Cüntòmela con i MISSIONARI
Fra i libri della bancarella pro oratorio di quest'estate, l'amico Fausto ha trovato un bel volume di oltre 400 pagine. Nell'ambito degli studi sull'emigrazione dai nostri paesi, l'Associazione Gente Camuna, l'Associazione per la storia della Chiesa bresciana e la Fondazione Civiltà Bresciana hanno promosso una ricerca e poi pubblicato questo libro sui missionari partiti dalla Vallecamonica.
Dopo la presentazione del card. Giovanni Battista Re e alcune prefazioni Simona Negruzzo, che insieme a Sergio Re sono i curatori dell'opera che fa parte dei “Quaderni di Brixia Sacra”, propone un interessante riassunto della storia missionaria della Chiesa dal 1500, quando i primi missionari partirono dall'Europa insieme ai conquistatori delle nuove terre, ai tempi nostri con le aperture verso le altre fedi promosse dal Concilio Vaticano II. Seguono poi alcune pagine scritte dallo storico ossimese Oliviero Franzoni sui primi missionari camuni dei secoli passati.
La maggiore parte del volume è costituita da schede sui singoli missionari dalla metà dell'ottocento ad oggi, contenenti a volte anche una breve testimonianza personale degli stessi protagonisti. Le schede sono raggruppate in base alle varie congregazioni missionarie (Cappuccini, Conboniani, Salesiani ecc.) delle quali si riporta all'inizio della sezione cenni su fondatori, nascita, sviluppo e presenza nel mondo.
Il poderoso volume termina con l'elenco dei sacerdoti Fidei Donum (preti diocesani donati alla missione) fra i quali figura ovviamente anche don Lino Zani e due appendici sui missionari laici sempre partiti dalla Valle Camonica, compresi quelli che fanno parte dell'Operazione Mato Grosso.
La tentazione quando si apre questa pubblicazione, stampata nel 2011, è di andare subito a vedere se ci sono i missionari nati e partiti dai nostri paesi. Ecco allora che da questo numero di Cüntòmela pubblicheremo ogni volta qualche scheda sui missionari partiti da Borno, Ossimo e Lozio. Accanto a nomi e volti conosciuti, magari troveremo persone di cui si era persa la memoria.
Padre SALVATORE DA BORNO
Giambattista Rivadossi
«Sono un ragazzo del '99 nato a Borno il giorno 8 ottobre 1899. Entrai nel collegio dei Cappuccini di Lovere nel 1910 e vi rimasi cinque anni. Vestii l'abito di novizio il 28 agosto. Emisi la professione semplice nel convento di Albino, il 3 settembre 1916. Venni precettato il 20 giugno 1917; nel gennaio 1918 fui nei pressi di Belfort in Alsazia. Il 20 agosto mi ritrovai sul monte Pasubio.
Venni congedato nel gennaio 1919. Terminai gli studi di filosofia e teologia e venni ordinato sacerdote il 14 giugno 1924. Mi diplomai in sociologia a Bergamo e i superiori mi destinarono a Milano come commissario del Terzo Ordine Francescano e segretario delle nostre missioni.
Nel 1935 partii per l'Africa come missionario e cappellano militare. Ripartii poi con la stessa mansione nel 1939: Albania, Montenegro, Iugoslavia, Austria, Germania, Francia. Il "giorno più lungo" lo vissi a Parigi. Qui le mie tracce si persero.
Venni dichiarato disperso da monsignor Orsenigo nunzio apostolico a Berlino che, dopo molte e varie ricerche, fece celebrare una messa di suffragio. Invece ero clandestino nel convento dei Cappuccini di Nantes. Nel 1946 ritornai in Italia con l'ultimo prigioniero e potei così riabbracciare mia madre, che mi aveva pianto morto.
Dal 1949 al 1955 ero stato eletto superiore dei conventi di Cerro Maggiore e Milano San Francesco. Undici anni a Brescia come cappellano dei libici e gli ultimi 14 anni a Sondrio, dedicandomi ai gruppi alpini e ai ragazzi del '99 di cui ero cappellano nazionale.
