Parrocchia san Giovanni Battista - Borno

Archivio Cüntómela

cuntomela Estate 2024

Estate 2024

Carissimi tutti,
CELEBRAZIONI E RICORRENZE Almanacco delle parrocchie
1224-2024 : 800 anni dalle stimmate di San Francesco d'Assisi
La BIBBIA: il Vangelo di Giovanni
Le virtù cardinali, un percorso cristiano e umano: LA PRUDENZA
Benedici il Signore, anima mia LA PAGINA DEL SALMO
2024 ANNO DELLA PREGHIERA
Essere sempre SEGNI DI SPERANZA Giubileo 2025
Riappropriamoci della SPERANZA
Origini e curiosità del Giubileo
Un cammino lungo CINQUANT’ANNI
Accompagnare il cammino di conversione
Un’ESTATE da 36 anni di ORATORIO
ADELINA TROTTI Ostetrica... e tanto altro a Borno
Un viaggio spettacolare
12, 13 e 14 Agosto 2024:  Tempo di Quarantore
CREDO NELLA COMUNIONE DEI SANTI
I TURISTI NELLA NOSTRA COMUNITÀ
In preghiera con Maria e il Beato Innocenzo
OSSIMO: un viaggio tra borghi gemelli
9 giugno 2024: adunata del Gruppo Alpini di Ossimo Inferiore
Dio faccia nascere nel cuore dei giovani il desiderio missionario
UN MARE D’UMANITÀ Le canzoni di Lucio Dalla
Battesimi
Matrimoni
“Talità kum” Un sussurro per Dorotea e Sergio
Chiamati alla vita eterna
102 anni.


Cuntomela Estate 2024 Cuntomela Estate 2024


Carissimi tutti,

ecco a voi il nuovo numero di Cüntòmela. Il titolo del nostro giornale della comunità, espresso in questa forma dialettale, esprime il fermarsi per raccontare. “Cüntàla” (raccontare) non è una perdita di tempo ma, grazie all'ascolto, diventa una forma di accoglienza che vicendevolmente ci arricchisce. Senza grandi pretese, con questo strumento, la nostra comunità vuole proprio fare questo: raccontarsi per scoprire se stessa e arricchirsi con l’esperienza e il vissuto di tutti.

In questo tempo estivo, le nostre comunità si allargano ai tanti compaesani che per lavoro o altro vivono lontano e che ritornano volentieri ai loro borghi, ai villeggianti che ormai da molti anni frequentano e vivono l'altopiano per le vacanze e per il relax nella stupenda e fresca cornice delle nostre montagne, e anche alle tante persone che salgono dalle città come turisti occasionali, alla scoperta di nuovi luoghi o partecipando agli eventi delle nostre contrade. Bella questa vivacità che sicuramente arricchisce tutti!

Che cosa ci raccontiamo in questo numero? Raccontiamo la vita delle comunità con la gioia dei bambini che sono nati e rinati nella grazia del Battesimo, la crescita dei ragazzi che con i sacramenti della Cresima e Prima Comunione hanno vissuto una tappa importante della loro esistenza umana e cristiana, l’amore dei giovani che hanno detto il loro sì davanti a Dio e alla comunità. Il ringraziamento di e a don Raffaele per i suoi cinquant'anni di servizio sacerdotale.

Ancora vogliamo condividere e raccontarci la bellezza dell’oratorio, con la vivacità dei ragazzi e il servizio generoso degli animatori ed educatori. Non sarebbe un racconto autentico se non comprendesse anche le tristezze e le fatiche di coloro che da questo mondo sono passati all’abbraccio di Dio lasciando un senso di vuoto, ma lasciando anche domande che raggiungono la profondità del cuore.

Ci raccontiamo le esperienze delle varie parrocchie - ben 5 ne conta l'Altopiano del Sole - con le varie feste patronali e i momenti significativi che le contraddistinguono ciascuna con le sue peculiarità e tradizioni. E ci mettiamo in ascolto dei padri minori Cappuccini dell’Annunciata, parte bella e significativa della nostra comunità.

Troverete anche molti altri spunti di riflessione legati alla Bibbia, alle virtù o anche semplici curiosità.

Abbiamo inserito dal numero scorso un focus, questa volta sul grande evento del Giubileo che si celebrerà nel 2025. Sua eminenza il cardinale - che ringrazio per i suoi interventi preziosi e illuminanti - ci racconta questo anno di preparazione dedicato alla preghiera, stimolo a raccontare la nostra vita al Signore e ad imparare da Lui la via della vita. Interessanti e curiosi i riferimenti al logo e alla storia del Giubileo il cui tema sarà “Pellegrini di speranza”. Padre Massimo, frate Cappuccino del convento di Lovere, ci invita con la sua bella riflessione a riappropriarci di questa preziosa e vitale virtù. Sarà lui, insieme con i confratelli dell’Annunciata, che ci aiuterà a vivere il percorso del Giubileo che vorremmo, non tanto caratterizzato da grandi eventi, ma soprattutto da un autentico incontro tra noi e con la misericordia di Dio.

A tutti auguro una buona e fruttuosa lettura di queste pagine: non abbiamo la pretesa di trattare in modo esaustivo e approfondito questo o quell’argomento, mi auguro però di provocare e di stimolare racconti carichi di speranza e di bellezza di cui il nostro tempo ha profondamente bisogno.

Buona estate e buon cammino di racconto delle grandi cose che il Signore fa per noi.

Don Paolo

Cuntomela Estate 2024


CELEBRAZIONI E RICORRENZE
Almanacco delle parrocchie

Lunedì 1° aprile a Ossimo Superiore
S. Messa solenne in onore della Beata Vergine Maria, rinnovo del Voto al Cuore Immacolato di Maria in piazza Roma e benedizione della nuova immagine con l'accompagnamento della Banda “S. Cecilia”

Domenica 7 aprile a Ossimo Inferiore
Prime Confessioni

  1. Aurora Arici
  2. Alex Arici
  3. Alessandro Bernardi
  4. Desirè Bianchi
  5. Giovanni Bottichio
  6. Gabriele Fedriga
  7. Beatrice Gheza
  8. Alessia Isonni
  9. Alessandro Miorini
  10. Simone Miorini
  11. Nicole Miorotti
  12. Roberto Mora
  13. Anita Morelli
  14. Matteo Otelli
  15. Vittoria Rivadossi
  16. Sebastiano Zaccarini
  17. Francesco Zerla

Mese di maggio
Preghiera del Santo Rosario la sera presso le Santelle in tutto l’Altopiano.

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Santa Messa e Rogazioni a Borno

Lunedì 13 maggio, chiesetta alla Dassa Benedizione alle Acque.

Martedì 14 maggio, croce Duregno Benedizione al Paese.

Mercoledì 15 maggio, chiesetta di San Fiorino Benedizione alla Campagna.

Giovedì 16 maggio, chiesa Sant’Anna a Paline Benedizione ai Prati e ai Pascoli.

Venerdì 17 maggio, alla Santella della Rocca Benedizione alle Famiglie.

Domenica 19 maggio a Borno
Sante Cresime e Prime Comunioni officiate da S.E. Cardinale Giovanni Battista Re.

  1. Isabel Arici
  2. Maurizio Baccanelli
  3. Wendy Begi
  4. Francesca Bellicini
  5. Martina Bettoni
  6. Daniele Callegari
  7. Alice Chiappini
  8. Francesco Fedrighi
  9. Lorenzo Fiora
  10. Giorgia Franzoni
  11. Cristian Isonni
  12. Beatrice Maugeri
  13. Mathias Pedersoli
  14. Alessandro Poma
  15. Riccardo Rigali
  16. Federica Rivadossi
  17. Manuel Savoldelli
  18. Emma Schiavini
  19. Gabriele Zaccarini
  20. Irene Zendra
  21. Daniel Zerla

Domenica 26 maggio
Pellegrinaggio ad Ardesio - I pellegrini del nostro altopiano hanno raggiunto a piedi il santuario, recitando il S. Rosario e hanno partecipato alla S. Messa, affidando tutte le nostre comunità alla protezione della Madonna.

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Venerdì 31 maggio Visitazione della Beata Vergine Maria
Ritrovo presso la Santella al ponte della Rocca, cammino verso l’Annunciata recitando il s. Rosario. A seguire s. Messa al santuario per concludere il mese di maggio con tutte le parrocchie dell’Altopiano.

Sulle orme del “Beato Innocenzo” ...in preghiera con Maria
Quattro appuntamenti settimanali serali. S. Rosario e riflessione di Fra’ Giorgio sulla figura del Beato Innocenzo da Berzo, presso i luoghi significativi del Beato in tutto l’Altopiano.

Domenica 2 giugno a Borno
Processione del “Corpus Domini” - Dopo la S. Messa delle ore 17, abbiamo portato Gesù Eucarestia per le vie del paese in mezzo alla gente con la partecipazione dei ragazzi che hanno ricevuto i sacramenti della Cresima e Prima Comunione, gli Alpini e la Banda “S. Cecilia”.

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Sabato 15 giugno a Borno
50° anniversario di ordinazione sacerdotale di don Raffaele Alberti. Santa Messa solenne animata dal coro “San Martino”.

Domenica 16 giugno a Villa
Sante Cresime e Prime Comunioni officiate da don Giuseppe Stefini, Vicario Zonale della Media Valle Camonica.

  1. Sofia Bonadei
  2. Federico Baffelli
  3. Cristian Garattini
  4. Martina Toninelli

Domenica 23 giugno
a Sommaprada di Lozio
Festa Patronale di San Giovanni Battista - ore 9.45 S. Messa e processione con la statua di san Giovanni Battista animata dal coro “I Musicanti”.
a Ossimo Superiore
Festa Patronale dei Ss. Gervasio e Protasio - ore 11.00 S. Messa solenne presieduta da mons. Pietro Chiappa.
a Borno
Festa Patronale “Natività di San Giovanni Battista” - ore 17.00 S. Messa solenne presieduta da don Alberto Cabras animata dal coro “San Martino” e processione per le vie con la statua del Santo.

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Domenica 30 giugno
ore 20.45 Concerto in chiesa parrocchiale a Borno per ricordare il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale di don Raffaele Alberti. Esecuzione della Missa Brevis per coro e Banda di J. De Haan.

Domenica 30 giugno a Villa di Lozio
Festa Patronale dei Ss. Pietro e Paolo “San Piro” - ore 11.00 S. Messa Solenne, a seguire processione per le vie di Villa con la statua di s. Pietro.

Lunedì 1 luglio
Pellegrinaggio alla Madonnina di Colere - Alle ore 18.45 ritrovo a Paline per un momento di preghiera e partenza a piedi per il santuario, incontro al Dezzo con la comunità di Colere. Alle 21.30 celebrazione Mariana presso il santuario.

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Sabato 20 e Domenica 21 luglio a Lozio Festa di Santa Cristina
- Sabato sera S. Messa e fiaccolata fino a Sommaprada.
- Domenica s. Messa nella chiesetta di Santa Cristina.

Domenica 21 luglio a Borno
ore 9.15 S. Messa in lingua latina per il Palio “S. Martino” presieduta da don Simone Ziliani.

Domenica 28 luglio a Lozio
Festa Patronale dei SS. Nazaro e Celso e festa dell’Anziano.
ore 11.00 s. Messa in chiesa parrocchiale.

Festa di Sant’Anna a Paline di Borno
Giovedì 25 luglio - ore 20.00 s. Messa in suffragio di tutti i defunti, presieduta da don Daniele Togni, con la partecipazione della Schola Cantorum “Laeti Cantores”.
Venerdì 26 luglio - ore 20.00 s. Messa presieduta da mons. Tino Clementi, con la partecipazione del coro parrocchiale di Colere.
Sabato 27 luglio - ore 9.00 s. Messa presieduta da S. Eminenza Cardinale Giovanni Battista Re, con la partecipazione del coro parrocchiale “San Martino”. A seguire processione con la statua di Sant’Anna accompagnata dalla Banda “Santa Cecilia” di Borno.
Domenica 28 luglio “Sant’Anna e Gioacchino” - ore 9.00 s. Messa presieduta da mons. Bonicelli, liturgia animata da Annalisa Baisotti.

Mercoledì 31 luglio a Ossimo Superiore
S. Messa per gli Alpini “andati avanti” alla chiesetta di San Carlo.

Perdono d’Assisi e Festa del B. Innocenzo al Sant. dell’Annunciata
Lunedì 29 luglio - ore 20.30 S. Messa presieduta dal nostro arciprete don Paolo Gregorini.
Venerdì 2 agosto Festa di S. Maria degli Angeli e del Perdono d’Assisi - ore 16.00 s. Messa presieduta da S.E. Cardinale Giovanni Battista Re.

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1224-2024 : 800 anni dalle stimmate di San Francesco d'Assisi

Padre Maurizio
Golino

Le fonti agiografiche ci raccontano che Francesco d’Assisi, dopo un intenso periodo di attività apostolica, si ritirò sulla Verna per realizzare una quaresima di digiuno e preghiera, come era solito fare.

È proprio in questo contesto di silenzio e di orazione che il Poverello riceve la visita del Serafino alato, dato che solo il silenzio rende possibile l’ascolto e l’accoglienza di colui che parla. Sulla Verna il desiderio profondo che animava Francesco a seguire Cristo e a conformarsi totalmente a Lui si realizza nell’incontro con il Crocifisso, che gli imprime nel cuore e nel corpo i segni dell’amore. San Bonaventura sintetizza così l’esperienza di Francesco: «Il vero amore di Cristo aveva trasformato l’amante nella immagine stessa dell’Amato» (FF 1228).

L’incontro con l’Amato diventa un canto di lode; perciò Francesco, dopo l’incontro con il Crocifisso, compone le lodi di Dio Altissimo, preghiera che sgorga da un cuore innamorato, totalmente centrato nel Tu divino: «Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose. Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo...» (FF 261).

