Borno 2 settembre 2023
Tanti auguri a
Mimma Branchi e Luciano Belotti
che domenica 20 ottobre 2023 a Borno
hanno festeggiato i cinquantanni di matrimonio
Nomi e Volti -
Battista Gheza 30 mar 1931 - 12 ago 2023
Felice Andreoli 11 set 1944 - 14 ago 2023
Giovanni Beretti 8 apr 1930 - 14 ago 2023
Francesco Rivadossi 31 ott 1958 - 23 ago 2023
Mario Michero 14 dic 1932 - 31 ago 2023
Francesco Rivadossi 10 gen 1956 - 10 set 2023
Giacomo Baisini 29 ott 1938 - 10 set 2023
Emilia Rivadossi 20 apr 1928 - 11 set 2023
Luciano Corbelli 25 gen 1961 - 13 set 2023
Maddalena Sarna 16 ott 1941 - 14 set 2023
Maria Marzola 2 lug 1939 - 17 set 2023
Franca Avanzini 24 gen 1959 - 24 set 2023
Mario Stefano Tacchinardi 9 lug 1937 - 5 ott 2023
Pietro Fedriga 25 gen 1934 - 11 ott 2023
Caterina Paola Franzoni 25 apr 1936 - 28 ott 2023
Pietro Andreoli 15 mag 1942 - 20 ago 2023
Loretta Nazzarena Zendra 6 lug 1971 - 10 set 2023
Antonio Beniam. Maggiori 13 nov 1937 - 8 ott 2023
Gertrude Giovanna Franzoni 11 gen 1933 - 13 ott 2023
Antonio Mora 20 ott 1938 - 27 ott 2023
- -Gemma Bottichio 7 gen 1933 - 1 ago 2023
Giacomina Zerla 15 dic 1925 - 20 ago 2023
Renato Zerla 9 gen 1932 - 12 nov 2023
Giacomo Serafino Bottichio 14 ago 1931 - 3 dic 2023
La celebrazione della Santa Messa è una grande opera di misericordia spirituale. “Ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado”. (Concilio vaticano II, Sacrosanctum Concilium, 7). “Tutte le buone opere riunite non equivalgono al sacrificio della Messa, perché quelle sono opere di uomini, mentre la Santa Messa è opera di Dio”. (S. Curato d’Ars).
• Preghiera di intercessione per i vivi e i defunti. «Nella celebrazione dell’Eucaristia, la Chiesa si unisce all’intercessione di Cristo presso il Padre a favore di tutti gli uomini. Come Cristo ha steso le braccia sulla croce, così per mezzo di lui, con lui e in lui essa si offre e intercede per tutti gli uomini» (CCC, 1368). Il sacrificio eucaristico è offerto, dunque, per tutti i fedeli perché nella loro vita possano accogliere l’amore di Dio e la sua salvezza ed anche per tutti i fedeli defunti «che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati, affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo», cioè nella felicità della comunione dei santi (CCC, 371).
• Sante Messe Ordinarie È possibile chiedere la celebrazione di Sante Messe ordinarie per le proprie personali intenzioni. Ad esempio, si possono chiedere per i propri cari defunti, o per alcune persone che hanno particolare bisogno della misericordia e dell’aiuto di Dio, o per ringraziare o per chiedere delle grazie particolari, o ancora per anniversari o ricorrenze importanti ed anche per altre intercessioni di preghiera.
• Sante Messe Gregoriane Si tratta della celebrazione di trenta messe consecutive, quindi senza alcuna interruzione di giorni, per un solo defunto. Non è necessario che le messe vengano celebrate dallo stesso sacerdote, ma che siano consecutive. Si chiamano “sante messe gregoriane” perché sono associate al racconto di papa San Gregorio Magno, che fece celebrare la messa per 30 giorni consecutivi in suffragio di un monaco morto tempo prima. San Gregorio racconta come al termine della celebrazione delle 30 messe consecutive avesse visto l’anima del monaco entrare in Paradiso.
È possibile richiedere che vengano celebrate s. Messe per i propri cari rivolgendosi ai sacerdoti, alle sacrestie delle varie parrocchie o presso la canonica di Borno (tel. 036441012). L’offerta che si corrisponde deve essere intesa come: contributo per le spese di culto, per il sostentamento del clero, per promuovere l’opera di fede e di carità.
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