Gli ultimi tre mesi in infermeria, a Bergamo, come il beato Innocenzo».
«Aspetto la primavera», scrisse alla sorella in una delle sue ultime lettere, ma era la primavera eterna che aspettava lui. Moriva infatti il 4 maggio 1981.
Padre COSMA DA BORNO
Giovanni Rinetti
Nacque a Borno il 23 agosto 1911. Accolse la chiamata del Signore e vestì l'abito dei Cappuccini il 15 agosto 1933. Terminato il corso degli studi ginnasiali, filosofici e teologici venne ordinato sacerdote il 7 agosto 1938. Chiese ai superiori di recarsi nella missione del Brasile e partì l'anno dopo. Destinazione desobrigante o itinerante. Allora il missionario itinerante doveva essere veramente un uomo forte in salute, perché la sua assenza dalla residenza missionaria era di circa sei mesi all'anno. In quell'occasione padre Cosma predicò, confessò, amministrò i sacramenti, celebrò la messa. Quelle popolazioni vedevano il missionario una volta all'anno ed erano giorni di festa, pur nella loro squallida povertà e per lui erano sei mesi di vera fatica, ma aveva ereditato dai suoi genitori un carattere volitivo, abituato alla fatica e alle mortificazioni.
Queste caratteristiche fisiche e psichiche lo aiutarono molto a svolgere il suo fecondo apostolato. Eletto superiore, predicò molto le missioni al popolo e ciò avvenne in tutti gli Stati del nord e nord-est del Brasile. Era molto richiesto anche come predicatore di ritiri al clero diocesano e religioso. Poteva sembrare un superiore duro, insensibile, perché credeva al servizio del comando e rifiutava i compromessi. Si mostrava poi un uomo dal cuore d'oro. E questo lo dimostrava sempre con i bambini e con coloro che erano rifiutati perché non ritenuti “normali”.
Ritornato in Italia svolse il suo apostolato in vari nostri conventi, infine approdò al convento della SS.ma Annunciata di Piancogno. Questo suo ultimo approdo lo desiderò tanto perché qui trascorse molti anni il beato Innocenzo del quale era molto devoto e del quale conservava una reliquia.
Durante l'ultima malattia volle sapere la verità e quando il superiore pronunciò la terribile parola «è in metastasi» scoppiò in un pianto dirotto. Si riprese - il camuno - e disse: «Sono pronto a fare la volontà di Dio». Questa divina volontà si manifestò il 10 marzo 1987, quando Dio lo chiamò a sé, in attesa della risurrezione eterna.
Padre NOBERTO DA BORNO
Giuseppe Fiora
Borno, 5 novembre 1915 - Bergamo, 6 ottobre 1977. In queste date è racchiusa la vita di questo eroico missionario-cappellano militare. Il 5 ottobre 1926 il piccolo Giuseppe scende con padre Rizzerio Telga, al collegio di Lovere. Compiuti gli studi ginnasiali, vestì l'abito dei novizi il 10 gennaio 1931, l'anno successivo si consacrò definitivamente nell'ordine dei Cappuccini. L'ultima tappa si concluse nel duomo di Milano dove il 6 agosto 1939 il beato cardinal Ildefonso Schuster lo consacrò sacerdote. L'anno successivo, mentre l'Italia stava impegnando le sue migliori energie, civili e militari, per non vanificare gli sforzi e i sacrifici di una guerra che, di giorno in giorno, diveniva più incerta e paurosa, i nostri superiori chiesero a padre Norberto di prestare la propria collaborazione sacerdotale alla patria in armi. E lui non si rifiutò.
Rientrò dalla Grecia nel marzo del 1942. La divisione alpina Iulia si era ricomposta al completo dopo il tragico tributo di vittime e a fine luglio, padre Norberto, partì per il fronte russo. L'11 dicembre 1942 l'esercito russo, attraverso il Don, attaccò le tre divisioni Iulia, Tridentina e Cuneense, chiudendole in un cerchio mortale. Anche padre Norberto fu fatto prigioniero e per tre lunghi anni seguì il destino degli altri soldati.