Celebrare come Famiglia Francescana il centenario dell’impressione delle stimmate è un invito a recuperare nella nostra vita quotidiana quella dimensione di silenzio orante e contemplativo che ci pone di fronte all’essenziale, che ci permette di riconoscere il desiderio di infinito che risiede nei nostri cuori, che ci permette di ascoltare noi stessi, gli altri e Dio. Infatti, ancora oggi il Poverello è presentato come una persona che ha fatto dell’ascolto uno stile di vita: «San Francesco d’Assisi ha ascoltato la voce di Dio, ha ascoltato la voce del povero, ha ascoltato la voce del malato, ha ascoltato la voce della natura. E tutto questo lo trasforma in uno stile di vita. Spero che il seme di San Francesco cresca in tanti cuori» (Fratelli tutti 48).

Dopo avere ricevuto le stimmate «Francesco discese dal monte e portava in sé il segno del Crocifisso, raffigurato non su tavole di pietra o di legno dalla mano di un artista, ma disegnato nella sua carne dal dito del Dio vivente» (FF 1228).

Così come fu toccato dal dito di Dio, adesso egli stesso va incontro ai poveri, ai malati e ai bisognosi per toccarli, per trasmettere loro l’amore divino. L’incontro con il Crocifisso spinge Francesco all’incontro con i crocifissi della storia, di cui desidera alleviare il dolore, come nell’episodio dell’uomo tormentato dal freddo, narrato da San Bonaventura: «Infiammato dal fuoco dell’amor divino, Francesco stese allora la mano e lo toccò. Fatto davvero mirabile: al contatto di quella mano sacra, che portava in sé il carbone ardente del serafino, immediatamente quell’uomo si sentì invadere, dentro e fuori, da un fortissimo calore, quasi fosse investito dalla fiamma di una fornace» (FF 1231).

Ricordare e celebrare Francesco toccato dal Crocifisso, ci sollecita a uscire da noi stessi per «toccare la carne sofferente di Cristo negli altri» (Gaudete et exsultate 37) e, allo stesso tempo, per lasciarci toccare e interpellare dalle numerose situazioni drammatiche di dolore e sofferenza in cui si trovano immersi tanti dei nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo.

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La BIBBIA: il Vangelo di Giovanni

Luca
Dalla Palma

Per molto tempo, il vangelo di Giovanni fu quasi ignorato perché considerato poco legato alla realtà e alla storia. Ultimamente è stato riscoperto.

Lo stile letterario è semplice, diretto, ma incredibilmente profondo. Mentre gli autori degli altri tre Vangeli narrano quello che Gesù fece, Giovanni decise di mettere per iscritto questa testimonianza quasi a voler completare l’opera dei precedenti Vangeli, fornendoci un quadro più completo della figura di Gesù e della sua natura divina.

Giovanni presenta aspetti innovativi e originali, soprattutto nei contenuti teologici, tali da far ritenere il Quarto Vangelo come la naturale evoluzione spirituale del kerygma (annuncio) apostolico-ecclesiale che fonda le sue basi sulla tradizione sinottica, sicuramente conosciuta dall’evangelista Giovanni.

Dal confronto dei testi si constatano differenze sostanziali, anche sul piano geografico, che mettono in risalto una conoscenza topografica della Giudea e di Gerusalemme più accurata rispetto a quella dei Sinottici, con citazioni di luoghi rivelatisi esatti, provando che Giovanni conosceva perfettamente i costumi religiosi e la mentalità giudaica del I sec. d.C.

Al di là delle singole differenze d’ordine cronologico-geografico, sembra chiaro che Giovanni abbia seguito un piano diverso dai Sinottici, orientato nel mettere in luce la centralità della persona di Gesù.

Egli ha voluto ripresentare in modo nuovo la figura di Cristo, dando molto spazio alla sua azione con uno stile semplice e maestoso nello stesso tempo, soffermandosi, più degli altri evangelisti, su ciò che Gesù ha detto di se stesso, riportando lunghi e solenni discorsi.

Più che al racconto dei fatti della vita e dell’insegnamento di Gesù, l’evangelista Giovanni intende approfondire la riflessione teologica e i ragionamenti dottrinali, sviluppati di solito sotto forma di dialoghi.

È evidente una stretta correlazione fra i miracoli operati da Gesù e le dichiarazioni che egli fa su se stesso, tutte precedute dall'espressione “Io Sono”.

Questa brevissima espressione per gli Ebrei dell'epoca significava moltissimo: Dio stesso si era presentato a Mosè dicendo “Io Sono colui che Sono”, e il fatto che Gesù utilizzasse parte di questa frase per definire se stesso stava ad indicare che intenzionalmente stava definendosi come Dio.

Cuntomela Estate 2024

Nel Vangelo viene sottolineato che Gesù non solo ha dimostrato di poter richiamare in vita coloro che erano morti: con la sua resurrezione ha dimostrato di aver sconfitto la morte, e che il suo essere Dio non sarebbe potuto mai venire meno (al capitolo 20).

La resurrezione sta alla base del cristianesimo, è l’elemento su cui poggia tutto il messaggio cristiano.

Durante il lungo discorso che Gesù tiene dopo la moltiplicazione dei pani (al capitolo 6), per ben tre volte leggiamo: «... e io lo risusciterò nell’ultimo giorno», espressione che indica che, per coloro che credono, la resurrezione di Cristo è garanzia che anch'essi risusciteranno.

Gesù continua ad operare a favore dei suoi discepoli e, proprio perché è risuscitato, coloro che gli appartengono possono confidare nella sua presenza e nel suo soccorso.

Circa metà dell’intera opera è dedicata alla settimana precedente la crocifissione di Gesù e ai discorsi più intimi che egli fece ai suoi discepoli. Fu durante questi discorsi che il Maestro promise loro il dono dello Spirito Santo, il quale avrebbe ricordato e aiutato a capire i suoi insegnamenti.

«Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

Credo che questo si possa ritenere uno dei versetti fondamentali di tutta la Bibbia: è il messaggio cruciale che Dio ci rivolge. Tutti siamo compresi in questo progetto di salvezza, dobbiamo solo afferrarla credendo in Gesù, Figlio di Dio.

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Le virtù cardinali, un percorso cristiano e umano: LA PRUDENZA

Don Stefano

Recentemente ho sentito citare un detto: «Chi segue il prudente, mai se ne pente». È proprio vero: ricercare e possedere la virtù della Prudenza, aiuta nel discernimento quotidiano, aiuta a diminuire la percentuale di errori quando ci si trova a dover prendere decisioni. Pensare e ripensare a cosa fare, cosa decidere, quale obiettivo raggiungere nella propria vita è di inestimabile importanza ed essere pronti fa la differenza sulle nostre e altrui decisioni.

Solitamente si è soliti attribuire l’aggettivo prudente a chi, alla guida dell’automobile, si distingue per la precisione e l’attenzione alle regole o a chi, andando in montagna, si prepara prudentemente ad affrontare la salita o ancora, chi utilizza un linguaggio adatto e misurato negli incontri e nelle relazioni. Del resto, almeno in età matura, siamo tutti in cerca di una prudenza particolare nella nostra vita; il monito “sii prudente” ci ricorda di discernere cosa è giusto o cosa non è giusto fare in determinate situazioni.

Anche nell’ambito della nostra fede, la prudenza ricopre quello stile adatto per arrivare al bene della persona nella sua vita. In questo senso, tale virtù la possiamo collegare sia ad uno doni dello Spirito Santo – il consiglio, dono indispensabile per la buona riuscita delle nostre decisioni – sia a un passo delle beatitudini quando Gesù dice «beati i misericordiosi perché troveranno misericordia», perché costoro hanno saputo mettere in pratica il dono della santa prudenza.

La configurazione a Cristo in effetti è lo scopo della vita cristiana ordinata alla propria santificazione e alla gloria di Dio; il processo di santificazione deriva dalla nostra capacità di acquisire atteggiamenti e comportamenti simili a Cristo; in un certo senso il cristiano deve diventare “christianus alter Christus” come dice san Paolo: «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).

Gesù è la via, Gesù è la Verità, Gesù è la vita vera. Le virtù cardinali, e quindi anche la prudenza, servono e ci aiutano ad assomigliare al maestro, il Salvator Mundi.

Gesù mostra l’importanza di questa virtù quando esorta i suoi discepoli ad essere «prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16) e il suo insegnamento è anche per noi motivo di attenzione e azione concreta nella nostra vita poiché è la virtù che perfeziona la ragione in ordine ad un giudizio retto di ciò che deve essere fatto in una determinata situazione.

Cuntomela Estate 2024

Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice riguardo alla prudenza: è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati a compierlo. In poche parole la prudenza è la retta norma dell’azione, il cocchiere delle virtù e ci indica la regola e la misura da adoperare in ogni situazione.

Chi si dimostra prudente è “saggio nel cuore” (Pr 16,21) e nella morale cristiana questa virtù permette all’uomo e alla donna di distinguersi per il bene che possono compiere nella loro vita, agendo correttamente, attraverso l’esclusivo uso di mezzi buoni. Essa è definita appunto “recta ratio agibilium” (retta noma dell’azione), perché fornisce la retta conoscenza di ciò che è bene fare.

Questa virtù è indispensabile per l’agire del buon cristiano. Pensiamo ai nostri ragazzi e ai loro genitori che spesse volte non agiscono secondo il “cuore”, ma secondo la sensibilità del mondo riducendo la capacità di vedere il mondo e la vita in una forma piena e umile.

Così facendo si rischia di compromettere la capacità di discernere il vero bene per la propria vita. Spesso i ragazzi e anche noi adulti seguiamo solo le mode, le emozioni del momento, creando e girando su una ruota inconcludente e moralmente inefficace. Il rischio è quello di vivere l’imprudenza nelle sue diverse forme: scelte precipitose, scarsa attenzione verso gli altri e incostanza nella vita quotidiana.

Non possiamo rischiare: abbiamo bisogno della prudenza per salvare la nostra vita non solo corporale, ma anche spirituale. Non nella ricerca di fama, gloria e denaro l’uomo trova pienezza di vita, ma guidato dalla prudenza egli può vivere una vita vera e completa cercando e trovando Dio.

Impariamo da Cristo il prudente per eccellenza, il perfetto vero amico dell’uomo. Chiediamo il dono e l’esercizio di questa virtù per essere comunità cristiana sempre prudente e sempre in cammino.

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Benedici il Signore, anima mia
LA PAGINA DEL SALMO

Citato anche da papa Francesco nella bolla del prossimo Giubileo, come la prima lettera di Giovanni questo salmo ci ricorda che Dio è amore e che l'amore del Signore è da sempre...

SALMO 103 (102)

1 Di Davide.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica
il suo santo nome.
2 Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
4 salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia,
5 sazia di beni la tua vecchiaia,
si rinnova come aquila la tua giovinezza.

6 Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
7 Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d'Israele.
8 Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
9 Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
10 Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
11 Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente
su quelli che lo temono;
12 quanto dista l'oriente dall'occidente,
così egli allontana da noi
le nostre colpe.
13 Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli
che lo temono,
14 perché egli sa bene
di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.

15 L'uomo: come l'erba sono i suoi giorni!
Come un fiore di campo,
così egli fiorisce.
16 Se un vento lo investe, non è più,
né più lo riconosce la sua dimora.
17 Ma l'amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
18 per quelli che custodiscono
la sua alleanza
e ricordano i suoi precetti
per osservarli.

19 Il Signore ha posto il suo trono nei cieli
e il suo regno domina l'universo.

20 Benedite il Signore, angeli suoi,
potenti esecutori dei suoi comandi,
attenti alla voce della sua parola.
21 Benedite il Signore,
voi tutte sue schiere,
suoi ministri,
che eseguite la sua volontà.
22 Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in tutti i luoghi del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.

Cuntomela Estate 2024

Il Salmo 103 appartiene alla quarta parte di cinque del libro dei Salmi.

Come nel Salmo successivo, il dialogo dell’orante è anzitutto interiore, verso la propria anima, invitata a lodare e benedire il Signore per la sua misericordia. Questo Salmo è una lode dell’eterna misericordia divina, segno della cura materna di Dio, verso il singolo fedele e verso tutta la creazione. Propongo una divisione semplice in quattro parti con alcuni versetti di transizione:

Il v. 1a autore: è attribuito a Davide.

I vv. 1b-5 dialogo interiore. L’orante si rivolge alla sua stessa anima, esortandola a benedire il Signore per i benefici che continuamente riceve. Il Signore è lodato non solo nella volontà, ma “quanto è in me”, come se ogni organo abbia intelligenza e voce propria. Significa che Dio è più intimo a noi di noi stessi (Agostino), niente è così lontano da Lui da non lodarlo. Perché benedire Dio? Perché perdona, risana, riscatta, corona di misericordia e compassione (richiamo all’utero materno), sazia e rinnova. L’immagine dell’aquila (v. 5) la ritroviamo anche in Isaia 40,31. Al cambiare delle penne, l’aquila appare più giovane. Così nelle mani di Dio siamo rinnovati da una beatitudine che non conosce termine.

I vv. 6-13 la misericordia di Dio. I richiami a Mosè e Israele sono testimonianza della fedeltà di Dio all’alleanza. Il v. 8 richiama Esodo 34,5-7 e la riflessione sull’ira del Signore. Che significa? Dio trattiene lo sbuffo di ira perché desiderio grande è la comunione: in tutti i modi vuole unire a sé i propri figli. Per questo li rinnova come aquile. Nelle parole di Maria ritroveremo il v. 11: Gesù è il segno della “misericordia di Dio per quelli che lo temono” (Lc 1,50).

Il v. 14 dalla misericordia di Dio alla miseria dell’uomo. Il versetto è simile a Geremia 18,6: come l’argilla nelle mani del vasaio, così noi “plasmati” da Dio.

I vv. 15-18 l’uomo è passeggero. Il paragone con l’erba e il vento caldo del deserto che può farla seccare in poco tempo, dice tutta la fragilità della condizione umana e la provvisorietà. La fiducia dell’uomo è allora nella misericordia di Dio, unica realtà eterna davvero. Questi versetti ricordano la saggezza di Teresa d’Avila: Nada te turbe, Nada te espante, Todo se pasa, Dios no se muda, La paciencia Todo lo alcanza; Quien a Dios tiene Nada le falta: Sólo Dios basta (Nulla ti spaventi, tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene ogni cosa; chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta).

