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Benedetto XVI: un grande protagonista nell’ambito del pensiero e della coscienza

Sull'Osservatore Romano (5-1-2023) il card. Giovanni Battista Re ricorda Papa Benedetto XVI.

Nell’arco dell’intera sua vita – da sacerdote, teologo, Arcivescovo e poi Papa – Josef Ratzinger si è distinto nell’annunciare con chiarezza e con vigore la Parola di Dio al mondo del nostro tempo, in dialogo con le culture e dicendo cose profonde in modo comprensibile a tutti.

Il suo pontificato è caratterizzato soprattutto dalla ricchezza del suo magistero, che mirava a rendere Dio presente nel mondo di oggi, mettendo Cristo al centro delle sue riflessioni e prodigandosi per far comprendere che il cristianesimo è una buona notizia anche per l’uomo e la donna di oggi.

Funerali papa Benedetto XVI

Ho ancora viva nella mente la convinzione con cui Papa Giovanni Paolo II volle il Card. Ratzinger qui a Roma come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ricordo quando, invitato a cena alla tavola del Papa insieme con Mons. Eduardo Martinez, Sostituto della Segreteria di Stato, il Papa ci comunicò che come successore del Card. Seper – che, a motivo dell’età, aveva presentato la rinuncia all’incarico di Prefetto della Dottrina della Fede – aveva pensato al Card. Josef Ratzinger, allora Arcivescovo di Monaco in Baviera. Ci illustrò che lo riteneva la persona più idonea per i seguenti tre motivi: è un grande teologo, che ha prestigio e autorevolezza nel mondo per le sue pubblicazioni; è sicuro per quanto riguarda la dottrina, per cui si impegnerà contro ogni forma di deviazione dottrinale; ha partecipato come perito al Concilio Vaticano II e pertanto conosce in profondità gli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

Di fronte alla proposta di questo trasferimento a Roma, il Card. Ratzinger fece presente che era Arcivescovo di Monaco da breve tempo e che da poco aveva messo in cantiere alcune iniziative.

Di fronte ai dubbi del Card. Ratzinger, Papa Giovanni Paolo II non ebbe esitazioni: decise che il Card. Seper continuasse ancora per un anno il suo servizio e fece sapere al Card. Ratzinger che gli concedeva un anno di tempo nel suo ministero pastorale in Baviera.

La collaborazione fra Papa Giovanni Paolo II e il Card. Ratzinger fu intensa, sia per quanto riguarda le questioni di diretta competenza del Dicastero per la Dottrina della fede, sia per altri casi in cui il Papa gli chiese pareri e collaborazione. Fra il Papa e il Prefetto della Dottrina della fede vi fu sempre profonda reciproca stima, piena sintonia e vera amicizia. Direi anche che vi era una vicendevole ammirazione.

Eletto Papa nel 2005, prese il nome di Benedetto XVI e si presentò al balcone della Basilica Vaticana definendosi “un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”. Col suo stile mite, lo sguardo buono e la profondità del suo pensiero si conquistò subito consenso e simpatia.

Fra le sue note distintive, vorrei rilevare che è stato un Papa dalla fede profondamente amica della ragione, la fede infatti aiuta la ragione a superare i confini dell’intelligenza umana.

Tutto il suo pontificato è stato orientato a ravvivare e irrobustire nei cristiani la fede in Dio. Ha cercato di avvicinare Dio agli uomini e gli uomini a Dio. In diverse occasioni ci ha ricordato che il nostro mondo non potrà essere veramente umano senza il sole di Dio nel suo orizzonte, perché solo in Dio l’uomo trova la spiegazione del suo mistero e solo in Dio trova adeguata risposta al suo desiderio di felicità. Dimenticando Dio, l’uomo diventa per se stesso un enigma senza risposta. Senza Dio l’uomo non realizza se stesso e non migliora la società. Senza Dio l’uomo non ha futuro.

In pari tempo, Papa Benedetto XVI ha cercato di valorizzare la ragione e di ampliarne l’orizzonte, nella profonda convinzione che “il mondo della ragione e il mondo della fede hanno bisogno l’uno dell’altro”. Sono molti i contributi teologici che egli ha offerto per chiarire sempre meglio l’intimo legame tra la ragione e la fede.

Gli 8 anni di pontificato di Benedetto XVI resteranno nella storia per l’alto insegnamento delle sue tre Encicliche, dei suoi numerosi scritti, documenti e discorsi.

Egli si è rivelato un protagonista sul piano del pensiero e della coscienza, nello sforzo di aiutare tutti a dare spazio alla luce che viene da Dio e che dà senso all’umana esistenza.

È poi nota la sua ferma opposizione alla “dittatura del relativismo”, e la continua riaffermazione dei valori morali, facendo leva sulla legge naturale, iscritta nel cuore di ogni uomo e di ogni donna.

È intervenuto con le sue riflessioni su tutti i principali temi culturali, morali ed esistenziali che agitano il nostro tempo, ed è stato letto ed ascoltato anche da persone lontane dalla Chiesa cattolica, perché oltre che un grande teologo era un grande pensatore. Egli ha cercato di capire il nostro mondo moderno, nel quale la globalizzazione – come egli afferma nella “Charitas in veritate” – ha reso gli uomini più vicini, ma non più fraterni.

La decisione di deporre “le somme chiavi” (Dante) sorprese tutti. È un gesto però che va apprezzato e ammirato per l’alto senso di responsabilità che l’ha ispirato.

Dopo aver riflettuto e pregato a lungo, Papa Benedetto giunse alla convinzione che la Chiesa aveva bisogno di un Papa che avesse buone energie, mentre egli non le aveva più. Pertanto, per il bene della Chiesa e per amore alla Chiesa fece questo difficile passo.

Si è così ritirato per dedicarsi - come Mosé sul monte – al ministero della preghiera e dell’intercessione presso Dio a favore della Chiesa e dell’umanità.

Tra i suoi meriti vi è anche quello di averci fatto capire l’importanza della fede e di apprezzare la gioia di essere cristiani. Parlando della sua morte ormai vicina, in una lettera del febbraio scorso, scrisse: “L’essere cristiano mi dona la conoscenza, anzi l’amicizia col giudice della mia vita; l’essere cristiano mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”.

Non possiamo non essergli grati per il dono della sua testimonianza e dei suoi alti insegnamenti, che continueranno ad illuminare il cammino della Chiesa e dell’umanità.

Card. Giovanni Battista Re


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