Tutti prigionieri, soldati e graduati, conoscevano la figura del cappuccino che passava per confortare, ascoltare, benedire e rincuorare i prigionieri. Riuscì a rientrare in Italia solo il 9 luglio 1946. Rimessosi in salute riprese con grande entusiasmo e alacrità il ministero della predicazione e della confessione. Il Sovrano Ordine di Malta lo nominò - con decreto del capo dello Stato italiano - tenente cappellano all'ospedale di Alzate Brianza (Co). Nel 1957 passò cappellano all'ospedale militare di Baggio (Mi) ed in seguito accettò la nomina di cappellano della "Casa Veterani di guerra" a Turate (Co) con il grado di capitano e qui tra i militari svolse una vera opera missionaria. Vi rimase dodici anni. La sua vita terrena terminò il 20 dicembre 1965. La sua salma riposa ora nel piccolo cimitero dell'Annunciata.
Cüntòmela con i MISSIONARI
Proseguiamo la pubblicazione delle pagine tratte dal volume dedicato ai missionari partiti dai nostri paesi.
Padre Beniamino da Borno
Pietro Fedrighi
Al fonte battesimale gli venne imposto il nome di Pietro. Fin da fanciullo sognò la missione ed è in tale prospettiva che orientò la sua vita. Il 4 maggio 1917 entrò nel noviziato di Albino e, dopo aver fatto il servizio militare, il 15 agosto 1923 emise la professione solenne consacrandosi definitivamente nell'ordine dei Cappuccini.
Il 25 luglio 1926 venne ordinato sacerdote e l'anno successivo venne designato all'insegnamento nel seminario di Albino, dove ebbe la possibilità di manifestare le sue doti didattiche. Quando presentò ai superiori la domanda per essere inviato alla missione del Brasile non venne infatti accettata. Rinnovò allora l'istanza con più fermezza e ardimento, dimostrando di essere un bravo camuno: mai cedere al primo diniego! E nel 1932 il sogno si realizzò: era pronto per il Brasile!
I superiori gli affidarono il delicato compito della formazione dei giovani brasiliani che facevano domanda per diventare cappuccini. Padre Beniamino ebbe così la possibilità di dimostrare la sua conoscenza della psicologia dei giovani aspiranti. Agì da uomo di fede, con lo sguardo sempre rivolto con fiducia al futuro.
Nel 1946 venne designato parroco di Carolina, la più importante parrocchia della Prelazia di Grajaù. Insegnò nel collegio delle suore, ma è nel collegio pubblico che emersero le sue doti. Rifece e diresse il collegio governativo «Gomes de Sousa» sopportando tutte le lungaggini e i capricci burocratici. Del vecchio e cadente edificio ne fece la sede dell'Antoniano. Lavorò con cautela, ma con un coraggio che rasentava l'audacia, se non a volte la temerarietà; ma la fede lo faceva andare a colpo sicuro. In questo periodo dimostrò la sua forza di volontà e la sua tenacia, venne poi trasferito a Sào Luis do Maranhao dove incominciò ad accusare disturbi agli occhi. Ritornò in Italia per curarsi, ma gli venne diagnosticato un tumore alla gola che segnò il suo tracollo. Il 5 marzo 1976 consegnò l'anima a Dio Padre.
Padre Defendente da Borno
Fermo Rivadossi
È nato come Gesù in una stalla, come dice lui stesso, il 2 marzo 1938 a Borno. Accolto tra i seminaristi cappuccini di Albino, proseguì il corso normale degli studi dopo aver emesso la sua solenne professione il 15 agosto 1959. Ordinato sacerdote l'8 giugno 1963, nello stesso anno partì per la missione del Brasile dove gli venne affidata la "desobriga", apostolato sacerdotale itinerante di grande fatica fisica, per ben dieci anni. Colpito dalla malaria, venne rimesso in forze dal dottor Alberto Beretta, cappuccino, che è ora in cammino verso la beatificazione.