Il v. 19 Dio è re e Signore su tutto il creato.

I vv. 20-22b invito alla benedizione: angeli, schiere, opere, cielo e terra. Tutta la creazione, visibile e invisibile (gli spiriti celesti) benedicono il Signore.

Il v. 22c inclusione con i vv. 1-2 dialogo interiore: l’anima benedice Dio.

Il Salmo è una magnifica lode all’eterna misericordia di Dio. L’esperienza è del singolo orante, ma questi riconosce che la bontà di Dio è per tutte le creature. Nella preghiera considerare questo Salmo come ringraziamento dopo l’esame di coscienza.

Da https://www.beeblalo.com

Cuntomela Estate 2024


2024 ANNO DELLA PREGHIERA

Card.
Giovanni
Battista Re

Con Bolla del 9 maggio scorso, Papa Francesco ha ufficialmente annunciato il Giubileo dell’anno prossimo, illustrandone il significato e le linee fondamentali.

Da quando nel 1300 Papa Bonifacio VIII istituì il primo Giubileo, l’Anno Santo ha sempre rappresentato un evento di grande rilevanza spirituale, ecclesiale e anche sociale. È uno straordinario evento di fede e di speranza, che interessa milioni di persone e che ha come obbiettivo primario quello di aiutare a ristabilire il nostro personale rapporto con Dio, mettendo in ordine gli affari della nostra anima. Un passo decisivo da compiere nel Giubileo è quello di riscoprire la gioia e la bellezza del perdono dei peccati da parte dell’infinita misericordia di Dio nel sacramento della confessione.

Il messaggio centrale del prossimo Giubileo sarà di aiuto per rinnovare la speranza ed avrà come motto: “Pellegrini di speranza”.

In preparazione al Giubileo, Papa Francesco ha stabilito che il 2024 sia un “anno dedicato alla preghiera”.

Questa felice decisione di mettere la preghiera al centro del 2024 in preparazione all’Anno Santo, viene incontro ad una fondamentale esigenza del nostro tempo in cui, da un lato, siamo preoccupati per le terribili guerre in corso e, dall’altro lato, siamo assorbiti dalle preoccupazioni e dagli affari materiali, e siamo distratti nei riguardi delle cose di “lassù”, dimenticando che le cose di “quaggiù” sono passeggere, mentre quelle del cielo sono eterne.

Viviamo in un tempo caratterizzato da un prodigioso progresso scientifico e tecnologico, ma che non ci dà maggior tempo da dedicare alla famiglia ed agli amici; soprattutto non ci aiuta a dedicare maggior tempo a Dio nella preghiera. Siamo continuamente travolti da un ritmo che ci porta alla perdita della dimensione interiore della fede e, di conseguenza, all’annebbiamento delle realtà spirituali, che rischiano di perdere consistenza e di contare sempre meno. Se un cristiano vuol conservare viva e forte la propria fede, deve trovare spazi di preghiera, incominciando con la fedeltà alla Messa domenicale e facendo poi diventare la preghiera la chiave per aprire e chiudere la giornata.

La preghiera è infatti il nutrimento della vita spirituale e una risposta d’amore al grande amore di Dio per noi.

Alessandro Manzoni diceva che l’uomo non è mai così grande come quando si inginocchia davanti a Dio.

Pregare è così importante che Gesù ci dice di pregare incessantemente, senza stancarci e col suo esempio di orazione filiale ci ha dato una luminosa testimonianza. Il Vangelo infatti ci narra che Gesù, rispettando le tradizioni del suo popolo, pregò nel Tempio di Gerusalemme, pregò nelle sinagoghe e partecipò alle grandi liturgie del popolo eletto. Inoltre spesso saliva sul monte a pregare da solo; prima di ogni decisione o atto rilevante si raccoglieva a pregare.

È importante apprendere l’arte della preghiera perché attraverso di essa noi possiamo ottenere e realizzare quello che con le sole nostre forze ci è impossibile. A tale riguardo San Tommaso spiega, in una sua lunga “quaestio”, che vi sono alcune cose di cui noi possiamo disporre e che possiamo realizzare perché sono in nostro potere, ma ve ne sono altre che possono essere da noi conseguite soltanto se lo chiediamo a chi può più di noi, cioè a Dio per il quale nulla è impossibile.

Cuntomela Estate 2024

In breve, mediante la preghiera noi possiamo cooperare affinché Dio operi qualcosa di più grande di quanto noi potremmo raggiungere con le sole nostre forze.

Blaise Pascal si chiedeva: “Perché Dio ha istituito la preghiera?” E rispondeva: “Per comunicare alle sue creature la possibilità di cooperare alle sue opere” (Pensieri, 513).

Dio ci vuole suoi collaboratori e non vuole fare nulla senza di noi. Nella preghiera ci rende capaci di collaborare con lui e ottenere quello che con le sole nostre forze non potremmo mai realizzare.

Cito un esempio famoso: Monica, la madre di Sant’Agostino, aveva fatto tutto il possibile per convincere suo figlio a ritornare sulla buona strada, senza ottenere quanto desiderava. Poi supplica Dio nel pianto perché suo figlio ritrovi la fede, e così, pregando con fiducia e costanza, Monica ottiene che Dio agisca nel profondo della coscienza di Agostino, e lì nell’intimità del cuore, dove liberamente l’uomo gioca il suo destino, si svolge il mistero dell’azione di Dio e Agostino si converte.

Il punto di contatto dell’azione di Dio e dell’azione dell’uomo è sempre misterioso, ma la fede ci dà la certezza che al di sopra di noi sta non solo la mano, ma il cuore di Dio, che agisce e guida le cose nel profondo.

San Giovanni Paolo II diceva che è nella preghiera fatta con fede che sta il segreto per affrontare ogni problema e difficoltà. Chi prega non si scoraggia mai, neppure davanti alle difficoltà più gravi, perché sente Dio accanto a sé e trova rifugio, serenità e pace fra le sue braccia paterne (Giovanni Paolo II, Angelus 8 sett. 2002).

Di certo chiedere l’aiuto di Dio non dispensa dall’agire. Preghiera e impegno umano non si escludono, ma si implicano l’un l’altro.

È noto quanto diceva San Francesco di Sales: “Prega come se tutto dipendesse da Dio, e impegnati come se tutto dipendesse da te”, perché tutto dipende da Dio e insieme tutto dipende da noi.

Pregare non significa evadere dalla storia e dai problemi che la attraversano. Al contrario è scegliere di affrontare la realtà delle varie situazioni non da soli, ma con la forza che viene dall’alto e che ha la sua sorgente in Dio (Giovanni Paolo II, Angelus dell’8 sett. 2002).

Chi parla con Dio nella preghiera, chi pensa con Dio apprende a diventare saggio, sapiente e buono. Diventa anche forte e coraggioso, con la forza di Dio che resiste al male e promuove il bene; acquista perfino criteri di giudizio validi anche per le cose del mondo (Beneneddto XVI, Angelus 15 Agosto 2005).

Il tempo che diamo a Dio nella preghiera è quello meglio impiegato.

Accogliere l’invito del Papa di fare diventare il 2024 l’Anno della preghiera non è solo il miglior modo di preparazione al Giubileo 2025, ma è anche la strada per ottenere l’aiuto di Dio per superare questo momento difficile per i tanti orrori delle guerre che attanagliano il mondo, con innumerevoli morti, distruzioni e terribili sofferenze.

Cuntomela Estate 2024


Essere sempre SEGNI DI SPERANZA
Giubileo 2025

«Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. [...]
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato»
(Rm 5,1-2.5)

A cura della redazione

È questo uno degli spunti biblici da cui Papa Francesco è partito per redigere la bolla, il documento ufficiale che annuncia l’indizione del Giubileo ordinario del 2025 e che presenta proprio come tema “Spes non confundit”, “la speranza non delude”.

Constatato che tutti sperano, che nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, si evidenzia come, sia ai tempi di san Paolo e delle prime comunità cristiane, sia ai nostri giorni, tali attese oscillino dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Esse possono essere messe alla prova dai dolori e dalle difficoltà quotidiane, ma se la nostra speranza è fondata sull’amore di Gesù e sulla luce dello Spirito Santo, citando ancora san Paolo, ognuno di noi può chiedersi: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? [...] Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore». (Rm 8,35.37-39)

Le date del Giubileo
- 24 dicembre 2024 apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro e inizio al Giubileo Ordinario.
- 29 dicembre 2024, apertura della Porta Santa della cattedrale di San Giovanni in Laterano.
- 29 dicembre 2024, in tutte le cattedrali e concattedrali, celebrazione della santa Eucaristia dei Vescovi diocesani come solenne apertura dell’Anno giubilare.
- 1 gennaio 2025, Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, apertura della Porta Santa della Basilica papale di Santa Maria Maggiore.
- 5 gennaio apertura della Porta Santa della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura.
- 28 dicembre 2025 termine dell’Anno Santo nelle Chiese particolari.
- 6 gennaio 2026, Epifania del Signore, termine del Giubileo e chiusura della Porta Santa della Basilica papale di San Pietro in Vaticano.

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Il santo padre, poi, continua ricordando che nell’epoca di Internet, dove tutto sembra ripiegato sull’immediato, sul “qui ed ora”, sulla velocità, abbiamo più che mai bisogno di riscoprire la pazienza, parente stretta della speranza, la dimensione del saper attendere con fiducia i frutti delle varie stagioni, la serena calma di accogliere e contemplare ciò che incontriamo lungo il cammino della vita.

Ecco, quindi, una delle caratteristiche tipiche del Giubileo: il pellegrinaggio a Roma (o in altri luoghi) che diventa simbolo della vita come cammino verso la felicità, quella felicità (giubileo… gioia) che, come viene annotato verso la fine della bolla, non è «un’allegria passeggera, una soddisfazione effimera che, una volta raggiunta, chiede ancora e sempre di più, in una spirale di avidità in cui l’animo umano non è mai sazio, ma sempre più vuoto. Abbiamo bisogno di una felicità che si compia definitivamente in quello che ci realizza, ovvero nell’amore…»; amore e felicità che nella Bibbia vengono espressi come vita eterna.

Partendo dai “segni dei tempi” del Concilio Vaticano II, papa Francesco sembra quasi voglia ribadire che proprio le tragedie e i problemi attuali – guerre, denatalità, emarginazioni, emigrazioni – possono trasformarsi in segni di speranza nella misura in cui ci prendiamo cura della pace, della vita e del prossimo.

Richiamando l’anno santo descritto nel libro del Levitico, in cui ognuno ritornava in possesso della sua terra, dei suoi beni, quel «lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore» di Isaia (Is 61,1-2) riproposto poi da Gesù, papa Francesco auspica che la speranza, questo annuncio di liberazione, giunga in particolare ai carcerati, agli ammalati, agli anziani e ai giovani che non hanno entusiasmo per il futuro.

E come papa Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000, ripropone la cancellazione dei debiti dei paesi più poveri; condono che in molti casi è più un atto di giustizia che di generosità.

Nel 2025 si celebreranno anche i 1700 anni del concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico in cui, ribadendo la centralità e la natura di Gesù Cristo e formulando il “Credo” che ancora proclamiamo durante la messa, venne preservata la comunione della Chiesa. Sempre nel concilio di Nicea si trattò anche della data in cui celebrare la Pasqua, l’evento fondante della nostra fede. Per una provvidenziale circostanza, ricorda il papa, proprio l’anno prossimo tale data sarà la stessa sia per la Chiesa Cattolica sia per la Chiesa Ortodossa.

Anche questo anniversario e questa coincidenza per il santo padre possono essere segni di speranza, «un appello per tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente a compiere un passo deciso verso l’unità».

Il Giubileo, anno di grazia, da sempre è caratterizzato dalla remissione dei peccati e delle conseguenti pene mediante l’indulgenza. Lungo i secoli forse questo termine è stato equivocato e strumentalizzato. Basti ricordare che Martin Lutero partì proprio da una eccessiva e forviante esaltazione delle indulgenze per dare avvio alla sua protesta.

Papa Francesco invita a cogliere l’indulgenza come continua scoperta dell’illimitata misericordia di Dio che «perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. […] Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. […] Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe». (salmo 103)

Sempre nella bolla il santo padre annota che «la speranza, insieme alla fede e alla carità, forma il trittico delle “virtù teologali”, che esprimono l’essenza della vita cristiana». (cfr. 1Cor 13,13; 1Ts 1,3)

In un’epoca come la nostra che sembra molto povera di grandi prospettive e in cui, invece di sprigionare entusiasmo per il futuro, anche i giovani vengono perlopiù rappresentati ripiegati su ansie e paure, proprio per la gioia e la fiducia di saperci amati da Qualcuno che non delude mai, noi cristiani siamo chiamati ad essere sempre e ovunque segni di speranza.

Cuntomela Estate 2024


Il logo del Giubileo

È felice la scelta del logo del prossimo Giubileo 2025. Le quattro figure stilizzate indicano l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra, l’una abbracciata all’altra, per alludere alla solidarietà e alla fratellanza che dovrebbero accomunare i popoli.

L’aprifila è aggrappato alla croce, segno della fede, che abbraccia anch’essa, e della speranza, che non può mai essere abbandonata. Le onde sottostanti sono mosse, perché il pellegrinaggio della vita non sempre – diciamo così – si muove in acque tranquille.

Per invitare alla speranza nelle vicende personali, quando gli eventi del mondo lo impongono, la parte inferiore della croce si prolunga trasformandosi in un’ancora, metafora della speranza, che s’impone sul moto ondoso.

Non è casuale la scelta cromatica per i personaggi: il rosso è l’amore, l’azione e la condivisione; il giallo/arancio è il colore del calore umano; il verde evoca pace ed equilibrio; l’azzurro/blu richiama la sicurezza e la protezione; il nero/grigio della croce/ancora rappresenta invece l’autorevolezza e l’aspetto interiore.