Nel 1973 venne destinato alla direzione delle prime comunità cristiane, per curare la formazione dei laici verso un rinnovamento spirituale. Parroco ad Anil per sei anni, trasferito con lo stesso titolo al lebbrosario che fu del venerabile padre Daniele da Samarate, con l'aiuto degli amici delle missione di Borno, cerca di soccorrere spiritualmente e materialmente i malati colpiti dalla lebbra. Ha lasciato un ricordo indelebile nella parrocchia di Nova Timboteua, dove ha sviluppato molto il movimento per la formazione dei laici, ha creato gruppi di preghiera e circoli biblici. Attualmente risiede nella città di Santana come coadiutore di quella parrocchia dedicata a san Pio da Pietrelcina e, nonostante la malferma salute, svolge ancora il suo apostolato sacerdotale. (n.d.r. Padre Defendente dal 2013 è rientrato in Italia ed è ospitato presso il convento di Bergamo)
Padre Narciso da Borno
Francesco Baisini
Nato a Borno 1'11 novembre 1937, entrò nel seminario di Albino nel 1952. Seguì l'itinerario consueto degli studi e dopo la professione solenne avvenuta il 4 ottobre 1960 venne ordinato sacerdote a Milano il 3 aprile 1965. Lo stesso anno partì per la missione del Brasile. Dopo l'acclimatazione e lo studio della lingua venne designato alla "desobriga", ovvero al faticoso apostolato itinerante. Colpito dalla malaria anche lui venne salvato dal dottor Alberto Beretta, cappuccino. Dal 1972 al 1986 è stato designato parroco responsabile, e in questo periodo padre Narciso imparò a fare di tutto: falegname, muratore, ingegnere, meccanico, senza mai trascurare però il suo apostolato sacerdotale. Ha sempre avuto una attenzione particolare per la formazione dei movimenti pastorali e vocazionali che hanno dato grandi frutti: quattro sacerdoti cappuccini e quattro sacerdoti diocesani. Venne poi trasferito nella diocesi di Imperatriz dove costruì un policlinico per i poveri, un salone e un centro pastorale e dette grande impulso alle opere di carattere spirituale. Dal 1986 vive ad Acailandia dove ha provveduto alla costruzione della nuova parrocchia, un convento per dodici frati e un centro pastorale, sociale e promozionale, un ricovero per anziani intitolato al futuro beato Frei Daniel de Samarate, dove lui stesso vive per problemi di salute. Svolge in questo luogo il suo apostolato con la parola e con l'esempio, trasformandolo e facendolo diventare un'oasi di pace e di serenità per le persone anziane, spesso dimenticate da tutti. Ha pure costruito l'infermeria con la presenza di un infermiere fisso. Per questa sua opera gli è stato anche conferito il titolo di cittadino-commendatore. Qui padre Narciso si diletta a scrivere libretti di formazione spirituale e pastorale e, finalmente, può curare i suoi non pochi problemi di salute.
Fratel Gian Maria Ballerini
Lozio 31 agosto 1912; prima professione il 7 ottobre 1933; morto a Rebbio 2 agosto 1980. Nato a Lozio, entrò nell'istituto di Thiene dove divenne falegname. Dopo alcuni anni in varie case italiane della congregazione, nel 1937 venne inviato nel Bahr el Giebel (Sud Sudan) a insegnare nella scuola artigiani di Torit dove l'anno successivo giunse anche il cugino Bortolo (v. successivo). Allo scoppio della seconda guerra mondiale la missione dovette essere abbandonata e i fratelli sfollarono a Palotaka riprendendo alla meglio l'insegnamento dei loro mestieri a giovani locali. Nel 1942 le autorità consentirono il rientro dei comboniani a Torit. La missione era in condizioni pietose e tutti dovettero rimboccarsi le maniche per ricostruirla. L'ambiente ostile, gli insetti causarono molte malattie e morti, e fratel Ballerini fu salvato per miracolo, anche se per tutta la vita portò le conseguenze di una grave infezione epatica. Nel 1949, proprio per le precarie condizioni fisiche, fu mandato al Cairo dove si occupò della manutenzione delle case, delle relazioni con gli inquilini, dei lavori nelle varie residenze e un po' di tutto. Ritornato in Italia andò a Firenze, poi ad Arco (Tn), a Verona e infine a Rebbio (Co) dal 1959 dove, tra le tante cose di cui si occupava, trovò il tempo per inserirsi in parrocchia svolgendo vari compiti: catechismo e distribuzione dell'eucarestia anche ai malati. Spirò nel locale ospedale nel 1980.