L’intera raffigurazione mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario e dinamico, e tende verso la croce, anch’essa dinamica, nel suo curvarsi verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. Completa la raffigurazione, in verde, il motto del Giubileo, Pellegrini di speranza.

Brunetto Salvarani (da “Rocca” 12/2024)


Riappropriamoci della SPERANZA

Padre Massimo
Taglietti

Pace e bene a voi tutti fratelli e sorelle.

Sono Padre Massimo dei frati minori Cappuccini di Lovere. Con queste poche righe vorrei con voi condividere un desiderio che nasce dall'attesa del 2025 che sarà l'anno in cui la chiesa universale celebrerà il Giubileo.

Un anno “speciale” che sarà dedicato soprattutto alla preghiera, alla riflessione e alla comunione tra di noi e con il Signore avendo come tema-guida la Speranza.

In un tempo storico come questo, parlare di Speranza sembra quasi parlare di un'illusione.

Troppo abituati ad ascoltare annunci di sventura; troppo concentrati su ciò che non funziona, stiamo rischiando di perdere quello sguardo bello sulla vita, riconoscendola il luogo dove Dio in Gesù Cristo e con lo Spirito Santo, scrive la sua storia.

Ecco! Il desiderio che accompagna il mio cuore è quello di tornare ad essere capaci di una parola diversa, che scaturisce dall'incontro con il Signore, una parola che sappia illuminare, guidare, accompagnare… una parola che ci metta nel cuore la gioia di chi si riappropria della speranza.

Ecco perché nell'anno giubilare potremo vivere insieme alcuni momenti celebrativi che siano esperienza di comunione tra di noi e con il Signore, e che ci aiutino a tornare veramente ad essere uomini e donne di speranza.

Affido al Signore le vostre comunità e chiedo a Lui di far crescere in noi il desiderio di vivere insieme ogni esperienza.

Il Signore vi benedica e vi custodisca.
Pace e bene.

Cuntomela Estate 2024


Origini e curiosità del Giubileo

A cura di
Emilia
Pennacchio

Nella tradizione cattolica il Giubileo è un grande evento religioso. È l'anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, è l'anno della riconciliazione tra i contendenti, della conversione e della penitenza sacramentale e, di conseguenza, della solidarietà, della speranza, della giustizia, dell'impegno al servizio di Dio nella gioia e nella pace con i fratelli. L'anno giubilare è soprattutto l'anno di Cristo, portatore di vita e di grazia all'umanità.

Le sue origini si ricollegano all'Antico Testamento. La legge di Mosè aveva fissato per il popolo ebraico un anno particolare: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel Paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, Né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il giubileo, esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In quest'anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo». (Libro del Levitico).

La tromba con cui si annunciava questo anno particolare era un corno d'ariete, che in ebraico si dice “Yobel”, da cui deriva la parola “Giubileo”. La celebrazione di questo anno comportava, tra l'altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra. Nel Nuovo Testamento Gesù si presenta come Colui che porta a compimento l'antico Giubileo, essendo venuto a “predicare l'anno di grazia del Signore” (Isaia).

La Chiesa Cattolica iniziò la tradizione dell'Anno Santo nel 1300 con Papa Bonifacio VIII che aveva previsto un Giubileo ogni secolo. Successivamente fu abbassato ad intervalli di 33 (come la durata della vita terrena di Gesù) e dal 1450 in poi la cadenza del Giubileo venne ulteriormente ridotta e da allora si celebra ogni 25 anni per permettere ad ogni generazione di vivere almeno un Anno Santo.

In occasione di avvenimenti di particolare importanza viene celebrato il Giubileo straordinario.

La nascita ufficiale dei Giubilei è datata 20 febbraio 1300 quando Papa Bonifacio VIII indice il primo Giubileo con la bolla “Antiquorum habet fida relatio” e l'istituzione della prima indulgenza giubilare.

Il secondo Giubileo, quello del 1350 ebbe una lunghissima preparazione perché fu indetto con sette anni di anticipo. La grande attesa però venne resa difficoltosa da eventi catastrofici come la grande peste del 1348 e un devastante terremoto che colpì l'Italia centrale nel 1349. Roma tra le altre cose subì notevoli danni nel tetto della basilica Lateranense e quella di S. Paolo.

Il Giubileo del 1600 viene ricordato perché cominciò una settimana dopo la data fissata del 25 dicembre, perché Papa Clemente VII era stato colpito da un attacco di gotta.

In passato l'alto numero di pellegrini che giungeva a Roma creava problemi logistici dovuti alla calca e problemi d'igiene e salute pubblica. Numerosi giubilei furono accompagnati in effetti da violente epidemie, soprattutto di peste.

Per motivi politici non furono celebrati i Giubilei del 1800, 1850 e 1875.

(Fonte: la rete)

Cuntomela Estate 2024


Un cammino lungo CINQUANT’ANNI

Don Raffaele

Cinquanta anni! Sono tanti, mezzo secolo. Cinquanta anni che sono prete, fino a pochi anni fa attivo e parroco, ora in pensione ma ancora collaboratore nelle Parrocchie. Il pensiero va all'inizio, quando ho ricevuto l'ordinazione sacerdotale a Brescia dal Vescovo Mons. Luigi Morstabilini e celebrato la prima Messa a Odecla di Malonno. La vita era un po' diversa da adesso, i nostri piccoli paesi erano poveri di mezzi, la vita faticosa, si era legati più che altro alla campagna, in attesa del miracolo economico. Ma i nostri piccoli paesi erano ricchi di bambini. Oggi le nostre comunità sono ricche di tante cose, ma povere di bambini, sono paesi un po' tristi e chiusi.

Ripensando alla mia vita, il pensiero va alle tante persone che mi sono state vicine e mi hanno aiutato a raggiungere la meta, a tutte loro un grande GRAZIE! Penso ai sacerdoti: a don Paolo Passeri che mi ha condotto in seminario nell'ottobre 1960 (anno della grande alluvione) e a don Girolamo Morelli che mi ha accompagnato alla Prima Messa a Odecla. Un grazie ai familiari e agli amici che mi hanno aiutato. Ma un grazie grande, speciale va alla mamma Pierina che mi ha accompagnato per 40 anni nel mio sacerdozio condividendo le gioie ma anche i problemi e cambiando ogni tanto paese come usano i sacerdoti. Con me a Malegno come prima destinazione, poi Breno, poi Berzo Demo, poi Cividate Camuno e infine a Costa Volpino dove abbiamo celebrato i miei 40 anni di sacerdozio e i suoi 90 anni di età con una grande festa.

La vita della mamma non è stata facile: rimasta vedova a 30 anni con 4 figli si è data da fare lavorando e pensando al futuro. Le è costato sicuramente affidarmi a un orfanotrofio a Brescia e non era proprio convinta che io diventassi prete. Ma poi è stata contenta e, come già ricordato, mi ha seguito fedelmente per 40 anni. Ora riposa presso il cimitero di Malonno con il papà in attesa della resurrezione. La mamma è stata per me non solo una persona familiare e indispensabile nelle quotidianità della vita; lei mi ha aiutato con la sua preghiera e il suo affetto...

Tanti volti di persone che ho conosciuto si affollano davanti ai miei occhi; tante di queste persone ora riposano in pace, anche persone che ho conosciuto da bambini e sono morti giovani, ancora pieni di speranza. E oggi fa piacere essere ricordati nelle comunità dove ho fatto il sacerdote, persone che mi salutano, mi informano sulla loro vita e ricordano quando erano più giovani.

Un ricordo, un grazie grande, come ho detto, e uno sguardo al futuro!

La salute ancora mi assiste abbastanza bene, qualche acciacco c’è ma è tipico dell'età che sale. Nonostante i limiti mi sento ancora utile alle comunità dove sono in servizio, e con i sacerdoti che mi hanno accettato: ci troviamo spesso insieme per parlare e programmare.

Cuntomela Estate 2024

Al Signore chiedo un dono alla vigilia di questo Anno Santo del 2025 che il Papa ha voluto come anno per riscoprire la speranza. Perché di speranza ha bisogno il mondo di fronte ai tanti drammi e problemi che sta vivendo, con la guerra che uccide e causa tanto male in Europa, vicino a noi, e nel mondo intero. Di speranza ha bisogno la Chiesa rappresentata dalle nostre parrocchie, comunità sempre più piccole, con sempre meno persone che frequentano la Messa della domenica, con sempre più difficoltà con la catechesi e i tentativi di coinvolgere le famiglie in un cammino di fede che porti i loro figli non solo a diventare cristiani, ma a vivere da cristiani. Di speranza abbiamo bisogno noi sacerdoti, soprattutto i sacerdoti anziani che in questi 50 anni hanno visto la Chiesa cambiare come non mai. A volte capita di rimpiangere quegli anni, difficili certo, ma pieni di entusiasmo; entusiasmo che cresceva e coinvolgeva in un cammino di fede i giovani e le famiglie.

Arrivato a questo punto della mia vita, vedo che la fede fa fatica a camminare, immersi come siamo in un mondo che esalta il denaro, il benessere, la vita facile. Poi, se avanza un po’ di tempo, si può pensare al Signore e alla Chiesa, ma prima... tante altre cose! La fede sembra scomparsa, un fuoco che sembra spento. In realtà c’è ancora la brace sotto, è solo coperta da un po’ di cenere: basta soffiare per ravvivare la fiamma. Mi auguro che con l'aiuto dello Spirito Santo riusciamo a ravvivare la fede, perché torni a scaldare il mondo e a fare luce su quelli che sono in cammino.

Vi invito a ringraziare il Signore per il dono che mi ha fatto nel sacerdozio. Io lo ringrazio per le persone che mi hanno voluto bene e ancora mi sono vicine. La speranza è che al termine della vita potremo riabbracciare i nostri cari che sono sempre con il Signore.

Maria, Madre della Speranza
prega per tutti noi!

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Accompagnare il cammino di conversione

Don Alberto Cabras – curato di Borno dal 2005 al 2010 – è stato nominato esorcista a tempo pieno della diocesi di Brescia. Ecco le sue risposte alle domande che gli abbiamo rivolto su quest’argomento.

- Capita di sentirci domandare: “Ma tu credi al diavolo?” Come cristiani non è sufficiente credere in Dio Padre, in Gesù Cristo e nello Spirito Santo?
La domanda andrebbe forse corretta: Ma tu credi all’esistenza del diavolo? Dico questo perché, se per “credere” intendiamo dare fiducia al diavolo, allora è evidente che dobbiamo rispondere di non credere alle sue lusinghe. Il diavolo esiste ed è il grande bugiardo e ingannatore. Anche se un buon numero di teologi interpreta Satana solamente come un mito o un simbolo del male in generale, un cristiano deve necessariamente credere nell’esistenza del diavolo perché è un dato confermato dalla Rivelazione e dal magistero della Chiesa. Da sempre la Chiesa ha insegnato che nella storia della salvezza sono presenti creature angeliche, alcune delle quali servono il progetto divino e offrono un misterioso e potente aiuto alla Chiesa; altre, invece, decadute dalla loro dignità e chiamate diaboliche, si oppongono alla volontà e all’azione salvifica di Dio, realizzata in Cristo e cercano di associare l’uomo alla loro ribellione contro Dio.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che: “dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c'è una voce seduttrice, che si oppone a Dio e che, per invidia, li porta alla morte. La Scrittura e la Tradizione della Chiesa identificano quest'essere come un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo. La Chiesa insegna che inizialmente era un angelo buono, creato da Dio”. (CCC n. 391)
Anche il grande papa bresciano San Paolo VI, il 15 novembre 1972, durante un'udienza generale, affermò che Satana è libero, intelligente e dotato di spirito d'iniziativa. Il male non è più solo una deficienza, ma un'efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Una terribile realtà, misteriosa e paurosa.
Papa Francesco, nella Gaudete et Exultate, afferma: “Non pensiamo dunque che [il diavolo] sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea. Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare».” (1 Pt 5,8)
Infine, non dobbiamo dimenticare che l’attività esorcistica di Gesù è parte essenziale del suo ministero messianico. I Vangeli ci dicono, senza ombra di dubbio, che Gesù nella sua vita terrena si è confrontato e ha lottato contro le due forme di azione del mondo demoniaco: quella ordinaria e quella straordinaria. Quella ordinaria l’ha affrontata non solo insegnando alle persone il modo di vincere le seduzioni di satana, ma soffrendola personalmente, come quando lo ha tentato per quaranta giorni nel deserto. L’azione straordinaria l’ha invece affrontata, soccorrendo persone che ne erano vittime, attraverso gli esorcismi. Dei tanti esorcismi compiuti da Gesù, la maggior parte in territorio palestinese, ma alcuni anche in territorio pagano, i Vangeli sinottici trasmettono un racconto più o meno dettagliato di alcuni di essi.

Cuntomela Estate 2024

Vediamo che Gesù annuncia il regno di Dio, proclamando la Parola, guarendo gli infermi dalle malattie e liberando gli indemoniati dal maligno. Non solo. Quello che emerge dai Vangeli e che mi pare significativo, è che Gesù ha un diverso atteggiamento verso le persone ammalate e quelle possedute. Quando la persona è ammalata, Gesù stabilisce una relazione immediata col malato e lo guarisce. Se invece, si imbatte in una persona posseduta nel corpo dal demonio, Gesù si rivolge con determinazione a qualcun altro – distinguendolo dalla persona stessa – e con un comando imperativo gli ordina di lasciare quel corpo e di non tormentare più quella creatura.
I Vangeli, la tradizione e il magistero della Chiesa, quindi rivelano chiaramente che la redenzione di Cristo non è solo liberazione dell’uomo dal peccato, ma anche dalle creature demoniache. Il diavolo esiste. Un cristiano che vuole professare la fede nella sua interezza non può prescindere dal credere nella sua esistenza.

- Come e perché ti sei avvicinato a questo campo, se così possiamo definirlo?
Direi che non sono stato io a avvicinarmi. Durante il mio servizio nel ministero, ho avuto l'occasione sfortunata di incontrare un giovane che necessitava di essere accompagnato da un esorcista. Il Vescovo Monari mi aveva chiesto di affiancare l'esorcista don Angelo Gazzina in questa situazione. Dopo la scomparsa di don Angelo, il Vescovo mi ha chiesto di assumere l'incarico e tale decisione è stata confermata successivamente da mons. Tremolada.
Ho sempre mantenuto riservata questa nomina fino a quando il Vescovo mi ha proposto di assumere l'incarico a tempo pieno da settembre, svolgendo il ministero dell'ascolto, della consolazione e della penitenza in Cattedrale. Oltre a ciò, mi occuperò della pastorale ordinaria della parrocchia, gestendo la sacrestia e curando la preparazione delle celebrazioni episcopali. Inoltre, il Vescovo mi ha chiesto di approfondire il tema dell'accompagnamento spirituale e di conseguire la licenza in teologia spirituale con ulteriori studi.

- Esiste una preparazione specifica per diventare esorcisti?
Una delle cose più importanti che ho imparato in questi anni è che, nell'esercizio del ministero sacerdotale, non bisogna considerarsi “battitori liberi”. Credo che questo principio debba essere applicato soprattutto nel ministero della consolazione e nell'esercizio del servizio di esorcista. Nella nostra diocesi, a differenza di altre, è stato istituito un collegio di esorcisti che si riunisce una volta al mese sotto la guida del vicario generale e di un segretario, per pregare, confrontarsi e aggiornarsi. Chi si prepara a svolgere questo servizio deve frequentare un corso specifico a Roma. Tuttavia, vorrei sottolineare che, al di là della formazione necessaria, è fondamentale non considerarsi mai “arrivati” o, peggio ancora, “esperti”. L'esorcismo è una preghiera di liberazione che si basa sulla potenza liberatrice di Cristo; è Lui che libera e, attraverso la preghiera della Chiesa, infonde forza e consolazione alle persone afflitte dal diavolo.

- Sul tema alcuni film e serie televisive ci hanno trasmesso certe immagini magiche ed horror. Che cos'è davvero un esorcismo? Qual è il compito di un prete esorcista?
La televisione, le serie TV e alcuni servizi giornalistici hanno la tendenza a raccontare cosa sia un esorcismo partendo dalla descrizione di fenomeni sensazionalistici che assomigliano di più a immagini horror e che generano paura. Poco, invece, si parla del cammino spirituale che una persona vessata dal demonio affronta molte volte. Penso che il compito dell’esorcista sia innanzitutto quello di ascoltare e discernere se la persona che si rivolge a lui è tormentata da un'azione straordinaria del demonio o se i problemi che accusa rientrano nell'azione ordinaria del maligno, che tutti conosciamo e che cerca di allontanarci da Dio. L'esorcista è chiamato ad accompagnare spiritualmente il cammino di conversione dei fedeli che sentono in modo particolare un'oppressione causata dal male. A volte questo accompagnamento prevede l'invocazione del Signore con preghiere di liberazione e guarigione e, in alcuni casi rari, la preghiera di esorcismo vera e propria che consiste nel comando imperativo nel nome di Gesù affinché il diavolo lasci la persona che sta tormentando.

Grazie don Alberto!

Cuntomela Estate 2024


Un’ESTATE da 36 anni di ORATORIO

Don Stefano

Una ricca e colorata estate presso i nostri oratori ha dato l’inizio a numerosi momenti di incontro, amicizia e fraternità. È innegabile la voglia di concludere l’anno scolastico e catechistico per immergersi nell’estate 2024. È indispensabile e doveroso fin da subito ringraziare tutte quelle persone che hanno arricchito questo tempo di iniziative e di comunità con il loro supporto pratico, ma anche spirituale.

Pensiamo a tutti i volontari che con amore e dedizione hanno animato i cortili e i muri degli oratori dell’Altopiano.

Grazie per la loro generosa e gratuita disponibilità. È questo l’oratorio che vogliamo, chiunque è chiamato dalla mano del Signore, a sua volta porge la mano per gli altri aiutandoli in tanti modi; fondamentale sono le persone che pregano per gli oratori e la vita che essi abbracciano ogni giorno. Un bel gruppo di animatori fa vivere e arricchire tutti i momenti vissuti e che si vivranno in futuro.

Quest’anno anche qualche educatore ha preso su di sé il bagaglio dell’organizzazione del Grest, sia delle elementari che delle medie e questo ci permette di essere al passo con quello che ci viene chiesto dalla nostra storia che viviamo oggi.

Non ci stanchiamo di sottolineare che l’oratorio apre le porte a tutti coloro che desiderano condividere esperienze di fraternità, amicizia e condivisione vissuti nello spirito del Vangelo, è questa la nostra priorità come comunità cristiana ed educante. È un'estate che si arricchisce di 36 anni di attività di ogni genere e soprattutto di tanta preghiera che anima dalle radici ogni persona e ogni esperienza di vita. Tanti auguri a tutti noi perché ci siano ancora tante “estati” belle, serene e di fraternità negli oratori dell’Altopiano del sole.

Cuntomela Estate 2024


ADELINA TROTTI
Ostetrica... e tanto altro a Borno

«La diligente curiosità di dare un volto e un'anima alla persona cui è intitolata la loro scuola, ha portato gli alunni delle classi 4° e 5° a conoscere con dovizia di particolari il tanto bene fatto da Adelina nei 35 anni di "levatrice" a Borno, ma anche come infermiera e persona particolarmente vicina agli ospiti della Casa di Riposo».

Ringraziamo le insegnanti che hanno pensato di condividere con tutta la comunità di Borno attraverso Cüntòmela questo bellissimo ricordo di una donna che ha segnato con il suo lavoro, la sua passione e il bene fatto a tante generazioni di bornesi.

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Un viaggio spettacolare

Anja Fedriga

Il tema del viaggio ha accompagnato le attività estive dell'oratorio nel 2024. Un viaggio che non significa solo visitare posti nuovi, cosa che ogni anno, tra Grest e camposcuola, abbiamo la fortuna di fare con i ragazzi del nostro oratorio.

Il viaggio è anche un percorso di crescita e cambiamento. Partiamo con ciò che siamo e abbiamo, accompagnati da figure di riferimento che ogni anno si rendono disponibili per la comunità, con la vicinanza dei nostri amici e di quelli che lo diventeranno.

Il camposcuola a Schilpario è stata un'occasione per viaggiare insieme verso L’isola che non c'è, in un mondo pieno di bimbi sperduti, indiani e la ciurma di Capitan Uncino. Abbiamo riscoperto la bellezza dello stare insieme e l'importanza di crescere e cambiare.

Il tema "Viavai" proposto dalla diocesi per questo Grest 2024 ha animato tre settimane di giochi, esperienze condivise, balli e un viaggio sulle orme di Dante Alighieri e della sua Divina Commedia. Attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso, abbiamo compreso la necessità di imparare l'umiltà di chiedere perdono per i nostri errori, fermarci a riflettere e ripartire con più energia verso l'amore di Dio Padre e un futuro luminoso.

Le attività non sono ancora finite: il Follest per le medie e il campo al mare per questa fascia d'età ci attendono. Il viaggio continua, così come i bei momenti da vivere e raccontare. Non vediamo l'ora di condividerli con voi!

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12, 13 e 14 Agosto 2024:
Tempo di Quarantore

A cura di
Emilia Pennacchio

L’origine remota delle Quarantore è da ritrovarsi nella pratica dei fedeli di commemorare, durante la Settimana Santa, le quaranta ore in cui il corpo di Gesù giacque nel sepolcro. Durante questo arco di tempo i fedeli rimanevano in preghiera e facevano penitenza per prepararsi degnamente alla grande solennità della Pasqua.

Fin dal IV secolo a Gerusalemme, per il Venerdì Santo, si teneva il rito dell’adorazione della Santa Croce che si concludeva con la reposizione in un luogo specifico che ben presto prese la forma esterna del sepolcro. La prassi cambiò intorno al XII sec. quando si consolidò l’uso di deporvi il corpo di Gesù crocefisso; più avanti nel tempo entrò l’uso di porre l’Eucaristia, racchiusa in una teca, sul costato del crocifisso, fino a quando poi rimase l’uso di concludere l’adorazione con la semplice reposizione della sola Eucaristia.

Cuntomela Estate 2024

Fonti storiche attestano che le Quarantore erano praticate già prima del 1214 da una confraternita della Dalmazia e da qui l’usanza giunse nell’Italia settentrionale. Inoltre, nel corso del tempo, assunsero la forma di preghiera privilegiata attraverso la quale si chiedeva l’aiuto di Dio in situazioni particolarmente difficili come calamità naturali o eventi bellici e quindi, non più legate esclusivamente ai giorni della Settimana Santa.

Per quanto riguarda la diffusione di questa pia devozione, l’opera di San Carlo Borromeo a Milano fu veramente grande, tanto che ne regolarizzò la pratica promuovendola in ogni chiesa della sua diocesi potendo contare sulla predicazione di S. Antonio Maria Zaccaria – fondatore dei Barnabiti – e del p. cappuccino Giuseppe da Fermo. I Cappuccini poi ne divennero i propagatori in gran parte della nostra penisola.

Successivamente, in età barocca, vennero realizzati pregevoli apparati lignei che circondavano l’ostensorio con l’intento di valorizzare ancora di più la centralità dell’ostia consacrata.

Di tali opere è ancor oggi possibile godere la bellezza e la spettacolarità. Un esemplare riconducibile a questa pratica devozionale – per citare un caso vicino alle nostre parrocchie - è quello della parrocchia di Azzone nella vicina Val di Scalve, di cui pubblichiamo in queste pagine alcuni scatti del fotografo Davide Bassanesi. Istituite nel 1683 dalla comunità stessa come devozione a seguito di grave carestia, a tutt’oggi sono vissute con grande partecipazione da tutta la piccola comunità scalvina che si adopera con grande dispiegamento di mani all’allestimento dell’apparato ligneo.

Questo fenomeno della Machina delle Quarantore si afferma in parallelo a quello della Machina del Triduo dei defunti, che anche noi bornesi conosciamo bene e di cui abbiamo dato ampio risalto nel precedente numero di Cüntòmela.

Quaranta erano le ore di adorazione continua del Santissimo Sacramento esposto nella raggiera centrale dell’apparato e circondato da luce fortissima, simbolo della Grazia e della Salvezza, accompagnato da incensi e musica che avvolgevano il fedele in un’esperienza di preghiera in cui tutti i sensi sono coinvolti. Quaranta ore di raccoglimento e fede.

La parrocchia invita tutti ad approfittare di questo momento di silenziosa preghiera al cospetto del Santissimo Sacramento che muto e insondabile accoglie di ognuno le pene, gli scoramenti restituendo quella pace che solo Cristo sa dare.

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CREDO NELLA COMUNIONE DEI SANTI

Seconda meditazione che don Angelo ci ha proposto durante le celebrazioni del Triduo dei Morti (11-12-13 febbraio)

DALL’APOCALISSE – La cultura nichilista, che sta prendendo sempre più consistenza, dopo la morte non vede altro che il nulla e la fine di tutto. Grazie alla fede in Gesù Cristo risorto, dopo la morte si può dire che vediamo… incontriamo… godiamo…
Vediamo… il Giudice buono, giusto e misericordioso, vediamo i morti viventi davanti al trono; vediamo che vengono aperti i libri e infine vediamo che viene aperto il libro della nostra vita e che finalmente veniamo giudicati per ciò che abbiamo scritto in questo libro. Mentre viene letto il libro della nostra vita, il mare che rappresenta la morte ci restituisce ciò che in vita la morte ci ha tolto, ci ha rubato, ci ha privato: i nostri cari. Sì, perché Colui che apre e legge il libro della nostra vita ha vinto la morte e ci restituisce ciò che essa ci ha tolto.
Incontriamo… Sì, cari amici, incontriamo, riabbracciamo finalmente gli affetti e gli amori che la morte ci ha rubato. Senza la fede scrivo un libro che nessuno leggerà, senza la fede non ho nel cuore e nella mente il giorno in cui finalmente rivedrò e riabbraccerò coloro che in questa vita ho perso e hanno lascito in me il grande vuoto riempito dalla nostalgia e dalla speranza.
Godiamo… Finalmente gli inferi e la morte vengono gettati nello stagno di fuoco e rimane solo ciò che conta: l’abbraccio di Dio, l’abbraccio dei nostri amori e il sorriso eterno perché la dove il nichilismo vede il nulla, la fede vede il vero godimento non più provvisorio e legato al tempo, ma goccia di eterna tenerezza che non si esaurisce mai.

DAL SALMO 22 – Abbiamo pregato dicendo «il Signore è il mio pastore: non manco di nulla». Perché posso dire di questo Pastore: «grazie a lui non manco di nulla»?
- Perché Lui è il solo pastore che mi guida verso il luogo dove i miei cari che con la loro morte hanno impoverito la mia vita, essi si trovano tra le braccia dell’amore di Dio.
- Perché Lui è il solo pastore che mi prepara un posto felice dopo la mia morte, è il solo che non mi delude, perché è andato a prepararmi un posto, sempre che quel posto mi interessi e per il quale vivo la mia vita. Credere nella vita eterna vuol dire vivere per il paradiso ed essere in terra “un angolo di paradiso” per il nostro prossimo: un angolo di tenerezza, un angolo di sorriso, un angolo dove non ti giudico ma ti comprendo e ti voglio bene per quello che sei.