Fratel Bortolo Ballerini
Lozio 1911; prima professione il 7 ottobre 1933; morto Okaru (Sudan) 15 agosto 1941. Con l'inseparabile cugino Gian Maria (lui riflessivo e pacato, quello esuberante e focoso), iniziò il noviziato a Venegono (Va) nel 1931 e assieme fecero la prima professione il 7 ottobre del 1933. Qui però le loro strade si separarono e Bortolo divenne sagrestano e “fratello di casa” a Riccione. Nel 1938 venne destinato al Sud Sudan ad Okaru dove accanto al seminario funzionava dal 1929 la “Intermediate School”. Proprio ad Okanu fratel Bortolo Ballerini morì di febbre nera il 15 agosto 1941 all'età di 30 anni.
Cüntòmela con i MISSIONARI
Proseguiamo la pubblicazione delle pagine tratte dal volume dedicato ai missionari partiti dai nostri paesi.
Suor Romana Giacomina Baisini
È nata a Borno il 16 gennaio 1933. Il 3 novembre 1952, all’età di 19 anni, entrò nell’Istituto (delle suore Dorotee di Cemmo) e nel 1955 emise i suoi primi voti che professerà definitivamente il 23 settembre 1961. Con disinvoltura e solerzia passò in alcune comunità dell’Istituto presenti in Italia: prima a Rovato, poi a Brescia in Via Gallo e a Cevo, Temù e Ceriale (Sv). Nel 1967 partì per l'Argentina. Particolarmente significativa è stata la sua esperienza tra i poveri dei barrios di Santiago del Estero ai quali si dedicò per ben 25 anni con passione e zelo apostolico.
Nel settembre 1992, già ammalata anche se ancora desiderosa di donarsi ai fratelli, dovette rientrare in Italia; soffrì non poco a doversi ritirare dalla missione, che tanto amava, e che l’aveva sempre vista impegnata e carica di entusiasmo. Visse quest'ultimo periodo nell'infermeria di Brescia con intervalli, più o meno lunghi, di ricoveri in ospedale dove ha concluso il suo viaggio terreno all’età di 61 anni il 15 maggio 1994, giorno dell’Ascensione del Signore. I funerali sono stati celebrati nella parrocchiale di Borno il 17 maggio ed e stata sepolta nel cimitero di Cemmo dove riposano tante sue consorelle.
Suor Eulalia Pierina Franzoni
Nata a Ossimo Inferiore il 5 luglio 1934. Novizia a Cemmo l’8 settembre 1949, dopo la prima professione del 29 settembre 1952, ha emesso i voti perpetui il 30 settembre 1958. In servizio presso diverse sedi come cuoca, nel 1973 ha iniziato la sua attività missionaria in Argentina a Santiago del Estero (1973-1983) e poi, come superiora, a Guemes (1983-1990), a La banda (1990-1994), a Las Termas (1994-1998), a Buenos Aires per un breve periodo (1998-1999), dopo di che è stata trasferita a Melo in Uruguay. Oggi risiede nella comunità di Buenos Aires.
Suor Rosina Giacomina Maggiori
È nata il 23 settembre 1923 a Ossimo Inferiore. Il 3 marzo 1943 è entrata nella congregazione iniziando nel medesimo anno il noviziato. Emise i voti temporanei il 10 ottobre 1946 e i voti perpetui, sempre nella casa madre di Cemmo, il 18 settembre 1952. Ha svolto a lungo in diverse sedi vari servizi, tra qui quello di maestra di lavoro. Dall’1 ottobre 1968 al 30 novembre 1972 ha svolto la sua attività a Nottingam. Oggi risiede a Capodiponte.
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