Cuntomela Estate 2024

- Perché Lui è il solo pastore che mi prepara un calice che trabocca di attenzioni e di felicità. È il solo pastore che mi da in abbondanza ciò che il mondo mi ha elemosinato a fatica, mi da in abbondanza ciò che nella vita non ho potuto avere e non ho potuto gustare: la vera felicità del cuore, felicità che non appartiene a questo mondo.
- Perché Lui è il solo pastore che mi prepara una casa nella quale vi abiterò per sempre e in questa casa, che è il cuore di Dio, già vi abitano i miei cari. La Comunione dei Santi ha il potere di generare in noi la consolazione in terra e il desiderio e la certezza di andare incontro ai nostri cari… si, cari amici, perché loro sono vivi in Cristo.

DAL VANGELO SECONDO MARCO – Proprio sul monte Tabor, Gesù fa gustare per un momento il contenuto e la concretezza della “Comunione dei Santi” perché Gesù non solo si trasfigura, ma con Lui ci sono anche Elia e Mosè con i quali Gesù parla… eppure Elia e Mosè sono morti da tempo! Lo stupore, la meraviglia portano Pietro a dire: «Maestro, è bello per noi stare qui, facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». È bello, è meraviglioso… Vedono, sentono, toccano con mano ciò che c’è dopo la morte: una nuova vita! Sperimentano per una manciata di tempo il Paradiso… che privilegio, che meraviglia! Hanno potuto vedere ciò che c’è nella gloria promessa a quanti credono in Lui e questo ci porta a dire che credere, non è solo un conforto, ma credere è dare aria e profumo di paradiso al nostro vissuto, è dare aria di bellezza al nostro stile di vita, è dare amore alle nostre relazioni nelle quali deve brillare la gioia perché tutto ciò che è vero amore da duraturo si trasforma in eterno.
Gesù nel Vangelo dice: «Abbiate fede in Dio. Abbiate fede anche in me». Avere fede in Lui vuol dire lasciare la pianura della cultura nichilista e agnostica per incamminarsi sul sentiero irto del monte Tabor, trovare la risposta al nostro nascere, al nostro vivere, al nostro gioire, al nostro soffrire e al nostro morire. Proprio là dove per una certa cultura tutto finisce, per noi che siamo qui e guardiamo con orgoglio alla machina del Triduo e tutti polarizziamo il nostro sguardo al centro, tutto si compie perché al centro ci sta l’Eucarestia, il fondamento e il nutrimento della nostra speranza, della nostra fede e della nostra carità. «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue non morirà in eterno». Cari amici, osiamo mangiare, è proprio lì che sperimentiamo la forza e la bellezza consolante della Comunione dei Santi…

CREDO NELLA COMUNIONE DEI SANTI – In vita, cari amici, non ci è concesso di salire sul monte e vedere concretamente i nostri morti viventi in Cristo, ma la fede ci permette di sentirli vivi spiritualmente e non vivi per illusione. La fede non è illusione o proiezione dei nostri desideri per stare meglio e per consolarci; la fede è credere in quelle cose che non si vedono; la fede è credere, è speranza certa in ciò che è già avvenuto: la risurrezione di Gesù Cristo.
La vera povertà e la vera tragedia è quando l’uomo non ha fede, non crede che oltre la morte c’è la vita eterna. Il non andare a messa equivale a non avere fame, a non sentire il bisogno di nutrirci della Parola e dell’Eucaristia. Il non avere fede vuol dire che tutto termina con l’ultimo respiro e più la vita è lunga e più è una tragedia, perché senza la prospettiva di eternità il limite ultimo che è la morte azzera di significato tutto il vissuto: le cose belle svaniscono e le cose brutte non hanno un riscatto e un giudizio. Allora che senso ha la vita? Che senso ha la gioia? Che senso ha tutto ciò che è bello, buono e gradevole?
Credo nella Comunione dei Santi… qui si radica la nostra speranza, qui trova vita la nostra consolazione, qui trova consolazione e balsamo la nostra sofferenza, la nostra nostalgia perché i nostri morti sono viventi in Cristo, i nostri morti ci sorridono, i nostri morti ci abbracciano, i nostri morti ci asciugano le lacrime, i nostri morti medicano le nostre ferite. I nostri morti, cari amici, non tornano più in dietro, non perché non ci vogliono bene, non perché non si interessano di noi e della nostra sofferenza, ma perché ci aspettano nella pienezza del vero amore, nella pienezza della vera vita, nella pienezza della vera famiglia perché loro sono tutti avvolti dal solo amore che da pienezza: l’amore eterno di Dio che è Padre, che è Fratello, che è madre, che è figlio. Proprio Dio è l’amore e la pienezza che nessuna creatura e nessuna cosa di questo mondo ci può dare. «Il mio cuore è stato creato per te e non trova pace affinché non riposa in te». In queste parole ci sta il desiderio del Paradiso, il sentimento e il gusto dell’Infinito, il segreto per vivere bene la vita terrena.

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I TURISTI NELLA NOSTRA COMUNITÀ

Abbiamo chiesto ad alcuni turisti cosa significhi per loro partecipare alla messa nella nostra comunità. Ecco alcune risposte.

Questa mattina sono qui, in completo relax, davanti a questi monti, il cielo terso e il canto degli uccelli che mi fa compagnia. Durante l’anno non capita di frequente di soffermarsi ad osservare questa perfezione, questo incastro meraviglioso e appagante che la natura ci regala. Ed anche lo stesso trascorrere del tempo appare un miracolo. E allora ti ringrazio, Signore, per questi doni grandi che ogni giorno ci elargisci, senza che noi, distratti, te ne rendiamo grazie. Più tardi verrò nella Tua casa, che è la mia casa, da dove adesso il suono delle campane arriva a completare questo quadro, e pienamente grata, starò un po’ con Te, in ascolto. - Anna

La vacanza è il momento in cui prendiamo coscienza di ciò che siamo. Partecipare alla s. messa è per noi una continuazione di ciò che facciamo nella quotidianità, che ci permette di avere una maggiore maturità di noi stessi nella fede. Venire in vacanza qui a Borno non significa tagliare i ponti con la vita quotidiana che si fa' in città, ma un continuare con gioia rimirando la bellezza del paese e di queste montagne bornesi, constatando come tutto sia un segno del divino che non va' sciupato, ma va colto. La vacanza è il tempo più nobile dell'anno, perché è il momento in cui uno s'impegna come vuole e può pensare al valore che riconosce prevalente nella sua vita. Se la vacanza non ti fa' mai ricordare quello che vorresti ricordare di più, se non ti rende più buono verso gli altri, se non ti fa' imparare a guardare la natura con intenzione profonda e non ti fa' compiere un sacrificio con gioia, il tempo del riposo non ottiene il suo scopo. Ecco, per noi, venire a messa, è riconoscere questa Presenza che ci aiuta a vivere meglio. - Walter e Rosa

Messa... Borno... due parole che hanno riesumato un antico ricordo: giornata calda anche a Borno, di ritorno dal Pizzo Camino, rimasto senz’acqua. Mi ritrovai nei pressi del Bivacco Laeng, sempre chiuso. Ero disidratato... Con immensa gioia scoprii una sorgente d’acqua, proprio in una zona così arida! Quell’acqua “provvidenziale” mi permise di riprendere poi il cammino. Per me quella sorgente è simile alla Santa Messa, quale dono vitale del Padre premuroso e sempre vicino, nel nostro cammino della vita! - Silvano

Mi è stato chiesto di scrivere un mio pensiero su come vivo la fede in vacanza. Faccio un distinguo tra religione e fede nel senso che sono una donna di grande fede e poca religione, cioè non amo molto riti, liturgie e non sono ossessionata da Messe e Rosari. Cos’è per me la fede? È semplicemente un percorso che inizia e finisce con un'altra Persona che mi ha chiesto il consenso di vivere con me e di essere la mia guida, così che la vita non è fatta di preghiere ma è lei stessa la preghiera. Quindi non ho problemi a vivere la mia fede in qualunque posto, in Islanda come al mare, in India come a casa mia. Il mio, anzi il nostro, è un cammino in costante evoluzione, un percorso a due. Io chiedo poche grazie, già essere nata è una grazia. Importante è avere una prospettiva al di sopra della quotidianità. Tutto qui. Lo studio costante, la meditazione e la riflessione mi portano a vivere la mia fede in questo modo fino alla fine del mio percorso umano, perché Dio non forza mai la nostra volontà, propone sempre discretamente chiedendo di fidarsi di Lui. Forse ogni nascita è una reincarnazione? Chissà! - Lucia

La fede è per me parte integrante della mia vita, è un percorso. La vivo nel quotidiano ovunque mi trovi, con le stesse certezze e gli stessi dubbi. A casa nei gesti quotidiani, nei luoghi nelle persone che frequento abitualmente. In villeggiatura nella natura, negli amici, nel quotidiano suono delle campane che accompagna i tempi della mia giornata. I momenti difficili, complicati e dolorosi credo non siano altro che prove che il Signore pone per aiutarmi a superare i dubbi. - F.

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In preghiera con Maria e il Beato Innocenzo

Fra Giorgio
Stancheris

In questo Anno dedicato alla Preghiera, in preparazione al Giubileo del 2025, che avrà come motto “pellegrini di speranza”, ci siamo radunati per quattro martedì consecutivi (11-18-25 giugno e 4 luglio) attorno ad alcune “santelle” dedicate al B. Innocenzo, per pregare col S. Rosario e per riscoprire la spiritualità del nostro Beato.

Papa Francesco nell’annunciare questo anno speciale ha detto: “La preghiera sia dunque per ogni cristiano la bussola che orienta, la luce che illumina il cammino e la forza che sostiene nel pellegrinaggio che condurrà a varcare la Porta Santa; sia lo strumento per arrivare con cuore pronto ad accogliere i doni di grazia e di perdono che il Giubileo offrirà”.

Questi nostri incontri di preghiera ricordando la Vergine Maria e il “fratino” beato, hanno al vero corrisposto all’invito del pontefice che ci ha richiamati a pregare in preparazione al Giubileo.

Abbiamo pregato in quei luoghi dove la devozione popolare ha voluto un segno della presenza di Dio, della Madre di Gesù e nostra, in particolare del B. Innocenzo, fra le nostre case e sulle vie del nostro vissuto quotidiano.

Il nostro itinerario orante è iniziato alla Piazza Alta di Ossimo Inferiore, dove sulla parete della vecchia canonica vi è un affresco del Beato, il quale ha soggiornato in questa abitazione per ministero.

Il secondo appuntamento in via Trieste a Borno, davanti ad una recente edicola del “fratasì de Bers”.

Il terzo alla santella di Lozio, dedicata alla Regina della pace e ai santi locali.

Abbiamo concluso alla Croce di Salven (Borno), davanti alla cappella di S. Giovanni Paolo II, in cui vi è anche una piccola effige del del B. Innocenzo.

Il frate vi sostava in preghiera quando era in viaggio verso Paline.

A questi piccoli cenacoli erano sempre presenti un bel gruppo di persone, l’arciprete di Borno don Paolo, don Gianni e io stesso, animatore della preghiera.

Padre Innocenzo amava molto pregare, la preghiera era il suo filo diretto col Signore.

Si può dire che tutte le sue giornate, tutta la sua vita fosse preghiera: qualsiasi cosa facesse era sempre col cuore e la mente unito a Dio.

Dai suoi scritti apprendiamo e facciamo nostra la seguente preghiera:
“Maria, Madre del bell’amore,
apostolo della carità S. Giovanni,
discepola del Sacro Cuore
beata Margherita,
voi che avete la bella sorte
di esperimentare i palpiti ardenti
di questo Cuore divino,
deh, impetrateci una scintilla
di quell’amore infinito
che consumò il Cuor di Gesù,
sicchè abbiamo a restar
dolcemente feriti d’amore
verso Colui che fu tutto impiagato
per amor nostro”.

Ci aiuti il Beato a riscoprire il valore, l’efficacia e la bellezza della preghiera: sia quella contemplativa, sia quella liturgica, come e soprattutto quella in famiglia, oggi tanto trascurata.

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OSSIMO: un viaggio tra borghi gemelli

Marco
Bottichio

Nella giornata del 25 maggio, organizzate dal Comune di Ossimo, Pro Loco, nell’ambito del progetto “Turismo delle Radici”, promosso dal Ministero degli Esteri, si sono svolte due visite guidate alla scoperta di Ossimo, dei suoi due borghi principali e delle sue radici. Con questo articolo andiamo a ripercorre un po’ quanto vissuto e visitato da chi ha partecipato a queste giornate!

GUINNESS WORLD RECORDS
Ossimo vanta ben tre primati mondiali riconosciuti dal Guinness World Records:
- Salame più lungo del mondo.
- Salame più grande del mondo.
- Cucchiaio di legno più grande del mondo.

LE PARROCCHIALI
Ossimo Inferiore: La Parrocchiale dedicata ai Santi Cosma e Damiano vanta una storia che risale all'Alto Medioevo.
La chiesa presenta opere d'arte di pregio, tra cui la copia del ritratto dell'inquisitore Candido Rizzieri.
- Medaglioni con Ultima Cena, Resurrezione e Ascensione:un'opera del Quaglio che raffigura i momenti salienti della vita di Gesù con maestria e devozione.
- Affresco dell'Adorazione dei pastori:dipinto dal Salvetti.
- Tela della Madonna col Bambino e Santi.
- Organo del 1810:costruito da Gaetano Callido, questo strumento di pregio arricchisce la parrocchiale con le sue melodie.
- Altare maggiore del 1798, realizzato da Francesco Inversini.
Ossimo Superiore: La Parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio, anch'essa ricca di storia e tradizione, sorge sui ruderi di un antico castello.
- Medaglioni raffiguranti scene della vita di Gesù (XIX secolo).
- Pala ritraente i Santi Gervasio e Protasio e la Pietà (1843) di Antonio Guadagnini.
- Tela seicentesca raffigurante la Madonna con il Bambino, le Anime purganti e Santi.
- Copia del voto fatto alla Madonna sul finire della seconda guerra mondiale, per chiedere di risparmiare l’abitato dalle distruzioni della guerra.

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CIMITERO VECCHIO DI OSSIMO INFERIORE
Un luogo ricco di storia e memoria, sorto in seguito alle leggi napoleoniche e conservato nel suo aspetto originario. Passeggiando tra le antiche lapidi in marmo nero di Vezza e grigio di Sarnico, si viene immersi in un'atmosfera di quiete e riflessione. Le iscrizioni, curate con meticolosa attenzione, sono ancora perfettamente leggibili e rivelano una profonda eleganza poetica, quasi come versi di grandi poeti. Ogni epitaffio racconta una storia, un ricordo, un'emozione che ci riporta indietro nel tempo, testimoniando la vita e le tradizioni di un'epoca passata.

PALAZZO RIZZIERI
Le sue strutture architettoniche sono del 1400, mentre il suo portale è databile 1600.

CHIESA DI SAN CARLO
Venne costruita in un luogo rialzato fuori dall'abitato e che troneggia la Val Camonica, per volere della comunità a seguito del ricordo della presunta visita del Cardinale Carlo Borromeo nel 1580, in segno di grande devozione.
La sua costruzione fu iniziata intorno al 1614, ma la sua erezione fu un'opera difficile: l'opera fu sospesa già nell'ottobre 1616 perché gli abitanti volevano amministrare per la costruzione di questo tempio i denari delle elemosine senza intervento del Rettore. La chiesa fu terminata solo nel 1618.
Usata per secoli, fu successivamente lasciata in disuso e subì grandi danni per il tempo e le infiltrazioni d'acqua. Nel 1986 il Gruppo Alpini di Ossimo Superiore si prese a cuore il restauro di questo tempio salvandolo alle rovine del tempo.
Al suo interno, nel piccolo presbiterio si trova un affresco del XVII secolo di autore ignoto che rappresenta (in basso) la Maddalena e san Marco e (in alto) San Carlo in adorazione dinnanzi alla Vergine col Bambino.

I BORGHI GEMELLI
Caratterizzati da strette vie acciottolate, case in pietra e chiese antiche, Ossimo Inferiore e Ossimo Superiore conservano il fascino di un tempo lontano. Immersi nella natura incontaminata della Valle Camonica, questi borghi sono l'ideale per una passeggiata rilassante o un tuffo nella storia locale. Anche per questo è stato un piacere vedere la gente partecipare, nonostante un clima non amichevole, a queste escursioni, con la viva speranza e voglia di riproporre altri momenti come questi anche nel prossimo futuro!

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9 giugno 2024: adunata del Gruppo Alpini di Ossimo Inferiore

I componenti
del Gruppo

Anche il più sprovveduto visitatore, arrivando a Ossimo Inferiore in questi giorni, si sarà reso conto che c’è aria di festa. Non passano certo inosservate le vie del paese parate con il Tricolore.

Un bel colpo d’occhio che invita a lasciarsi prendere dai festeggiamenti ed un chiaro segnale di profondo patriottismo e di eterna gratitudine verso chi, con il proprio sacrificio, ci ha donato l’Italia libera in cui oggi viviamo.

Questo grazie agli Alpini ed ai volontari che, con questi gesti, apparentemente scontati, rinnovano lo spirito di Gruppo e si dimostrano fedeli custodi di quei solidi valori che, concretamente e con l’esempio, si impegnano a trasmettere alle nuove generazioni.

Il ritrovo, fissato presso la sede del Gruppo domenica 9 giugno, ci ha trovato pronti ad accogliere, con ospitalità autentica, sia le autorità che gli Alpini provenienti dal resto della Valle. Graditi ospiti anche chi è arrivato sull’Altopiano da lontano e che, con la loro presenza, ci hanno manifestato vicinanza e gratitudine.

Non potevano mancare i bambini delle Scuole Primarie e della Scuola dell’Infanzia che, con il loro entusiasmo e la loro innata curiosità, facendosi coinvolgere dallo spirito gioioso della nostra commemorazione, hanno allietato la giornata.

Una curiosità che ci fa intravedere un futuro di pace e ci stimola a proseguire sulle tracce dei nostri Padri, dei Fondatori dell’A.N.A e degli Alpini “Andati Avanti”.

All’adunata ha fatto seguito la sfilata per le vie del Paese che, con il Corpo Musicale Santa Cecilia di Borno impegnato a dare il passo, ha visto la presenza di numerosi Gagliardetti, del Vessillo Sezionale di Valle Camonica, di quello della Sezione di Brescia accompagnato dagli amici Alpini di Flero e Poncarale. In marcia anche il Gonfalone Comunale e quello dell’AVIS, presente il Presidente Mascherpa e dell’AIDO.

La cerimonia ufficiale che si è svolta al Monumento dei Caduti, ha visto la partecipazione del Presidente dell’ ANA Valle Camonica Ciro Ballardini, del Sindaco Cristian Farisè, del Gen. Ermete Venturi, del Comandante della Stazione Carabinieri di Borno Gaetano Schiattarella, del Capo Gruppo Zendra Bortolo e di don Cesare Isonni.

Nei discorsi si è voluta sottolineare la costante presenza attiva di un Gruppo Alpini, come il nostro, all’interno di una comunità. Un’operosità di poche parole, ma un concreto esempio di senso civico.

La Santa Messa, celebrata presso la Parrocchiale Santi Cosma e Damiano da don Cesare Isonni, ha visto la partecipazione dei coristi “Amici del Canto” di Borno, egregiamente diretti dal Maestro Tomaso Fenaroli, che hanno degnamente magnificato la celebrazione liturgica.

A chiusura della splendida giornata non poteva mancare il momento conviviale. Un ottimo pranzo servito presso il Ristorante Belvedere di Borno, allietato da musica e canti grazie al caro amico ossimese Adriano.

Grazie a tutti quanti si sono impegnati per l’ottima riuscita di questo momento di festa e di riflessione.

Confidiamo di darci appuntamento a breve, in uno dei numerosi appuntamenti che la vita Associativa dell’ANA ci riserva.

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SANTA CRISTINA: una comunità in cammino

La comunità
di Lozio

A Lozio come da tradizione anche quest’anno il 20 e il 21 luglio si è saliti all’imbocco della Val Baione dove sorge la chiesa di S. Cristina. La piccola chiesetta montana ha richiamato a sé tanti fedeli e tutti coloro che hanno sentito il desiderio di salire nelle due giornate per partecipare alle sante Messe e alla fiaccolata del sabato sera come da tradizione.

Non esiste nessuno di Lozio che non sia salito almeno una volta a fare una passeggiata in un posto così silenzioso, ideale per meditare e così suggestivo. In effetti sono state numerose le persone che hanno gremito la chiesetta e il sagrato per trascorrere un momento in compagnia e di preghiera, seguita poi dalla spettacolare fiaccolata lungo il sentiero che raggiunge Sommaprada.

Così la nostra amata chiesetta – che dallo scorso autunno è stata illuminata ancor di più in modo da esser vista da tutti quanti rientrano dal fondo valle dopo una giornata lavorativa – ha richiamato a sé, oltre ai fedeli, anche tante persone incuriosite dalla voglia di partecipare. Per creare tutto ciò si è collaborato pulendo i sentieri, il sagrato, la chiesa, preparando la legna per il falò, le fiaccole, i canti per la santa Messa e la celebrazione della stessa.

Una comunità in cammino vero e proprio, verso ciò che unisce, e che anche questa volta ha unito tutti. Si leggeva negli occhi dei più piccoli la gioia per aver partecipato all'evento, negli occhi dei più adulti l’orgoglio di aver mantenuto viva una tradizione che prosegue da anni e che ha visto tanta partecipazione nonostante ci fossero altre manifestazioni sull’Altopiano del Sole.

Ci siamo lasciati con il desiderio di ritrovarci il prossimo anno con la stessa volontà di far comunità.

Cuntomela Estate 2024


Dio faccia nascere nel cuore dei giovani il desiderio missionario

Carissimi amici tutti,

quest’anno abbiamo avuto la possibilità di tornare al nostro amato paesello di Borno per un po’ di riposo, dopo un tempo, più o meno prolungato, di assenza per la Missione. Siamo le sorelle Zerla: Patrizia missionaria da tanti anni in Burkina Faso e sr Ester attualmente missionaria in Brasile dopo essere stata in Burundi. Quanti missionari Borno ha donato alla Chiesa, e speriamo che continui a donarne ancora! Gesù ci ricordava proprio in questi giorni «La messe è molta ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai per la sua messe». Sì, la fede, la preghiera e la generosità hanno sempre caratterizzato le famiglie bornesi e siamo convinte che ci sono ancora tanti genitori che desiderano e pregano che i propri figli siano buoni e seguano il Signore nel matrimonio, costruendo famiglie sante oppure nella vita sacerdotale, consacrata o missionaria per servire e amare Dio nelle sorelle e nei fratelli, soprattutto i più poveri e emarginati. Anche noi ci uniamo a questa preghiera e ci rivolgiamo a tutti i giovani con le parole di S. Giovanni Paolo II: «giovani non abbiate paura di aprire le porte a Cristo!» E possiamo testimoniare con il nostro sorriso e la nostra gioia che è bello donare la propria vita a Lui.

Cuntomela Estate 2024

Ci è stato chiesto dalla redazione di Cüntòmela di raccontare come noi missionarie passiamo questo tempo di riposo e con semplicità cerchiamo di condividere in poche righe ciò che il Signore ci concede di vivere. Sì, perché è Lui che tra le gioie e le fatiche della missione dice ai suoi discepoli: «venite in disparte con Me e riposatevi un poco!» Gesù ci insegna che il riposo vero lo troviamo stando in intimità con Lui, come Lui faceva con il Padre; quindi, quando noi torniamo a Borno cerchiamo tempi più prolungati di preghiera nella solitudine, nella meditazione della Parola di Dio e nella contemplazione della natura e degli eventi della storia per sentirci amate, per ritrovare noi stesse, le forze fisiche e spirituali, il senso di ciò che siamo e facciamo. Tutto ci parla di Dio, della sua presenza costante e del suo amore infinito per ognuno dei suoi figli e figlie. Ogni giorno partecipiamo alla S. Messa nella comunità parrocchiale o al Santuario dell’Annunciata, quando possibile facciamo delle lunghe passeggiate tra le nostre belle montagne e così ritemprate, cariche di pace e di gioia profonda possiamo far visita a tante persone, amici e parenti, raccontare la nostra esperienza missionaria e soprattutto ascoltare, ascoltare tante storie di vita, di gioia, di sofferenze, di fede, di speranza e di carità, a volte di smarrimento o di dubbio o di abbandono. Il nostro passaggio nelle case e nelle famiglie, al di là dell’amicizia e della fraternità che ci lega con le persone, vuole essere segno di Gesù che viene a visitare e a prendersi cura dei suoi figli amati.

Il Signore ci prepara sempre delle belle sorprese. Quest’anno, per esempio, ci ha offerto la possibilità di partecipare a un pellegrinaggio a Medjugorje. È stata un’occasione di profonda spiritualità. Abbiamo potuto sperimentare la misericordia di Dio, crescere nella fede e unirci nella preghiera a mamma Maria con molti pellegrini di tutto il mondo per chiedere il dono della tanto desiderata pace per l’Ucraina, per la Terra Santa e per tutti i paesi in guerra.

Il nostro tempo di riposo già sta volgendo alla fine. Desideriamo ringraziare Dio e tutta la comunità bornese per l’ospitalità e la grande generosità di sempre. Continuate ad accompagnare e sostenere la nostra Missione con la vostra preghiera. Dio benedica e ricompensi tutti e faccia nascere nel cuore dei giovani il desiderio missionario.

Con affetto

Patrizia e Ester

Cuntomela Estate 2024


UN MARE D’UMANITÀ
Le canzoni di Lucio Dalla

Franco
Peci

Anche per me Lucio Dalla è stato soprattutto un grande musicista che sapeva spaziare dal jazz al rock, dalla melodia tipicamente italiana e napoletana, testimoniata dal successo della sua CARUSO, alla musica da opera in cui si era cimentato negli ultimi anni, della quale però io non so niente. Oltre a suonare il clarinetto con quella spontaneità tipica dei veri musicisti, usava la sua stessa voce per emettere suoni e armonie come solo i grandi del jazz sapevano e sanno fare: due su tutti, Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald.

Ma visto che le belle canzoni sono sempre uno straordinario incontro fra musica e parole, quelle del cantautore bolognese esaltano davvero questo intreccio, questa combinazione di suoni e significati.

Non si può parlare delle canzoni di Dalla senza citare le prime due che hanno avuto successo e che hanno accompagnato la sua e la vita di molti di noi.

La prima è quella GESÙ BAMBINO, con il testo della professoressa e storica Paola Pallottino, su cui fin dal titolo – cambiato in 4 marzo 1943, la stessa data di nascita dell’autore – era intervenuta la censura perbenista dell’epoca, poco demo e ancora meno cristiana. Con quell’accompagnamento melodico stile americano anni ‘50, che lo stesso Dalla ha reinterpretato in svariati modi, la canzone racconta di una ragazza madre sedicenne che “giocava alla Madonna (censurata con “a far la donna”) con un bimbo da fasciare”. Sempre il solerte servilismo dei funzionari impose l’espressione “la gente del porto” per non citare esplicitamente le due categorie di persone che secondo il Vangelo (vedi Mt 21,28-32) ci passeranno avanti nel regno dei cieli.

La seconda è PIAZZA GRANDE nata, come raccontava lo stesso Lucio Dalla, mentre era sulla barca con il suo amico Ron e quest’ultimo, arpeggiando con la chitarra, accennò ad un motivo da cui nacque il brano nel quale penso un po’ tutti possiamo rispecchiarci. Tutti, in fondo, avvertiamo fame di amici, di avere un posto in cui sentirci a casa; tutti, a modo nostro, abbiamo bisogno di carezze, di sognare, di pregare Dio, anche se poi spesso, belle o brutte che siano, non vogliamo cambiare le nostre abitudini.

Ma le canzoni che a me piacciono di più del peloso cantautore bolognese sono racchiuse in quei tre album giudicati da molti il meglio della sua produzione: Come è profondo il mare (1977), Lucio Dalla (1979) e Dalla (1980). Sono venticinque brani quasi tutti molto belli, con ritmi vivaci, melodie sempre emozionanti e testi scritti dallo stesso autore che, nelle canzoni precedenti, si era avvalso della collaborazione di persone come il poeta Roberto Roversi.

Con un timbro quasi ossessivo che poi si apre ecco COME È PROFONDO IL MARE, quel mare che è uno dei temi più cari di Dalla, e che qui è cantato come la sorgente da cui tutti proveniamo, segno della profondità umana che rischia di essere inquinata e distrutta.

Pur se incentrata su quello che può essere definito un banale innamoramento adolescenziale, ho sempre avuto un debole per ANNA E MARCO. È una di quelle canzoni che in tre minuti o poco più sanno raccontare un intero romanzo con tanto di caratterizzazione dei personaggi – Anna come tante, Anna permalosa… Marco grosse scarpe e poca carne, Marco cuore in allarme… – di illustrazione ambientale – vita di periferia, un locale che fa schifo, c’è una checca che fa il tifo... – e un happy end scontato ma comunque bello in quel “qualcuno gli ha visti tornare tenendosi per mano”.

Cuntomela Estate 2024

Emozionanti la chitarra elettrica e la batteria che introducono BALLA, BALLA, BALLERINO… Nonostante la notte fredda e scura, in mezzo a sconfitte ed abbandoni, dobbiamo continuare a ballare nella nostra vita, a ballare anche per i violenti veloci di mano e coi coltelli. Ecco un altro tema-categoria che si trova spesso nelle sue canzoni; i ladri, i delinquenti, quei potenti che mascalzoni di SE FOSSI UN ANGELO in cui Dalla, rivolgendosi a Dio, gli dice: “E Tu cosa fai? Li perdoni!”. Ma sempre secondo il brano precedente, proprio qui sta il mistero: nonostante i violenti “morti da sempre anche se possono respirare… sotto un cielo di ferro e di gesso l'uomo riesce ad amare lo stesso, e ama davvero, senza nessuna certezza, che commozione, che tenerezza…”

Dopo la sua morte, come al solito, sono state esaltate la generosità e la sua stessa fede, a quanto pare più praticate che ostentate, come sempre dovrebbero esserlo. Comunque sia, il mistero sopra citato mi sembra abbia un notevole sapore di Vangelo, di buona notizia. E se è vero che la spiritualità autentica nasce dal sapersi porre domande profonde, lo stesso sapore possiamo ritrovarlo in COSA SARÀ “…che fa crescere gli alberi, la felicità, che fa morire a vent'anni anche se vivi fino a cento… cosa sarà che ti spinge a picchiare il tuo re, che ti porta a cercare il giusto dove giustizia non c'è…” Composto e spesso cantato con Francesco De Gregori – un altro grande della canzone italiana – è un brano che mi ha sempre dato un certo entusiasmo. Le sue poche note, quei quattro accordi cuciti in croce – tanto per citare ancora un altro grande cantautore della sua stessa regione, cioè Guccini – ma continuamente esaltati dai vocalizzi e dai colpi al sax di Lucio Dalla, si sposano perfettamente con le continue domande.

“Cosa sarà… che ci fa lasciare la bicicletta sul muro e camminare la sera con un amico a parlar del futuro” prosegue il testo indicando un altro tema che, con il mare e i delinquenti dei quali “non bisogna aver paura ma stare un poco attenti”, ricorreva spesso nelle sue canzoni: il futuro visto come speranza, come prospettiva positiva. Nel L’ANNO CHE VERRÀ, ad esempio, accanto ai “sacchi di sabbia vicino alla finestra” che, secondo l’interpretazione di molti, richiamavano la paura per la violenza e il terrorismo degli anni ‘70, Dalla canta che “ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno, anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno”. La canzone termina, però, con un disincanto degno del Qoelet: “L'anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità”.

Su questo terzo tema c’è un altro brano che mi è entrato nel cuore, anch’esso con una musica e un ritmo molto belli. In mezzo ai russi e agli americani (guerra fredda), ad una notte di fuoco dove “tutto il mondo sembra fatto di vetro e sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio”, due innamorati non smettono di immaginare di poter avere un figlio… “che non avrà paura… E se è una femmina si chiamerà Futura”

Lucio Dalla ci ha lasciato tante belle canzoni, molto varie e diverse fra loro. Come non ricordare Quale allegria, Cara, L’ultima luna, Il cielo o, amando il jazz, DISPERATO EROTICO STOMP. A parte il singolare effetto che l’osservare una stella (desiderio) e il silenzio procurano al protagonista, questa canzone allo stesso tempo allegra, veloce e malinconica – come lo erano appunto gli stomp, i motivi jazz tradizionali – non è solo il pretesto per uno spunto goliardico, ma può essere letta come un allarme (forse più attuale ora di quando fu scritta) contro la tentazione di isolarsi, di pensare da soli, di rimanere sempre in mutande rinchiusi in casa.

Specialmente negli ultimi anni, però, non posso fare a meno di avvertire un brivido di commozione ogni volta che sento quella singola nota ripetuta tre-quattro volte al pianoforte prima che, piano piano, si unisca ad altre note come “la gente che corre nelle piazze per andare a vedere…”, e si muova come “la città con le piazze e i giardini e la gente nei bar…”.

In una sua intervista rintracciabile in internet, Lucio Dalla definì Roma “una città unica al mondo, un palcoscenico straordinario che unisce tutte le classi sociali, in cui non c’è contrasto, c’è voglia di stare insieme”, e raccontò che proprio vedendo Roma incendiata da una sera di festa di fine estate, si mise al pianoforte e compose il brano. Anche ad esso si possono attribuire vari significati – voglia di far comunità appunto, di far festa, di sentirsi parte e di nuotare in quel mare d’umanità che ritorna anche qui – ma per me LA SERA DEI MIRACOLI è soprattutto un’altra bella, bellissima canzone di Lucio Dalla.

Cuntomela Estate 2024


Battesimi

Borno___

Wendy Begi di Ymer e Daniela Gjuta - Borno 19 marzo 2024

Riccardo Cerabolini di Matteo e Chiara Cambareri - Borno 13 aprile 2024

Cuntomela Estate 2024

Giuseppe Masu di Giovanni e Marina Gheza - Borno 14 aprile 2024

Anita Baisotti di Carlo e Miriam Ricchini - Borno 5 maggio 2024

Simone Baccanelli di Daniel e Miriam Mora - Borno 19 maggio 2024

Bianca Sanzogni di Maurizio e Marzia Melotti - Borno 2 giugno 2024

Cuntomela Estate 2024

Ossimo Inf.___

Beatrice Arici di Nicolò e Elena Franzoni - Ossimo Inf. 15 giugno 2024

Simone Pasotti di Stefano e Claudia Andreoli - Ossimo Inf. 7 luglio 2024

Ossimo Sup.___

Giuseppe Arici di Matteo e Roberta Avanzini - Ossimo Sup. 25 maggio 2024

Cuntomela Estate 2024


Matrimoni

Daniela Bottichio e Luca Gheza - Borno 1 giugno 2024

Jessica Zerla e Marco Laini - Borno 22 giugno 2024

Laura Arici e Davide Fisogni - Annunciata 22 giugno 2024

Cuntomela Estate 2024


“Talità kum”
Un sussurro per Dorotea e Sergio

“Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina.
Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.”
(Mc 5,35-43)

Don Mario
Bonomi

“Talità kum” Alzati! Probabilmente è il comando di cui abbiamo più bisogno oggi. Sì perché davanti all’angoscia più grande, quella di sopravvivere ai propri figli, ci sentiamo lacerati, feriti mortalmente; desiderosi di rinchiuderci in noi stessi, quasi lasciandoci cullare del non senso e facendoci abbracciare dall’oscurità, che tutto ingoia, flirtando con la morte stessa.

“Talità kum” Alzati! È come se una fanciulla dormisse in noi (non è un caso che le fiabe ce lo ricordino) e noi, prima che Gesù ci prendesse per mano, eravamo dei dormienti o peggio degli zombie. Le madri mettevano al mondo dei figli destinati al regno dell’indistinto e alle brame di “Morfeo”, divinità delle ombre.

“Talità kum” Alzati! Il nostro istinto finalmente è appagato e trova ragion d’essere in Gesù, perché in tutte le nostre fibre ci rifiutiamo di pensare e di vivere senza la persona amata e molto di più, quasi si fa certezza non matematica, ma morale, che le persone amate si rincontreranno e che esse non ci abbandonano.

“Talità kum” Alzati! Che fare allora? Come superare l’angoscia? Impressionante, forse non tutti ricordano che il popolo di Israele è stato uno degli ultimi a credere nell’immortalità, dopo i Sumeri, gli Egiziani, i Greci. Nella Bibbia ebraica unicamente i libri scritti dopo il 100 A.C. ne accennano. La lentezza del popolo eletto nel giungere all’affermazione esplicita di una Vita Eterna è preziosa e illuminante. Prima infatti di credere in un mondo futuro è necessario dare valore e amare, con passione, la vita terrena, come l’apprezza e ama Dio.

Cuntomela Estate 2024

“Talità kum” Alzati! Non è un caso che Gesù dica, probabilmente rivolto ai genitori della fanciulla, quasi di passaggio: “Datele da mangiare!”. Verosimilmente la sua malattia era dovuta ad un disturbo alimentare, e quindi a qualche incomprensione relazionale, legata all’età da matrimonio (12 anni all’epoca). È come se il Suo consiglio per “cosa fare” sia quello di prendersi cura della vita, delle persone sempre e comunque; amare e amare senza il freno a mano tirato; donare attenzione, prenderci per mano e nutrirci vicendevolmente sia il corpo, sia la “psiche”, sia lo spirito.

Così Dorotea e Sergio ci chiedono di vivere per loro, di risvegliare la fanciulla che dorme in noi. Pur nel dolore lancinante sarà medicina il vivere intensamente gli uni per gli altri, fare comunità, creare comunione nella certa speranza, che anche oggi Gesù ci dice: “Non temere, continua ad avere fede!”

Fede nella Vita, nell’Amore, nel tuo istinto di sopravvivenza, desiderio di rincontrare gli amati e che il bene donato vicendevolmente non va perduto; fede in Dio Padre Creatore, Egli Dio infatti: “Non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.” (Sapienza 1,13-15- 2,23).

Gesù dice: “Perché vi agitate… e lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori…”. Egli ci chiede comunque la profondità del silenzio: non un silenzio vuoto, ma di preghiera; un silenzio abitato dalla Sua presenza, così da poter udire la Sua voce che ci sussurra nell’intimità della nostra stanza interiore:“Talità kum” Alzati!

Cuntomela Estate 2024


Chiamati alla vita eterna

Borno___

Rosina Sanzogni 9 giu 1930 - 21 mar 2024

Antonietta Bona 20 mag 1949 - 1 apr 2024

Giuliana Mozzani 2 dic 1929 - 5 apr 2024

Maria Sigala 19 giu 1929 - 11 apr 2024

Anna Miorini 23 feb 1927 - 17 apr 2024

Battista Fedrighi 13 feb 1939 - 21 apr 2024

Pietro Savini 4 ago 1929 - 25 apr 2024

Giuseppe Gheza 1 nov 1946 - 7 mag 2024

Cuntomela Estate 2024

Graziolo Andreoli 9 mag 1952 - 14 mag 2024

Caterina Rivadossi 27 giu 1947 - 15 mag 2024

Bortolo Gheza 4 mar 1931 - 17 mag 2024

Dorotea Giglio 2 lug 2020 - 22 mag 2024

Sergio Sanzogni 2 giu 1998 - 1 giu 2024

Franco Sanzogni 21 nov 1951 - 9 giu 2024

Teresa Rivadossi 31 gen 1934 - 28 giu 2024

Giacomo Rivadossi 12 gen 1943 - 30 giu 2024

Cuntomela Estate 2024

Maria Orlandi 29 ott 1941 - 1 lug 2024

Martino Filippi 17 apr 1947 - 21 lug 2024

Ossimo Sup.___

Annetta Rivola 20 dic 1942 - 30 mar 2024

Clemente Bettineschi 8 lug 1932 - 21 mag 2024

Caterina Andreoli 25 ago 1935 - 15 giu 2024

Ossimo Inf.___

Francesca Vielmi 16 apr 1933 - 26 mag 2024

Lozio___

Giovanni Tilola 7 ott 1938 - 4 apr 2024

Cuntomela Estate 2024


102 anni.

Anche quest'anno porgiamo tanti auguri a
Maria Franzoni
di Ossimo Inferiore che con figli, nipoti e pronipoti il 21 maggio ha festeggiato i suoi 102 anni.



La scoperta e le successive cure di una malattia tumorale diventano l'occasione per una mamma della nostra comunità di Borno di ripercorrere, scrivendo un diario per le sue due figlie ancora piccole, la propria vita.

Ramona Plotoaga dona non solo a Sofia e Letizia, ma ad ognuno di noi il racconto della sua vita dall'infanzia e adolescenza nel suo paese in Romania, alle sue esperienze di lavoro all'estero, prima in Germania, poi in Italia, fino ad approdare a Borno, dove ha conosciuto Giordj, ha messo su famiglia e che considera ormai il suo paese, la sua casa.

Se è vero che esperienza non è solo vivere fatti e avvenimenti ma riflettere, cercare di trovare un senso a ciò che si è vissuto, questo è un libro molto esperienziale, denso di significati, di riflessioni che esprimono la tenace fede della protagonista nelle leggi dell'universo (forse dal sapore un po' new age), ma soprattutto in quel Signore che Ramona definisce il suo vero amante.

La realtà è come una rosa: può presentare le spine, a volte anche molto pesanti, ma se non smettiamo di ascoltarla e di osservarla dal verso giusto possiamo sempre cogliere il bene che ci circonda, vederne la bellezza e sentire il profumo della vita.

Cuntomela Estate 2024
Cuntomela Estate 2024

Cüntómela
Estate 2024

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Frugando nel Sacco
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